Dokument-Nr. 8617

Rudert, Theodor: [Kein Betreff], 25. September 1917

Eminenza!
Il pensiero fondamentale, chiaramente espresso, della proposta di pace di Sua Santità il Papa del 1° agosto 1917, dice che la parte spettante oggi alla forza delle armi per decidere le contese internazionali, debba essere non soltanto limitata, ma dichiarata per il futuro – quale insegnamento tratto dall'esperienza della guerra – assolutamente inammissibile.
Logicamente, fu dunque proposto non di "limitare" la forza armata degli Stati, ma di diminuirla "nella misura necessaria e sufficiente al mantenimento dell'ordine pubblico nei singoli Stati"; in altre parole di abolirla completamente, in quanto che essa è rivolta verso l'esterno e rappresenta, quindi, un "armamento" nel senso odierno; e ciò quale conferma indispensabile del nuovo principio; come la sola
53r
garanzia materiale possibile dell'"impero del diritto".
Aperta è stata lasciata solo la questione del tempo entro il quale il nuovo stato di assoluto disarmo dovrebbe essere effettuato; ma siccome i salutari effetti fatti valere per raccomandare la via proposta – effetti sicuri ed eminentemente pratici – presuppongono che il disarmo debba essere effettuato senza indugio, si deve ammettere che Sua Santità ne immagini l'effettuazione non come il prodotto di un ulteriore sviluppo, ma come il resultato di decisioni immediate e prontamente eseguite. In altre parole: non quale coronamento, sibbene qual fondamento del nuovo edificio da costruirsi; e, cioè, grazie al concetto geniale della circostanza capitale che uno spirito conciliante sia non solo premessa per una vantaggiosa attività costruttrice, ma che questo spirito possegga altresì l'indispensabile premessa materiale di guarir radicalmente quella morbosa sfiducia, generata naturalmente dal sopravvivere di ulteriori armamenti, personificazione del principio retrogrado con tutte le sue conseguenze gravanti.
54r

Malauguratamente – ché non certo in nulla consistono tutti gli ostacoli con cui ha da combattere la magnanima opera di pace di Sua Santità – appunto questo geniale pensiero fondamentale, non solo non è stato preso sul serio, a tutt'oggi, da nessuna sfera responsabile, ma neppure realmente compreso. La causa del doloroso risultato non può risiedere che in questo: che Sua Santità ha solamente alluso, per ora, agli effetti della proposta di pace assicuranti la sua completa accettabilità da parte dei due campi avversi e la sua eseguibilità – per esempio i vantaggi resultanti dallo sgravio economico, e garanzie di altro genere, come soddisfazione, ecc. – ma non li ha particolareggiatamente esposti.
Supponendo con tutta certezza, o che Sua Santità abbia già l'intenzione di procedere successivamente a questa esposizione particolareggiata delle conseguenze, o che lo riconosca necessario – necessario per lo meno allo scopo di vedere la pace realizzarsi nel senso di quel pensiero fondamentale, il quale solo potrebbe garantire la sua durabilità – l'umilissimo sottoscritto si permette
55r
approfittando della benevolente mediazione di Vostra Eminenza, di mettere umilmente a disposizione di Sua Sentita l'abbozzo di un tale commento all'appello del 1° agosto, perché si degni prenderne visione o lo utilizzi o lo accetti. Ciò che al sottoscritto procura la gioia di potersi dire chiamato ad un tal passo a servizio del nobilissimo compito, è la causale circostanza, che esso, da circa un anno, ha già sottoposto ad uno studio speciale e radicale – giovandosi in questo del lavoro di tutta la sua vita assai parente a questo studio – la non semplice questione degli effetti derivanti da un disarmo assoluto; ed è giunto a resultati non solo di evidente portata decisiva, ma che, sotto molti rapporti, dovrebbero sorprendere Sua Santità medesima. Bastando il disarmo completo ad assicurare il dominio del principio nuovo, i suoi effetti non vengono ad essere simili a quelli di una semplice limitazione degli armamenti, ma, sotto un certo rapporto essenziale, di natura assolutamente opposta, come per esempio, lungi dal crescere l'importanza dei tribunale arbitrali e di complicarli, di renderli praticamente quasi
56r
superflui. Ecco, per esempio, quali sarebbero alcuni singoli punti dell'abbozzo:
1.) Una volta effettuato lo stato di assoluto disarmo, dovrebbe, grazie alle reazioni politiche, economiche sociali e culturali, (riguardo alle quali si confronti ciò che viene appresso) subentrare una reazione così profonda anche nella situazione di politica interna di tutti i paesi, che la potenza armata necessaria praticamente per il mantenimento dell'ordine interno, in nessun caso può esser valutata così alta da poter esser presa in considerazione come una qualsiasi minaccia militare contro l'estero. Per conseguenza, se non si decidesse di procedere ad un disarmo graduale, ma ad un disarmo immediato o simultaneo, cioè a dire nello spazio di tempo tecnicamente necessario, (ciò che è assolutamente raccomandabile in armonia allo spirito della proposta pontificia), non ci sarebbe bisogno di nessunissima garanzia speciale per evitare un risico militare; mentre, specialmente in seguito alle enormi semplificazioni che dilucideremo più avanti, la conclusione della pace non avrebbe più bisogno di esser condizionata a qualsiasi riforma di costituzione.
