Dokument-Nr. 7084

[Max von Baden]: Il discorso tenuto dal Cancelliere Principe Massimiliano del Baden al Reichstag il 22 Ottobre 1918, 25. Oktober 1918

Signori Deputati!
Dal giorno che io parlai a Loro per la prima volta, sono stati fatti passi ulteriori dalle due parti all'intento di proseguire l'azione di pace che il Governo iniziò subito appena assunto il suo ufficio.
Si ebbe anzitutto la riposta di Wilson. La nostra indubbia controrisposta che ne seguì ha condotto ad una nuova domanda del Presidente, la cui risposta fu resa ieri di pubblica ragione.
Signori Deputati! Tutto quanto il popolo tedesco vuole udire dalla bocca del Governo, quali probabilità credo questo che esistano per la riuscita dell'opera di pace. Loro comprenderanno bene che io non posso esprimermi a tale riguardo che colla più grande riservatezza. Io so che anche i partiti nutrono il desiderio che il dibattito si imponga limitazioni corrispondenti alla serietà dell'ora. Il Presidente Wilson si è rivolto colle sue domande al popolo tedesco: questa circostanza aumenta d'importanza dei rappresentanti di tutti i partiti.
Per questo io non voglio dire oggi che una cosa in quanto alla situazione internazionale:
La prima risposta del Presidente al passo di pace del Governo tedesco ha portato al massimo diapason in tutti i paesi del mondo la lotta delle opinioni sulla questione: Pace fondata sul diritto o pace fondata sulla violenza? Si tratta della lotta delle opinioni che vien combattuta pubblicamente in ogni singolo paese, come doveva, alle stesse condizioni, esser combattuta anche da noi.
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Da una parte sollevano, però, alta più che mai la loro voce coloro, i quali si immaginano esser prossimo il momento in cui potranno sfogare sul suolo della nostra patria tedesca tutte quante le ammucchiate passioni dell'odio e della vendetta; dall'altra, invece, i sinceri propugnatori della Lega dei Popoli sono completamente in chiaro che il pensiero fondamentale della nuova fede sta oggi per subire la prova suprema. Questo pensiero fondamentale dice: Prima che una qualsiasi singola Potenza o gruppo di Potenze passi ad impiegare il mezzo coercitivo della forza contro un'altra nazione per imporre il Diritto da essa propugnato, si dovrà fare il tentativo radicale ed onesto, in via di liberi accordi, per mantenere la pace o – referito alla situazione internazionale presente – per raggiungerla.
Questa lotta delle opinioni non è ancora decisa. Noi possiamo nominare le forze morali contrastatisi, ma non possiamo giudicare qual sia la proporzione di queste forze.
L'ultima nota del Presidente Wilson non ha messo in chiaro il popolo tedesco di come finirà la lotta pubblica delle opinioni. Forse la nuova risposta del presidente ci porterà la certezza definitiva.
Fino a che questa risposta non verrà, noi dobbiamo, o Signori, in tutti i nostri pensieri e in tutte le nostre azioni armarci contro queste due possibilità:
Primo: che i Governi avversari vogliano la guerra e che non rimanga a noi altra scelta che quella di metterci sulla difesa con tutta la forza di un popolo spinto agli estremi. Se subentrerà questa possibilità non dubito menomamente che il Governo tedesco in nome del popolo germanico potrà chiamare i cittadini alla difesa nazionale, allo stesso modo di come potè parlare in nome del popolo tedesco allorché
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procedette alla sua azione di pace. (Bravo!) Chi si è posto onestamente sulla base della pace di diritto si è addossato contemporaneamente il dovere di non piegarsi senza lotta ad una pace basata sulla violenza (Vive approvazioni). Un Governo che non avesse intendimento per ciò, sarebbe abbandonato al disprezzo del popolo che pugna e che lavora (giustissimo!). Esso verrebbe spazzato via dall'ira della pubblica opinione.
Ma, o Signori, noi dobbiamo già sin da oggi prendere in considerazione anche la seconda possibilità, in tutta la sua portata. Il popolo tedesco non deve esser condotto al tavolino delle trattative cogli occhi bendati. La nazione ha oggi il diritto di porre la seguente questione: se si concretasse una pace sulla base delle condizioni di Wilson, cosa significherebbe questa pace per la nostra vita e per il nostro avvenire? Soltanto la nostra risposta alle domande del Presidente ha fatto comprendere al popolo tedesco, a giudicare dall'eco della opinione pubblica, di che cosa si tratta. Oggi esso domanda chiarezza.
