Dokument-Nr. 7106

[Erzberger, Matthias]: La pubblica opinione in Germania in attesa del testo esatto della Nota Pontificia, 17. August 1917

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Nel momento in cui stiamo scrivendo la presente relazione (16. 8., ore pomeridiane), la Nota per la pace del Papa, portante la data del 1o agosto, non è stata ancora pubblicata in Germania nel suo testo originale. I giornali scrivono che, secondo le consuetudini diplomatiche, essa verrà pubblicata solo quando il Vaticano stesso l'avrà resa di pubblica ragione.
L'opinione pubblica in Germania si trova in una certa tensione d'attesa, spiegabilissima col semplice fatto che Sua Santità ha impreso un'azione diplomatica per addivenire alla preparazione e alla conseguente conclusione della pace. Un raggio di speranza torna, così, a illuminare il nero orizzonte prospettato da un quarto anno di guerra. Questa speranza viene corroborata validamente dal fatto che, contemporaneamente, assistiamo alla frana di tutte le aspettative edificate in gran parte sulla conferenza di Stoccolma. La tensione viene nutrita anche dalla circostanza che alcuni particolari sull'azione del Papa sono giunti qui soltanto pel tramite della stampa avversaria, sulla cui onestà giornalistica si ha, ormai, ben ragione di diffidare. Non evvi [sic] dubbio alcuno che, quell'aver tagliato dall'intero contesto passi singoli e staccati, e averli messi in giro e fiorettati di commenti, come è consuetudine della stampa dell'Intesa, è stato fatto a sommo studio, per dare alla Nota stessa un senso e un carattere
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tendenziosi. Una diffidenza tutta speciale contro le affermazioni, per ora incontrollabili, della stampa nemica, viene dimostrato specialmente da quei giornali tedeschi che accolgono con scetticismo l'idea d'una pace in base ad un accomodamento, perché non vedono in che cosa possano consistere le garanzie che l'Intesa possa offrire agli Imperi Centrali. I giornali si limitano, del resto, a riprodurre i giudizi della stampa estera, commentandoli brevemente colla dichiarazione esplicita di riservarsi un giudizio e un atteggiamento definitivo quando avranno appreso il testo esatto della Nota per la pace del Papa. Comunque, si può già fin d'ora comprendere, sia per il modo con cui vengono accozzati i commenti della stampa estera, sia per le deduzioni preventive che se ne fanno, quali sono quei giornali e, quindi, anche quei partiti cui l'azione del Papa giunge più o meno a proposito.
Facciamo seguire qui per ordine cronologico e brevemente compendiati i commenti che alcuni giornali tedeschi hanno fatto alle prime notizie date dalla stampa dell'Intesa sull'azione di pace del Papa.
Il "Berliner Lokal-Anzeiger" ritiene assolutamente sballata la notizia mandata alla "Stampa" di Torino da Roma, "corrisponder la Nota del Papa, a un di presso, al punto di vista del partito labourista inglese." Cita, invece, un comunicato da Zurigo, secondo il quale il Governo italiano, indottovi da una "certa" parte, avrebbe fatto sapere al Papa che sarebbe
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stato costretto a considerare qualsiasi manifestazione pacifica del Vaticano come un atto diretto contro il Governo italiano; e che, conseguentemente, non avrebbe più assunto garanzia alcuna per la sicurezza della Sede Pontificia. Il "Berliner Lokal-Anzeiger" costata la contraddizione patente fra queste due notizie, e scrive che, se corrispondesse alla verità la prima notizia circa il contenuto della Nota pontificia, il Governo italiano non potrebbe sostenere il punto di vista suddetto. Infatti, una nota che condividesse il punto di vista dei leaders operai inglesi e che tenesse conto delle necessità di vita tedesche soltanto in un punto, ossia in quello della restituzione delle colonie germaniche, non sarebbe altro, in tutti gli altri rapporti, che una trascrizione di tutto il programma dei fini di guerra tracciato dall'Intesa per sé e per i suoi protetti. Il giornale dice di non poter, quindi, credere, per ora, che il Papa possa davvero nutrir la speranza di raggiungere la tanto agognata pace battendo una tal via, e dichiara di voler attendere finché non si abbia una pubblicazione esattissima della Nota in parola. Crede di poter prevedere la tattica che Inghilterra e Francia terranno davanti all'azione della Santa Sede. La stampa inglese non mancherà, dapprima, di rigettare gentilmente ma decisamente il tentativo di pace, calcolando che nel campo avversario si vada così rinforzando il desiderio che gli sforzi del Pontefice abbiano ad ottenere un successo pratico; ma finché non si conoscerà il testo integrale della Nota stessa, né si saprà esattamente
