Dokument-Nr. 7904
Schimikowski, Julian an Pacelli, Eugenio
München, 11. Dezember 1920

Eccellenza Reverendissima,
Ho promesso, qualche tempo fa, di sottomettere all'Eccellenza Vostra, un rendiconto sullo stato religioso della Diocesi di Culm, la quale in seguito al trattato di Versailles è stata divisa in due parti; una più importante polacca, e l'altra meno estesa tedesca. Causa lavori scientifici urgenti non ho potuto, sino ad oggi, mettere in esecuzione il mio progetto; ma quanto succede attualmente in quella Diocesi mi dimostra la necessità di affrettare questo mio lavoro.
Il primo caso concerne l'espulsione del Preposto Capitolare (Domprobst) Dr. Franz Schroeter – del Canonico (Domkapitular) e sinora direttore del grande Seminario, Costantin Treder, e del (Justitiarius) del Capitolo del Duomo, Jul. Ottawa, i quali furono tutti privati del loro ufficio senza averne mai ricevuta ragione alcuna. Soltanto il Ministro polacco Kuchanski pubblica sul "Pielgrzym" giornale da lungo conosciuto per i suoi ignobili attacchi contro il Clero tedesco, la decisione: che Monsignor Vescovo Dr. Rosentreter con i tre sunnominati capitolari e altri cinque Sacerdoti tedeschi della Diocesi si sono occupati di germanizzazione e che perciò si debba procedere contro di essi. Dunque anche il Vescovo della Diocesi dovrebbe essere espulso il più presto possibile.
L'ingiustizia di codesta accusa si può rilevare dall'esempio del Canonico Treder:
Egli è nato 1854 nella Diocesi di Culm che prima era interamente Prussiana. Più tardi all'età di già 41 anno egli rinunziò al posto di giudice prussiano e si mise a studiare teologia nella Diocesi
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Bavarese di Eichstaett. Dopo la sua escardinazione dalla Diocesi nativa di Culm in cui egli ebbe raramente domicilio, fu incardinato in quella di Coeln. Dopo breve applicazione in cura d'anime gli venne affidata l'importante direzione del grande seminario di Koeln, che condusse per 14 anni. A sua insaputa e per accordo preso dai due Eccellentissimi Vescovi di Culm e di Coeln gli venne affidata la direzione del grande seminario di Culm, al quale da molto tempo è annesso un canonicato, visto che tale posto di direttore non è sufficientemente dotato.
Già allora cominciarono nei circoli polacchi i malumori contro di lui, perché con quella nomina essi videro messi da parte i loro candidati nazionali. Per mezzo di una critica continua e maligna essi biasimarono i suoi sistemi educativi, aizzarono i studenti di teologia contro il loro direttore nel tempo delle vacanze servendosi di certi mezzi, senza indietreggiare neppure dinnanzi alle accuse personalmente le più volgari. Il direttore Treder si è sempre tenuto lontano da ogni questione politica, a che gli mancava in se l'occasione giacché il suo tempo libero era tutto dedito alla amministrazione giuridica della Diocesi. Nel grande seminario, egli per principio ha sempre cercato di eliminare ogni tendenza nazionalistica e ha soltanto cercato di mettere in rilievo la parte puramente ecclesiastica e Cattolica del Sacerdozio. Di ciò sono io testimonio che fui allievo di lui e che mi condusse alla Ordinazione. Malgrado ciò, senza riguardo ai suoi 66 anni gli si nega il diritto di Patria e lo si impedisce, violando le leggi canoniche, di obbedire al suo dovere di residenza. Quale ne è la vera ragione?
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I polacchi, che da circa 30 anni si sono liberati dalla direzione conservativa della nobiltà, si trovano da allora in poi assolutamente abbandonati all'influenza dei massoni di Galizia. Questi, per tema di irritare il popolo ancora di sentimenti religiosi, hanno cercato di assicurarsi la collaborazione dei sacerdoti polacchi che furono facilmente guadagnati, per poca conoscenza di mondo nel loro isolamento e sotto la parola magica di "causa nazionale". – Nel loro timore di fronte al Centro Cattolico (Centrum) i conduttori polacchi socialisti hanno battezzato i cattolici tedeschi e particolarmente il Centrum collo sprezzante nome di "Hakatisten". Anche un democratico sociale di pura stampa è sempre preferito ad un membro del partito del Centrum. I protestanti constatano ciò dicendo che essi come protestanti possono trovarsi bene in Polonia ma guai se fossero cattolici! I polacchi sono persuasi che i Cattolici tedeschi loro portano odio per odio. La ragione fondamentale dell'allontanamento dei Canonici è apparentemente basato sul desiderio di comporre con ogni mezzo ed al più presto possibile il Capitolo del Duomo di Sacerdoti polacchi. Essi tentano perciò di polonizzare in ogni modo la parte assai importante di popolazione tedesca. La vera ragione per la quale succedono codeste usurpazioni ed inaudite ingerenze violenti nei diritti giuridici del Vescovo non è altro che una ragione politica; cioè il desiderio di mantenersi ad ogni costo in un paese che loro fu impartito in seguito ad una pace ad essi favorevole, in paese che essi pretendono essere stato sempre polacco o che almeno dopo il fatto compiuto tentano di far apparire come tale!
