Dokument-Nr. 682

Dove sono gli accordi segreti?, vor dem 30. Dezember 1917

Il 1.°di giugno il signor Ribot, presidente del Consiglio della Repubblica francese, fece alla Camera, davanti ai rappresentanti del suo paese, la seguente solenne promessa: " Il Governo russo, d'accordo col Governo francese, pubblicherà ben presto tutti i documenti. " I documenti, cioè, che si riferiscono all'alleanza franco-russa. Il signor Ribot scagliò, quindi, i fulmini delle sue parole contro "l'audace e frontata" campagna diretta contro il trattato d'alleanza puramente difensivo fra la Russia e la Francia. "Si è persino osato di pretendere" – disse il signor Ribot, pervaso da sacro orrore contro le menzogne inventate a carico della candida Francia – "che questo trattato, lungi dall'essere difensivo, rappresentò, al contrario, un'alleanza offensiva, e che lo stello presidente della Repubblica l'avrebbe progettato. È un'infamia!" Un'infamia – intendiamoci – l'aver detto questo, non l'aver conchiuso l'alleanza offensiva progettata dal signor Poincaré.
Ma dove si sono cacciate dunque queste benedette convenzioni segrete, signor Ribot? È già trascorso quasi un mese e l'Europa attende ancora una rivelazione alla quale ha più interesse che mai. La democrazia soprattutto, alla quale è stata prodigata in quest'ultimo tempo tanta sollecitudine, perché di tanta protezione ha ancora bisogno; questa democrazia che le "tristi" Potenze Centrali non lasciano un minuto in pace, avrebbe un urgentissimo bisogno di conoscere quali sono le convenzioni concluse fra i popoli sedicentisi liberi, e dai rispettivi Governi responsabili.
Non c'è viottolo di scampo: il signor Ribot e il Governo russo attuale hanno ormai il preciso dovere di prendere questa iniziativa. Ribot è stato chiaro: "d'accordo col Governo francese", ha detto; e ha rinforzato il suo discorso con quelle altre parole: "tutti i documenti". Avanti, dunque, signor Ribot; presentate tutti i documenti alla luce del sole; poneteli sotto gli occhi della democrazia europea, in nome della quale voi, Lloyd Gorge, Miljukoff e Wilson, mandate ancora oggi tante migliaia d'uomini al macello.
O forse al signor Ribot sono venuti in testa tanti scrupoli retrospettivi riguardanti il probabile effetto che potrebbe produrre la pubblicazione delle convenzioni segrete? Niente d'impossibile sotto la cappa del cielo. Quando gli Inglesi ebber sentore della promessa di Ribot debbono essersi sentivi venir le vampe al cervello; perché lord Robert Cecil, il ministro britannico, interrogato da un deputato indiscreto se il Governo inglese avrebbe imitato quello della Repubblica francese, si è affrettato a rispondere che il signor Ribot non ha voluto riferirsi ad altro che ai trattati e alle convenzioni conclusi prima della guerra. Comunque, per l'Inghilterra, la cosa è diversa. Agli Inglesi non è stato, come ai Francesi, agitato per una generazione intera il talismano sacro ed infallibile dell'alleanza russa, garante dell'avvenire della Francia. Gli Inglesi non sono legati formalmente alla Russia che dalla convenzione del 1907, la quale fu resa di pubblica ragione. Può darsi benissimo che durante la guerra sieno state concluse anche convenzioni segrete anglo-russe, principalmente convenzioni riferentisi ad accordi economici e militari. Le piccole trufferie servono a mantener l'amicizia; dice un proverbio. Ma l'Inghilterra, certamente, scaltra come è, non si è sbilanciata troppo nel legare la sua politica.
Ben altrimenti la Francia. È proprio per questa ragione il popolo francese prova, certamente, all'ora attuale, il più impellente bisogno di conoscere il tenore esatto e completo delle convenzioni segrete che i vari ministri si son trasmesse l'un altro per più di 20 anni. Deve essere stata fortissima la pressione socialista esercitata dietro le quinte su Ribot, se questi si decise a pronunciare il 1.° giugno quelle imprudenti parole che oggi certamente maledice e che vorrebbe, se fosse possibile, tanto volentieri rimangiarsi. I socialisti ritornati da Pietroburgo e i loro partigiani, debbono avergli reso oltremodo difficile la recita della sua parte. Fu allora che si decise a parlare, o per lo meno, a promettere. Avrà, il signor Ribot, lasciandosi scappare di bocca quella temeraria promessa, ripensato alle parole pronunciate da lui stesso alla Camera francese nel mese dell'aprile 1911? Egli, il segnatario del rimo trattato del 1891, s'espresse allora in questi termini:
"L'alleanza è difensiva. Alcuni se ne servono per insinuare che l'alleanza è, in realtà, una garanzia di territorio a vantaggio della Germania. Signori, niente è meno vero di questo; starei quasi per dire, niente è più falso di questa affermazione. Quando due grandi paesi concludono insieme un'alleanza di lunga durata, essi non vengono ad impegnare soltanto la loro politica per il mantenimento della pace, ma la impegnano anche in riguardo alle eventualità che non si possono prevedere e di cui essi non sono padroni."
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Queste parole non lasciano alcun dubbio possibile: il signor Ribot conosceva perfettamente il carattere offensivo dell'alleanza franco-russa. Egli ingannò allora la Camera e il popolo francese, come mira ad ingannarli ancor oggi. Osar pretendere che l'alleanza aveva carattere offensivo è un'infamia, dice Ribot. Naturalmente! Son sempre infami e birbaccioni quelli che hanno l'abitudine di spiattellare in faccia la verità, senza tanti complimenti.
