Dokument-Nr. 678

Lo scambio di dispacci fra l'Imperatore di Germania e l'ex-Zar, vor dem 30. Dezember 1917

I.
Con una campagna di calunnie, feroce e proseguita ininterrottamente per tutto il tempo della guerra, i nostri nemici hanno falsificato a tutto danno della Germania i fatti che precedettero lo scoppio della conflagrazione. Il servizio mondiale di informazioni, tutto in mano dell' Inghilterra, abbinato ad una censura ben ideata e spietatamente esercitata, ha avuto per risultato la soppressione più spudorata della verità, in una misura davvero nuova alla storia del mondo. Persino i popoli che furono imparziali all'inizio della guerra, o si trovano nell'impossibilità assoluta, grazie a questa tirannia intellettuale, di formarsi un giudizio anche approssimativo, o se ne son fatto uno agli antipodi del vero. Al pari di quella, cruenta, sui campi di battaglia, la lotta per l'accaparramento dell'opinione pubblica universale, fu ingaggiata, sin dal principio, a condizioni impari e sfavorevoli per la Germania.
L'Intesa, battuta di santa ragione in tutti i principali scacchieri della guerra; sul continente, nei mari e nell'aria, e non ostante la sua schiacciante superiorità numerica; sembrava tuttavia in grado di affermarsi nel campo della calunnia; in quella sua lotta disonesta mirante ad attaccare l'onore della Germania. Con profonda ed amara indignazione vedemmo che le menzogne sulla colpevolezza della Germania, additata quale responsabile della guerra, guadagnavano sempre più terreno anche nei paesi che ci avevan manifestato altre volte sentimenti di stima e di amicizia.
Ma ecco che, alfine, la verità, seguendo sua natura, ha cominciato a venire a galla in un punto. Le sue vivide fiamme si sono innalzate al cielo, luminosissime; proprio in quel paese, ancor poco fa avvolto nelle tenebre più fitte. In Russia.
L'azione giudiziaria intentata contro i fautori della conflagrazione mondiale, – colpevoli di aver reso il disgraziato popolo russo, appena liberato dal regno dello staffile, mancipio delle ambizioni egoistiche dell'Inghilterra e della Francia, – ha strappato il fitto velo, steso con artificio, sugli avvenimenti che precedettero immediatamente lo scoppio della guerra europea. Si è potuto vedere allora come la politica d'accerchiamento, messa in opera dall'Inghilterra, sia divenuta sempre più fomite di sobbillamento, incitatrice a immediate imprese belliche. Il procedimento sistematico d'Edoardo VII e degli sbirri rapaci e senza scrupoli detentori del potere in Russia – spazzati oggi dalla guerra – è risultato in modo più che manifesto (1). Tutti si sono potuti render conto del modo con cui i delinquenti di Pietroburgo si fecero strumento del piano elaborato a Londra e a Parigi con una scaltra e fredda coscienza politica, non conoscente alcun ostacolo né freno morale.
Lungi dal trovarsi in contraddizione coi fatti, la gran premura con cui in Inghilterra si cercherebbe di respingere qualsiasi complicità coi delinquenti russi, non fa, al contrario, che confermare i fatti stessi. E quando mai l'istigatore di azioni che sfuggono la luce avrebbe dichiarato di riconoscere come suoi sicari pagati gli esecutori materiali del delitto? E quando mai alla sua testa più scaltra, rotta a qualsiasi inganno, e prevedente, quindi, anche le conseguenze delle sue male azioni, mancherebbero le scuse e gli artifizi per tener celata la colpa e lontana la pena dal prezzolato sicario?
Eppure, questi procedimenti abbietti e quotidiani non bastano ormai più ai nostri avversari. La politica degli astuti discepoli di Edoardo VII a Londra, come nei paesi alleati dell'Inghilterra, non si attiene alla pura e semplice difensiva. Con una coerenza che non si lascia forviare da nulla, essa sa mettere in pratica, nel campo della calunnia, il principio ormai esperimentato nell'arte militare: che, cioè, anche in politica il colpo ben assestato è la migliore parata.
19r
Ed hanno provato a colpire la Germania colle armi vili della calunnia.
La formidabile mazzata che Suchomlinoff e il suo degnissimo manutengolo Januschkewic, messi dalla giustizia colle spalle al muro, hanno inferto ai loro vecchi complici, non poteva non stordire per un istante anche questi esperti maestri del mendacio. La violenza della mazzata, calata all'improvviso e in pieno sui loro crani, fu tale che, nel primo momento, i favoreggiatori non trovarono altra via migliore che quella di passar completamente sotto silenzio le deposizioni decisive degli autori della guerra europea, ormai smascherati.