57r

2.) Tolta di mezzo, fin dall'inizio, la probabilità immediata di ricorrere alle armi per la soluzione di eventuali controversie, e considerato che, oltre a ciò, non potrebbero più sorgere che controversie di natura assolutamente non pericolosa in virtù degli effetti spiegati più avanti; già la via delle istanze per giungere alla decisione delle controversie ne risulterebbe incomparabilmente semplificata, più di quello che si soglia presupporre pensando alla limitazione invece che a un completo disarmo.
Anzitutto le parti in lite dovrebbero essere obbligate a cercare, mediante trattative dirette, di pervenire ad un'intesa o ad un compromesso, senza esser tentate a prendere un altro contegno.
Nel caso improbabile dell'insuccesso, rimarrebbe quale seconda probabilità, pure obbligatoria, ricorrere alla mediazione o all'assistenza positiva di una terza Potenza scelta dalle due parti stesse: per esempio Sua Santità il Papa.
Per conseguenza solo nel caso estremo – assolutamente inverosimile, del resto,
58r
dato il carattere inoffensivo delle questioni che potessero ancor sorgere! – che anche questa via non conducesse al risultato voluto, si ricorrerebbe, sempre obbligatoriamente, ad un tribunale arbitrario internazionale. In questo caso un assoggettamento alla sentenza del tribunale arbitrario dovrebbe essere obbligatorio soltanto quando il tribunale stesso muovesse eccezioni nell'interesse pratico ed urgentissimo di tutti gli Stati. Le due parti potrebbero risolver allora la loro vertenza in un modo nuovo e ragionevole: colla rottura, cioè, più o meno completa dei rapporti economico-culturali tra di sé; cioè a dire col reciproco boicottaggio.
Un partito che volesse più tardi opporsi a un cosiffatto e comodissimo ordinamento delle cose da se stesso deciso, ciò che praticamente non è nemmeno pensabile, sarebbe costretto a cedere in forza di un boicottaggio economico-culturale da parte di tutti gli altri Stati, e questo con tanta maggior sicurezza in quanto che la grave misura da estendersi a un numero di anni più o meno grande, se, ciò che è praticamente escluso, lo Stato ricalcitrante si opponesse alle decisioni e ristaurare gli armamenti. Nel qual caso si
59r
potrebbe rispondere colla medesima misura.
3.) Esclusa praticamente la possibilità di ricorrere alla guerra e spazzate via, quindi, le incertezze economiche corrispondenti, sarebbe possibile escludere radicalmente la calamità internazionale della valuta, perché non vi sarebbe più motivo alcuno di non fare di banconote, commercialmente inattaccabili, anche un mezzo legale internazionale di pagamento. Praticamente ciò significherebbe una quasi illimitata disponibilità di mezzi monetari per il loro pieno valore, per pagare gli articoli d'importazione; sparirebbe, cioè, per tutti gli Stati la necessità di limitar con artifizio da una parte l'importazione, (o pagare a troppo caro prezzo gli articoli introdotti), dall'altra di aumentare, pure con artifizio, l'esportazione, ossia il pagamento dell'importazione con merci, sul quale riposa una parte essenziale della concorrenza malsana intesa a procurarsi maggiori possibilità di mercati. D'altra parte questa concorrenza malsana riposa su una forza d'acquisto di tutti i mercati inferiore alla normale, la quale verrebbe però a sparire in virtù degli effetti esposti più avanti;
60r
specialmente quelli sociali.