Ma queste convenzioni segrete, dove sono andate a cacciarsi dunque, signor Ribot? Quando il 1° di giugno voi pronunciavate la vostra temeraria promessa, non stava dietro di voi, invisibile, l'ombra di un morto, come lo spirito della vittima al tavolino di Macbeth? Jean Jaurès, assassinato il 29 luglio 1914, non avrebbe cessato un sol istante, durante tutta la guerra, di reclamare la pubblicazione delle convenzioni, finché non avesse ottenuto lui una risposta, e i popoli inorriditi gettato uno sguardo nella grande trama di menzogne nella quale sono stati avviluppati. Jaurès conosceva benissimo i trattati segreti almeno per tre terzi, e per questo dovette morire. Egli aveva, di queste manovre, una conoscenza ben più esatta di Renaudel, Hervè e di tutti quegli altri poveri diavoli che si possono benissimo tirar per il filo colla semplice prospettiva di un portafoglio di ministro. Egli aveva appreso molte cose dal suo amico Pressensè, giornalista e diplomatico, celebre per il suo discorso del febbraio 1913 sull'alleanza " cosacca "; e, come Jaurès, mortalmente ostile all'alleanza russa. Egli sapeva quale disonorevole traffico la Francia aveva praticato, e di quanta disgrazia certe convenzioni segrete franco-russe minacciavano l'Europa intiera.
Ma noi non vogliamo essere troppo indiscreti, e ci contenteremo dei soli trattati principali del 1894 e del 1897 e della convenzione del 1913: perché se domandassimo di più esporremmo il signor Ribot al rischio di non più cavare i piedi dall'intricatissimo ginepraio. Che cosa non hanno mai stabilito e pattuito e intrigato e predisposto e reciprocamente firmato e controfirmato, oltre i trattati principali che sopra! Il diavolo soltanto lo sa! Solamente a sollevare un lembo di storia, si scorgono i trattati segreti a fasci da mettere spavento. Abbiamo avuto la convenzione navale di Delcassè, i primi negoziati con Mohrenheim nel 1892, il viaggio umiliante di Poincaré nel 1912, intrapreso per ordine dello Zar che comandava fosse ristabilito in Francia il servizio militare di tre anni – tutte cose queste assai indigeste per lo stomaco schizzinoso francese. È noto che nel mese di maggio 1913 il "Gil Blas" pubblicò un articolo nel quale dichiarava aver lo stesso Poincaré confessato che la Russia aveva minacciato di denunciare il trattato d'alleanza se la Francia non avesse ristabilito immantinente il servizio militare di tre anni. E la Francia dovette obbedire. Come sarebbe istruttivo per il popolo francese apprendere, in virtù della pubblicazione di queste convenzioni segrete, come la Russia seppe avvilupparlo, adagio adagio, nella sua politica balcanica, alla quale non si era menomamente pensato alla conclusione dell'alleanza, ma contro la quale si elevarono subito in Francia molte voci ammonitrici. La Russia si è servita della questione balcanica per lanciare il popolo francese, ignaro, nel turbine di una guerra atroce che gli ha costato quasi due milioni d'uomini, il fior fiore della nazione, e un grandissimo numero di miliardi. E per questo che, in Francia, va sollevando la testa, con fare sempre più minaccioso, la questione delle responsabilità. Le convenzioni segrete franco-russe sono le principalissime colpevoli del grande bagno di sangue, dell'immensa miseria e degli innumerevoli dolori che da tre anni straziano l'Europa. Il signor Ribot conosce questi accordi; il signor Ribot, stando al tono del suo sdegno, finge di aver la coscienza tranquilla; il signor Ribot si compiaccia dunque di pubblicarli, senza ulteriori dilazioni.
Le grandi difficoltà dell'affare, il desiderio ben comprensibile di conoscere il testo reale ed esatto delle convenzioni, hanno già creato, è vero, più d'un ostacolo all'esecuzione della lodevolissima promessa del signor Ribot. A causa del "furto" veramente curioso e compiuto certamente da anarchici senza coscienza, sarebbero spariti a Pietroburgo un buon fascio dei documenti, proprio quelli che tanto appassionano il mondo. Quando si dice la disdetta! Si attribuiscono inoltre ai Governi alleati certi scrupoli di carattere militare, che si opporrebbero alla pubblicazione delle convenzioni concluse fra di loro. Gli scrupoli di carattere militare, – guarda combinazione! – rientrano infatti nell'ordine dei pretesti adattissimi per non venire a capo di nulla nell'ora attuale.
"Furto" di anarchici e scrupoli militari. Quando si dice il caso! Già! Perché gli accordi segreti degli Stati dell'Intesa – senza parlare di quelli dell'Italia e della Rumenia – formano il più nero e il più nefasto capitolo di questa guerra. Perché è proprio in essi che risiede, nuda e cruda, la questione delle colpevolezze; e chi vuol giungere a stabilire queste, deve aver quelli spiegati davanti agli occhi.
Signor Ribot, tocca a voi! In nome di questa democrazia di cui vi atteggiate a paladino, signor Ribot, scaricate la vostra coscienza e pubblicate o fate pubblicare le convenzioni segrete.
Signor Ribot, ogni promessa è debito!
Empfohlene Zitierweise
Anlage vom vor dem 30. Dezember 1917, Anlage, in: 'Kritische Online-Edition der Nuntiaturberichte Eugenio Pacellis (1917-1929)', Dokument Nr. 682, URL: www.pacelli-edition.de/Dokument/682. Letzter Zugriff am: 09.05.2024.
Online seit 24.03.2010, letzte Änderung am 10.03.2014.