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quali sono state le forze che hanno indotto il Papa a questo tentativo di mediazione, sarebbe precipitato e malcauto prendere un contegno decisivo davanti all'azione di pace della Santa Sede. – Accanto a queste dichiarazioni piene di riserve, pubblica un articolo di un uomo politico che il giornale dice essere informatissimo della materia. Secondo questo articolo non sarebbe un mero caso che la manifestazione di pace sia stata diramata al mondo nel giorno dell'Assunzione, essendo questa una delle più grandi solennità della Chiesa cattolica ed avendo il Pontefice l'anno scorso, nel giorno medesimo, dichiarato la madre di Dio quale Regina di Pace. Il Pontefice è un diplomatico troppo fine e troppo intelligente per aver impreso un tal passo senza esser prima entrato in contatto con i due gruppi delle Potenze belligeranti. È falso ritenere che la deliberazione della maggioranza del Reichstag sia stata un preludio all'attuale azione del Papa; e che il Centro abbia rappresentato, per ispirazione del Vaticano, la parte di pioniere per l'opera di pace. Orbene: ciò è assolutamente escluso; e se oggi un certo rapporto esiste è questo: che la "risoluzione" del Reichstag ha creato un terreno sul quale poteva ben accedere il Santo Padre per la sua azione di pace. È persuasione del politico che sopra, che l'opera attuale del Papa conduca questa volta ad una conclusione. In un tempo non troppo remoto si sentirà parlare di negoziati e prima ancora del volger dell'anno la guerra sarà terminata.
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La "Vossische Zeitung" mette in luce, ammonendo, che proprio la "Reuter", in apparenza in tono d'informazione oggettiva, dà notizia che in Vaticano si è ottimisti sull'esito del passo del Papa e soddisfatti degli scandagli compiuti probabilmente prima in tutti gli Stati belligeranti. Se la "Reuter" vuol, con ciò, significare la possibilità che pure l'Inghilterra sia disposta a discutere la Nota del Papa, non si deve tuttavia trascurar di riflettere a quali condizioni vorrà farlo. Su tali condizioni, scrive il giornale, non lascia alcun dubbio la notizia del "Times" secondo la quale la formula "niente annessioni, niente indennità, libertà dei mari", viene respinta, sperandosi, così, di ottenere patti anche più favorevoli per l'Inghilterra.
Questi spunti di giudizi, pubblicati il 15 corrente, sono, come si vede, di giornali i quali temono che i punti della Nota del Papa per la pace, accennati dalle fonti intesiste, non siano tali da render giustizia alle esigenze tedesche.
Il 16 comparve innanzi tutto un notevole articolo di fondo della berlinese "Germania" nel quale si rammentano i tentativi per la pace già compiuti dal Papa e si conferma l'arrivo della Nota alla Wilhelmstrasse. Benedetto XV, dal principio della guerra, scrive la "Germania", col suo contegno, la sua opera di carità e i suoi sforzi per la pace si è acquistata tanta autorità nel consesso delle Potenze che nessun sovrano sembra meglio di lui adatto ad interporsi come mediatore. Mentre
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il Papa sin qui si è adoperato per la pace solamente come supremo pastore della Chiesa cattolica, l'odierno suo passo è il primo grande passo del Papa come sovrano neutrale. In ciò risiede l'importanza tutta speciale di esso, né si può pensare che il Papa abbia intrapresa la sua azione senza essersi prima messo in rapporto con i due gruppi di Potenze. Intorno al contenuto delle proposte della Nota, anche la "Germania" vuole attendere di manifestare il suo giudizio che il documento sia ufficialmente pubblicato. Essa crede che gli accenni dei giornali italiani, stando ai quali la pace dovrebbe restaurarsi per le vie del diritto e non con la forza delle armi; con la proclamazione della libertà dei mari, l'obbligatorietà di una procedura arbitrale; con la rinunzia al risarcimento dei danni, con lo sgombero e la reintegrazione del Belgio e la restituzione delle colonie tedesche, siano esatte. La "Germania" soggiunge, però, che in questa enumerazione manca il punto oltremodo importante del riavvicinamento economico dei popoli dopo la guerra. Tutto compreso i cenni della stampa italiana svelano più di una reminiscenza della "risoluzione" della maggioranza del Reichstag cui aderì pure il Cancelliere. Anche nella "risoluzione" si chiesero la libertà dei mari, la pace economica e la creazione di organizzazioni per la difesa del diritto internazionale e si respinsero forzati acquisti di territori come ogni violentamento politico, economico o finanziario. La "Germania" non crede di esagerare affermando che le proposte del Papa cadranno in gran parte, in Germania
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almeno, su terreno propizio. Né vale che giornali italiani ritengano che le questioni dell'Alsazia-Lorena e del Trentino costituiscano un punto principale del documento pontificio, giacché non può supporsi che la soluzione di tali questioni possa avverarsi altrimenti che in conformità del diritto delle nazionalità. Sui particolari si avrà tempo di manifestarsi allorquando il documento sarà integralmente noto. Ma sin d'ora può dirsi che il Papa si accinge a preparare per tutti gli amici della pace un terreno comune sul quale essi possono incontrarsi. Il Papa ridona al mondo nuova speranza di pace e il mondo non deve tralasciare di trasformarla in un serio tentativo di giungere allo scopo, giacché altrimenti si graverebbe della più terribile responsabilità dinanzi alla storia.
