Dokument-Nr. 8153

[Erzberger, Matthias]: L'Imperatore Gugliemo II e la pace, 23. September 1917

"Dal giorno della mia ascensione al trono ho molto riflettuto, e son giunto alla conclusione che nella posizione che occupo, è meglio far del bene agli uomini piuttosto che incuter loro paura."
Parole dell'Imperatore Guglielmo II a Jules Simon, nel 1890.
L'Imperatore Guglielmo II e la pace.
I. Gli sforzi dell'Imperatore per mantenere la pace.
II. L'Imperatore e l'idea dell'Unione degli Stati europei.
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I. Gli sforzi dell'Imperatore per mantenere la pace.
L'Imperatore Guglielmo II ascese al trono in un tempo in cui l'orizzonte era offuscato da grandi nuvole nere e minacciose. Fu l'anno 1888. Al principio del quale sembrava che la Germania si trovasse dinanzi allo scoppio imminente di una guerra che essa avrebbe dovuto condurre su due fronti opposte: contro la Russia e contro la Francia. Lo Zar Alessandro III. trovavasi completamente sotto l'influsso dei panslavisti, e questi, alla loro volta, andavano d'accordo coi nazionalisti e i boulangisti francesi che esercitavano ogni sorta di pressioni per indurre ad una guerra contro la Germania. Il tono dei giornali russi e francesi diveniva sempre più spavaldo. Il 3 febbraio fu notificato al mondo politico il trattato d'alleanza tedesco-austriaco, il quale risultò altro non essere che un trattato difensivo. Si riconobbe ancora che tanto da parte austriaca quanto da parte tedesca era ben lungi l'intenzione di attaccare qualsivoglia Stato. Il 6 febbraio al Reichstag germanico il principe di Bismarck tenne sulla situazione politica un discorso atteso con grandissima attenzione da tutto il mondo. In questo suo discorso l'esimio statista presentò il contegno minaccioso della Russia come un broncio passeggero e disse che persino il concentramento di truppe russe alla frontiera orientale tedesca non mirava affatto ad un assalto contro la Germania. Rimarcò, inoltre, il grande amore
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di pace del popolo tedesco, – amore sincero perché basato principalmente sul timor di Dio, – ma anche la risolutezza della Germania, quando fosse stato necessario, di condurre anche una guerra su due fronti per la difesa dei suoi beni più sacri.
In quel tempo regnava ancora Guglielmo I. Quattro settimane dopo il discorso di Bismarck Guglielmo I morì, e il principe ereditario Federico Guglielmo, benché infermo, salì al trono per decedere a sua volta il 15 giugno dello stesso anno. Gli successe il principe Guglielmo che prese il nome di Imperatore Guglielmo II., e che iniziò il suo regno in un tempo politicamente procelloso.
Durante il regno dell'Imperatore Federico III Francia e Russia erano rimaste, si può dire, pronte col fucile al piede; ma salito al trono il giovane sovrano, sembrò venuto il tempo per riprendere gli attacchi nascosti ed aperti contro l'Impero germanico. L'Imperatore Guglielmo II volle allora manifestare a tutto il mondo apertamente il suo amore per la pace, e mostrare che egli era soprattutto un Imperatore pacifista.
Già da principe, il giovane Guglielmo si vide costretto, due giorni dopo il discorso di Bismarck, ad opporsi alle voci circolanti all'estero che riguardavano la sua persona e parlavano del suo speciale amore per l'esercito. L'8 febbraio rispose ad un brindisi del prefetto von Achenbach, durante il banchetto della Dieta provinciale di Brandenburg, con un discorso che terminò con queste parole:
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"Nelle mie cavalcate attraverso la marea di Brandenburg durante le manovre, le campagne fiorenti ed i centri operosi mi hanno persuaso dove debba ricercarsi il vero fondamento del benessere popolare e del lavoro fruttuoso. So benissimo che il gran pubblico e specialmente l'estero mi imputa sconsiderati pensieri di guerra: Dio mi guardi da tali delittuose leggerezze! Io respingo sdegnato certe accuse!"
Salito al trono, l'Imperatore Guglielmo II si rivolse al suo popolo con un editto, il cui passo più saliente dice:
"Chiamato al trono dei miei padri, ho assunto l'altissimo ufficio cogli occhi rivolti al Re dei re e promesso a Dio di essere per il mio popolo, – seguendo l'esempio dei miei padri, – un principe giusto e mite; di praticare la religione e il timor di Dio; di protegger la pace; di promuovere il benessere del paese; di esser di aiuto ai poveri ed agli oppressi; e del diritto un fedele tutore."
Quello che l'Imperatore Guglielmo II aveva proclamato con questo suo editto, lo ripeté più ampliamente nel discorso della corona tenuto il 25 giugno 1888 davanti al Reichstag: nel quale discorso si espresse nei termini
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seguenti nei riguardi della sua politica estera:
"Nella politica estera io son deciso per quanto sta nelle mie forze, di mantenere la pace con ognuno. Il mio amore per l'esercito tedesco e la mia posizione relativamente a questo, non mi indurranno giammai in tentazione di pregiudicare al paese i benefici della pace, se la guerra non diviene per noi una necessità impostaci da un attacco contro l'Impero o contro i suoi alleati. Il nostro esercito deve assicurarci la pace; e se questa verrà tuttavia rotta, deve essere in grado di riottenerla combattendo con onore. È ben lungi da me il pensiero di approfittare della sua forza per guerre offensive. La Germania non ha bisogno né di nuova gloria bellica né di conquiste, dal momento che si è assicurata definitivamente col valore delle armi il diritto di esistere quale nazione unita e indipendente.
La nostra alleanza difensiva coll'Austria-Ungheria è nota a tutti: io la osservo con fedeltà germanica, poiché scorgo in essa una base dell'equilibrio europeo, nonché un'eredità della storia tedesca. Il suo contenuto è approvato oggi dalla stragrande opinione pubblica della Germania, e
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corrispondente al tradizionale diritto internazionale europeo la cui validità rimase indiscussa fino al 1866.
Identici rapporti storici e identici bisogni nazionali del tempo presente ci uniscono all'Italia. Entrambi i paesi vogliono godere delle benedizioni della pace per potersi dedicare con tutta calma al consolidamento della loro unità recentemente raggiunta, al perfezionamento delle loro istituzioni nazionali e al progresso del benessere sociale.
I nostri accordi coll'Austria-Ungheria e coll'Italia mi concedono, con mia soddisfazione, la cura sollecita della mia amicizia personale coll'Imperatore di Russia e delle relazioni pacifiche esistenti ormai da più di cent'anni col finitimo Impero russo, e corrispondenti tanto ai suoi propri sentimenti come agli interessi della Germania.
Nella cura coscienziosa della pace mi metto volontariamente a servizio della Patria, allo stesso modo con cui mi dedico al nostro esercito, e mi rallegro dei rapporti tradizionali colle Potenze straniere i quali facilitano la mia tendenza in questo senso.
Confidando in Dio e nella forza del nostro
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popolo, spero fermamente che ci sia possibile per un tempo lunghissimo di conservare con un pacifico lavoro ciò che è stato guadagnato colla lotta sotto la guida dei miei due predecessori al trono."
In queste parole dell'Imperatore è tracciato apertamente il corso della sua politica pacifica. Ma egli si sforzò oltre a ciò, e quando gli fu possibile di fare quei passi personali reputati da lui necessari per toglier di mezzo qualsiasi malinteso e mantenere la pace mondiale. I viaggi all'estero cominciati subito dopo la sua assunzione al trono ebbero tutti questo scopo: essi non furono che una grandiosa manifestazione di pace, accentuata dal fatto che egli fece, per il primo, una visita all'Imperatore di Russia per metterlo personalmente al corrente del suo grande amore per la pace. La visita di Guglielmo II allo Zar durò dal 14 al 24 luglio, e il modo con cui l'Imperatore tedesco prese occasione di operare per la pace fece una grande impressione su Alessandro III e destò in lui grandi simpatie per il giovane sovrano. L'Imperatore Guglielmo poteva essere contento della sua visita in Russia, poiché essa aveva servito a diradare, almeno più tardi, le nuvole scure e procellose dell'orizzonte politico.
Ritornando da Kronstadt Guglielmo II si recò a Stoccolma e a Copenhagen per confermare personalmente ai regnanti di quei paesi il suo desiderio di mantenere e rinnovare i buoni rapporti. L'Imperatore visitò, quindi, i principi confederati tedeschi e si recò poscia a Vienna
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e a Roma.
Con soddisfazione l'Imperatore poté dichiarare alla fine di questi viaggi che secondo la sua ferma persuasione la pace era assicurata per un lungo tempo. Ciò nonostante la situazione politica non si poteva dire completamente serena nel 1889. Indubbiamente gli sforzi dell'Imperatore tedesco avevano indotto gli avversari della Germania a tenere per lo meno un contegno d'attesa, per non determinare visibilmente colla forza il momento delle ostilità. Materia di conflitto la davano i Balcani, ove l'Imperatore di Russia intendeva consolidare la sua signoria, in contrapposto all'Austria-Ungheria che non avrebbe potuto tollerare un ulteriore dilagamento dell'influsso moscovita nei Balcani per la minaccia che gliene veniva. Guglielmo II continuò le sue manifestazioni di pace con un viaggio in Inghilterra. Colà godeva simpatie essendo il nipote della venerata regina Vittoria. Le eccellenti relazioni che passavano fra le due parti, si esplicarono in nomine reciproche. L'Imperatore Guglielmo fu creato ammiraglio ad onorem della flotta inglese, ed egli, a sua volta, nominò la regina Vittoria capo del primo reggimento dei dragoni della Guardia, e il duca di Cambridge capo del 28esimo reggimento di fanteria. Tutti gli onori che l'Imperatore Guglielmo tributò alla sua nonna, la regina Vittoria, durante il suo soggiorno in Inghilterra, ossia dal 1 al 7 agosto, furono considerate da tutto il popolo inglese come attenzioni speciali rivolte al paese, e come espressione del lodevole desiderio
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dell'Imperatore germanico di annodare ancor più strettamente le relazioni amichevoli fra la Germania e l'Inghilterra e servire in tal modo al mantenimento della pace mondiale. Il 5 agosto l'Imperatore prese parte ad una regata e rispose al brindisi fattogli dal principe di Wales con queste parole:
"Io pregio altamente il grande onore fattomi da Sua Maestà la Regina col nominarmi ammiraglio della flotta inglese. Sono lietissimo di avere assistito alla rivista della flotta che considero come la più bella del mondo. La Germania possiede un'armata corrispondente ai suoi bisogni; e se pure la nazione britannica dispone di una flotta corrispondente ai suoi bisogni tutto ciò viene considerato dall'Europa in generale come un importantissimo fattore per il mantenimento della pace."
Ritornato a Berlino ricevette la visita dell'Imperatore d'Austria e approfittò di quest'occasione per accentuare le intenzioni di pace della Triplice Alleanza, tenendo il 13 agosto 1889 un discorso di circostanza dal quale togliamo il seguente passo:
"Col cuore commosso dalla gioia do il benvenuto a Vostra Maestà nella mia residenza e nella dimora nella quale il mio defunto nonno La salutò l'ultima volta. Il festoso ricevimento del mio popolo avrà detto a Vostra Maestà quanto vivo e
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caldo sia il sentimento d'amicizia che esiste ormai da secoli fra i due Imperi. Il mio popolo ed il mio esercito osservano fedelmente e saldamente l'alleanza fra noi conclusa, e quest'ultimo sa bene che per mantenere la pace ai nostri paesi deve rispondere anche per la valorosa armata austro-ungarica, e, se sarà volere divino, combattere fianco a fianco con essa."