Sì, o Signori; si tratta di una decisione di portata immensa. Per la nostra posizione quale Potenza, non deve valer più ciò che noi riteniamo giusto, sebbene ciò che vien ritenuto di diritto nella libera discussione con i nostri avversari. Sacrificio gravissimo per un popolo superbo ed abituato a vincere! Infatti la questione di diritto non si arresta dinanzi ai confini delle nostre terre che noi non apriremmo giammai volontariamente alla violenza avversaria. I postulati che noi abbiamo accettati come capisaldi toccano anche problemi entro l'ambito dell'Impero.
Signori Deputati! Da molte parti mi è stato tenuto presente che l'accettazione delle condizioni wilsoniane si-
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gnificherebbe l'assoggettamento ad un tribunale avverso alla Germania; ad un tribunale che risolverebbe le questioni di diritto esclusivamente dal punto di vista dei propri interessi. Se questo fosse proprio il caso, perché appunto i politici spinti dell'Intesa, propugnatori delle violenze, ricalcitrano dinanzi alla sala dei negoziati come il reo dinanzi al tribunale?
Il nocciolo di tutto quanto il programma wilsoniano è la lega dei popoli. Questa lega non potrà concretarsi se tutti i popoli non si sforzeranno insieme di oltrepassare coll'abnegazione il sentimento nazionale (Giustissimo!). Il realizzamento della comunità del diritto domanda il sacrificio di una parte della indipendenza incondizionata, tanto da parte nostra come da parte degli altri; di quella indipendenza che era sin qui il segno della sovranità statale (approvazioni). Per tutto il nostro avvenire sarà di significato decisivo lo spirito col quale noi seguiremo questo sviluppo necessario. Se intimamente persisteremo sulla base dell'egoismo nazionale; di quell'egoismo che, fino poco tempo fa, costituiva la forza dominante nella vita dei popoli, allora o Signori, per noi non vi sarà più restaurazione e rinnovamento (approvazioni). Allora rimarrà un sentimento d'amarezza che ci paralizzerà per generazioni e generazioni. Ma se noi, invece, riconosceremo che il significato di questa orribile guerra è costituito soprattutto dalla vittoria dell'idea del diritto, e se ci assoggetteremo non ricalcitranti a questa idea, scevri da qualsiasi restrizione interna, volontariamente, troveremo in essa un rimedio per le ferite del tempo presente e un compito per le forze dell'avvenire. (Applausi). A questo compito il popolo tedesco coopererà con quella serietà obiettiva e coscienziosità che ci sono ereditarie.
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Onorevoli Signori! Basta che noi riandiamo il tempo di due generazioni fa per trovare tutte le necessarie energie morali per il nuovo sviluppo. Una volta che questi fini umanitari saranno i nostri, la collaborazione delle nazioni diverrà per noi un grande compito liberatore. Vorrei citar qui le parole da me pronunciate il 19 febbraio: "La lotta per l'esistenza, anche se sola, lascia serrate grandi sorgenti d'energia umana. Noi dobbiamo accogliere in seno alla nostra volontà nazionale anche la felicità e il diritto degli altri popoli".
Se oggi, in questa grave ora per il nostro popolo, presento il pensiero della Lega dei popoli quale una sorgente di consolazione e di nuova forza, non voglio con ciò nascondere per un sol momento gli enormi contrasti che si dovranno sormontare prima che il pensiero divenga realtà. Nessun uomo potrà dire se ciò avverrà rapidamente o lentamente.
Sia che i prossimi giorni e le prossime settimane ci chiamino a lotte ulteriori, sia che si schiuda la via della pace, su un punto non evvi dubbio alcuno: che noi saremo all'altezza dei compiti per la guerra o per la pace solo se concreteremo il programma del Governo e ci allontaneremo decisamente dal vecchio sistema.
È cosi, o Signori, vengo alle questioni della politica interna delle quali sono debitore alla rappresentanza popolare tedesca. Già il 5 ottobre io esposi a lor Signori le pregiudiziali generali in base alle quali intendo di espletare la mia carica in qualità di Cancelliere, e spiegai il mio atteggiamento dinanzi al programma dei partiti della maggioranza, la cui fiducia permise che io potessi coprire la mia carica. Guidato da questi capisaldi ho proceduto con i miei collaboratori a passi che debbono determinare nell'interno della Germania uno stato di cose liberale, e sui
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quali io debbo rendere qui relazione.