Ma non appena riacquistati i sensi, li vediamo darsi attorno in cerca di nuove armi. Se non che, nell'ultimo riparto del loro arsenale "calunnie e menzogne" non trovarono nulla di adattato alla bisogna e degno di essere messo utilmente in giro. Dovettero ricorrere, allora, di buona o di cattiva voglia, alle antiche bugie, ormai logore e consunte. Scartabellando nel vecchiume, trovarono, cerca cerca, alcuni dispacci scambiati a tempo della guerra russo-giapponese negli anni 1904-1905 fra l'Imperatore tedesco e l'allora Zar di Russia; e vi si fogarono su come la cagna famelica all'osso bramato.
Dando questi documenti in pasto della pubblicità essi perseguivano, evidentemente, un doppio scopo: satollare, anzitutto, contro l'Imperatore di Germania, il cieco odio personale di cui non han cessato un sol istante di dar prova dal principio della guerra ad oggi; e questo contro qualsivoglia elementare convenienza, come si può rilevare dalle più abbiette polemiche della loro stampa; – sforzarsi, poi, d'attaccare alle sue radici la vittoriosa forza difensiva dell'Impero, cercando di scuotere la fiducia del popolo tedesco nel suo monarca, unito ad esso da legami secolari d'affetto e di stima. Inutile aggiungere, come terzo motivo, non certo secondario, il bisogno di frustrare i nervi indeboliti dei loro popoli con qualche colpo a grande effetto che li riporti di balzo lontani dalla verità alla quale eransi non poco avvicinati.
Ma, fortunatamente, anche noi possediamo i telegrammi scambiati fra i due sovrani e dai nostri avversari pubblicati in un senso conforme alle loro non pie intenzioni. Questa corrispondenza non teme affatto la luce: al contrario, essa contien nuove prove della saggezza con cui l'Imperatore di Germania previde il grave pericolo minacciante da molti anni il suo popolo, e degli sforzi incessanti, di concerto cogli uomini Governo responsabili, per scongiurarlo.
I telegrammi che riproduciamo qui appresso, proveranno eloquentemente e irrefragabilmente la verità del nostro asserto; e, anche al di là di questa costatazione, non mancheranno di interesse a chi attentamente li legga, l'anima scevra da qualsiasi preconcetto.
II.
Allo scoppio della guerra russo-giapponese, numerose ditte private europee concorsero alla fornitura del carbone alla flotta russa, in ispecial modo alla squadra del Baltico. Le ordinazioni furono assegnate in definitiva ad armatori tedeschi, sebbene si trattasse quasi esclusivamente dell'imbarco di carbone inglese. I contratti non furono conclusi col Governo russo, ma con ditte private. Essi riguardavano esclusivamente il trasporto del carbone da un porto inglese o del continente in certi porti neutri ben determinati.
In Inghilterra, la gelosia e l'invidia commerciale delle compagnie di navigazione si scatenò allora in una tempesta di sdegno contro la Germania, per quest'atto che si diceva contraddire alla neutralità. Si noti che, nel medesimo istante in cui le grandi ditte inglesi gridavano a squarciagola, perché toccate nella borsa, lunghe file di navi britanniche trasportavano enormi quantità di carbone ai nemici dei Russi, senza scaricarlo, come facevano le navi tedesche, in porti neutrali, ma direttamente in porti del Giappone. E non furono nemmeno rari i casi in cui navi britanniche fornirono i loro carichi direttamente, senza intermediario alcuno, alla flotta del Mikado.
Già allora, come al tempo presente, a Londra si era d'opinione che la libertà dei mari dovesse valere solo per l'Inghilterra. Si fecero, quindi, sforzi erculei per intimidire più che fosse possibile la Germania. La stampa inglese eruttò escandescenze e minaccie. Lord Lansdowne disse chiaro e tondo all'ambasciatore tedesco, che se il Giappone si fosse visto nella necessità d'entrare in guerra con la Germania per questa sedicentesi violazione di neutralità, l'Inghilterra, cedendo alle sollecitazioni del Giappone, sarebbe stata obbligata, in virtù del suo trattato d'alleanza, ad intervenire contro la Germania. Il Governo inglese spinse la sua ipocrisia fino ad impedire che navi tedesche che avevan caricato carbone negli scali inglesi, abbandonassero quei porti, motivando l'arbitrio col pretesto che i doveri di neutralità lo imponevano.
Il Giappone, da parte sua, baldanzoso per le vittorie riportate sui Russi, minacciava apertamente un'azione militare contro quelle nazioni che fornivano carbone ai suoi nemici.
Vi era, per conseguenza, l'immediato pericolo che la Germania, se non voleva cedere a cotali tentativi d'intimidazione nell' esercizio del suo diritto intangibile alla libertà del commercio marittimo, venisse a trovarsi col Giappone e coll'Inghilterra in una guerra da queste due Potenze provocata.