La "Vossische Zeitung" si riferisce a questo articolo della "Germania" e fa notare che, secondo gli accenni, che per ora si hanno sul contenuto della Nota, la base di diritto su cui dovrebbe fondarsi la pace, non è imparziale. La Nota, per quanto si sa del suo contenuto, parla sì della restituzione di territori europei, assegnando una importanza assai piccola a quelli situati nell'est, ma sembra tacere interamente dei territori fuori del continente europeo ad eccezione delle colonie tedesche. La "Vossische Zeitung" scrive di non aver trovato, nonostante le accurate ricerche fatte, nemmeno una parola sulla restituzione dei territori occupati dall'Inghilterra in Mesopotamia, nell'Arabia,
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nella Palestina meridionale e in Persia. Manca dunque ancora la prova che è stata trovata, così, una base di diritto generale e valevole in ugual misura per tutti. Costata infine che l'Intesa ha ritenuto superfluo, pur in una questione di significato mondiale, di usare, per cortesia verso il Papa, il riguardo diplomatico di non pubblicare la Nota prima che lo stesso Vaticano la rendesse di pubblica ragione. I giornali inglesi poterono, già il 15 agosto, riprodurre la Nota pontificia nel suo testo integrale, e furono quindi al [sic] caso di parlare della cosa con cognizione di causa, possedendo tutto il materiale necessario. È deplorevole – dice – che la stampa tedesca venga a trovarsi in grande svantaggio per la sua polemica. Sorprende moltissimo la disillusione dimostrata dai "Times" riguardo al contenuto della Nota sulla pace, perché non vi è davvero motivo alcuno. La sola circostanza che nella Nota si parla molto, è vero, della restituzione dei territori europei, specialmente di quelle occupati dalle Potenze centrali, ma punto della restituzione di quei territori fuori d'Europa occupati dall'Inghilterra, potrebbe essere ben adattata a soddisfare, in certo qual modo, i critici inglesi. Se poi la strana coincidenza degli avvenimenti, per la quale la manifestazione pontificia fu resa nota al mondo nel medesimo giorno in cui Lloyd George sferrò il suo assalto impetuoso contro la conferenza di Stoccolma, fu più che una causalità simbolica, la "Vossische Zeitung" non vuole approfondirlo. In ogni modo dichiara di volere esaminare con la massima cura e serenità la proposta di
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pace del Papa, quando questa sarà nota nel suo testo esatto, e di salutarla con gioia se aprirà le porte ad una possibilità di metter fine alla guerra a condizioni necessarie per lo sviluppo della nazione tedesca.