La riforma del suffragio in Prussia, proposta dal Governo, è, grazie alla meritoria arrendevolezza dei partiti, talmente promossa che l'introduzione del diritto elettorale generale, uguale, diretto e segreto, è ormai assicurata. (Applausi).
Sono stati presentati al Reichstag due nuovi disegni di legge i quali debbono liberare il nuovo regime da quelle limitazioni costituzionali che ancora si oppongono alla libera azione.
Il primo disegno di legge vuole creare per i membri di questa Camera la possibilità di entrare a far parte del Governo senza perdere il loro mandato. Ciò è indispensabile, se le relazioni fra Parlamento e Governo debbono rimanere tanto strette come lo richiedono e il lavoro collettivo, e la reciproca fiducia (Approvazioni).
Il progetto di legge propone, inoltre, un emendamento della legge sulla supplenza del Cancelliere. Sin qui soltanto i capi dei supremi dicasteri potevano divenire supplenti del Cancelliere; in futuro invece deputati del Reichstag dovranno partecipare alla direzione della politica del Governo e parlare in nome del Cancelliere anche senza essersi addossati contemporaneamente un dicastero. In tal modo si è aperta una nuova via per giungere alla direzione responsabile degli affari dell'Impero e delle colonie: la via parlamentare. Noi siamo persuasi che questa via si rivelerà apportatrice di preziose energie popolari, sin qui inutilizzate, non solo per il Governo, ma anche per il Parlamento. A questo modo non viene intralciata l'ascensione a chi si sente chiamato a dirigere, anche se sorto da una libera professione.
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In rapporto a ciò sono in corso i lavori preliminari per dar forma giuridica alla responsabilità del Cancelliere; responsabilità che verrà assicurata colla creazione di una Corte di Stato. Si potrebbe, è vero, dubitare della necessità d'una simile Corte allo scopo di rafforzare la responsabilità del Cancelliere dell'Impero, considerato che nessun Cancelliere e nessun Segretario di Stato potrà rimanere in carica, quando avrà perduto la fiducia della maggioranza di questa Camera (Approvazioni). Ciononostante ritengo utile che il nuovo andamento politico del nuovo Governo venga rafforzato e garantito anche colla creazione di una tale istituzione di diritto pubblico; e spero quindi di poter presentare quanto prima al Parlamento i risultati dei lavori preliminari.
Il nuovo sistema di Governo dell'Impero ha inaugurato, naturalmente,anche una nuova maniera di Governo nell'Alsazia-Lorena. La reggenza di questo paese è passata a un alsaziano ed un alsaziano è diventato il suo Segretario di Stato. Altri uomini politici della seconda Camera del Parlamento entreranno a far parte del Governo nazionale. Suppongo che il nuovo Governatore, redigerà d'accordo coi capi-partito un programma per il suo Governo e che questo programma renderà di pubblica ragione.
Signori Deputati! Il secondo disegno di legge, che mira a cambiare l'art. 11 dello Statuto dell'Impero, contiene l'assoluta necessità di fissare i pensieri fondamentali che dovranno dar faccia al nuovo Governo. Esso domanda che le decisioni riguardanti gli interessi più vitali dell'intera nazione, quali la pace e la guerra, debbano esser prese di pieno accordo col Reichstag che è il legittimo rappresentante
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del popolo. In questo avremo garanzie per l'ulteriore pacifico sviluppo dell'Impero e per le sue relazioni colle altre Potenze. La garanzia diverrebbe ancor più efficace se anche trattati d'Alleanza venissero sottoposte alle nuove prescrizioni. Non appena la Lega fra le Nazioni assumerà una forma concreta, il Governo dell'Impero si presterà di buon grado a questo ampliamento dei diritti del popolo. Fin che mancherà, a questo riguardo, un diritto internazionale, la Germania, verrebbe a trovarsi in isvantaggio se si legasse unilateralmente; quando la Lega delle Nazioni avrà abolito tutte le alleanze segrete particolari e tutte le convinzioni fiduciarie, l'art. 11 potrà venire allora modificato anche in questo senso.