20r
Stando così le cose era naturalissimo che la Germania cercasse di avvicinarsi alla Russia toccata egualmente nei suoi diritti. Il 27 ottobre 1904, l'Imperatore di Germania, conformemente alle proposte del Ministero degli affari esteri, inviò allo Zar il seguente dispaccio:
"Da qualche tempo la stampa inglese non fa che minacciare la Germania, perché non permetta più, in nessun caso, l'invio del carbone alla tua squadra del Mar Baltico in procinto di partenza. Non è escluso che i Governi inglese e giapponese sollevino una protesta comune contro l'approvvigionamento della tua flotta da parte nostra, congiunta alla domanda formale che qualsiasi ulteriore fornitura venga sospesa. Il risultato cercato con tale minaccia di guerra, sarebbe di paralizzare completamente la tua flotta e di metterla nell'impossibilità di adempire il suo scopo per mancanza di combustibile. La Russia e la Germania avrebbero da parare insieme il nuovo pericolo, e dovrebbero ricordare allora alla Francia, tua alleata, gli obblighi che le impongono il suo trattato d'alleanza con te, cioè a dire il c asu s foederi s. È impossibile che, dinanzi ad una tale sollecitazione, la Francia possa tentare di sottrarsi ad un dovere naturale verso il suo alleato. Per quanto anglofilo giurato, Delcassé sarà savio abbastanza per comprendere che la flotta inglese non è assolutamente in grado di proteggere Parigi. Si verrebbe cosi a formare un gruppo potentissimo comprendente le tre più forti Potenze continentali; gruppo che gli Anglo-Giapponesi si guarderebbero ben due volte di attaccare.
I lamenti dell'Inghilterra riguardo alle nostre forniture di carbone alle navi russe, son tanto meno giustificati quanto si pensi che l'Inghilterra dal principio della guerra – dopo aver fatto dono al Giappone delle due corazzate "Nislim" e "Kasuga" con ufficiali ed equipaggi inglesi – approvvigiona costantemente di carbone la flotta giapponese ed ha venduto ai Giapponesi non meno di 30 vapori. Le battaglie navali dell'ammiraglio Togo sono state date col carbone Cardiff. Naturalmente sarebbe per noi molto più piacevole, se gli Inglesi avessero la prudenza di riflettere tutto ciò e di lasciarci in pace. Ma io non cederò un solo istante dinanzi ad una ingiusta minaccia.
Deploro l'incidente del mar del Nord. Se la flotta teme attacchi notturni, mi sembra che l'opera dei proiettori dovrebbe bastare a proteggere le navi da qualsiasi sorpresa, illuminando semplicemente i settori fuori della squadra. Ma l'impiego dei cannoni – soprattutto nelle acque europee – dovrebbe essere limitato al massimo possibile. Le notizie che ricevo da Londra mi annunciano che la stampa e la piazza fanno rumore; che l'ammiragliato si eccita alquanto; ma che il Governo, la Corte e la società considerano con gran calma l'incidente deplorevole dovuto a un eccesso di nervosismo.
Ho dall'Italia notizie sicure che il trust navale Terni (Terni, Odero, Orlando) costruisce tre corazzate rapide di 12.000 tonnellate ciascuna, per conto d'una Potenza di cui si tace il nome, – probabilmente il Giappone. Ciò mi ricorda la mia proposta passata; che, cioè, tu non dovresti dimenticare di ordinare a tua volta nuovi vascelli di linea, per averne pronti alcuni quando la guerra sarà finita. Questi vascelli saranno di una eccellente e persuasiva eloquenza durante i negoziati di pace. Le nostre ditte private si rallegrerebbero assai di eseguire le tue ordinazioni.
Ho addetto al tuo seguito Lambsdorff, come tu hai avuto la gentilezza di fare mandandomi Schebeko. Sono riconoscentissimo dell'apprezzamento amichevole che dimostri alla mia condotta verso di te e verso la Russia. Puoi contare assolutamente sulla mia lealtà e sulla mia fedeltà assoluta.
Saluti cordiali ad Alix."