Ad eccezione dell'organo "Germania", i giornali sin qui citati non condividono il punto di vista di una pace d'accomodamento, ma sono d'opinione che soltanto una pace vittoriosa possa garantire la posizione mondiale della Germania e la pace della terra. A questi giornali appartiene la "Tägliche Rundschau", la cui posizione dinanzi all'azione di pace del Papa viene influenzata, oltre a ciò, anche dal fatto che essa è l'organo della "Lega evangelica". Il titolo che questo giornale dà al suo atteggiamento provvisorio è, sintomaticamente, questo: "La pace del Papa". La "Tägliche Rundschau" enumera anzitutto le condizioni espresse nella Nota secondo i comunicati dell'Intesa e si esprime intorno a varie circostanze accessorie. Trova sintomatico che la stampa dell'Intesa, sebbene rigetti per la maggior parte la Nota, non le faccia però un'accoglienza scortese; trova sintomatico che il Papa abbia rimesso la Nota alle Potenze dell'Intesa per mezzo dell'ambasciatore inglese a Roma, il quale avrebbe certamente ricusato di fare il "portalettere" se la Nota avesse contenuto proposte che troppo contrastassero col concetto inglese sulla fine della guerra mondiale. Ricorda, inoltre, il discorso tenuto da Giolitti in questi giorni, e dice non essere affatto cosa da meravigliare che il "Collegio Cardinalizio composto per la maggior parte di cardinali italiani",
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abbia approvato la lettera pontificia, come assicurano i giornali italiani. La "Tägliche Rundschau" si esprime, quindi, sulle condizioni esposte dal Papa e relative alle Potenze Centrali. Dice che la pace del Papa sulla base delle condizioni comunicate dalla stampa dell'Intesa sarebbe per le Potenze Centrali altrettanto rovinosa e, in molti rapporti, ancor più fatale della pace di Scheidemann o di Wilson. Soltanto una Germania battuta potrebbe dichiararsi pronta a discutere seriamente i suggerimenti che la Nota del Papa dà nei riguardi territoriali. La libertà dei mari prospettata sarebbe e rimarrebbe una pura frase finché la Germania non possedesse i mezzi per opporsi alla violazione di questa libertà. Consigliare il disarmo ad uno Stato che abbia una configurazione geografica come la Germania vorrebbe dire invitarlo a suicidarsi. Dopo essersi sfogata in questo tenore, la "Tägliche Rundschau" dichiara di volere attendere però il testo esatto prima di giudicarlo. Teme, comunque, che il tenore della Nota stessa corrisponda a quello comunicato dalla stampa dell'Intesa; e osserva che, se ciò fosse vero, il Papa avrebbe abbandonato l'alta torre dell'imparzialità quale paciere e sarebbe disceso nelle contese belliche qual aperto parteggiante dell'Intesa. Dice di non voler credere, è vero, che il Papa voglia, in questo momento, sostenere moralmente l'Intesa e gettare lo scompiglio in Germania; attende però la pubblicazione della lettera pontificia con una certa apprensione.
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Il commento della conservatrice "Kreuzzeitung" ha la medesima intonatura. Sembra – scrive questo giornale – di essere dinanzi ad un grave pericolo; il passaggio, cioè, ai negoziati di pace su una base su cui non potrà essere edificata giammai una pace in certo qual modo sopportabile per la Germania. La "Kreuzzeitung" spiega il contegno negativo della stampa avversaria dicendo che i Governi dell'Intesa hanno mantenuto apposta il più assoluto silenzio sulle loro intenzioni o hanno dato l'imbeccata alle relative stampe perché si esprimano nel modo che fanno. Infatti, se i Governi avversari hanno voglia davvero di seguire l'invito del Papa di entrare in negoziati di pace, non potrebbe essere che vantaggioso per essi destare sin da principio l'impressione far ciò di mala voglia e contrariamente alla pubblica opinione dei loro paesi. Con alla mano i comunicati italiani e quelli dell'"Agenzia Reuter" sulle condizioni esposte nella Nota, la "Kreuzzeitung" conclude che, tutto compreso, le cose si presenterebbero così: la Germania avrebbe non soltanto da sopportare le immani spese della guerra, ma dovrebbe pagare ancora indennizzi per il Belgio e per la Francia del nord; essa si vedrebbe privata di una gran parte della sua flotta mercantile e delle sue comunicazioni commerciali transoceaniche, per le quali non viene proposto compenso alcuno; non otterrebbe in Europa nemmeno un villaggio di più, ma dovrebbe restituire grandi territori alla Polonia e, eventualmente, anche l'Alsazia-Lorena. Se le cose dovessero risolversi così, l'Inghilterra avrebbe
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raggiunto i suoi principali intenti bellici: un Belgio indipendente, un'ampia esclusione della Germania dal traffico transoceanico, vantaggi territoriali a salvaguardia delle Indie. La "Kreuzzeitung" termina dicendo che, se veramente la Nota pontificia corrispondesse alle indicazioni date dalla stampa dell'Intesa, sarebbe assolutamente escluso che il Governo tedesco potesse entrare in negoziati di pace sulla base di tali proposte, e che esso non agirebbe secondo il volere della grande maggioranza dei cattolici tedeschi.
Anche la "Deutsche Tageszeitung", il giornale che difende l'idea della pace vittoriosa ed imposta colla forza, rigetta i punti principali della manifestazione vaticana, resi frattanto noti per mezzo di un comunicato ufficioso. La manifestazione trovasi, secondo l'opinione del giornale, nell'ambito del pensiero dei signori Erzberger e Scheidemann. Dice che la demolizione degli armamenti militari, la rinuncia a qualsiasi indennità, la restituzione di tutti i territori occupati, equivale alla demolizione dello stesso Impero germanico. Si riserva però di ritornare sulla Nota, e chiude questo suo primo commento cosi: "Nessuno in Germania dubita della buona volontà del Papa, ma i punti principali della Nota dimostrano che per l'Impero tedesco, se vuole rimanere indipendente e svilupparsi, non vi è assolutamente possibilità alcuna di entrare in negoziati coi nemici su una tale base o su una base che possa somigliare questa anche alla lontana. Questi punti principali della Nota pontificia sono tali che anche interpretandoli
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abilmente non vi si può trarre niente di buono per l'Impero tedesco, a meno che non si voglia coscientemente procedere ad un auto inganno."