Dall'11 al 13 ottobre 1889 ebbe luogo a Berlino la restituzione della visita dello Zar. L'Imperatore Guglielmo non tralasciò nessuna occasione per assicurare l'ospite del suo amore di pace e della sua amicizia verso la Russia. Durante il pranzo di gala nella sala bianca, l'Imperatore di Germania pronunciò, fra l'altro, queste parole (11 ottobre):
"Io bevo alla salute del mio venerato amico, Sua Maestà l'Imperatore di Russia, e in nome della amicizia che da più di cent ' anni passa fra le nostre Case; amicizia che io sono determinato a curare come eredità raccolta dai miei antenati."
Strano caso: lo Zar rispose in lingua francese, e solo nell'occasione di un susseguente brindisi tenuto dall'Imperatore Guglielmo si decise a rispondere in lingua tedesca.
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Il 18 ottobre la coppia imperiale iniziò un grande viaggio verso l'oriente, che li condusse anzitutto ad Atene, quindi a Costantinopoli, dove giunsero il 2 novembre. Lo splendido ricevimento da parte del Sultano e la cordialità che animò le relazioni fra i due monarchi, provò che l'Imperatore Guglielmo contava fra i suoi amici anche il Sultano, e che questi avrebbe contribuito per il mantenimento della pace mondiale. Così l'anno 1889 si chiuse per le prospettive di pace ancor più favorevolmente dell'anno precedente. Ben a ragione l'Imperatore Guglielmo poté dire:
"Io credo sempre che mi sia riuscito, coll'aiuto di Dio, di mantenere la pace per una lunga fila di anni."
Si cominciò allora a parlare dappertutto all'estero del sincero amore per la pace che animava Guglielmo II, ritenuto erroneamente da principio uno spirito battagliero; e l'Imperatore colse ogni occasione perché la verità sulle sue intenzioni si facesse strada e trionfasse. Caratteristico per il modo come questo avvenne, è il brindisi che l'Imperatore tenne il 10 agosto 1890 durante il banchetto tenuto in occasione della consegna dell'isola di Helgoland da parte dell'Inghilterra alla Germania:
"La bella isola è passata in mio possesso senza lotta, senza che fosse necessaria una sola lacrima. I moltissimi dispacci ricevuti stamani dalla madre patria, testimoniano
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la contentezza per il nuovo acquisto. Io voglio ricordare qui soprattutto il modo come l'isola di Helgoland è stata riguadagnata. Sono superbo di poter dire che ciò è stato possibile in via pacifica. Noi abbiano fatto acquisto dell'isola in seguito a contratto e grazie alla libera volontà del Governo e degli organi legislativi di un paese della stessa stirpe. Mi sta quindi a cuore di levare il calice e di bevere alla salute dell'augusta Donna alla quale noi dobbiamo che l'isola sia ritornata tedesca. Essa regge il suo paese con alta saggezza mirando, col suo acuto sguardo, lontano, e tenendo a vivere in amicizia con me e con il mio popolo."
Il 17 agosto 1890 l'Imperatore Guglielmo fece una seconda visita allo Zar di Russia. La presenza del ministro e dell'ambasciatore in questo abboccamento che si prolungò fino al 23 d'agosto, rivelò l'importanza del medesimo. Il fatto che non mancarono in Germania voci nella stampa che dissero superflua questa seconda visita dell'Imperatore in Russia e affermarono persino non aver l'Imperatore incontrato colà l'arrendevolezza dovuta alla sua gentilezza, dinota che Guglielmo II faceva, se del caso, anche passi contro una parte della pubblica opinione, pur di servire alla causa della pace. Il 1 o  ottobre 1890 l'Imperatore Guglielmo visitò a Vienna il suo alleato; il 1 o  luglio 1891 la regina d'Olanda, nella quale
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occasione la stampa olandese non mancò di parlare in modo benevolente dell'amore per la pace dell'Imperatore e delle sue intenzioni pacifiste.
Nel luglio del 1891 si era compiuto quell'importantissimo avvenimento politico preparato da lungo tempo dalla Francia ed atteso da qualche anno non senza timore dalla Germania: lo strano avvicinamento fra la Francia e la Russia. Il 28 di luglio lo Zar, in un brindisi tenuto in occasione della presenza di una squadra francese a Kronstadt, accennò, calcando le parole, alle relazioni amichevoli che passavano tra la Francia e la Russia. Questa amicizia russa, comprata finalmente dalla Francia non senza grandi sacrifici di danaro per un prestito russo, avrebbe scosso assai probabilmente in tutta l'Europa le speranze di pace, se alle premure dell'Imperatore tedesco non fosse riuscito di spuntare, in certo qual modo, già in precedenza, il successo francese. La Francia pensava già allora di riconquistare l'Alsazia-Lorena facendosi prestar man forte dai Russi. Ma gli sforzi dell'Imperatore germanico per mantenere la pace mondiale, riuscirono a frustrare, per allora, l'alleanza franco-russa. Il 7 giugno 1892 lo Zar, accompagnato dal principe ereditario, passò da Kiel, ed ebbe qui un convegno con Guglielmo II, la cui importanza e il cui significato per la durata della pace generale fu riconosciuto persino dalla stampa moscovita.
L'anno 1893 non portò cambiamento alcuno nell'aggruppamento politico dell'Europa. Tutti erano [ohne Seitenzahl <46bis>r] ormai convintissimi che giammai sarebbe stata scatenata una guerra da parte della Germania e del suo Imperatore. Guglielmo II veniva non solo considerato come il mantenitore, sebbene come il promotore del pensiero di pace. Nel 1893 il Granduca ereditario russo, – l'oggi detronizzato Zar Nicola II, – venne a Berlino nell'occasione degli sponsali della principessa Margareta col principe Federico Carlo di Assia, e si ebbe onori e distinzioni speciali dall'Imperatore Guglielmo. Il 17 aprile la coppia imperiale tedesca si recò a Roma per partecipare alle nozze d'argento dei sovrani d'Italia; e al ritorno l'Imperatore, fece, dietro invito del presidente della Federazione Svizzera, una visita a Lucerna. Questa visita divenne un vero e proprio successo personale dell'Imperatore nella Svizzera. Lo stesso presidente della Confederazione Svizzera, nel suo discorso di benvenuto, rimarcò in modo speciale l'amore della pace dell'Imperatore tedesco dicendo: "Tutta quanta la Svizzera si rallegra di questa giornata memorabile. Essa vede nell'incontro una conferma delle eccellenti relazioni che passano fra il grande Impero tedesco e la Confederazione. Sempre pronto a difendere con tutta la sua energia la sua indipendenza e la sua libertà, il popolo svizzero segue con immenso interesse gli sforzi e le manifestazioni tendenti a mantenere alle nazioni l'incalcolabile benefizio della pace il cui potente difensore e protettore le autorità della Confederazione salutano nella Maestà Vostra."
Nell'anno 1894 si ebbe una decisione importan-[ ohne Seitenzahl <46bis>v]tissima a favore della pace. Il 16 marzo il Reichstag germanico approvò l'accordo commerciale colla Russia; accordo che doveva migliorare moltissimo i rapporti passanti fra Germania e Russia, ciò che attendevasi specialmente dopo il 1 o  di novembre, epoca in cui Nicola II salì al trono di Russia.
Nel 1895 Guglielmo II approfittò dell'apertura del Canale che va dal Mar del Nord al Mar Baltico, per una grandiosa manifestazione di pace da cui non poté astenersi nemmeno la Francia, e nella quale l'Imperatore parlò più volte nell'interesse della pace mondiale. Il 18 di giugno, alla vigilia della inaugurazione, in Amburgo, rispose al discorso di quel sindaco, fra l'altro, con queste parole:
"Noi riuniamo due mari; e verso il mare vanno i nostri pensieri; verso il mare simbolo dell'eternità. I mari non separano ma riuniscono; a loro volta essi vengono allacciati per mezzo di questo braccio artificiale, scavato per la benedizione e per la pace dei popoli. La potenza corazzata riunita nel porto di Kiel, deve essere, contemporaneamente, un simbolo di pace, di cooperazione di tutti i popoli civili europei, affine di tenere in alto e mantenere la missione della civiltà europea."
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Gettato uno sguardo sul mare eterno, gettiamolo ora sulla marea dei popoli. I cuori di tutte le genti si rivolgono verso questa parte con sguardi interrogativi. Essi desiderano ed esigono la pace. Soltanto nella pace si può sviluppare il commercio mondiale; soltanto in pace esso può vegetare. Orbene: noi vogliamo mantener la pace e noi la manterremo."
Nel discorso tenuto dall'Imperatore il 21 giugno, quando fu murata l'ultima pietra del Canale suddetto, si trova questo passo:
"…Ma noi non abbiamo lavorato soltanto per gli interessi del nostro paese. Corrispondentemente al grande compito di civiltà del popolo germanico, noi apriamo le cateratte del Canale al traffico pacifico delle Nazioni fra loro; e sarà per noi di grande soddisfazione se il suo continuo uso testimonierà che le intenzioni da cui noi siamo stati guidati, sono state non solo comprese, ma che fruttano altresì promuovendo il benessere dei popoli.
La partecipazione ai festeggiamenti da parte delle Potenze, i cui rappresentanti noi vediamo in mezzo a noi e di cui ammiriamo oggi le meravigliose navi, io saluto con tanta maggiore allegrezza poiché
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scorgo in essa il completo apprezzamento dei nostri sforzi intesi a mantenere la pace. La Germania porrà a servizio della pace anche la grande opera inaugurata oggi, e sarà felice se il Canale Kaiser Wilhelm contribuirà a promuovere e a consolidare i nostri rapporti amichevoli colle altre Potenze."
Il 12 luglio lo Zar Nicola II, in un convito di gala a Peterhof, si pronunciò in modo assai cordiale sul discorso ultra-pacifista dell'Imperatore tedesco in occasione dell'apertura del Kaiser Wilhelm-Kanal. Disse "che il tono caldo che animava tutto il discorso di Guglielmo II, trovava una lieta eco nel suo cuore."
L'Imperatore di Germania si prese anche a cuore l'allacciamento di relazioni amichevoli colla Francia. L'inizio del suo regno era avvenuto in un tempo nel quale si festeggiava colà il giubileo della grande rivoluzione (1889); e Boulanger e Déroulède si incaricavano di tener desta l'idea della rivincita contro la Germania. Le manovre e gli intrighi di questi due signori si spinsero tanto avanti che furono accusati persino di attentare alla sicurezza dello Stato, e, insieme ai loro complici, posti sotto accusa dal Governo francese; il quale, mirando all'alleanza colla Russia, voleva destare in questa l'impressione che stabili fossero in Francia i rapporti della politica interna.
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Nel 1890 Guglielmo II convocò a Berlino la Conferenza internazionale per la protezione degli operai. Con ciò egli mirava a determinare uno scambio d'opinioni fra gli Stati europei che trovavansi nella medesima situazione economica della Germania, per venire a conoscere fino a che punto si poteva assodare e realizzare il riconoscimento collettivo dei compiti legislativi. L'idea dell'Imperatore trovò grande accoglienza in tutti i rappresentanti degli Stati convocati. Il 6 maggio Guglielmo II aprì il Reichstag con un discorso della Corona, nel quale, parlando dei risultati della Conferenza internazionale, si espresse come appresso:
"Il decorso della Conferenza Internazionale mi è fonte di speciale soddisfazione. I suoi deliberati formano l'espressione di opinioni generali sul più importante campo del lavoro culturale dei nostri tempi. I principi fondamentali in essi deliberati esposti, continueranno ad agire – non ne dubito – come una buona semenza che germoglierà e crescerà rigogliosa, coll'aiuto di Dio, per il bene degli operai di tutti i paesi; e non rimarrà senza frutto anche per i rapporti vicendevoli dei popoli.