Il 29 ottobre 1904 lo Zar rispose all'Imperatore di Germania come appresso:
"Il tuo telegramma arriva in un momento molto grave. Il dispaccio del nostro ammiraglio t'avrà già messo al corrente dei primi dettagli dell' incidente del Mar del Nord; il quale cambia, naturalmente, tutto quanto il carattere degli avvenimenti. Non trovo parole per esprimere la mia indignazione sulla condotta dell'Inghilterra. Sembra che, in casi simili, le Potenze continentali corrano pericolo che la sua opinione pubblica [dell'Inghilterra] riesca a sopraffare l'attitudine più saggia del Governo britannico, obbligato alfine a seguire la corrente. I ministri di questo paese intraprendono passi veramente arditi ed inviano note impudenti con condizioni assolutamente inaccettabili. È la conseguenza del modo d'agire secondo l'impressione del primo momento. Ho ordinato stamani a Lambsdorff di far pervenire al mio ambasciatore a Londra la proposta di sottoporre tutta la questione ad una commissione internazionale d'inchiesta, come è stipulato nel protocollo della Conferenza dell'Aia. M'associo pienamente alle tue lagnanze sulla condotta dell'Inghilterra riguardo all'approvvigionamento di carbone delle nostre navi da parte di vapori tedeschi, mentre che essa stessa ha maniere ben singolari di interpretare a modo suo il mantenimento della neutralità. È davvero tempo di metter fine ad un tale stato di cose. Il solo mezzo, come tu dici, sarebbe che Germania, Russia e Francia si intendessero immediatamente con un accordo, per ridurre a nulla le sfrontate pretese dell'Inghilterra e del Giappone. Non potresti tu stendere, a grandi linee, le basi d'un tale accordo e di comunicarmele? Per quanto noi possiamo ammettere, la Francia sarà obbligata di stringersi al suo alleato. Molte volte ho pensato ad una tale unione che vorrebbe dir la pace e la tranquillità del mondo.
21r
Alix ti manda tanti saluti."
Come abbiamo già detto, lo scambio dei telegrammi che sopra fu immediatamente motivato da una minaccia e da una provocazione bellica dell'Inghilterra e del Giappone all'indirizzo della Germania.
Il tenore del dispaccio dell'Imperatore di Germania mostra che il suo mittente non aveva, né palesemente né per accenno qualsiasi, mirato ad altro che ad assicurar la Germania contro un attacco improvviso e ingiustificato. La risposta dello Zar conferma che il destinatario non ha, da parte sua, dato al telegramma dell'Imperatore altro senso che questo. Soltanto la cattiva coscienza dei nostri nemici poteva riservarsi di presentare, 13 anni più tardi, durante la guerra mondiale, il telegramma che la doveva scongiurare come un mezzo destinato invece a prolungarla.
La proposta d'una convenzione difensiva russo-tedesca, contenuta nella risposta dello Zar del 9 ottobre 1904, fu il segnale di un lungo scambio di corrispondenza, parte fra i due monarchi dirittamente, parte per il tramite dei loro organi governativi; – scambio che si prolungò fin al mese di dicembre e terminò colle Note passate fra l'ambasciatore di Germania a Pietroburgo, conte von Alvensleben, e il Ministro russo degli affari esteri, conte Lambsdorff.
La Nota tedesca è redatta nei seguenti termini:
Pietroburgo, 28 novembre/ 11 dicembre 1904.
Le ultime misure del Governo inglese, in seguito alle quali i vapori che imbarcarono carbone in porti inglesi furono impedite di prendere il mare col loro carico, mostrano chiaramente e nettamente che l'Inghilterra considera e tratta come una violazione di neutralità l'approvvigionamento della flotta del Baltico da parte di navi mercantili di Potenze neutrali.
Il 15 agosto di quest'anno lord Landsdown dichiarò all'ambasciatore di Sua Maestà l'Imperatore a Londra che, se in seguito a violazioni della neutralità da parte della Germania, il Giappone fosse ricorso alle armi, la Gran Bretagna, accedendo alla domanda del Governo giapponese, si considererebbe obbligata dall'alleanza ad intervenire contro la Germania.
D'altra parte il Governo giapponese fa conoscere, a mezzo della stampa ufficiosa, la sua intenzione di ricorrere alla forza contro quelle azioni che, secondo il suo modo di vedere, non sono che violazioni di neutralità di una Potenza straniera, e che di conseguenza non rispetterà più la neutralità di questa Potenza.
Da tutto ciò risulta che la Germania è minacciata da un conflitto colle due Potenze che sopra: Inghilterra e Giappone. Il Governo imperiale si vede quindi costretto a domandare al Governo imperiale russo se vuole impegnarsi ad aiutare la Germania, con tutti i mezzi di cui dispone, in qualsiasi frangente che a questa potesse risultare a causa delle forniture di carbone alla flotta russa durante la guerra attuale.
Se al Governo imperiale russo fosse impossibile dare al Governo imperiale tedesco un'assicurazione in questo senso, il Governo imperiale tedesco si troverebbe nella necessità di prender subito, relativamente all'approvvigionamento del carbone, le misure reclamate dalla sicurezza dell'Impero.
Il Governo imperiale dovrà egualmente e immediatamente procedere a queste misure, nel caso che l'assicurazione domandata non gli sia ancora giunta all'epoca dell'arrivo della flotta dell'ammiraglio Roschdetschwenski al Madagascar."
Firmato: Conte von Alvensleben.