Il mezzo che adoperano per arrivare al loro
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scopo consiste in una prepotente mancanza di riguardo ai sacri diritti di cura d'anima dovuta ai cattolici Tedeschi. Questi non trovano nella "Neo Polonia" sufficiente aiuto di prediche per essi e nessuna possibilità di istruzione religiosa per i loro figli. I modi ruvidi e prepotenti adoperati dai polacchi uniti alla loro assoluta noncuranza delle aspirazioni religiose altrui, ha ridotto (a quanto narra un bravo sacerdote, il Vicario Hannemann) molti cattolici tedeschi ad avvicinarsi ai protestanti non solo, ma a decidersi alla defezione della Religione Cattolica dei padri loro. Da quanto rilevo da vari esempi risulta che molti candidati al Sacerdozio si rifiutano a fare i loro studi nella Diocesi di Culm terrorizzata dai Polacchi, domandano "l'Exeat" o rinunciano alla loro vocazione.
II A Danzig, territorio composto di 3/5 di cattolici, l'antipatia dei tedeschi per i polacchi si riserva sul Cattolicismo stesso come tale: Visto che i polacchi abbisognano il porto di Danzig essi vogliono polonizzare la città e credono di ottenerla più facilmente polonizzando anzitutto i comuni cattolici tedeschi. I protestanti se ne accorgono e così la distanza di loro dalla vera fede diventa sempre più insuperabile. Ma di ciò i polacchi non si curano.
Essi chiedono all'Ordinariato la fondazione di funzioni religiose polacche in tutte le parrocchie di Danzig ed insultano il Vescovo il quale non può accontentarli, se non fosse che per mancanza di sacerdoti; senza contare che in seguito all'ultimo censimento Danzig non contiene che il 7 % di abitanti polacchi. Gli agitatori invece affermano che la parrocchia
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di St. Brigida ne contiene 60 %; quella di S. Francesco sia tutta polacca ed il sobborgo di Neufahrwasser sia per la più gran parte polacca.
La tensione tra cattolici polacchi e tedeschi trova il suo contrapposto in un comportamento corrispondente del clero polacco e tedesco, il che fa brutta impressione. Prima della votazione nel Weichselgau (compartimento della Vistola) si videro sacerdoti agitatori polacchi intenti a guadagnare il popolo per la loro causa. A Marienwerder cinque o sei sacerdoti polacchi fecero lo stesso. Si dice che il Vicario v. Wiecki della cappella reale di Danzig abbia tentato di attirare nel suo circolo polacco per domestici, i membri di un altro circolo domestici.
Il capo movimento politico di Danzig è il Vicario Wojewoda soltanto trentenne e sacerdote da 7 anni. Nello scopo di diffondere simpatie polacche egli dà rappresentazioni con proiezioni luminose e ne intasca il provento. Si capirà che con tutto ciò gli rimanga poco tempo per il lavoro sacerdotale. Egli dichiara non avere inclinazione per la cura d'anime. (1) (Testimonio il Canonico Treder).
In vista della situazione così dolorosa per la vita religiosa nello Stato libero di Danzig, la maggior parte dei cattolici tedeschi desidera l'incardinamento alla Diocesi vicino di Ermland (come da unito foglio verde).
I tedeschi assicurano che nella parte rimasta tedesca della Diocesi si trovano ancora numerosi e ben qualificati conduttori i quali potrebbero sotto alla ben conosciuta e seria direzione ecclesiastica nell'Ermland occupare posti
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distinti, opponendo così un forte argine a tutto il triste lavoro dei liberi pensatori polacchi.
Pur troppo bisogna rilevare che gli insegnanti della Galizia hanno votato in maggior parte per la scuola libera senza insegnamento religioso. Il fatto che lo Stato libero di Danzig si congiunge direttamente alla Diocesi Ermland e che varie parrocchie dello Stato libero già le appartengono potrebbe essere riguardato come una buona ragione per l'unione dello Stato di Danzig alla Diocesi di Ermland.