Il durevole mantenimento della pace forma ininterrottamente lo scopo di tutti i miei sforzi. Credo di poter esprimere la persuasione che mi sia riuscito di
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consolidare in tutti i Governi esteri la fiducia nella bontà di questa mia politica. Insieme a me e ai miei alleati il popolo tedesco riconosce qual compito dell'Impero di proteggere la pace e di promuovere il benessere e l'incivilimento, mediante la cura della stessa alleanza conclusa per la nostra difesa, e le relazioni amichevoli esistenti fra noi e tutte le Potenze estere."
Uno dei delegati francesi alla Conferenza internazionale per la protezione degli operai, fu il politico Jules Simon. Questi si ebbe onori e distinzioni speciali dall'Imperatore e si fece un'alta opinione della persona del giovane monarca. Si deve forse all'influsso di Jules Simon se, proprio in quei giorni, il giornale parigino "Le Parisien" pubblicò l'articolo seguente:
"L'Imperatore Guglielmo ha tenuto, in occasione dell'apertura del Reichstag, un discorso molto tranquillante nei riguardi della pace; discorso nel quale egli fa conoscere specialmente la sua intenzione di far sì che la politica imperiale si occupi sempre più dello studio e della soluzione delle questioni sociali. La fisionomia del giovane Sovrano va disegnandosi, di giorno in giorno, con sempre maggiore nettezza. Da noi si è opposta una grande sfiducia al successore di Federico III. Quando ascese al trono, moltissimi credettero ad una guerra dovuta ad una violazione diplomatica o ad un con-
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flitto di frontiera debitamente preparato. Poi si è sorriso della sua attività febbrile, delle sue odi alle stelle, delle sue riviste, delle sue numerose cacce, dei suoi rescritti regolanti le più piccole cose. Dobbiamo farla finita col nostro scherno. L'Imperatore Guglielmo II non vuol fare che il bene e il giusto. Egli comprende ed elabora magnificamente cose di cui i sovrani generalmente non si occupano."
Il medesimo Jules Simon pubblicò più tardi, nell'anno 1894, nella "Revue de Paris" del 1o  agosto, un breve ritratto di Guglielmo II, nel quale rende giustizia, in modo veramente lodevole, al sovrano tedesco.
Verso il 1890 non era possibile un avvicinamento della Germania alla Francia. Guglielmo II credette, però, che fosse possibile un avvicinamento, anche lento, nel campo neutrale dell'arte. Indusse allora sua madre, l'Imperatrice Federico, che si sarebbe recata nel febbraio 1891 in Inghilterra a far visita alla Regina Vittoria, a passare da Parigi per interessare qui i circoli artistici francesi a partecipare ad una esposizione artistica internazionale a Berlino. L'Imperatore non avrebbe scelto questo passo se non avesse saputo che nelle sfere competenti di Parigi vi era tendenza alla riconciliazione e al riavvicinamento. I grandi giornali di Parigi non fecero opposizione all'inizio di questa politica di riavvicinamento. Il 18 febbraio l'Imperatrice Federico giunse a Parigi. Allora gli accoliti di Déroulède e di Boulanger tennero riunioni e fecero
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manifestazioni contro di lei. L'Imperatrice dovette abbandonare Parigi non senza difficoltà, in mezzo a grandi misure di cautela e incidenti. Così le buone intenzioni dell'Imperatore Guglielmo si infransero contro lo sciovinismo di ampi circoli della Francia. Pur nonostante Guglielmo II non cessò dai suoi tentativi. Nel 1891 abrogò la legge dei passaporti nell'Alsazia-Lorena, per cattivarsi, in tal modo l'animo dei Francesi.
Nel 1893, e più precisamente il 18 d'ottobre, incaricò l'ambasciatore tedesco a Parigi di esprimere alla vedova del defunto maresciallo Mac Mahon le sue sentite condoglianze, e di deporre una corona sulla tomba del "valoroso e nobile maresciallo". Quando, il 24 giugno 1894, il presidente della Repubblica Francese, Carnot, fu vigliaccamente assassinato da un anarchico, l'Imperatore tedesco fu la prima personalità estera che espresse alla vedova dell'assassinato le sue condoglianze per l'atroce avvenimento. L'Imperatore telegrafò:
"Alla Signora Carnot, Parigi. Sua Maestà l'Imperatrice ed io siamo rimasti profondamente colpiti alla terribile notizia che abbiamo ricevuto da Lione. Sia certa, Signora, che la nostra simpatia e tutti i nostri sentimenti trovansi in questo momento insieme a Lei ed alla Sua famiglia. Che Iddio Le conceda la forza di sopportare il colpo terribile. Degno del suo gran nome, il signor Carnot è caduto come un soldato nel campo dell'onore.
Guglielmo I. R."
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Ma l'Imperatore non si contentò del solo telegramma. Egli graziò due ufficiali della Marina francese condannati a più anni di fortezza in Germania per spionaggio, motivando la grazia colla dichiarazione che egli voleva dare alla nazione francese una prova della sua simpatia nel momento in cui era immersa nel più profondo dolore. Il successore di Carnot, il presidente Casimir Périer, si recò personalmente all'Ambasciata tedesca ad esprimere i suoi ringraziamenti per il contegno cavalleresco tenuto dall'Imperatore Guglielmo. È interessante costatare che la stampa tedesca non approvò, in parte, questo passo del suo sovrano, considerandolo come l'espressione di una troppo grande arrendevolezza dinanzi alla Francia.
Sullo spirito cavalleresco dell'Imperatore verso la nazione francese, Jules Simon scrisse, nel suo libro "Quatre Portraits" (1896):
"Non posso fare a meno di dire che il contegno tenuto dall'Imperatore verso la Francia ha, nelle ultime settimane, confermato pienamente le mie impressioni generali e le mie speranze. Il nobile linguaggio da lui adoperato nel suo telegramma di condoglianza alla signora Carnot, ha fatto grande impressione in tutto il Paese. Nel giorno dei funerali, l'ambasciatore tedesco comunicò al Governo che l'Imperatore aveva graziato i due ufficiali francesi condannati per spionaggio a più anni di fortezza. Indubbiamente, quest'atto dell'Imperatore è stato altamente intelligente e oltre ogni dire politico. Ma oltre ai motivi politici, ve ne erano altri che l'hanno determinato
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e l'hanno mandato a compimento con grande franchezza e con vera grandezza. Io considero l'Imperatore Guglielmo e il Papa Leone XIII come le più interessanti figure del nostro tempo. Con mio grandissimo dispiacere non conosco il Pontefice; sono stato però insieme all'Imperatore ed ho cercato, come fa tutto il mondo, di studiarlo nelle sue azioni. Egli incarna, secondo il mio modo di vedere, una delle più grandi speranze di pace. Io credo, anzi, io so, che Egli vuole la pace. Egli non sente inimicizia per la Francia. Ad essa egli ha mostrato cortesia ed amicizia nei momenti più gravi e nelle più difficili circostanze. Quando l'onore rimane salvo, io metto la pace al di sopra di tutti i beni, e credo insieme all'Imperatore che ogni ora di pace ridondi a benefizio della pace stessa."
Anche più tardi, in altre occasioni, Guglielmo II non fu parco di attenzioni verso singoli eminenti personalità e militari francesi.
Nel 1895 cominciavano in Asia i preparativi per i futuri rivolgimenti. Si bucinava [sic] che l'Inghilterra e il Giappone avessero stretto un'alleanza, intesa alla spartizione della Cina. La Russia, la Francia e la Germania si unirono allora per una energica azione diplomatica, e protestarono con pieno successo. Per la prima volta era avvenuto questo fatto: che la Germania e la Francia avevano proceduto di comune accordo almeno nel campo diplomatico, e il ministro francese degli esteri, Hanotaux, poté costatare, che la Germania aveva prestato un gran servigio alla Francia, e che non sarebbe stato conveniente
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non rispondere ad una gentilezza internazionale, quale sia stata quella dell'inaugurazione del Canale Kaiser Wilhelm. L'allora ministro della Guerra, generale Dubarail, scrisse nel "Gaulois":
"Le intenzioni pacifiche proclamate dall'Imperatore Guglielmo dal giorno della sua assunzione al trono, implicano per noi il preciso dovere di partecipare ai festeggiamenti d'inaugurazione del Canale Mare Nord–Mar Baltico".
E Jules Simon scrisse nel "Figaro" a favore della partecipazione di una squadra francese ai festeggiamenti:
"Questi patriottoni – (alludeva ai nazionalisti francesi) – farebbero molto bene a ricordarsi che già altra volta sono riusciti a cacciarci in mezzo alle miserie della guerra. Furono loro che nel 1870 gridarono: "A Berlino! A Berlino!" E partirono infatti, ma s'impantanarono a Sedan. Che forse vorrebbero rifare il numero due? E ardiscono chiamar ciò patriottismo!"
Nell'agosto del 1895 i giornali di Parigi pubblicarono unanimi che il pubblico si sbagliava all'ingrosso sullo stato di cose dell'Alsazia-Lorena. "Noi ci immaginiamo – pubblicarono a un di presso – che gli Alsaziani e Lorenesi aspettino a braccia aperte il momento di ritornare alla Francia, e invece la verità è proprio tutto il contrario. Gli Alsaziani-Lorenesi sono più che soddisfatti dello stato di cose vigente nel
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loro paese; il commercio e l'industria fioriscono, sostenuti e promossi dall'Impero germanico."
Quando, il 6 giugno 1896, Jules Simon morì, l'Imperatore tedesco diresse al Presidente della Repubblica francese il seguente telegramma di condoglianza:
"La Francia piange ancora una volta sulla tomba di uno dei suoi illustri figli. Jules Simon non è più. Ogni volta ripenso al giorno in cui egli mi offrì i suoi preziosi servigi per migliorare la sorte delle classi lavoratrici, riprovo sempre l'incanto della sua personalità. Riceva, signor Presidente, l'espressione delle mie più sincere condoglianze."
Un nuovo passo dell'Imperatore tedesco per addivenire alla riconciliazione colla Francia, fu l'annuncio che la Germania avrebbe partecipato con tutte le sue forze alla esposizione di Parigi del 1900. Quando il 4 maggio 1897 scoppiò il famoso e terribile incendio al Bazar della Carità a Parigi; incendio che fece numerosissime vittime, l'Imperatore inviò un caldo telegramma di condoglianza al Presidente della Repubblica francese ed erogò la somma di 10.000 Marchi.
I risultati della politica di riconciliazione praticata dall'Imperatore, non mancarono. Eminenti scrittori francesi, Duvignet nell'"Autorité", Lemaitre nell'"Echo de Paris" ed altri, difesero il riavvicinamento fra la Francia e la Germania. Per ordine imperiale,
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l'aiutante generale principe Anton Radziwill, il primo scudiere di Corte, conte Wedel, e tre altre personalità, si recarono ai funerali del presidente Felix Faure, morto il 18 febbraio 1899. Il 6 luglio, mentre si recava in Norvegia, incontrò la nave scuola francese "Iphigénie". Dopo averla visitata, invitò a bordo del suo yacht "Hohenzollern" gli ufficiali francesi e l'equipaggio, e inviò un gentile telegramma al Presidente Loubet.