La risposta russa diceva:
Pietroburgo, 29 novembre/ 12 dicembre 1904.
Non ho mancato di sottoporre a Sua Maestà lo Zar il contenuto delle dichiarazioni molto confidenziali che Vostra Eccellenza mi comunicò ieri; soprattutto quelle riguardanti la comunicazione che "il Governo imperiale tedesco si vede costretto a domandare al Governo imperiale russo, se vuol impegnarsi ad aiutare la Germania con tutti i mezzi di cui dispone, in qualsiasi frangente che a questa potesse risultare a causa delle forniture di carbone alla flotta russa durante la guerra attuale. "
Il mio augusto Sovrano si è degnato incaricarmi di rispondere in senso affermativo alla questione di Vostra Eccellenza; e contemporaneamente pregarLa di voler trasmettere al Suo Governo l'assicurazione formale che il Governo russo è risoluto di schierarsi completamente a fianco del Governo imperiale tedesco nella questione delle forniture del carbone; nella ferma convinzione che questi, da parte sua, come Vostra Eccellenza mi confermò ieri, continuerà ad osservare l'attitudine amichevole testimoniataci fino a tutt'oggi, e faciliterà le forniture di carbone alla flotta russa. Questa mutua garanzia dei due Imperi finitimi ed amici, contribuirà, lo spero, alla loro perfetta intesa, così importante e desiderabile nella situazione attuale per tutela degli interessi comuni.
Trasmettendo a Vostra Eccellenza questa dichiarazione per ordine di Sua Maestà lo Zar, approfitto dell'occasione per rinnovarLe l'assicurazione della mia perfetta osservanza.
Firmato: Lambsdorff.
22r
Queste garanzie realizzarono la sicurezza effettiva degli interessi tedeschi minacciati, per tutta la durata della guerra russo-giapponese. Frattanto, l'attitudine dell'Inghilterra, interessata alla vittoria del Giappone sulla Russia, – fatta completamente astrazione dalla portata dell'incidente suddescritto, – era, anche considerata dal punto di vista politico generale, di una immensa importanza. Quest'attitudine permise di gettare uno sguardo sulla maniera con cui l'Inghilterra, in situazioni critiche future, avrebbe interpretato la neutralità e la libertà dei mari; cioè a dire, unicamente a suo vantaggio, senza alcun pensiero per la giustizia e l'equità. Mostrava, nello stesso tempo, che l'Inghilterra, come ha confermato più tardi la guerra mondiale – non avrebbe esitato un sol istante, grazie a questa interpretazione tutta britannica, di abusare, senza alcun riguardo, della superiorità della sua flotta, e di impiegare altri mezzi di pressione per calpestare i diritti degli altri.
Circospezione e vigilanza, dunque, si imponevano. La Germania si sforzò, quindi, nell'epoca successiva, di non lasciar rompere i nuovi legami d'intesa stretti colla Russia, i quali dovevano servire alla protezione degli interessi vitali dell'Impero. Una tappa importantissima su questa via fu l'incontro dello Zar coll'Imperatore a Björkö, il 24 luglio 1905.
Il prossimo capitolo mostrerà quanto grande fosse l'importanza politica dell'abboccamento.
III.
L'incontro di Björkö (24 luglio 1905) diede ai due monarchi, tedesco e russo, l'occasione di esprimersi radicalmente sulla questione, agitata da allora fra i Governi dei due Imperi, di una intesa più salda, avente per fine al mantenimento della pace generale. Il resultato fu la costatazione del fatto che nessuna divergenza d'interessi toccanti le loro necessità vitali, impediva gli Imperi finitimi di proseguire e di approfondire una politica di intesa amichevole. I due Imperatori si diedero reciprocamente l'assicurazione di fare tutto quello che dipendesse dal loro potere per rendere manifesta questa concordanza degli interessi nazionali dei due popoli in caso di pericolo di guerra; invitando insieme alla calma i perturbatori stranieri della pace; e, nel caso che il loro invito non avesse successo, di prestarsi, al bisogno, il mutuo soccorso delle armi. Convennero, inoltre, di cercar di guadagnare la Francia a questa politica che avrebbe assicurato il benessere dell'Europa meglio di qualsiasi armamento; una politica basata sulla cooperazione nella difesa comune contro gli intrighi minaccianti la pace.
Durante la conversazione il discorso cadde anche sui paesi nordici. Di questa parte del colloquio relativo a certi timori dello Zar sulla probabile parte della Danimarca in caso di guerra europea, è fatta menzione in una lettera indirizzata il 25 luglio dall'Imperatore al Cancelliere, e nella quale si leggono i passi seguenti:
"Lo Zar era molto inquieto a causa della Norvegia. Apprendendo che al re Oscar era indifferente chi sarebbe divenuto suo vicino, e che nulla aveva contro una repubblica, ha alzato le mani al cielo esclamando: 'Non ci mancherebbe che questa!' Mi ha detto che, se nessun principe svedese vi andrà, e se Copenaghen è interessata, potrebbe andarci il principe Valdemar. Questo principe possiede grande esperienza, ha una moglie elegante ed amabile, e figli belli e forti.