Come si vede è, in generale, la cosiddetta stampa pangermanista quella che si accinge a fare una cattiva accoglienza alla Nota del Papa. Il contrario dicasi di quei giornali che hanno sempre difeso una pace d'accomodamento, e dietro i quali trovasi la grande maggioranza del popolo germanico; quella maggioranza che sostenne compatta la manifestazione di pace del 19 luglio al Reichstag. Sono questi la maggior parte dei giornali del Centro e una gran parte del partito liberale nazionale, nonché i giornali liberali e socialisti.
La "Kölnische Volkszeitung" che in fatto di politica estera è fortemente orientata verso i pangermanisti, confessa che la nuova manifestazione del Papa arriva in un momento in cui immensa è la nostalgia della pace in tutti i popoli della terra. Qualunque sia l'atteggiamento che i Governi dell'Intesa prenderanno davanti alla manifestazione del Papa, questa non mancherà di esercitare la sua profondissima impressione in tutto il genere umano. La "Kölnische Volkszeitung" spera che con questo atto del Santo Padre sia aperta la via alla riconciliazione dei popoli, malgrado gli enormi ostacoli che vi si oppongono. Dice di voler trattare delle proposte concrete del Santo Padre solo quando esse saranno note ai Tedeschi nel loro testo originale. Riferendosi
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poi a certi dubbi e apprensioni con i quali è stato accolto in certi circoli della Germania il passo della Santa Sede, il giornale in parola vorrebbe fare alcune osservazioni in quanto che questi dubbi sono di carattere generale o di principio. Dal giudizio di alcuni protestanti tedeschi traspare l'apprensione che il passo del Papa, se non dovesse incontrare l'approvazione delle Potenze Centrali, abbia a provocare un conflitto di coscienze fra i cattolici di questo paese e i non cattolici e i loro Governi. Quest'apprensione è enormemente esagerata, perché non si tratta qui di un atto dell'autorità ecclesiastica, ma di un atto politico che ha, invero, un significato ed una portata straordinari. La Nota è rivolta ai Governi e non al mondo cattolico. Facendo, poi, proposte concrete, si muove nel campo puramente politico. Se essa troverà qui approvazione e là rifiuto, sia presso protestanti sia presso cattolici, ciò non potrà menomamente compromettere l'autorità ecclesiastica del Papa.
L'organo nazionale liberale "Kölnische Zeitung" non ritiene opportuno respingere la proposta del Papa di entrare in negoziati in base al suo programma. Date le orribili devastazioni e distruzioni della guerra, nessuno può addossarsi la responsabilità di aver respinto una possibilità di metter fine alla guerra. Se questa possibilità potrà essere realizzata mediante negoziati e conseguente intesa fra belligeranti, lo vedremo quando le varie Potenze si saranno sedu-
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te al tavolino verde colla ferma intenzione di metter fine al conflitto. Nessun Governo cosciente dell'enorme responsabilità che lo investe, potrà sottrarsi al suo preciso dovere di appoggiare qualsiasi onesto tentativo di mediazione. Il Governo tedesco, fedele al contegno sin qui tenuto, batterà logicamente la via additatagli anche dal Papa. Il popolo germanico nutre, al pari del suo Governo, un sincero desiderio di pace, e questo desiderio ha il coraggio civile di confessare. Anche i popoli avversari anelano ardentemente che sia messa una fine a questo orribile spargimento di sangue, ma i loro Governi non solo non hanno voglia di metter termine al macello, ma hanno una indescrivibile paura del redde rationem. La proposta del Papa sarà una nuova prova da qual parte debba ricercarsi il sincero desiderio di pace, e, nel contempo, una prova che ci farà vedere se i popoli sono più oltre disposti a sopportare Governi i quali, mossi da ambizione e da brama di conquiste, vogliono gravarsi della responsabilità di rigettare anche il tentativo di quel Sovrano, la cui imparzialità sta al di sopra di qualsiasi dubbio.