Il 18 agosto 1899 l'Imperatore assisté all'inaugurazione del monumento pel 1o  Reggimento della Guardia a piedi sul campo di battaglia di St. Privat, e nel discorso che tenne disse tra l'altro:
"La forma scelta per questo monumento è molto diversa da quella che si suole scegliere pei campi di battaglia. L'angelo corazzato si appoggia tranquillamente sulla spada, ornata del superbo motto del Reggimento: Semper talis. Voglio dunque che sia annesso a questa figura un significato generale. Essa sorge in questo campo insanguinato quale custode di tutti i bravi soldati di entrambi gli eserciti; di quello francese come del nostro. Che, valorosi ed eroici, anche i soldati francesi sono caduti per la loro Patria e sono stati calati in questa fossa gloriosa; e quando le nostre bandiere si inchineranno, salutando davanti all'angelo; e si agiteranno melanconiche sulle tombe dei nostri cari camerati, mande-
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ranno il mesto loro saluto anche sulle fosse dei nostri valorosi avversari e sussurreranno ad essi che noi pensiamo anche a loro con mesto rispetto."
Quando nel 1901 il principe Radolin fu nominato ambasciatore tedesco a Parigi, tenne al Presidente Loubet il seguente, caratteristico discorso:
"Il mio Sovrano, affidandomi l'alta missione, mi ha incaricato di mantenere e di rendere ancora più intimi i buoni rapporti che fortunatamente esistono fra i due paesi. La prego di credere, signor Presidente, che tutti i miei sforzi saranno tesi a questo intento, e che sarà per me una vera soddisfazione adempiere un compito corrispondente ai miei sentimenti personali, facendomi fedele e sincero interprete delle buone intenzioni del mio amato Sovrano."
Nel maggio del 1901 due ufficiali francesi, il generale Bonnal e il suo aiutante, vennero a Berlino, e l'Imperatore li invitò alle manovre. Durante una colazione data in onore di questi ufficiali, l'Imperatore li accolse festosamente, riferendosi, col suo discorso d'occasione, al fatto, che, contemporaneamente, Francia e Germania procedevano fianco a fianco in Cina:
"Il giorno d'oggi porta un onore speciale alla brigata, potendo questa salutare in mezzo a sé due ufficiali dell'armata francese. È questa
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la prima volta; come è pure la prima volta che truppe tedesche e francesi hanno combattuto in fratellanza d'armi e fedele cameratismo fianco a fianco contro il comune nemico. Ai due signori ufficiali e a tutta la loro armata, urrà, urrà, urrà!"
L'Imperatore non fece passar mai nessuna occasione senza testimoniare alla Francia la sua simpatia. Quando l'eruzione del Mont Pellier, nell'isola francese Martinique, causò alla Francia la catastrofe ancor fresca nel ricordo di tutti, l'Imperatore spedì al presidente Loubet, l'11 maggio 1902, un caldo telegramma di condoglianza, accompagnandolo con una somma considerevole per i colpiti.
E gettiamo ora uno sguardo su tutti gli sforzi fatti da Guglielmo II dinanzi all'Inghilterra, sempre all'intento di mantener la pace. Nel 1890 si addivenne ad un accordo fra il Governo tedesco ed inglese, in virtù del quale l'isola di Heligoland veniva ceduta dalla Gran Bretagna alla Germania dietro un compenso consistente nella rettificazione dei confini della sfera degli interessi tedeschi nell'Africa orientale e sud-occidentale a favore dell'Inghilterra. Il 10 luglio 1891 i Sovrani di Germania accettarono un invito del Lordmayor di Londra. Durante un pranzo di gala, Guglielmo II disse fra l'altro:
"Il mio scopo è soprattutto quello di man-
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tenere la pace; imperocché la pace soltanto può ispirare la fiducia necessaria per il sano sviluppo delle scienze, delle arti e del commercio. Soltanto finché dura la pace ci sarà possibile dedicare seriamente i nostri pensieri ai grandi problemi la cui soluzione, non disgiunta dalla giustizia, io considero come il più grande compito dei nostri tempi.
Possono quindi esser sicuri che io continuerò a fare del mio meglio per mantenere i buoni rapporti fra la Germania e le altre nazioni e per rinforzarli ininterrottamente e che mi si troverà sempre pronto ad unirmi, insieme a Loro od esse per un lavoro collettivo inteso al progresso pacifico, alle relazioni amichevoli tra i popoli e al progresso della civiltà."
Il 22 gennaio 1893 il duca di Edinburgo visitò gli Imperiali a Berlino. In questa occasione l'Imperatore disse:
"Sebbene la flotta tedesca sia specialmente destinata ad assicurare ed a mantenere la
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pace, pure io ritengo che essa farà tutto il suo dovere se un giorno si vedrà costretta alla lotta."
Quando nel 1895 la Germania, insieme alle altre Potenze, protestò contro il trattato che l'Inghilterra voleva conchiudere con lo Stato del Congo, in virtù del quale sarebbero rimasti danneggiati gli interessi di un buon numero di Potenze europee nell'Africa occidentale, la stampa inglese usò contro l'Imperatore tedesco un tono che accese in Germania i più giustificati sdegni. Da quest'epoca datano le sgarbatezze dell'Inghilterra contro la Germania. Ma l'Imperatore Guglielmo, nell'interesse e per amor della pace, non rilevò gli ingiusti attacchi mossigli. Quando nel 1896 la Società degli ingegneri navali inglesi venne in Germania, l'Imperatore prese parte ad una seduta della società, e diede, il 12 giugno, una festa in suo onore nel parco davanti al nuovo palazzo presso Potsdam. Nel 1896 la stampa inglese continuò la sua campagna di villanie e di oltraggi contro l'Imperatore e contro la Germania. Ciò non pertanto l'Imperatore Guglielmo, assistendo il 4 settembre ad un uffizio divino nella piazza di Waterloo ad Annover, invitò gli Annoverani a tener presente il fatto che presso Waterloo Inglesi e Tedeschi avevano combattuto, fianco a fianco, in fratellanza d'armi, e di mandare un "evviva" alla Regina d'Inghilterra. Anche più tardi l'Imperatore non tralasciò occasione qualsiasi, pur di esprimere il suo grandissimo desiderio di mantenere buone relazioni
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fra la Germania e l'Inghilterra. Fra le tante occasioni citeremo la sua visita a Malta il 15 novembre 1898; la sua visita in Inghilterra nel 1899; l'accordo tedesco-inglese sulla Cina nel 1900; la morte della Regina Vittoria nel 1901; la coronazione del Re Edoardo nel 1902.
Per ringraziare gli Stati Uniti dell'accoglienza fatta colà al principe Enrico, l'Imperatore regalò una statua di bronzo di Federico il Grande e telegrafò il 14 maggio 1902 a Roosevelt come appresso:
"Che questo dono possa essere considerato come un segno durevole degli intimi rapporti curati e sviluppati con successo fra le nostre due grandi nazioni."
Roosevelt rispose così: "È un segno del benessere di tutta quanta l'Umanità, che nel principio di questo secolo i popoli americano e tedesco lavorino insieme nel senso di una cordiale amicizia."
Il 1o  settembre 1900, terminata che fu la posa del primo cavo diretto fra la Germania e gli Stati Uniti, l'Imperatore inviò al presidente Mac Kinley il seguente telegramma:
"Nell'occasione dell'inaugurazione del nuovo cavo che unisce direttamente la Germania agli Stati Uniti mi rallegro di potere pronunciare a Vostra Eccellenza la mia soddisfazione per il compimento di questa importantissima opera di pace. So di essere d'accordo con Vostra
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Eccellenza nel desiderio e nella speranza che le comunicazioni a mezzo del cavo sottomarino promuovano il benessere generale e contribuiscano al mantenimento e al rafforzamento delle relazioni amichevoli tra i due paesi."
Seguono le dichiarazioni e i passi dell'Imperatore relativi alla pace, dal periodo che va dal 1902 in poi.
Anzitutto vogliamo dire qualche cosa del 1902.
Il 21 maggio 1902, l'Imperatore, rispondendo ai ringraziamenti di una deputazione della Giunta provinciale per l'abrogazione dei paragrafi sulla dittatura, disse:
"Quando ascesi al trono, l'estero mi dimostrò la più profonda quanto ingiustificata sfiducia, dicendo che io miravo agli allori di successi bellici.
Il mio compito fu allora di persuadere l'estero che il nuovo Imperatore tedesco e l'Impero vogliono soltanto dedicare la loro forza al mantenimento della pace. Questi compiti
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hanno bisogno, per essere realizzati, di un lungo spazio di tempo.
Il popolo tedesco sa adesso quali vie intendo io battere per il suo bene. I suoi Principi mi assistono fedeli e mi son larghi di aiuto e di consiglio. L'estero, ben lungi dallo scorgere in noi una minaccia della pace, è abituato ormai a contare in noi come in una rocca granitica della pace."
Il 21 giugno 1902, l'Imperatore rispose così all'omaggio del sindaco di Wesel:
"… Levo dunque il calice, e desidero con tutto il cuore che Iddio preservi Wesel e il nostro paese da gravi prove e dalle tribolazioni; e che mi sia concesso di mantenere la pace in modo che anche Loro possano profittarne e la città svilupparsi e ingrandirsi."
Quando visitò l'esposizione di Düsseldorf, il 15 agosto 1902, l'Imperatore disse:
"Desidero con tutto il cuore che la benedizione di Dio scenda su questa città perché proceda nel suo felice sviluppo favorito dalle belle prospettive di pace europea; prospettive che io spero di mantenere."
Il 3 settembre 1902 l'Imperatore ricevette
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a Posen il Governatore generale di Varsavia, generale Tscherkoff e il corpo degli ufficiali dei suoi due reggimenti russi, e nello stesso giorno abrogò la legge sulle servitù militari in zona fortificata per la Posnania. Nel suo discorso agli ospiti russi, l'Imperatore disse, secondo il "Russki Invalid":
"Lor Signori sanno benissimo che in una fortezza ai confini non si accolgono altro che amici di cui non si pensa nemmeno lontanamente che si possa addivenire ad un conflitto. Per questa ragione ho dato l'ordine che si smantellino le fortificazioni di Posen, supponendo che esse non abbiano ad essere mai più necessarie e che la salda amicizia fra i due Imperi non debba esser rotta giammai."
In un banchetto offerto il 26 giugno 1903 a Kiel dall'ambasciatore americano a Berlino, Mr. Tower, in occasione della visita in quelle acque di una flotta di incrociatori americani, l'ambasciatore americano ringraziò l'Imperatore per la bella collezione di getti delle più belle opere scultoree della Germania, regalata all'Università di Harvard. Mr. Tower disse tra l'altro: "Gli sforzi della Germania e degli Stati Uniti, intesi ad opere di civiltà, all'allargamento del commercio e ad assicurare la pace del mondo, mirano al medesimo intento. Più stretta diviene la nostra conoscenza personale, tanto più sicuramente riconosciamo che vicinissime
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trovansi le nostre vie, con che facilità noi possiamo seguirle e quanto ognun di noi potrà guadagnare mantenendo in futuro questo buon accordo come esso è nel presente e come fu nel passato."