Signori Deputati! Lo stato di guerra ha avuto per conseguenza di privare i cittadini, in tutti i paesi, di molte libertà. La pace ci ricondurrà completamente allo stato premiero. I pieni poteri straordinari del tempo di guerra non si possono ancora eliminare; però essi non potranno esser più esercitati che d'accordo col Cancelliere, il quale è responsabile dell'applicazione di fronte al Reichstag. In tal modo saranno evitate tutte le ingiustificate durezze.
Le disposizioni di S. M. l'Imperatore, da ne annunziate il 5 ottobre, sono state, nel frattempo, emanate; e non comprendono soltanto misure sulla censura, sul diritto d'associazione e d'adunanza, sulle limitazioni di libertà personale, ma si estendono altresì all'intera attività del potere esecutivo, anche nei campi di lavoro della politica economica e sociale. Se le autorità militari locali non possono giungere ad un accordo colle autorità amministrative, allora si dovrà ricorrere immediatamente al comandante militare in capo, il quale non potrà prendere decisione od emanare ordine che non siano stati approvati da me personalmente, o dal mio rappre-
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sentante, nella persona del Segretario di Stato on. Groeber. E siccome, oltre a ciò, il comandante in capo ha ricevuto l'incarico di fissare, colla mia approvazione, i principi fondamentali, così si è sicuri che lo stato d'assedio sarà trattato con quello spirito che informa l'opera del Governa e che io sono risoluto di mantenere.
Onorevoli Deputati! Nel mio programma del 5 ottobre era anche compreso il condono per reati politici, in modo particolare per quelli commessi con scioperi, dimostrazioni e simili. Un'ampia amnistia di questo genere è stata sottoposta all'Imperatore ed a tutti gli Stati confederati, e sta attuandosi. Un gran numero di condannati hanno già riacquistato la libertà. A molti di essi il Governo ha fatto ottenere la grazia, solo superando serie apprensioni di carattere patriottico. Ma la convinzione della forza salutare che risiede in una politica basata sulla fiducia ha avuto il sopravvento.
Onorevoli Deputati! Tutti i passi sul nuovo cammino che sono venuto enunciando, sono stati unanimemente approvati da tutte le istanze costituzionali. In tal maniera esse si son poste sul terreno del nuovo regime rappresentato da me e dai miei collaboratori. Se questi progetti di legge posti all'ordine del giorno, verranno approvati come non ne dubito, anche da lor Signori, allora il Governo popolare rimarrà saldamente ancorato nelle leggi dell'Impero.
So bene che lo sguardo retrospettivo alla mèsse politica delle tre memorabili settimane d'ottobre, provoca in loro Signori sentimenti molto diversi. Per alcuni apparrà come la descrizione d'un corso inconsulto su un piano inclinato, che meno al sovvertimento dell'ordine attuale; per altri un saggiare incerto ed esitante verso una forma di Stato. Queste due
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correnti possono apertamente manifestarsi; questo è il diritto ed il compito dell'opposizione, di cui noi abbiamo bisogno per l'indipendenza del Parlamento. Chi è esente di responsabilità è libero nella sua critica. Di fronte ad ambedue queste correnti dichiaro a nome del Governo della maggioranza che fra i miei Colleghi e me esiste l'assoluto accordo tanto sul fine, quanto sul modo che noi seguiamo per raggiungerlo. Il fine è l'emancipazione del popolo tedesco (Applausi). Esso serve, tanto a me quanto ai miei collaboratori, di stella polare, alla quale teniamo fissi i nostri sguardi. I singoli membri del Governo si mossero dapprima da vari punti di partenza; ma, mirando colla medesima fedeltà ad un solo fine comune, le loro vie si sono avvicinate sempre di più.
Il popolo tedesco siede da lungo tempo in sella, ed ora deve trattare. Il nostro popolo non è sol da oggi possessore d'una serie di diritti, per i quali era invidiato da qualche vicino pur politicamente maturo. L'amministrazione autonoma comunale tedesca è, in molti riguardi, esemplare. Il diritto d'elezione per il Reichstag è stato per molti anni il diritto elettorale più libero di tutto il mondo, ed il Reichstag, così liberalmente eletto, ha sempre posseduto il potente mezzo politico dell'approvazione e del rigetto del bilancio. Ma il popolo tedesco non fece uso, nei momenti decisivi, del suo potere.