Un secondo giornale liberale nazionale, il "Berliner Börsenzeitung", dice non esservi dubbio alcuno che il Papa, colla sua azione di pace, dovrà calcolare per lo meno sulla simpatia di singoli Stati belligeranti. In virtù del passo pontificio, la "risoluzione" di pace del Reichstag germanico e il conseguente atteggiamento preso dal Governo tedesco, vengono ad assumere nuovamente una grandissima importanza. Si richiama ad alcuni suoi
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passati accenni su certe circostanze, ed osserva di aver sempre considerato erronei i giudizi di quei tanti che ignari della vera situazione politica hanno presentato la deliberazione pacifista del Reichstag come una misura miope e, più o meno, senza significato. L'azione del Papa che trovasi adesso nel suo primo stadio, avrà effetto illuminante anche nei circoli politici tedeschi.
La liberale "Frankfurter Zeitung" saluta con grande calore l'azione di pace del Sommo Pontefice. Cita anzitutto, brevemente, tutto quanto Benedetto XV ha fatto sin qui per la pace, tutti i suoi sforzi e le sue invocazioni che hanno trovato orecchi sordi presso i Governi dell'Intesa. Dice che il Papa, oggi, al principio del quarto anno di guerra, ha tentato nuovamente di intercedere fra i due gruppi di Potenze in guerra per avviare i negoziati di pace. Passa quindi a trattare dei motivi che fanno del Pontefice la persona adatta più di qualsiasi altra per questo altissimo compito. Qual capo supremo di una immensa comunità religiosa che si estende a quasi tutti i popoli della terra, la conclusione della pace gli sta specialmente a cuore. Il terribile contrasto interno fra la guerra assassinatrice di popoli e le dottrine del Cristianesimo, e il fatto che i popoli belligeranti si chiamano cristiani, debbono angustiare non poco il cuore paterno del Sommo Pastore della Cristianità cattolica. Ma accanto alle dottrine della religione cristiana e alla grande compassione per l'umanità sofferente, anche altri punti di vista di carattere reale debbono aver influito in modo determinante
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sull'animo del Pontefice; punti di vista che hanno la loro base, in generale, nella posizione tutta speciale del Vaticano dinanzi ai popoli contendenti, e in particolare nelle sue condizioni politiche e di diritto. Questa posizione speciale porta però alla conclusione che il Papa abbia fatto il suo passo solo dopo un'accuratissima preparazione e con grandissima circospezione. Si deve supporre che egli si sia prima assicurato di non provocare ire in uno dei due gruppi, per non mettere in pericolo il suo tentativo. La "Frankfurter Zeitung" ritiene prematuro occuparsi particolareggiatamente dei comunicati italiani e di quelli dell'"Agenzia Reuter" che si contraddicono persino. Il punto di vista tedesco è stato reso essenzialmente noto mediante le dichiarazioni del Reichstag germanico e dei Governi alleati e si vedrà fino a qual punto le proposte del Papa abbiano tenuto conto di questo punto di vista, e da ciò dipenderà a sua volta qual contegno terrà la Germania dinanzi ad ogni singola proposta. Va da sé che la Germania favorirà con piacere qualsiasi onesto sforzo tendente ad ottenere la pace; e come tale la "Frankfurter Zeitung" considera il passo odierno del Papa. Ma è ancora troppo naturale che la Germania non accetterà ad occhi chiusi qualsiasi proposta di pace senza prima soppesarla scrupolosamente. Una pace conclusa su una base che non fosse un'umiliazione per nessuna delle due parti sarebbe certamente possibile dal punto di vista tedesco. Se le condizioni proposte dal Papa offriranno o no questa base, lo giudicheremo solo dopo aver letto il testo esatto della Nota. L'Intesa si va, adagio adagio, convin-
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cendo che la Germania non può essere vinta e tanto meno schiacciata. I suoi popoli hanno cominciato ad ascoltare con grande sfiducia le consolazioni menzognere su una vittoria completa e definitiva che non viene mai, ed a rivolgere invece lo sguardo sulla via che li possa far uscire dall'atroce bagno di sangue. Forse la proposta del Sommo Pontefice è davvero una via che può condurre dalla guerra alla pace. In questo caso né Lloyd George, né Poincaré, né Ribot potranno metterla semplicemente da parte. Qualunque cosa sia per fare l'Intesa la proposta di pace del Vaticano porterà seco, con tutta probabilità, un certo chiarimento dal quale potranno nascere possibilità che faranno approssimar la fine della guerra assai più di quello che non sembrerebbe stando agli inconsulti discorsi tenuti da ministri inglesi alcuni giorni fa.
