Dokument-Nr. 7097

[Erzberger, Matthias]: Come l'America osserva i suoi trattati, 30. Mai 1918

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Poco tempo fa il primo vero e permanente Tribunale arbitrario internazionale cessò i suoi lavori e si sciolse. Si tratta, è vero, soltanto di quel tribunale che aveva la sua sede a Costarica, e che era destinato esclusivamente a comporre le contese tra le cinque repubbliche dell'America. Ma che anche la fine di questo Tribunale dell'America centrale, – fine che sembra senza importanza se considerata nell'ambito della guerra mondiale, – può avere, invece, il suo grande significato di portata generale, risulta subito da due fatti. Primo: che il Governo degli Stati Uniti fece da padrino nella creazione di quel Tribunale e l'ha sempre mostrato agli Europei come un esempio del suo ideale internazionale; secondo che è stato precisamente l'imperialismo degli Stati Uniti che ha determinato il fallimento e la rovina del primo Tribunale arbitrario permanente.
Nel novembre e nel dicembre del 1907 ebbe luogo a Washington una conferenza per la pace, a cui presero parte gli Stati dell'America centrale. Questa conferenza riuscì non solo a stringer ampie convenzioni amichevoli e sociali ma a fondare altresì un tribunale arbitrario permanente per l'America Centrale, il quale pone l'obbligo a tutti i contendenti di appellarsi ad esso in qualsiasi divergenza non facilmente componibile in via diplomatica, e ad osservarne le decisioni. Per la prima volta, in questo caso, anche questioni internazionali come quella
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"dell'onore e degli interessi vitali" non venivano eccettuate dalle decisioni del Tribunale. La convenzione, conclusa anzitutto per la durata di dieci anni, era stata stretta fra le repubbliche Honduras, Guatemala, Nicaragua, Costarica e San Salvatore; ma il suo vero e proprio creatore era stato il segretario di Stato degli Stati Uniti Elibu Root, l'anima di tutta quanta la conferenza per la pace che aveva diretto in qualità di presidente. "L'America ha dato un esempio al vecchio mondo" solleva dire allora il signor Root gloriandosi, ed aggiungeva: "È questa la prima vittoria riportata dal pensiero del diritto, sui metodi della violenza".
Il l5 maggio 1908 il Tribunale internazionale fu aperto a Costarica; e prima ancora del volger dell'anno, era riuscito colla sua sentenza ad evitare, proprio all'ultima ora, una guerra fra l'Honduras da una parte e il San Salvatore e il Guatemala dall'altra. Molte altre contese delle cinque repubbliche furon di poi composte davanti a questo Foro. Ma da quando il presidente Taft e il suo segretario di Stato, Philander C. Knox, strettamente alleato con i grandi capitalisti e trusts, cominciò a praticare nell'America centrale e in tutta la sua politica estera un imperialismo ben più spinto e men riguardoso di quello che egli poteva rimproverare ai suoi predecessori, da allora, si può dire, che fosse finita colla pace degli Stati dell'America del centro, e colla sua rocca, il Tribunale arbitrario. Gli avvenimenti rivoluzionari nel Nicaragua, – ove dal 1910 l'Unione si era intromessa sempre unilateralmente coll'intento e col successo di portare al timone individui ligi alla sua supremazia, – non
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sono ancora del tutto dimenticati. Il risultato fu che gli Stati Uniti estesero il loro protettorato sui vari Stati, con mire sempre più reali. Il presidente Wilson continuò a praticare, nei riguardi di Nicaragua, la politica imperialista di Taft. Soltanto la sfiducia e la precauzione del senato americano impedì che la completa signoria dell'Unione fosse proclamata in una pubblica convenzione di Stato. Sennonché una seconda "convinzione", stretta e ratificata, mirava, nelle sue conseguenze reali al medesimo intento. In quanto alla forma essa dava agli Stati Uniti il diritto esclusivo di costruire un canale interoceanico attraverso il Nicaragua, e affittava loro per 99 anni una base per la flotta nell'insenatura di Fonseca, nonché le due isole che proteggono il golfo di Bluefields e il canale Panama. Contro questa convenzione la Repubblica Costarica protestò tanto presso il Governo di Nicaragua come presso il Governo degli Stati Uniti specialmente perché il fiume San Juan, che doveva essere adoperato per la costruzione del canale era fiume di confine colla Costarica. La protesta non ebbe risultato alcuno né presso l'uno né presso l'altro, sebbene fosse stata appoggiata da altre tre repubbliche dell'America centrale. Il Governo della Columbia fece allora un tentativo di mediazione, e propose che la vertenza fosse sottoposta al Tribunale arbitrario dell'Aia. Ma il presidente Wilson, l'amico della pace, il propugnatore dell'organizzazione internazionale e vessilifero del pensiero dell'arbitraggio, il nobile paladino del principio fondamentale che "i piccoli Stati hanno i medesimi diritti dei grandi", il presidente Wilson rifiutò. I quattro Stati firmatari della protesta mossero causa con-
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tro il Nicaragua davanti al Tribunale internazionale arbitrario per l'America centrale, il cui giudizio fu, per ben due volte, ad essi favorevole. Sennonché il Nicaragua, che colla convenzione del 1907 aveva riconosciuto solennemente l'autorità di quel Tribunale e l'obbligo di assoggettarsi alle sue sentenze, non si curò affatto del suo verdetto. O, meglio: il Nicaragua non ebbe, naturalmente, la libertà di curarsene, sebbene esso stesso fosse gravemente colpito dalle opposizioni fatte al suo commercio; e questo perché dall'altra sponda eran sulla bilancia gli interessi e la onnipotente volontà degli Stati Uniti. Dopo una siffatta esperienza nessuno degli Stati Uniti dell'America centrale ebbe, come è comprensibile, il desiderio di rinnovare la convenzione su una istituzione internazionale divenuta uno scherno; ed ecco il perché il primo Tribunale arbitrario internazionale veramente serio, si è sciolto.