Gli diedi ragione; ma gli feci tuttavia osservare, che, secondo informazioni private da Copenaghen, il re d'Inghilterra ha già dato il suo consenso per una eventuale scelta del suo genero. Lo Zar ne rimase spiacevolmente sorpreso; disse di non saper nulla di tutto ciò, ed osservò esser suo cugino Carlo completamente disadatto per un tal posto, non avendo viaggiato, mancando dell'esperienza necessaria ed essendo indolente. Aggiunse che sarebbe stato meglio scegliere Valdemar. Con Carlo, l'Inghilterra, avrebbe, colle buone o colle cattive, allungato le dita sulla Norvegia; vi avrebbe iniziato intrighi; e, finalmente, coll'occupazione di Christianssund avrebbe sbarrato lo Skagerrak e poi il Mar Baltico a tutti. Anche i porti del Murman subirebbero la medesima sorte.
Parlammo ancora e molto della Danimarca. Lo Zar espresse il desiderio che noi prendessimo in considerazione l'adozione d'una forma qualsiasi che permettesse a tutte e due di prestare assistenza a re Cristiano, in caso di complicazioni, e garantirgli l'integrità del suo reame, per esser sicuri, in caso di guerra, di poter difendere il Mar Baltico a nord, davanti ai due Belt. Una dichiarazione di neutralità non ci gioverebbe a niente se i Danesi – a ragione secondo il loro modo di vedere – potessero pilotare direttamente nel Mar Baltico, davanti ai nostri porti, navi nemiche. Nel caso che il nemico non rispettasse la neutralità della Danimarca – ipotesi naturale data la debolezza del piccolo paese – vi metterebbe subito le mani sopra; e questo Regno neutrale, obbligato a far causa comune col nemico, assicurerebbe a quello una base eccellente per le sue operazioni contro le nostre coste. La Danimarca è uno Stato del Baltico e non una Potenza del Mar del Nord.
Io non potei far mio il suo modo di vedere, ma gli promisi di tenerne parola con Lei. A Copenaghen m'informerò presso Schoen e cercherò di stabilire che cosa intendano laggiù per neutralità."
23r
La visita a Copenaghen, annunciata in questa lettera, ebbe luogo qualche giorno più tardi.
L'Imperatore di Germania partecipò allo Zar, il 2 agosto, le impressioni riportate nella capitale danese, inviandogli il seguente telegramma:
"La mia visita ha avuto buon esito; tutta la famiglia, e specialmente il tuo vecchio e caro nonno, m'hanno testimoniato una grandissima amicizia.
Subito dopo il mio arrivo mi accorsi, leggendo gli articoli nella stampa danese e straniera sulla mia visita, che contro questa veniva suscitata una forte corrente di diffidenza e di inquietudine, in Inghilterra specialmente, ma anche in Francia. Il Re era stato così intimidito e la pubblica opinione così aizzata, che non potei toccare con lui le note questioni, come avevamo insieme stabilito. L'ambasciatore d'Inghilterra, pranzando con uno dei signori del mio seguito, ebbe espressioni violentissime contro di me; mi attribuì i più volgari piani ed intrighi; dichiarò che ciascun inglese conosceva le mie intenzioni ed era persuaso cercar [sic] io una guerra contro l'Inghilterra per annientarla. Puoi bene immaginarti che stoltezze un uomo simile è capace di aver insinuato nella famiglia reale, a corte e fra il popolo danese.
Ho fatto tutto quanto il mio possibile per dissipare questa diffidenza affettando un completo disinteresse ed astenendomi da qualsiasi allusione alle questioni politiche gravi. Pensando ai numerosissimi fili di comunicazione segreta che da Copenaghen conducono a Londra, e data la possibilità di un'indiscrezione alla corte danese, mi sono ben guardato di dire una sola parola del nostro accordo, perché Londra sarebbe stata immediatamente informata; ciò che è, naturalmente, inammissibile, finché il nostro accordo dovrà rimanere segreto. Come potei convincermi in una lunga conversazione con Iswolski, il ministro attuale degli affari esteri di Danimarca, conte Raben, ed un certo numero di personaggi influenti, hanno già la convinzione che, in caso di guerra e d'un attacco imminente di una Potenza straniera contro il Mar del Nord, i Danesi, non essendo evidentemente in grado nemmeno di mantenere un simulacro di neutralità dinanzi all'invasione straniera, si attendono che Russia e Germania prendano immediatamente le misure militari e navali necessarie per tutelare i loro interessi. Mettendo la mano sulla Danimarca e occupandola per tutta la durata della guerra, le due Potenze garantirebbero, contemporaneamente, il possesso e l'esistenza della dinastia e del paese.