Dei giornali liberali berlinesi citeremo anzitutto il "Berliner Tageblatt". Questo giornale dice che la parola "pace" ha un suono suadente e invitante nella bocca del Papa, la cui autorità quale mediatore di pace è indiscutibile. Il Sommo Pontefice si parte da una considerazione logicissima e che toccherà il cuore di tutti quanti i filantropi. Egli ha riconosciuto che è impossibile, in questa guerra, addivenire ad una decisione mediante la sola forza delle armi. Negli avvenimenti di ogni nuovo giorno egli vede la conferma che il pensiero su cui si basò la "risoluzione" della pace del Reichstag germanico è giusto; che l'annientamento militare delle Potenze Centrali è impossibile. Riconosce che una riluttanza naturale ed una suprema angoscia di paura rende
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impossibile ai capi dell'Intesa di risolversi a trarre le conseguenze da questo stato di fatto. Trema d'orrore al pensiero degli insensati sacrifici di sangue che debbono essere ancora compiuti sol perché l'Europa si è cacciata a capo fitto in questo vicolo cieco. Ritiene quindi venuto il momento psicologico di offrire la sua soccorrevole mano ai contendenti per trarli fuori dal mare di miseria in cui sono naufragati. Il "Berliner Tageblatt" crede che i Governi dell'Intesa, a differenza della loro stampa che si diletta a presentare il Papa come un agente austriaco, guarderanno assai probabilmente la via di Roma con occhi ben diversi di quelli con cui hanno guardato la via di Stoccolma. Se gli accenni fatti sin qui sulla Nota Vaticana sono giusti, sarebbe spiegabile una certa pieghevolezza dei Gabinetti dell'Intesa a lasciarsi avvicinare. Infatti, pur date tutte le simpatie che gli sforzi riconciliativi del Papa sembrano incontrare, bisognerebbe dirsi: un programma interpretato quale un tentativo di favorire le Potenze Centrali non è certamente il suo. Quello che egli ha detto sull'Alsazia-Lorena e sul Trentino, non è che una formula prestantesi alle più svariate interpretazioni. Ma non per questo si può muovere al Papa il benché minimo rimprovero. Chi vuol far l'intermediario con una certa probabilità di successo non può non tener conto dei pensieri che agitano entrambe le parti. Le proposte del Papa sul tribunale arbitrale e sul disarmo, sulla libertà dei mari e sulla preminenza del diritto sulla forza, hanno preparato un terreno sul quale tutte quante le
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Potenze belligeranti troveranno una parte essenziale delle loro pretese. La rinuncia agli indennizzi, proclamata dal Papa, sta in contraddizione col desiderio dell'Intesa che domanderebbe la reintegrazione. Data la mentalità dei potentati nei paesi dell'Intesa, non c'è da abbandonarsi in braccio a idee troppo ottimistiche; ma è da vedersi se questa gente avrà il coraggio di aggiungere all'errore commesso col rifiuto dei passaporti per Stoccolma l'errore ancor più grande di rispondere con un "no" secco ai seri sforzi del Santo Padre, e chiudere così una via praticabilissima per addivenire alla fine dell'orribile spargimento di sangue.
L'organo liberale "Berliner Morgenpost" scrive che la proposta del Papa potrebbe essere considerata dalla Germania come una base adattatissima per iniziare i negoziati di pace, imperocché essa combacia in quasi tutti i punti essenziali colla manifestazione di pace del Reichstag germanico. Una pace senza annessioni e senza contribuzioni; assicurazione della libertà del traffico in tutti i mari; assicurazione della pace economica dopo la guerra e creazione di organizzazioni internazionali di diritto: ecco i capisaldi su cui si è unita in un solo pensiero la grande maggioranza del Reichstag.