L'Imperatore Guglielmo rispose:
"Sono lietissimo che le mie speranze su una migliore reciproca intesa fra i nostri due paesi siano realizzate in gran parte, grazie ai rapporti personali che mio fratello principe Enrico ha potuto curare con i compatrioti di Vostra Eccellenza; e che il legame d'amicizia tra la Germania e l'America divenga sempre più intimo.
Il mio più profondo desiderio è che i nostri due popoli imparino a conoscersi ancor meglio. Nessun cittadino americano o tedesco ben pensante opina, per quanto io sappia, che l'armonia e la continuazione dei nostri comuni interessi possano essere disturbate da fatti, influenzanti comunque le nostre relazioni. I nostri interessi comuni ci legano troppo strettamente l'uno all'altro. Rivalità nel campo del commercio e dell'industria vi saranno sempre, ma la forza che ci riunisce è troppo forte, per permettere all'antagonismo di nascere."
Nella regata che ebbe luogo il 21 giugno 1904
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sull'Elba, l'Imperatore rispose al discorso del sindaco di Amburgo come appresso:
"Credo che qualsiasi obbiettivo osservatore degli avvenimenti sul nostro pianeta, abbia constatato come gradatamente la solidarietà fra i popoli dei paesi civili faccia continui progressi in vari campi. I quali campi si ampliano; questa solidarietà si trasfonde inavvertita, ma irresistibilmente, tanto nel programma dell'uomo di Stato quanto nei pensieri del libero cittadino.
Questa solidarietà viene nutrita e curata in modi diversi, sia in seri consigli politici, sia mediante congressi, sia nelle gare e nello sport. In questo senso si può ben dire: Nei giuochi della gioventù è riposto un senso profondo.
Il commerciante, l'industriale, l'agricoltore debbono a questa solidarietà se, lavorando coraggiosamente, possono continuamente progredire. Essi hanno fiducia nel futuro, e questa è la cosa più importante. Io guardo, o Signori, con perfetta tranquillità e fiducia nel futuro, basandomi sul quadro che ci è stato poc'anzi schizzato."
Quando a Washington fu inaugurato il monumento
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a Federico il Grande (20 novembre 1904), e considerata l'imminente stipulazione d'arbitrato fra la Germania e gli Stati Uniti, l'Imperatore telegrafò a Roosevelt così:
"L'amicizia fra la Germania e gli Stati Uniti di cui Federico il Grande gettò la base, riposa su saldo granito; e, mentre io calco le sue orme, è per me, suo successore, un gradito dovere lavorare al rinvigorimento dei vincoli che legano i nostri due popoli. L'arbitrato che noi siamo in procinto di sottoscrivere, sarà un nuovo e forte anello di congiunzione fra l'America e la Germania in rapporti amichevoli a beneficio della civiltà. Possa questo arbitrato contribuire a promuovere i sentimenti di reciproco rispetto e il cameratismo di due grandi e giovani popoli, e ridondare durevolmente a beneficio del loro ulteriore sviluppo pacifico."
Il 22 marzo 1905 l'Imperatore, dopo l'inaugurazione del monumento all'Imperatore Federico, tenne a Brema un discorso, di cui ecco i passi più notevoli:
"Ho promesso solennemente a me stesso, in base alle mie esperienze sulla storia, di non tendere giammai ad una vana signoria del mondo. Infatti, che cosa è avvenuto dei cosiddetti grandi imperi mondiali? Alessandro il Grande, Napoleone I e tutti gli altri grandi eroi della guerra, hanno
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nuotato nel sangue ed han lasciato popoli soggiogati, i quali colsero il primo momento propizio per risorgere contribuendo allo sfacelo dell'impero.
L'impero, mondiale che io mi sono sognato, deve consistere in questo: l'Impero tedesco di nuova creazione deve godere da tutte le parti la fiducia più assoluta di vicino tranquillo, onesto, pacifico; e se una volta si dovrà parlare forse d'un impero mondiale tedesco o di una signoria degli Hohenzollern nella storia, essa non dovrà essere basata sulle conquiste ottenute colla spada, sebbene colla reciproca fiducia delle nazioni tendenti ad un medesimo fine. Brevemente riassunto col celebre motto di un grande poeta: "limitato verso l'esterno, illimitato nell'interno."
Desidero di tutto cuore che l'aurea pace mantenuta sin qui con l'aiuto di Dio ci sia concessa anche in futuro."
Il 9 settembre 1905 ebbe luogo a Homburg v. d. Höhe un banchetto offerto dalla coppia imperiale alla provincia Assia-Nassovia. L'Imperatore ricorda di aver visitato qui gli ospedali militari a fianco della sua augusta madre durante la guerra del 1870/71. Ricordando le impressioni di quel tempo disse:
"Non ho dimenticato l'impressione profonda
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riportata alla vista di tutti i dolori che una guerra cagiona ad un paese; anzi ho vive ancora nella memoria le sofferenze e le privazioni che gli uomini furono costretti allora a sopportare.
Ecco la ragione perché mia cura principale di sovrano è quella di mantenere al mio popolo la pace."
Nel discorso della Corona, pronunciato il 28 novembre 1905 all'apertura del Reichstag, disse:
"In quanto alla politica estera l'Impero tedesco trovasi in buoni rapporti con tutte le Potenze; di buon'amicizia colla maggior parte di esse.
Mi riempie di alta soddisfazione l'aver potuto appoggiare il signor Presidente degli Stati Uniti nei suoi fortunosi sforzi per riportare la pace nel lontano oriente fra Sua Maestà l'Imperatore di Russia e Sua Maestà l'Imperatore del Giappone. Nella questione marocchina è stato possibile, con i soli mezzi diplomatici e salvi rimanendo onore e interessi delle due parti, ottenere un accordo sulla convocazione e il programma di una nuova conferenza sul Marocco.
Sacra mi è la pace del popolo germanico; ma i segni dei
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tempi fanno dovere alla nazione di rinforzare le sue difese contro ingiusti attacchi. Con più sicurezza riuscirà allora di realizzare gli scopi pacifici dell'alleanza sperimentata cogli anni con i Sovrani dell'Austria-Ungheria e dell'Italia."
Ai minatori tedeschi facenti parte del personale accorso al salvataggio nella catastrofe di Courrières, l'Imperatore dice nell'aprile 1906:
"Voi avete dimostrato che anche oltre i pali del confine vi è qualche cosa che unisce i popoli, qualunque sia la loro razza, e questo qualche cosa è l'amore verso il prossimo."
L'8 aprile 1907 l'Imperatore salutò il nuovo ambasciatore francese Cambon con queste parole:
"Signor ambasciatore! Sia Ella il benvenuto fra noi. L'opera che Ella vuol compiere, cioè il lavoro per lo sviluppo dei buoni rapporti fra la Germania e la Francia, incontrerà tutta la mia simpatia. Sarà cura del mio Governo e cura mia di facilitarLe il compito più che è possibile. L'Intesa fra due grandi nazioni, atte entrambi e destinate a divulgare civiltà e progresso tra i popoli della terra, è uno scopo il cui raggiungimento è degno del lavoro comune di tutti gli spiriti alti e generosi di cui dispongono
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Francia e Germania."
II 29 agosto 1907, in un ricevimento a Münster, l'Imperatore disse:
"Auguro di tutto cuore che la città abbia fortuna nel suo sviluppo sotto il mio scettro; e spero che mi riesca, coll'aiuto di Dio, di mantener la pace, in virtù della quale la città ha potuto fare un così meraviglioso progresso."
Nel discorso col quale l'Imperatore ringraziò a Londra il lord Mayor per il ricevimento fatto a lui e all'Imperatrice il 13 novembre 1907 al Guildhall, trovasi questo periodo:
"Quando, 16 anni fa, parlai in questo medesimo luogo a sir Joseph Savory, gli dissi che i miei sforzi erano soprattutto intesi al mantenimento della pace. La Storia, spero, mi renderà giustizia, riconoscendo che io ho seguito sempre e incrollabilmente questo fine. Sostegno principale e base della pace del mondo rimane pur sempre il mantenimento delle buone relazioni tra i nostri due popoli. Per parte mia io cercherò, anche in futuro, di rinforzarle sempre più. I desideri della nazione tedesca vanno d'accordo con i miei."
A una deputazione di giornalisti inglesi,
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l'Imperatore disse, il 16 novembre 1907:
"La potenza che Loro posseggono è grande e straordinariamente benefica se esercitata nel senso di promuovere fra i popoli il sentimento dell'amicizia. Si abbiano i miei ringraziamenti per esser venuti da me. Son certo che continueranno i Loro sforzi per curare fra le nostre due nazioni i sentimenti d'amicizia tanto necessari per la pace d'Europa."
Al banchetto offerto in occasione delle grandi manovre nell'Alsazia-Lorena il 30 agosto 1908, l'Imperatore tenne un discorso nel quale, fra l'altro, disse:
"Tutti gli abitanti di questo paese di confine hanno, naturalmente, il più grande interesse per l'ulteriore mantenimento della pace; ed io son lieto di poter esprimere la mia profonda persuasione che la pace europea non è in pericolo. Essa riposa su basi troppo salde perché possa essere rovesciata mediante sobillamenti e calunnie, invidie e gelosie di singoli paesi. Saldissima garanzia ci viene offerta anzitutto dalla stessa coscienza dei Sovrani e degli uomini di Stato dell'Europa i quali sanno di essere responsabili davanti a Dio, ed hanno cuore per la vita e lo sviluppo dei popoli ad essi affidati.
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Un'altra garanzia sta nel desiderio e nella volontà stessa dei popoli di approfittare, attendendo in pace al loro ulteriore sviluppo, dei grandiosi ritrovati della civiltà ed a misurare le loro forze in una gara pacifica. Non per ultimo la pace ci viene assicurata e garantita dalla nostra forza armata in terra ed in mare, e dal popolo tedesco in armi."
Nel suo vivo desiderio di documentare a qualunque costo all'Inghilterra il suo amore per la pace, l'Imperatore concesse interviste a giornalisti inglesi; interviste che, pubblicate il 23 ottobre 1908 nel "Daily Telegraph", produssero una certa sensazione nell'opinione pubblica tedesca, opinando questa aver l'Imperatore mostrato una troppo grande arrendevolezza dinanzi all'Inghilterra. Ora, questa circostanza sta là a provare l'assoluto amore di pace dell'Imperatore; un amore che non disdegna nemmeno il mezzo delle interviste e che si mette persino in contrasto con una gran parte dell'opinione pubblica del suo stesso paese, pur di cementare l'avvicinamento fra l'Inghilterra e la Germania. Il senso delle dichiarazioni fatte dall'Imperatore era questo: che egli non poteva ripetere altro che sentirsi amico dell'Inghilterra, ma la maggior parte del popolo tedesco, specialmente le classi medie, non condividere questo suo sentimento. Lavorar egli con ogni possa al miglioramento delle relazioni tedesco-inglesi. A corroborazione di quest'ultimo asserto l'Imperatore aveva dichiarato che a tempo della guerra anglo-boera il popolo tedesco non
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aveva fatto mistero dei suoi sentimenti ostili verso l'Inghilterra, ma che egli l'aveva tenuto in freno col suo contegno diametralmente opposto. Fu lui che mise un termine al viaggio europeo dei deputati boeri, i quali lavoravano per determinare un intervento europeo contro l'Inghilterra. Egli si rifiutò di riceverli e l'agitazione immediatamente cessò. Mentre nell'Africa meridionale ferveva più accanita la lotta, i Governi di Russia e di Francia proposero a quello tedesco di procedere collettivamente per imporre la fine della guerra. Ma l'Imperatore di Germania rispose che non avrebbe mai cooperato alla preparazione di una disfatta dell'Inghilterra e che non si sarebbe mai deciso a praticare una politica che avrebbe condotto alla guerra con una potenza navale della forza della Gran Bretagna. – Nell'articolo del "Daily Telegraph" si leggeva, inoltre, che un ufficiale tedesco aveva assodato esattamente l'efficienza e le posizioni delle truppe avversarie combattenti nell'Africa del Sud; che, in base a queste constatazioni, aveva elaborato un piano di guerra oltremodo favorevole agli interessi inglesi, e l'aveva fatto pervenire in Inghilterra pel tramite dello Stato maggiore tedesco. Diceva ancora che non era la costruzione della flotta tedesca che minacciava l'Inghilterra, ma che nell'Oceano pacifico si preparavano grandi avvenimenti; e che data la rapidissima ascensione del Giappone e il risveglio della Cina, le Potenze europee avrebbero avuto da affrontare gravi compiti nell'estremo Oriente e che la Germania aveva bisogno di una forte flotta, per quando squadre
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britanniche e germaniche avessero combattuto insieme per la causa comune. (Sunto dell'articolo del "Daily Telegraph" fatto dal deputato Bassermann nella seduta del Reichstag del 10 novembre 1908).