Vi è un piccolo numero di uomini assai valenti di origine essenzialmente tedesca che abitano la così detta "Koschneiderei" provincia anche unita alla Polonia.
Costoro temono che i loro connazionali tedeschi potrebbero trovarsi in totale balia alla malavoglia polacca nel caso ove lo Stato libero di Danzig venisse unito alla Diocesi di Ermland. In ciò però si sbagliano. Ai polacchi poco importa che la Koschneiderei abbia abitanti tedeschi o polacchi. Essi vogliono soprattutto che Danzig sia polacca perché ne vogliono il porto e credono poter arrivare più facilmente al loro scopo per mezzo della Chiesa.
È lecito abusare in tal modo della Chiesa? Quale esempio delle ingerenze politiche che il governo polacco si permette di commettere nei poteri giuridici del Vescovo sarà bene riportare l'attenzione sugli stralci di giornali qui uniti che fra l'altro dicono:
1°) I polacchi tolsero al Professore d'Apologetica e di Morale, in Canonico della Cattedrale (Domkapitular) Dr. Johannes
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Behrendt, il 1° ottobre 1920 la facoltà d'insegnamento senza chiederne prima autorizzazione al Vescovo. Anzi egli non ne fu neanche reso consapevole. Il rettore del grande seminario (Priesterseminar) venne semplicemente incaricato di trasmettere la partecipazione. Per allontanare più efficacemente il prof. tedesco già settantenne gli venne tolto lo stipendio.
2°) Il governo polacco senza interpellare il Vescovo diede direttamente ordini e disposizioni all'attuale Reggente o direttore polacco. Non è noto se egli si sia rifiutato a quegli ordini come sarebbe stato il suo dovere.
3°) Il governo polacco ha eseguito una visita governativa al grande seminario coll'aiuto di un certo Noresz Kiewicz (già sopranazionalista prussiano, ora manutengolo spirituale del governo polacco per l'esecuzione di misure da esso prese e che tanto sono contrarie ai diritti della Chiesa) senza chiederne il permesso al Vescovo e senza informarnelo.
Riguardo a ciò che ha tratto alle ordinanze liturgiche, si permette attualmente nei centri polacchi, tutto quanto sia di carattere politico nazionale.
In vista di ciò si canta l'inno nazionale polacco "Iddio protegga la Polonia" (Gott schütze Polen) sovente anche prima dell'esposizione del S. S. anche invece del Salutaris Hostia. Si cantano nelle Chiese e persino nella Cattedrale Vescovile dei versi offensivi e denigranti contro i tedeschi e ciò anche durante il Santo Sacrifizio della Messa (relazione del Canonico Treder).
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Impossibile piazzare grande fiducia nella fedeltà dei Polacchi verso la S. Chiesa, giacché, ora si sa, per mezzo della stampa e di lettere private autentiche che essi non adempiono i loro doveri di cattolici. Paderewski e Pilsudski sono massoni.
È tempo che venga strappato il velo ipocrita col quale i polacchi sanno coprire le loro mene anticlericali. Essi si fanno gloria della benevolenza e dell'interessamento efficace che la Santa Sede loro accorda mentre non ottengono che disprezzo da tutti coloro che li conoscono realmente.
Tutto ciò è però ben atto a fare grave torto alla Religione Cattolica ed a danneggiare seriamente l'autorità della Santa Sede.
L'informare la Santa Sede sulla realtà di quanto succede in quel paese è quindi dovere cattolico e questo è lo scopo del "pro memoria" che io sottometto all'Eccellenza Vostra Reverendissima con profondo ossequio e somma riverenza.
Julian Schimikowski,
Presbyter Diocesis Culmensis, studiorum causa in Universitate Monancensi.
P. S. – In questo momento ricevo lettera dell'attuale rettore polacco del grande seminario [Dominik], il quale mi partecipa con vero suo dispiacere che il Dr. Pauske professore assai distinto di Storia e di Diritto Giuridico a l'età di 56 anni rinuncia al suo ufficio per cercare di procurarsi in Germania nuovamente un modo di esistenza. Come potrà la Polonia trovare tanti nuovi Professori giacché essi sono già scarsi nella Archidiocesi di Gnesen-Posen!
L'educazione del Clero polacco è perciò in gran pericolo!
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(1) Il suo Parroco sa tutto, ma non osa darne relazione per timore della rappresaglia polacca.
Empfohlene Zitierweise
Schimikowski, Julian an Pacelli, Eugenio vom 11. Dezember 1920, Anlage, in: 'Kritische Online-Edition der Nuntiaturberichte Eugenio Pacellis (1917-1929)', Dokument Nr. 7904, URL: www.pacelli-edition.de/Dokument/7904. Letzter Zugriff am: 28.03.2024.
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