I Danesi cominciano ad abituarsi, poco a poco, a una tale alternativa; ed essendo precisamente ciò che tu desideri e speri, ritenni opportuno di non toccare un cotal tema dinanzi ai Danesi e tralasciai persino la minima allusione. È meglio, infatti, che quest'idea si sviluppi e si maturi nei loro cervelli e che ne traggano essi stessi la conclusione. Di propria iniziativa si appoggeranno, allora, a noi, e faranno causa comune coi nostri due paesi. Tout vient à point à qui sait attendre.
Il viaggio di Carlo in Norvegia è già stato regolato fin nei minimi particolari, perché l'Inghilterra ha approvato tutto, e non si può ormai cambiare più nulla. Parlai con Carlo sulle sue speranze; lo trovai molto ragionevole e non mi fece allusione alcuna alla sua futura missione.
Che cosa ne dici del programma di festeggiamenti dei tuoi alleati a Cowes? Tutti i veterani di Crimea sono invitati ad incontrarsi con i vecchi commilitoni coi quali si batterono contro la Russia. Un tatto squisito, non è vero? Ciò prova che avevo ragione, quando, due anni fa, ti misi in guardia contro il rinnovarsi della vecchia combinazione di Crimea, la quale è in buona via di risuscitare.
Il tempo fu sempre magnifico. Saluti cordialissimi ad Alix."
Dai due documenti surriportati si può vedere che l'Imperatore e, naturalmente, anche il suo Governo, che seguiva attentamente tutti i passi del sovrano, avevano a cuore di realizzare l'intesa desiderabile colla Danimarca, unicamente con mezzi leali, che garantivano la completa indipendenza del loro vicino meno potente.
Il carattere della politica preconizzata nelle comunicazioni confidenziali – oltre il desiderio leale di assicurare la pace – s'ispira al pensiero che accordi durevoli e sicuri nei rapporti dei popoli non sono realizzabili altro che quando le due parti agiscono in base alla loro più libera decisione, e quando col peso naturale della forza si mette sulla bilancia anche la forza del diritto.
Durante il periodo che seguì l'incontro di Björkö, e non ostante che la Germania facesse molti passi dimostranti grande arrendevolezza, non si riuscì mai a stornare la Francia dalla sua politica, sempre più ostile contro la Germania. Lo sciovinismo in continuo aumento del Governo francese, ridusse a niente qualsiasi idea d'un'intesa franco-russo-tedesca, mirante a mantenere la pace europea. Fu così che gli accordi di Björkö rimasero lettera morta.
L'intesa progettata fra le tre potenze, mentre manteneva l'integrità dell'alleanza già esistente, avrebbe costituito un forte baluardo di concordia, oltremodo spiacevole al Regno insulare la cui politica secolare consisteva nell'eccitare i popoli d'Europa gli uni contro gli altri per trarre profitto dalle loro discordie. Oggi noi sappiamo troppo bene che anche nel caso in questione fu l'Inghilterra a impedire la realizzazione d'un'intesa europea, eccitando metodicamente in Francia le velleità di rivincita.
24r

IV.
Nelle pubblicazioni dei nostri nemici sui dispacci imperiali, non vien fatta menzione d'un telegramma del 20 agosto 1905, nel quale l'Imperatore s'occupa della Duma russa e della sua influenza sui negoziati di pace col Giappone.
Il telegramma intenzionalmente taciuto è del seguente tenore:
"Il mio ambasciatore mi fa sapere in questo momento che tu hai ordinato la pubblicazione del decreto relativo alla convocazione della grande Duma. Gli statuti sarebbero analoghi, nei loro principi fondamentali, a quello del nostro Consiglio di Stato, e conferiscono ad essa la qualità di un corpo deliberativo. Ti prego di accogliere le mie felicitazioni sincere per questo grande passo verso il progresso e lo sviluppo della Russia.
Rilevo dai giornali che, in generale, i negoziati di pace sono in buona via, ma che qualche punto pone ancora degli ostacoli all'accordo definitivo. Prima di prendere la tua decisione definitiva per la pace o per la continuazione della guerra – quest'ultima sarebbe d'incalcolabili conseguenze e costerebbe innumerevoli vite umane, sangue e denaro! – sarebbe ben fatto, a mio avviso, sottoporre prima la questione alla grande Duma. Rappresentando questa il popolo russo, la sua risposta sarebbe la voce della Russia.