Il 17 giugno 1909 l'Imperatore arrivò a bordo dell'"Hohenzollern" nelle acque finlandesi, ove lo Zar lo attendeva nel suo yacht "Standart". Al brindisi dello Zar, Guglielmo II rispose:
"Al pari di Vostra Maestà vedo con gioia in questo ricevimento una conferma nuova e preziosa dell'amicizia stretta e sincera che lega le nostre persone e le nostre Case. Ma, contemporaneamente, io vedo in esso una nuova conferma delle relazioni tradizionali di amicizia cordiale e della fiducia esistenti fra i nostri Governi e corrispondenti ai molteplici interessi e ai sentimenti pacifici dei due paesi."
Riferendosi al suo incontro collo Zar, l'Imperatore parlò dell'importanza della visita nel banchetto che ebbe luogo, dopo una regata, il 22 giugno 1909, esprimendosi come appresso:
"Sua Maestà lo Zar ed io ci siamo accordati nel senso che il nostro abboccamento deve esser considerato come una energica conferma della pace. Noi ci sentiamo, quali monarchi, responsabili dinanzi a Dio per il
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bene e per il male che godranno o soffriranno i nostri popoli, che noi conduciamo, calcando per quanto è possibile vie pacifiche, verso il progresso e la fioritura delle scienze e delle arti. Tutti i popoli han bisogno della pace per adempiere indisturbati, sotto la sua protezione, ai grandi compiti della civiltà, allo sviluppo economico e commerciale. Per questo noi procureremo entrambi, nell'ambito delle nostre forze, di operare continuamente e coll'aiuto di Dio alla salvaguardia della pace."
Durante la cerimonia nell'altura di Syburg il 10 agosto 1909, l'Imperatore rispose a un discorso del sindaco di Dortmund:
"Che la benedizione di Dio voglia mantenersi su queste belle terre, e che mi sia concesso di regnare i n pace anche in futuro per render possibile al paese di vivere in pace e di lavorare indefessamente. È questa la mia preghiera."
Il discorso col quale l'Imperatore ringraziò, il 24 giugno 1912, per la consegna di una imitazione della coppa Cumberland, da parte del commodoro del Royal Thames Yacht-Club, signor Pim, termina con queste parole:
"Che la coppa Cumberland rimanga qui qual
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pegno visibile di questa amicizia tanto naturale e tanto preziosa per la Gran Bretagna e per la Germania."
Il 20 giugno 1913, in un rescritto di ringraziamento in occasione del suo giubileo, si legge:
"Ringrazio Dio di poter volgere con soddisfazione uno sguardo retrospettivo a questi 25 anni di attivissimo lavoro; ai grandi progressi che in questi anni sono stati ottenuti, lottando con abnegazione, in tutti i campi della vita intellettuale, sociale ed economica; all'aumento, senza esempio nella storia, della forza e del patrimonio nazionale. L'edificio tedesco, costruito sul fondamento dell'unità delle stirpi germaniche e dei loro principi dall'Imperatore Guglielmo il Grande è ormai completato tutto all'interno come all'esterno, e dà un sicuro e comodo ricetto ai suoi abitanti. Che questo sia potuto avvenire sotto i raggi fecondatori del sole della pace, la cui forza dissipa qualsiasi nuvola appena sorge all'orizzonte, mi riempie in modo speciale di gioia. Con ciò si è adempiuto uno dei miei più ardenti desideri."
Il "Journal" di Parigi scrisse nel 1913:
"Guglielmo II ha raggiunto in questi 25 anni risultati preziosi per il suo Impero; tali da paragonarsi
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a quelli del più glorioso vincitore. Senza trarre dal fodero la spada ha realizzato la sua opera; un'opera che supera tutte quelle create dagli Inglesi e Francesi in 3 secoli di guerra e di sacrifici."
Il 6 agosto 1913 fu conclusa la pace di Bucarest che assegnava Cavalla alla Grecia e la Strumitza alla Bulgaria. Ed ecco che il 9 agosto il Re Carlo di Rumenia mandò all'Imperatore Guglielmo il seguente telegramma, nel quale vengono messi in rilievo i meriti di quest'ultimo:
"Superate gravissime difficoltà, la pace è giunta alla sua conclusione; ed è, grazia a te, definitiva. In questo momento così significante per il mio Governo, i miei pensieri corrono a Te e Ti ringrazio di tutto cuore per la Tua fedele amicizia e calda simpatia dimostratami in modo speciale in questi tempi procellosi. Carlo."
Il 10 agosto l'Imperatore cominciava così il suo discorso al sindaco di Lubecca:
"Quanto noi dobbiamo alla pace lo vediamo se teniamo presenti le feroci battaglie scatenatesi a sud-est del nostro continente; battaglie che per volere di Dio non ci hanno travolti nel conflitto."
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Quel famoso telegramma dell'Imperatore a Wilson, riprodotto dal "Daily Telegraph" dell'agosto 1917 e tolto dal libro dell'ex-ambasciatore Gerard per costruire con esso la colpa che l'Imperatore avrebbe avuto allo scoppio del conflitto mondiale, è, invece, una prova palpabile degli sforzi fatti da Guglielmo II per scongiurare il flagello. Secondo le indicazioni di Gerard l'Imperatore avrebbe telegrafato a Wilson:
"Telegrafai il 29 o 30 luglio al Re d'Inghilterra e lo ringraziai dei cordiali saluti inviatimi a mezzo di mio fratello, e lo pregai di far uso di tutta quanta la sua influenza per tener lontane le sue alleate, Francia e Russia, da preparativi bellici, che avrebbero disturbato la mia attività mediatrice, e rilevai di essere in continua comunicazione collo Zar."
Secondo le "rivelazioni" di Gerard, il Re d'Inghilterra avrebbe acconsentito, e interrogato l'Imperatore di Germania se non fosse pronto ad inviare a Vienna una proposta inglese consistente in questo: L'Austria avrebbe preso quali "pegni" Belgrado, alcune altre città serbe ed una striscia di terreno per procurarsi la dovuta sicurtà; e che nuove promesse serbe sulla carta avrebbero dovuto essere in realtà adempiute. L'Imperatore Guglielmo avrebbe risposto a questo modo:
"La medesima proposta completamente uniforme
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a quella inglese, mi fu telegrafato nello stesso istante da Vienna perché la trasmettessi a Londra. Io, però, avevo già telegrafato lo stesso allo Zar come idea mia, prima ancora di aver ricevuto da Vienna e da Londra le due comunicazioni concordi.
Feci tuttavia inoltrare subito il telegramma di Vienna a Londra e il telegramma di Londra a Vienna.
Sentivo di essere in grado di potere mettere ordine nella questione ed ero felice per le probabilità che si presentavano per il mantenimento della pace."
Mentre preparava una Nota allo Zar per comunicargli l'unità di vedute raggiunta fra Berlino, Vienna e Londra, giunse a Berlino la notizia della già avvenuta mobilitazione di tutta quanta l'armata russa. Questa mobilitazione era rivolta ancora contro la Germania. A domanda del Governo inglese se la Germania, in caso che l'Inghilterra garantisse la neutralità della Francia, avrebbe tralasciato di attaccarla, l'imperatore Guglielmo rispose che a queste condizioni non avrebbe attaccato la Francia. La mobilitazione della Russia distrusse quindi il piano dell'Imperatore Guglielmo inteso ad evitare le guerra; mentre l'Inghilterra dichiarò di dover difendere la neutralità belga contro la Germania, proprio nello stesso momento che l'alleata dell'Inghilterra, la Francia, si preparava a violarla. Gerard, riferendo che l'Imperatore parlò
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della guerra "in un tono di abbattimento" non fa altro che testimoniare l'amor di pace di Guglielmo II. Quanto poco, poi, le cosiddette rivelazioni di Gerard sul telegramma imperiale a Wilson, rivestono il carattere di accusa contro l'Imperatore tedesco, risulta meglio di tutto dal fatto che l'ufficio della stampa di Londra dichiara "mancare di qualsiasi fondamento i fatti descritti nel telegramma suddetto."

L'Imperatore Guglielmo riconobbe presto la tendenza pacifista del suo tempo. Noi troviamo traccia di questa verità già nei primi anni del suo regno.
Nel discorso della Corona, pronunciato all'apertura del Reichstag il 22 novembre 1888, disse:
"Le nostre relazioni con tutti i Governi stranieri sono pacifiche; e i miei sforzi tendono continuamente a consolidare la pace. La nostra alleanza con l'Austria e l'Italia non ha altro scopo che questo. Attirare sulla Germania, senza necessità, i dolori di una guerra anche se vittoriosa, non andrebbe d'accordo colla mia fede né coi doveri ch ' io mi sono assunti, quale Impera-
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tore, verso il popolo tedesco.
Mosso da questa persuasione ho reputato mio compito, subito dopo la mia assunzione al trono, di salutare personalmente non soltanto i miei alleati nell'Impero, ma anche i monarchi amici e confinanti, e realizzare con essi il concerto per l'adempimento della missione postaci da dio; assicurare, cioè, ai nostri popoli la pace e il benessere, per quanto questo dipende dalla nostra volontà. La fiducia dimostrata a me ed alla mia politica in tutte le Corti da me visitate, mi permette di sperare che riuscirà a me, alle mie alleate ed ai miei amici, coll'aiuto di Dio, di mantenere all'Europa la pace."
La prima espressione riferentesi al pensiero di una unione di tutte le nazioni europee; nonché all'organizzazione internazionale sulla base della tecnica e del traffico, trovasi nella dedica che l'Imperatore appose alla sua fotografia, donata al segretario di Stato von Stefan, il 7 gennaio 1901, in occasione del di lui 60esimo genetliaco. La dedica diceva:
"Alla fine del XIX esimo secolo, il mondo è contrassegnato dal grande bisogno di traffici. I quali attraversano i con-
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fini che dividono i popoli, ed allacciano nuovi vincoli fra le nazioni."
Il pensiero della cooperazione dei popoli civili per tenere all'altezza dovuta la missione civilizzatrice europea, lo troviamo espresso anche nel discorso tenuto dall'Imperatore nell'occasione dell'apertura del canale che riunisce il Mar Baltico col Mar del Nord. (Vedasi il discorso a pag. 14 e seguenti di questa relazione.)