Chi riceve in dono uno Stradivario perfetto, non è per questo è egli un perfetto violinista; egli deve essere animato anzitutto dalla volontà d'esercitare sul medesimo le sue facoltà. Il popolo tedesco non s'è messo a suonare il suo strumento con tutta la sua forza, perché ha preferito lasciar agire le valenti autorità proposte. La sua forza maggiore s'è manifestata sempre in singole gesta di grande importanza, ma fuori della politica. Non l'arbitrio delle autorità
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insediate, ma la mancanza nel popolo di volontà per il potere politico ha mantenuto la Germania, così lungo tempo, come Stato autoritario. Nel luglio 1917 maturò la decisione della responsabilità politica, ed ora, alla fine del settembre, s'è affermata, ed in conseguenza tutto è stato rinnovato. In questo, o Signori, riposa la garanzia per il mantenimento e lo sviluppo del nuovo sistema. Ciò è avvenuto in seguito ad un cambiamento decisivo nello sviluppo del carattere del popolo tedesco, ciò è divenuto inevitabile dopo le grandi gesta compiute in questa guerra e tutti i sacrifici sopportati. Questa è una garanzia reale migliore di qualsiasi paragrafo di legge. In ciò scorgo le radici della forza su cui si basa il nuovo Governo, e vedo quindi il sicuro cammino per tutte le nostre misure. Per far piacere all'estero, per scongiurare un pericolo temporaneo noi non dobbiamo procedere a forme di Governo che non siano, sorrette dalla nostra intima convinzione e che non siano l'espressione del nostro carattere e della nostra storia. (Applausi) In caso diverso noi agiremo senza sincerità e priveremmo in tal modo il nuovo sistema che oggi sta superando la sua prima prova, dell'impronta dell'irrevocabilità di cui non possiamo fare a meno.
Onorevoli Deputati, il grido potente che Fichte indirizzava al popolo tedesco in un grave momento della nostra storia vale anche oggi per noi: Preservatevi qual popolo, per quei compiti nel mondo che soltanto voi potete risolvere; come ogni popolo ha un dovere da compiere prima degli altri. Nelle profondità del nostro popolo giacciano ancora tesori che sol la nuova libertà può mettere in luce. Le ore solenni del popolo tedesco che pareva dovessero abbatterlo, sono pur sempre state l'inizio d'una nuova forza intellettuale.
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Per poter sviluppare in pace il nostro carattere dobbiamo però mantenere inviolato il nostro diritto di casa. Il nemico è alle porte. Il nostro primo ed ultimo pensiero è rivolto ai valorosi che le difendono contro forze superiori di numero e che noi dobbiamo difendere contro le ingiuste accuse. Onorevoli Deputati, non si deve credere che si possa offendere il nostro esercito, senza colpire il nostro popolo nel suo onore. (Applausi) Singole azioni deplorevoli possono registrarsi in ogni esercito, ma la volontà fondamentale dell'esercito del popolo li riprova. Allorché furono pronunziate le parole, che lo spirito della Croce Rossa deve far parte di un vero esercito come lo spirito offensivo, le più entusiastiche approvazione partirono proprio dall'esercito e giunsero conferme dai paesi nemici di soldati cristiani che avevano combattuto contro i tedeschi.
Signori! La sorte dei nostri soldati è, oggi, durissima. Essi combattono preoccupandosi per la patria; essi combattono pensando alla pace e tengono fermo. Noi li ringraziamo; noi abbiamo fiducia in essi; noi gridiamo loro: "La patria non vi abbandonerà! Ciò che vi occorre, e ciò che essa può darvi in uomini, in mezzi ed in coraggio, ve lo darà!"
(Applausi fragorosi, scroscianti e prolungati, coronano la chiusa del discorso del Cancelliere)
Empfohlene Zitierweise
[Max von Baden], Il discorso tenuto dal Cancelliere Principe Massimiliano del Baden al Reichstag il 22 Ottobre 1918 vom 25. Oktober 1918, Anlage, in: 'Kritische Online-Edition der Nuntiaturberichte Eugenio Pacellis (1917-1929)', Dokument Nr. 7084, URL: www.pacelli-edition.de/Dokument/7084. Letzter Zugriff am: 26.04.2024.
Online seit 02.03.2011.