Se la Duma si decide per la pace, è il popolo che ti autorizza a concluderla sulla base delle proposte esposte ai tuoi delegati a Washington. Se la Duma, e per conseguenza tutta la Russia, ritiene salvo l'onore del paese, tu puoi rinfoderare la spada ripetendo le belle parole di Francesco I: 'Tutto è perduto fuorché l'onore!'. Nessuno nella tua armata, nel tuo paese o nel resto del mondo, avrà il diritto di biasimare la tua azione.
Se, d'altra parte, la Duma giudica le proposte inaccettabili, e se il Governo giapponese ricusa di trattare su un'altra base, sarà sempre la Russia stessa che, per mezzo della Duma, domanda a te, suo imperatore, di continuare la lotta. Essa si assumerà così, nel medesimo tempo, la responsabilità piena ed intera di tutte le conseguenze e ti scaricherà per l'avvenire, davanti al mondo e davanti alla storia, dal rimprovero d'aver tu sacrificato migliaia di figli del paese senza averlo prima consultato, anzi contro la sua volontà.
Questo passo darebbe alla tua azione personale più peso e più forza, perché ti sentiresti sostenuto dalla volontà unanime del popolo, risoluto a lottare fino alla fine, senza contare il tempo, né le perdite, né i sacrifici. E solo a queste condizioni che la guerra potrebbe continuare.
Ai tuoi piedi, non lascerei passare questa prima occasione favorevole per prendere contatto diretto con i sentimenti e colla volontà del paese in quanto alla guerra e alla pace, e dare così al popolo russo la possibilità, lungamente desiderata, di decidere lui stesso del suo avvenire, o di partecipare a questa decisione come è suo diritto positivo. Tu daresti, contemporaneamente, alla Duma, un'eccellente occasione di lavorare; di mostrare ciò che essa può fare; e vedere se risponde alle speranze in essa riposte.
Le decisioni da prendersi sono cosi terribilmente gravi e di così vasta portata, che è assolutamente impossibile a qualsiasi monarca mortale, caricarsi le spalle di una responsabilità così grande, senza l'aiuto e il consiglio del suo popolo. Dio t'assista!
Non dimenticarti delle promozioni delle truppe di linea in rapporto a quelle della Guardia."
È significativo che i nostri nemici si siano guardati bene dal riprodurre appunto questo telegramma, contentandosi di citarlo appena, così di sfuggita. Il contenuto è loro molto incomodo, perché incompatibile colla pretesa che la monarchia tedesca sia la rocca d'un dominio nemico della libertà, disprezzante i diritti naturali del popolo.
Vedi un po' diversità d'opinioni! A noi sembra che appunto questo telegramma, nascosto con tanta cautela dagli avversari, sia invece degno di esser messo alla luce e di esser fatto conoscere quanto più è possibile.
Noi ci siamo ritrovati a vedere un ministro inglese, che non solo all'insaputa del Parlamento, ma anche all'insaputa dei suoi stessi colleghi di Gabinetto, ha potuto concludere con Potenze estere convenzioni che mettevano la Gran Bretagna dinanzi all'alternativa o di apparir violatrice della sua parola, o di partecipare ad una guerra sanguinosa, per la quale la massa del popolo non sentiva nessuna inclinazione.
Noi ci siamo ritrovati a vedere la Francia, che con un Governo democratico in quanto alla forma, ma in realtà essenzialmente autocratico, s'è messa al rimorchio della politica mondiale di quell'Inghilterra a cui deve l'umiliazione di Faschoda, oggi tanto facilmente dimenticata: politica sempre stata imperialista, come dimostrano chiaramente i risultati, e persino bellicosa nei suoi intenti.
Noi ci siamo ritrovati a vedere, infine, come i governanti di questa Francia sedicentesi democratica, abbiano sobillato la Russia dello zar e l'abbiano indotta, a forza di prestiti di miliardi e miliardi, proceder ad armamenti sempre più formidabili contro la pacifica Germania. Le rivelazioni, poi, del trattato segreto franco-russo come i suoi piani per lo smembramento e la divisione della Turchia, ci convincono che lo scopo di questa politica di guerra, accuratamente combinata anche nel corso del terzo anno della lotta sanguinosa dei popoli, non era, come si potrebbe credere, la difensiva, sebbene la brama di conquiste a spese del diritto e della libertà di altri paesi.

18r
(1) Vedasi "Il processo Suchomlinoff", nel fascicolo d'agosto 1917, pg. 46-49.
Empfohlene Zitierweise
Anlage vom vor dem 30. Dezember 1917, Anlage, in: 'Kritische Online-Edition der Nuntiaturberichte Eugenio Pacellis (1917-1929)', Dokument Nr. 678, URL: www.pacelli-edition.de/Dokument/678. Letzter Zugriff am: 09.05.2024.
Online seit 24.03.2010, letzte Änderung am 30.04.2012.