Qui si trattava di una lega di popoli con competenza giudiziaria obbligatoria; del modello esatto di quella che il signor Wilson, nelle sue tante movimentate manifestazioni ha lodato e raccomandato all'umanità sofferente come l'unico e vero tocca-sana atto ad evitare lo scoppio di guerre future; del campione della lega dei popoli per la quale la nazione americana – come si tenta di farle credere – è stata cacciata a forza nell'orribile macello. Questa lega di popoli gli Stati Uniti l'avevan fondata, e, superbi, se ne gloriavano dinanzi ai barbari europei. Ma ecco che, la prima volta che questo loro Tribunale ardisce emettere una sentenza non gradita alla politica american a, vien buttato da parte con
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un sorriso sprezzante, e la lega dei popoli, assicuratrice della pace,vien, s enza compassione, smembrata e m andata a gambe ritte.
Ma è questo forse un passofalso isolato di una nazione in verità progredita e disinteressata? No. Esso è, purtroppo, tipico per la mancanza di riguardi con cui l'America passa sopra ai tutti i suoi principi internazionali, alle sue promesse, ai suoi trattati, non appena questi vengano a trovarsi in serio conflitto con i suoi interessi. Ciò non basta, è vero, per bollar di ipocrisia i fini idealistici e le affermazioni solenni degli Americani. Uomini e popoli non son, di regola, fatti in modo semplice e unitario. L'idealismo degli Americani è sincero, ma altrettanto sincero è il loro egoismo che non conosce limiti alcuni, e quando quest'egoismo viene a trovarsi in lotta col loro idealismo, si rivela sempre il più forte. La vertenza colla Costarica non fu la prima nella quale gli Stati Uniti rifiutarono l'appello al Tribunale arbitrario dell'Aia, per quanto, in principio, ne abbian difesa sempre la competenza illimitata. Ricorderemo soltanto le pretese di indennizzo domandate dalla Columbia per la separazione violenta della provincia Panama. Anche allora fu rigettata a Washington la proposta di regolare la controversia a mezzo del Tribunale.
Come la loro politica praticamente imbevuta d'imperialismo, così il manchevole stato giuridico degli Stati Uniti contrasta stranamente colle belle prediche del loro presidente sulla lega dei popoli e sull'assicurazione della pace a mezzo di trattati. Il Governo federale americano ha violato e infranto più di una volta impegni inter-
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nazionali, semplicemente osservando di non posseder mezzi legali per costringere i suoi singoli Stati, non solo, ma anche i suoi singoli sudditi ad osservare gli accordi sottoscritti. La motivazione è di per sé stessa giusta, ma un siffatto stato di diritto incita quasi gli Americani all'inosservanza degli impegni internazionali, ed ha per naturale conseguenza che qualsiasi accordo coll'Unione sia costruito su rena mobile. In questo deve ricercarsi il motivo perché la Germania non poté decidersi a suo tempo di partecipare alla conclusione degli accordi generali sul Tribunale arbitrario; accordi conclusi fra gli Stati Uniti e la maggior parte delle altre potenze. Infatti, la Germania, aveva provato, come suol dirsi, il morso del lupo, e non aveva potuto ottenere soddisfazione in America per certe sue legittime pretese, sebbene il Governo federale ne avesse sempre riconosciuta la giustezza. Si tratta di alcuni Stati meridionali dell'Unione, i quali non volevano pagare certi prestiti precedentemente contratti. In tal modo mancarono contro il vecchio trattato d'amicizia e di commercio colla Prussia-Germania. A Washington non mancaron mai di riconoscerlo; ma, purtroppo, avanzarono nello stesso tempo la giustificazione che il Governo non possedeva mezzi legali per indurre i singoli Stati a rispondere ai loro impegni. Altri paesi hanno dovuto, talvolta, soffrir ben più duramente della Germania a causa di queste violazioni "legali" di contratto degli Stati Uniti. Per dare un esempio ricorderemo che nel 1890 furono linciati a New Orleans un buon numero di Italiani. I colpevoli erano noti, il Governo di Washington ammise il suo obbligo contrattuale di occuparsi perché fossero puniti;
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in verità non fece o non poté far nulla nello Stato di Louisiana. George Washington chiamò impossibile uno stato di cose, grazie al quale, come disse, "oggi siamo una e domani tredici nazioni"; ma questo stato di cose torna, come si vede, tanto comodo agli Americani, che l'hanno mantenuto fino ad oggi.