Il 20 novembre 1905 la "Norddeutsche Allgemeine Zeitung" pubblicò la descrizione particolareggiata del noto quadro del professore Knackfuss, sotto il quale l'Imperatore aveva apposto le parole:
"Popoli d'Europa, tutelate i vostri beni più sacri!"
Nell'anno 1896, e più precisamente il 7 settembre, ebbe luogo una grande rivista a Görlitz in occasione della presenza in quella città della coppia imperiale di Russia. Non è improbabile che lo Zar si sia occupato già in quel tempo della conferenza dell'Aia, e né abbia parlato, in quell'occasione, all'Imperatore Guglielmo. Perché questi, nel discorso tenuto al banchetto, riferendosi al suo illustre ospite, disse fra l'altro:
"In pieno accordo con
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me i Suoi (dello Zar) sforzi tendono a riunire tutti i popoli d'Europa per accordarli e raccoglierli sulla base degli interessi comuni e per la protezione dei nostri beni più sacri."
Nel discorso della Corona, all'apertura del Reichstag, il 6 decembre 1898, disse:
Contribuire per parte mia al mantenimento e al consolidamento ognor crescente della pace mondiale, è l'intento più nobile della mia politica. Con grande entusiasmo ho salutato, quindi, la generosa incitazione del mio caro amico, Sua Maestà l'Imperatore di Russia, perché i popoli del mondo si riuniscano in una conferenza internazionale che favorisca la pace e l'ordinamento esistente delle cose. Le proposte fatte alla conferenza e atte a promuovere quel nobile intento, troveranno simpatica accoglienza da parte del mio Governo che le esaminerà e le tratterà con ogni cura."
Il 18 maggio 1899 fu aperta all'Aia la prima
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conferenza per la pace e fu eletto presidente l'ambasciatore russo von Stahl. In quel medesimo giorno – era il natalizio dello Zar – l'Imperatore di Germania che si trovava a Wiesbaden, pronunciò durante il banchetto, in presenza dell'ambasciatore russo conte von Osten-Sacken, il seguente brindisi:
"Agli auguri per la salute di Sua Maestà l'Imperatore di Russia ch'io rinnovo come soglio ogni anno in tal giorno, aggiungo oggi anche il mio sentito augurio per la conferenza dovuta all'iniziativa del Sovrano russo.
Il mio ardente desiderio è, mio caro signor conte, che riesca a Sua Eccellenza il barone von Stahl e al conte Münster, due uomini di Stato provati ed esperienti, di condurre avanti la conferenza sul terreno delle vecchie buone tradizioni che legano la mia famiglia con quella di Sua Maestà e il popolo tedesco col popolo russo, conformemente agli ordini concordi dati ai due prefati signori dallo Zar e da me, in modo che il successo possa soddisfare Sua Maestà lo Zar."
L'opinione pubblica in Germania era, in parte, contraria al pensiero dell'arbitrato; ed anche il plenipotenziario tedesco, conte Münster, non possedeva tutta la scaltrezza necessaria per padronizzare i problemi che
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sorsero all'Aia. L'Imperatore, però, diede la sua approvazione per il pensiero dell'arbitrato: e la conferenza dell'Aia fu salva. Il delegato scientifico, professore Zorn, scrisse sulla diretta decisione dell'Imperatore:
"Il significato storico mondiale della decisione dell'Imperatore è chiaro; esso viene, frattanto, riconosciuto sempre più; e sarà considerato ancor maggiormente in avvenire in tutta la sua grandezza."
Quando l'ambasciatore tedesco fu assassinato il 5 giugno 1900 a Pechino, l'Imperatore rispose al telegramma di condoglianza del Presidente Mac Kinley ringraziandolo dei suoi sentimenti, e dicendogli di
"riconoscere in quelli il pulsare comune degli interessi che legano i popoli civili."
Nei ludi ginnastici internazionali, l'Imperatore vedeva sempre un incitamento all'unione delle nazioni. Così, nel luglio 1902, egli inviò al Lord Presidente di Cassazione in Irlanda un telegramma di ringraziamento per la splendida accoglienza fatta ai Berlinesi partecipanti alle regate internazionali a Cork, esprimendo in esso la speranza che la visita fosse rinnovata e restituita,
"essendo tali gare un mezzo eccellente per promuovere la benevolenza e la fratellanza fra le nazioni."
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Vogliamo qui ricordare anche il discorso tenuto dall'Imperatore alle regate di Amburgo il 21 luglio 1904, e che trovasi a pag. 35 di questa relazione.
L'idea fondamentale della sua politica di pace, ossia l'unione di tutti gli Stati europei, fu espressa meglio che in ogni altro, nel memorabile discorso di Brema tenuto dall'Imperatore il 22 marzo 1905 (vedasi a pag. 36 e seguenti di questa relazione.)
Come l'Imperatore desiderasse un continuo e crescente sviluppo della politica pacifista, lo dimostrano i suoi discorsi, e al Guildhall di Londra il 13 novembre 1907 (pag. 40 di questa relazione), e in occasione del convegno collo Zar nelle acque finlandesi il 17 giugno 1909 (pagina 44 di questa relazione) infine l'interpretazione del convegno stesso cinque giorni più tardi ad Amburgo (pagina 44 e seguenti di questa relazione.)
I rapporti fra le nazioni furono caratterizzati dall'Imperatore nel suo discorso ad Amburgo il 27 agosto 1911, come appresso:
"Non meravigliamoci se lo sviluppo del commercio nella nostra patria solo recentemente unita, ha creato molte incomodità nel mondo. Sono d'opinione che la concorrenza leale sia utile anche nel campo commerciale. Essa è necessaria per gli Stati e per i popoli, perché sprona a nuove gesta. (L'Imperatore si serve qui d'un esempio efficacissimo tratto dalla lotta finale di una interessantissima
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corsa di cavalli, nella quale ognuno vorrebbe riportare la palma della vittoria e prosegue:) Per questa ragione può essere percorsa tutta la pista della concorrenza fra le nazioni in tempo di pace."
Riferendosi alla seconda conferenza dell'Aia, nel suo discorso della Corona tenuto il 19 febbraio 1907 all'apertura del Reichstag, l'Imperatore disse:
"Dietro incitamento degli Stati Uniti d'America e proposta del Governo russo, ho accettato l'invito per la seconda conferenza di pace all'Aia, la quale dovrà, partendosi dai risultati ottenuti nella prima conferenza, sviluppare il diritto internazionale e fermarlo nel senso della pace e dell'umanità."
L'Imperatore Guglielmo chiamò presso di sé un certo numero di personalità francesi, inglesi e americane di idee moderne, e le distinse per esercitare un influsso favorevole sull'intesa dei popoli. Anche l'istituzione dello scambio internazionale dei professori forma un anello importantissimo nella catena dei suoi sforzi per la pace. Se dapprincipio si nutrì una certa sfiducia riguardo alle opinioni dell'Imperatore ritenute compenetrate da spirito bellico, questa sfiducia diede posto, ben presto, a ben altri sentimenti; e si vide in
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lui l'uomo capace di dare all'Europa la tanto desiderata pace in cooperazione di tutti gli Stati. Già nel 1897 William T. Stead, in un articolo nella sua "Review of Reviews" sulla lega europea, scrisse:
"Una tale lega ha bisogno indubbiamente di un capo, se non di un padrone, e questo capo potrebbe essere benissimo, almeno per l'Europa, l'Imperatore germanico, con a destra il Re d'Inghilterra e a sinistra lo Zar di Russia."
Specialmente Carnegie richiamò nei suoi discorsi sempre l'attenzione sull'Imperatore di Germania, additandolo come il salvatore del mondo civile. Nel suo discorso al Congresso della pace, tenutosi a New York nel 1907, disse che per fondare una lega per la pace c'era bisogno della direzione d'un uomo potente; e dopo aver accennato al Presidente Roosevelt, proseguì:
"In questo momento non sembra esser nelle sue mani (di Roosevelt) la forza di abolire la guerra; ma, fra tutti gli uomini, nelle sole mani dell'Imperatore di Germania. Un suo invito a formare un'Unione delle Nazioni intesa a questo scopo particolare, indurrebbe più di 6 nazioni a seguirlo con gioia. E come fu il caso nella Lega temporanea delle Nazioni in Cina, così sarebbe giusto che a questa più grande Lega presiedesse un generale tedesco. Molto è stato detto e scritto sull'Imperatore Guglielmo; esso fu presentato persino come un nemico della pace. Pensiamo che egli siede ormai da 20
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anni sul trono e fin ora non si è reso colpevole nemmeno della pia piccola guerra… Non volgiamo gli occhi da quest'uomo scelto probabilmente dalla sorte, e speriamo che gli sia rivelata la sua vera missione. Nessun uomo ha mai avuto nel mondo una missione più alta di questa, anche se qualcheduno si è avvicinato ad essa colla beneficenza. Se questa missione gli venisse rivelata, son certo che egli l'adempirebbe. Io non posso comprendere come un mortale possa resistere all'appello divino di prestare un servizio così glorioso. Non evvi vittoria più grande di quella della pace. È passato il tempo nel quale si considerava come eroismo l'uccidere e il distruggere."
Tutte quelle personalità che ebbero occasione di parlare col Sovrano germanico, riferiscono concordi essere stato suo ardente desiderio, per il quale impegnava tenacemente tutte le sue forze, concludere una Unione organizzata di tutti gli Stati europei.
Nel 1907 il noto francese professore Mabilleau ebbe a Kiel un colloquio coll'Imperatore, sul quale egli pubblicò un lungo articolo nel 1908 nella rivista ebdomadaria parigina "Opinion". L'articolo diceva "sognar l'Imperatore Guglielmo una Confederazione di Stati Uniti d'Europa sotto l'egemonia della Germania, ma non voler da questa egemonia trarre altro vantaggio che quello di determinar con esso il progresso armonico e pacifico di tutti i popoli."
Nel 1908 sir Max Wächter, il grande agitatore propugnatore di una confederazione di Stati europei, pub-
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blicò nel giornale di Copenaghen "Politiken" una relazione di un suo colloquio avuto coll'Imperatore a Kiel. Secondò questa relazione Guglielmo II disse a sir Max Wächter di conoscere il suo nome e di interessarsi vivamente del pensiero di una confederazione europea che avrebbe fatto risparmiare le enormi somme delle dogane e quelle ancor maggiori per l'esercito. Reiteratamente Sua Maestà disse di approvare il pensiero di sir Max Wächter, esprimendosi da ultimo così:
"Io sostengo con gioia qualunque pensiero che possa essere utile alla grande causa della pace."
Il 29 giugno 1909 il senatore francese barone d'Estournelles de Constant pubblicò nel "Temps" un articolo su un colloquio avuto da lui coll'Imperatore a Kiel. Leggesi in questo articolo:
"L'Imperatore è rimasto fedelissimo alla sua idea prima di fondare un'Unione di tutti gli Stati civili, per facilitare un più alto sviluppo di ogni singolo."
Guglielmo II si incontrava ogni anno a Kiel anche col principe di Monaco, il quale, zelante pacifista, fondò nel 1903 l'Istituto internazionale per la pace.
Nel corso di questo sviluppo pacifista promosso dall'Imperatore, fu concluso il 12 giugno 1904 l'accordo anglo-tedesco sull'arbitrato; nel novembre di quello stesso anno l'accordo tedesco-americano pure
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sull'arbitrato; nella qual ultima occasione l'Imperatore inviò a Roosevelt un telegramma augurale che riproduce chiaramente le sue opinioni sul problema dell'arbitrato. Questo telegramma trovasi a pagina 36 della presente relazione.