Con grandissima soddisfazione l'organo socialista "Vorwärts" saluta l'azione di pace del Papa. Esso riconosce che il Pontefice si è sforzato sinceramente, durante tutta la guerra, di fare tutto il suo possibile per addivenire alla riconciliazione dei popoli belligeranti; e quando vide che i suoi sforzi a questo riguardo
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non venivano coronati dal successo, si è impegnato per lenire, almeno, la dura sorte dei prigionieri. In un articolo del 17. 8. intitolato "Stoccolma e Roma" il "Vorwärts" si richiama alle recenti dichiarazioni del socialista francese Thomas, il quale tre anni e tre settimane fa, difendeva con entusiasmo l'intesa tedesco-francese, ma che oggi vede personificati nella causa della Francia tutti i diritti, e nella causa della Germania tutti i torti, e non vuol più sapere né d'intesa né di pace. Fa quindi un confronto coll'opera del Pontefice direttamente agli antipodi dell'opera di Thomas. "Roma – dice – si muove su una parallela con Stoccolma; non colla Stoccolma che vorrebbero i signori Henderson e Thomas, ma con quella che sta dinanzi ai compagni olandesi, scandinavi e russi: la Stoccolma della riconciliazione dei popoli e del lavoro pacifico." "Possiamo dirlo oggi – continua più avanti il "Vorwärts" – che il Capo supremo della Chiesa Cattolica sembra essersi avvicinato assai più al vero pensiero del socialismo internazionale che non il ministro socialista francese? Possiamo essere tanto ottimisti da attenderci che questa sgradevole lezione venga ben intesa? Fra Roma e Stoccolma vi è una gara; una gara che non è niente affatto necessario di presentare in cattivo senso come una delle solite gare di carattere affaristico. La Chiesa cattolica tenta, con una mossa politica ben immaginata e meglio ponderata, di continuare l'opera fino al compimento della medesima; quell'opera per la quale il socialismo si perde in mille difficoltà. Come il
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socialismo, così anche la Chiesa osa affrontare il pericolo dell'insuccesso, ben sapendo che una Potenza spirituale e intellettuale è lungi dal dirsi vinta, anche se dovesse momentaneamente cedere alla forza. Forse il Papa può ottenere qualcosa per la pace; certo è che egli otterrà moltissimo per la causa della Chiesa cattolica." – Il "Vorwärts" prosegue soppesando i possibili successi dell'azione del Papa nel campo del "clericalismo" e si domanda in qual modo si condurranno i clericali francesi, che durante la guerra si allearono con gli sciovinisti più scalmanati. Pure nel Centro germanico si sono manifestate correnti nazionalistiche contro cui solo negli ultimi tempi venne reagito energicamente. La Nota del Papa assicurerà quasi di certo il sopravvento della tendenza Erzberger. Quale atteggiamento prenderà il Protestantesimo di fronte alla Nota del Papa è pure dubbio. Il Protestantesimo, passando dall'Umanesimo cristiano al pangermanesimo più megalomane, ha in parte assunto forme assai pericolose. Per il "Vorwärts" la questione più importante è quale accoglienza faranno i Governi al passo del Papa. Esso opina se i Governi dell'Intesa considereranno l'agitazione per la pace come una cosa ad essi ostile, assai presto avranno che fare con molti nemici nel proprio paese: ai fautori di Stoccolma si uniranno i fautori di Roma. Ciò potrebbe indurli a cedere in tempo non lontano.
Noi abbiamo esposto così i giudizi provvisori dei più autorevoli giornali della Germania. Da essi risulta che i fautori della pace per via della forza
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i cosiddetti pangermanisti, muovono critiche più o meno gravi alla base, conosciuta per ora solo genericamente, su cui il Papa vorrebbe che le parti contendenti finissero per mettersi d'accordo. Tutti i giornali, invece, che sostennero sin qui la tendenza favorevole alla pace per via d'accordo, salutano il passo del Papa con parole calde di riconoscenza, affermando che la sua augusta persona è come nessun'altra adatta ad interporsi mediatrice. A questi giornali, per poter valutare il successo e l'effetto del passo in parola, manca, tuttavia, per il momento, l'essenziale: la conoscenza esatta del contenuto e del testo della Nota. Ma la pubblicazione è imminente. L'ufficiosa "Kölnische Zeitung" informa che la Nota sarà esaminata minutamente e accuratamente ed assicura che se mai sarà data dalla Germania una risposta questa concorderà con quella dei suoi alleati. L'importanza che si annette all'azione del Papa per la pace è confermata esteriormente dal fatto che la Giunta del bilancio del Reichstag è stata riconvocata il 21 corrente. Nelle discussioni della Giunta l'azione del Papa avrà certamente un gran posto.
Dal giudizio della stampa, pubblicato che sarà integralmente il testo della Nota, noi daremo senza indugio ragguaglio. Probabilmente i giornali pangermanisti sottoporranno in alcuni punti a revisione il loro apprezzamento. Ma anche se ciò non accadrà rimane incontrastabile il fatto che la stragrande maggioranza del popolo tedesco, come già la "risoluzione" del Reichstag del 29 luglio u. s., ha accolto con gioia il passo del
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Papa, sebbene per adesso non sia dato di prevedere quale risultato esso avrà. Giacché per la conclusione della pace sulla base dell'intesa si richiede anche la buona volontà della parte contraria.
17. 8. 1917
Empfohlene Zitierweise
[Erzberger, Matthias], La pubblica opinione in Germania in attesa del testo esatto della Nota Pontificia vom 17. August 1917, Anlage, in: 'Kritische Online-Edition der Nuntiaturberichte Eugenio Pacellis (1917-1929)', Dokument Nr. 7106, URL: www.pacelli-edition.de/Dokument/7106. Letzter Zugriff am: 28.11.2024.
Online seit 24.03.2010.