Un'altra malsicurezza relativa ai trattati proviene da questo: che negli Stati Uniti qualsiasi obbligo internazionale può essere uni lateralmente mutato o soppresso mediante una legge federale. In qualsiasi Stato, nel quale veramente imperi il diritto, una legge che contraddicesse agli accordi esistenti, sarebbe semplicemente dichiarata nulla. Ma in America tutto è possibile. Basta pensare per convincersene, al divieto di immigrazione per i kulis cinesi. La suprema corte di Washington rilevò espressamente che una tal legge contraddiceva ad un accordo sottoscritto colla Cina, sentenziò tuttavia che dovesse essere osservata nei giudizi. Come una nuova legge abroga eo ipso qualsiasi altra legge precedente in contraddizione colla nuova, così, secondo il diritto nazionale, rende inefficace anche l'accordo internazionale in contraddizione. Internazionalmente, però, rimane, ben si intende, in vigore. Ma la debole Cina non possedeva mezzo alcuno dinanzi all'Unione per far trionfare i suoi diritti.
Che gli Americani hanno sempre saputo sbarazzarsi degli impegni contrattuali divenuti loro incomodi, l'ha dovuto esperimentare nel passato anche la loro attuale alleata, l'Inghilterra. Il contratto col quale l'Inghilterra rinunciò al suo vecchio diritto di partecipazione al
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canale Panama a favore degli Stati Uniti, impegnava questi ultimi espressamente a non fortificare il canale ed a trattare egualmente le navi di tutte le nazioni che avessero voluto passare attraverso ad esso. Nulla di tutto ciò è rimasto impegnativo per l'America. Contro la preferenza accordata alla navigazione americana già stabilita per legge, il Canadà si oppose, però, con tale energia, che il signor Wilson dovette revocare la legge. Ma il primo tentativo dell'Inghilterra di portare in discussione le fortificazioni illegali, compiute nel canale, urtò in una repulsa così decisa nel dipartimento di Stato, che a Londra, per non guastare i rapporti politici coll'America, si preferì di lasciar cadere la protesta. Questa rinuncia era dettata dalla prudenza, e basta per convincersene pensare a tutta quanta la politica dell'Inghilterra. Comunque, per ritornare agli Stati Uniti, tutto quanto il procedimento era tipico per la mancanza di riguardi e per il modo con cui il Governo americano salta a viè vari sopra qualunque obbligo internazionale; tipico per la sua sovrana inosservanza di trattati internazionali.
Il signor Wilson in numerosi discorsi e messaggi ha sollevato contro la Germania l'accusa che, col suo ordinamento attuale, non offre garanzia alcuna per l'osservanza di trattati internazionali. È venuto il tempo di ritorcergli la domanda, per sapere come stanno le cose negli Stati Uniti in quanto alla fedeltà ai trattati e facoltà morale di concluderli. La brutale abolizione del Tribunale arbitrario dell'America centrale ci dà per ora una risposta soddisfacente. Se l'istituzione di Tribunali in-
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ternazionali offrirà o no assoluta sicurezza per la soluzione pacifica di tutti i conflitti internazionali, molti sono in dubbio ai tempi che corrono. Tuttavia, per la maggior parte dei conflitti i Tribunali arbitrari potranno aver certamente un avvenire, e essere una benedizione per tutti i popoli. È però necessario, per venire a ciò, che gli Stati dimostrino assoluta fedeltà ai trattati e sufficiente facoltà morale per concluderli; quella fedeltà e quella facoltà morale che manca proprio nel paese dal quale il mondo è ormai abituato a sentirsi venire lunghe prediche sugli intenti umanitari e ideali. Ebbene: alla fine sarà compito della Germania, in una futura conclusione della pace cogli Americani, di educare questi e avvezzarli a riconoscere veramente e durevolmente la santità degli accordi contrattuali.
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[Erzberger, Matthias], Come l'America osserva i suoi trattati vom 30. Mai 1918, Anlage, in: 'Kritische Online-Edition der Nuntiaturberichte Eugenio Pacellis (1917-1929)', Dokument Nr. 7097, URL: www.pacelli-edition.de/Dokument/7097. Letzter Zugriff am: 29.03.2024.
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