Nel settembre del 1908 Guglielmo II salutò a Berlino i membri della conferenza interparlamentare col seguente telegramma:
"Ai parlamentari di tutti gli Stati civili riuniti a Berlino, invio i miei più sentiti ringraziamenti per il saluto inviatomi. Spero che la conferenza composta di tante e così illustri personalità di tutta la terra, abbia un lieto soggiorno nella mia capitale e che possa esplicare la sua energia per il mantenimento delle benedizioni della pace mondiale che specialmente mi sta a cuore. Guglielmo I. R."
Il numero delle sentenze pronunciate in base all'arbitrato ed alle quali ha partecipato l'Impero tedesco, non è piccolo. Vogliamo ricordarne qualcuna:
1899. Composizione della vertenza fra la Germania, gli Stati Uniti e l'Inghilterra, nella questione di Samoa.
1904. Febbraio. – La Germania reclamò i suoi diritti contro il Venezuela al Tribunale dell'Aia.
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1904. Maggio. – La Germania si presenta al tribunale arbitrale insieme ad altre Potenze europee contro il Giappone.
1909. Composizione pacifica davanti al Tribunale dell'Aia nella controversia sorta a Casablanca fra la Germania e la Francia.
Ecco alcuni trattati di pace:
1907. Aprile – Trattato d'Algesiras.
1909. Convenzione sul Marocco colla Francia.
1908. Convenzione sul Mar del Nord fra Germania, Francia, Olanda, Gran Bretagna, Svezia e Danimarca; la prima e vera convenzione di pace fra la Germania e la Francia.

Personalità come il segretario di Stato Dernburg, il segretario di Stato Kiderlen-Wächter, il principe Bülow., ecc., dimostrarono più volte di condividere l'opinione del loro Sovrano in quanto al movimento in favore dei tribunali arbitrali. Notevoli, in questo senso, sono le parole pronunciate dal principe Bülow il 17 settembre 1908 nel suo discorso d'apertura della Conferenza interparlamentare a Berlino:
"In Germania prendiamo parte attivissima alle questioni che occupano l'associazione interparlamentare, e specialmente alla questione dell'arbitrato. Amore di pace non significa affatto mancanza di amore verso la patria. Sono invece patrioti quelli che si sforzano di prevenire i conflitti, combattendo la dannosa igno-
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ranza degli intriganti, l'odio cieco di tanti e le non rare ambizioni ingannatrici. Chi agisce così, dà una prova di patriottismo che sgombra la via al benessere, che rimuove gli ostacoli sovrapponentisi all'ascensione dell'umanità verso l'ideale comune aspirato in tutti i tempi e da tutti i popoli."
La diplomazia tedesca prende parte a tutte le riunioni, ai congressi, ai banchetti delle società pacifiste; i suoi rappresentanti tengono discorsi di pace, come l'ambasciatore germanico a Washington conte Bernstorff che nell'anno 1909 visitò a Chicago il congresso della pace, e a New York il congresso dell'American Peace and Arbitration League; o l'ex-ambasciatore tedesco a Londra, conte Wolff-Metternich, che nell'azione anglo-tedesca per giungere ad un accordo come lo desiderava l'Imperatore, ebbe spesso occasione di svolgere opera di pace.
Le seguenti espressioni dell'Imperatore sono caratteristiche per fermare il concetto che egli si era formato dei rapporti franco-tedeschi.
Quando Jules Simon, il delegato francese al Congresso internazionale operaio nel 1890, parlò di una eventuale guerra fra la Francia e la Germania, Guglielmo II gli disse:
"Con Lei parlo spassionatamente. L'armata francese ha lavorato, ha fatto grandi progressi ed è pronta. Se dovesse, in dannata ipotesi, venirsi
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a trovar di fronte all'esercito tedesco nel campo di battaglia, nessuno potrebbe predire le conseguenze. Per questo io scorgerei un pazzo assassino in qualunque persona che si sforzasse di spingere i due popoli alla guerra."
Nel colloquio che il professor Mabilleau ebbe nel 1907 e coll'Imperatore a Kiel, questi si sarebbe espresso nel modo seguente:
"Ma perché approfittare di qualsiasi occasione per acuire contrasti che non ridondano a beneficio di nessuno? Fra noi non c'è che una politica savia: quella di stringere un'alleanza che protegga i diritti del singolo e metta fine, una volta per sempre, al macello."
Nel 1889 lord Salisbury fece compilare una lista confidenziale sulle spese annuali per gli armamenti sostenute dagli Stati Europei, dalla quale risultava che dal 1883 al 1888 ammontavano per la milizia mobile e la flotta a 19 miliardi. Lord Salisbury comunicò questo documento anche all'Imperatore Guglielmo, il quale ne fu talmente impressionato da esternare subito l'intenzione di convocare un congresso perché progettasse misure pratiche atte ad assicurare la pace del mondo. (William T. Stead: La Chronique de la conférence de la Haye 1899.)
E così si è provato a sufficienza come tutti gli sforzi dell'Imperatore tendessero, già dai primi anni del suo regno, a persuadere l'Europa che egli voleva la
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pace e non conquiste. Si approvavano, sì, le sue persuasive parole, ma disgraziatamente senza riporre in esse soverchia fiducia. La concorrenza economica inglese, lo spirito di rivincita francese e la sete slava di espansione ebbero il sopravvento e fecero maturare la guerra. Il 14 ottobre 1914 il presidente dell'Università governativa della California, professor Dr. Benjamin Ide Wheeler, tenne a San Francisco un notevolissimo discorso che terminò con queste parole:
"La guerra lungamente temuta, è scoppiata. Nessuno sa che cosa avverrà. Chi ne è responsabile lo deciderà la storia, e un giorno tutti sapranno il suo nome. Ma chiunque sia il colpevole, una cosa sta al di sopra di qualsiasi sospetto: la guerra è scoppiata contro il desiderio e contro la volontà dell'Imperatore di Germania."
Chi conosce la politica pacifista dell'Imperatore comprende oggi come Gerard non debba poi aver torto quando scrive nelle sue "rivelazioni" che lo scoppio della guerra colpì dolorosamente l'Imperatore Guglielmo II.
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Ancora sul tema: l'Imperatore Guglielmo II e la pace.
Una bella prova di quanto stessero a cuore al Governo imperiale tedesco, e il mantenimento della pace, e il miglioramento delle relazioni colla Francia, ce la dà l'ambasciatore belga a Berlino, barone Beyens. Il 15 febbraio 1914 fu sottoscritto a Berlino il progetto di convenzione tedesco-francese riguardante le ferrovie dell'Asia Minore. Il 20 febbraio il barone Beyens scrisse al signor Davignon, ministro degli esteri a Bruxelles:
"La convenzione tedesco-francese sull'Asia Minore, conclusa ultimamente a Berlino dopo laboriose e difficili trattative e grazie alle personali intromissioni del Cancelliere, assicura alla Francia una notevole sfera di attività e di influenza nella Siria… Una parte della stampa parigina si sfoga oggi in critiche malevoli sulla nuova convenzione e su chi l'ha negoziata e sottoscritta. Alla testa dei malcontenti trovasi, anche questa volta, il redattore politico del "Temps", signor Tardieu, che non si lascia sfuggire nessuna occasione pur di attaccare la politica tedesca e quelli che tentano di addivenire, almeno nel campo economico, ad un riavvicinamento fra i due popoli finitimi… Domandai all'ambasciatore se la convenzione sull'Asia Minore, che, come ebbi a suo tempo l'onore di comunicare, era stata molto desiderata dall'Imperatore, avrebbe contribuito, secondo la sua opinione, a migliorare i rapporti tedesco-francesi. "Forse, in un certo grado, anche i rapporti ufficiali;" – mi rispose il signor Cambon – "ma non credo che questa
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convenzione sia di grande influsso sui sentimenti del grosso pubblico ai due lati dei Vosgi. La lingua della stampa francese non muterà, purtroppo, riguardo ai Tedeschi. Anche noi abbiamo in Francia, dall'epoca dell'affare Dreyfus, un partito militarista e nazionalista il quale non vuole assolutamente sentir parlare di un avvicinamento alla Germania e che spalleggia una gran parte dei giornali nel loro tono aggressivo. Il Governo dovrebbe ben tener conto di essi e del partito di cui sono il portavoce nel caso che si venisse ad un nuovo e serio incidente fra i due popoli."
Telegramma dell'Imperatore del 31 luglio 1914 ore 2 pomeridiane allo Zar:
"…Coi miei sforzi per il mantenimento della pace io sono giunto all'ultimo limite della possibilità. Non io porto la responsabilità della sventura che minaccia il mondo civile in questo momento. Tu hai ancora la possibilità di scongiurarla. Nessuno minaccia l'onore e le forze della Russia, che avrebbe potuto attendere il risultato dei miei sforzi. L'amicizia per te, per il tuo paese, che io ho giurato al letto di morte di mio nonno, mi è stata sempre sacra e io sono stato fedele alla Russia nei più difficili momenti,
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come nell'ultima guerra. La pace europea può essere salvata soltanto da te, se la Russia si decide a fermare le misure militari che minacciano la Germania e l'Austria-Ungheria."
Dal rescritto imperiale del 2 agosto 1914 al ministro dei culti, col quale si ordinava per tutta la Prussia che il 5 agosto dovesse essere giorno di preghiera:
"Durante il mio regno mi sono sforzato con ogni energia per salvaguardare il popolo tedesco dalla guerra e per mantenergli la pace. Anche ora era per me questione di coscienza di evitargli, nei limiti del possibile, la guerra; ma tutti i miei buoni uffici sono stati vani. Avendo pura la coscienza in quanto all'origine della guerra, sono certo dinanzi a Dio della santità della nostra causa."
Dal discorso dell'Imperatore all'apertura del Reichstag il 4 agosto 1914:
"…Per quasi mezzo secolo noi abbiamo potuto proseguire per la via della pace. I tentativi di incolpare la Germania di intenzioni guerresche
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e di restringere la sua posizione nel mondo hanno sovente messo a dura prova la pazienza del popolo germanico. Anche fra le provocazioni il mio Governo ha mirato sempre, con ferma lealtà, al suo più alto scopo, a sviluppare tutte le forze morali, intellettuali ed economiche della nazione. Il mondo fu testimonio che noi nelle perturbazioni e difficoltà di questi ultimi anni ci siamo sempre instancabilmente trovati in prima linea per risparmiare ai popoli d'Europa la guerra fra le grandi Potenze."
Dal proclama dell'Imperatore al popolo tedesco il 6 agosto 1914:
"Dalla fondazione dell'Impero è stato compito mio e del mio antenato, per ben 43 anni, di mantenere la pace mondiale, e in pace di promuovere il nostro meraviglioso sviluppo. Ma gli avversari ci invidiano il successo del nostro lavoro. Tutte le manifeste e le segrete ostilità dall'est e dall'ovest e al di là del mare noi le abbiamo sopportate sin qui coscienti della nostra responsabilità. Ora, però, vorrebbero umiliarci."
Empfohlene Zitierweise
[Erzberger, Matthias], L'Imperatore GugliemoII e la pace vom 23. September 1917, Anlage, in: 'Kritische Online-Edition der Nuntiaturberichte Eugenio Pacellis (1917-1929)', Dokument Nr. 8153, URL: www.pacelli-edition.de/Dokument/8153. Letzter Zugriff am: 25.04.2024.
Online seit 24.03.2010, letzte Änderung am 24.10.2013.