4.) Se si volesse, allora, mettere in corso entro gli Stati una categoria separata di moneta cartacea che il pagatore all'estero avrebbe il diritto, anzi sarebbe obbligato, di cambiare in banconote del genere odierno, ma aventi, allora, il loro pieno valore internazionale, questo nuovo denaro circolante esclusivamente entro lo Stato (molto più se, astrazione fatta dalla moneta spicciola, esso divenisse l'unico mezzo di pagamento efficace nel traffico interno) avrebbe praticamente il valore dell'altra moneta cartacea di valore internazionale, e questo indipendentemente dalla natura della sua copertura. Potrebbe esistere quindi anche senza nessuna copertura in contanti, e senza recare il benché minimo svantaggio ai "biglietti di Stato"; in altre parole basarsi su un credito di Stato senza frutti a scadenza indeterminata – e forse anche permanente.
Potendo questi nuovi biglietti essere emessi senza svantaggio alcuno in una quantità a piacere (unica condizione sarebbe un impiego riconosciuto dal corpo legislativo, sano tanto dal lato economico quanto da quel-
61r
lo civile) e poiché in certi casi speciali (nei quali si avesse intenzione di liquidare con essi biglietti il debito pubblico fruttifero dinanzi a creditori esteri) anche questa nuova moneta cartacea potrebbe essere dichiarata, in forza di un accordo, legalmente valida ed accettabile in pagamento, il problema della finanza verrebbe a cessar di esser insolubile insieme a quello della valuta. Col far violenza all'avversario non si risolverebbe il problema che a mezzo, e quindi in modo insoddisfacente. Si viene a questa conclusione se vi si aggiunge per lo meno l'enorme risparmio durevole, effettuato colla completa mancanza degli armamenti e in virtù della semplificazione di tutto quanto l'apparato amministrativo dovuto all'alleggerimento finanziario e suoi effetti.
5.) Un aumento sano, corrispondente ai bisogni, delle offerte di capitale, indipendenti dall'estero grazie al nuovo denaro interno; – secondo: un identico aumento e, contemporaneamente, semplificazione dei provvedimenti pubblici (cura della forza operaia) in forma di crediti di consumo, lavoro ai disoccupati, facilitazione di smercio
62r
e imprese di utilità generale; – terzo: una ulteriore facilitazione della produzione delle merci e della distribuzione delle medesime, in virtù del rinforzamento e della uniformità della forza d'acquisto dei mercati risultanti da tutto ciò; – quarto: un enorme risparmio di forze operaie e di materiale per i scopi produttivi in virtù del disarmo, e semplificazione degli apparati amministrativi; – quinto: la reazione materiale del guadagno morale e culturale addirittura incalcolabili; – tutto ciò coopererebbe ad assicurare ad ogni singolo Stato una meravigliosa rinascita, senza che nessuno avesse bisogno di ricorrere, per ottenerla, a violazioni dello Stato vicino o lontano.
6.) La mancanza degli armamenti; il caratterizzato venire a cessare di ogni malsano eccesso di concorrenza per le possibilità di smercio, come, infine, il generale ristabilimento economico insieme con il venire a cessare della possibilità di tutela finanziaria da parte dell'estero e dei bisogni fiscali, farebbero sì che pure di una specie di armamento economico, ossia delle barriere doganali e di altre gravi restrizioni
63r
nei traffici, ogni Stato potrebbe fare del tutto a meno, a condizione, si intende, della reciprocità. In altre parole permetterebbero, senza svantaggio, a tutti gli Stati, di entrare subito fra loro, nel campo politico-commerciale, in rapporti analoghi a quelli che in uno Stato federale intercedono fra gli Stati particolari dell'unione; senza necessità, tuttavia, di un'analoga unione politica, od anche solo di una lega dei popoli, giacché per tutti gli Stati, senza eccezione, non esisterebbe più un "di fuori" e non si avrebbe, quindi, più a che fare con un concatenamento d'interessi in una politica estera comune.
7.) Il permanente sgravio finanziario e risparmio di forze nel campo politico economico, – in conseguenza del venire a cessare di armamenti della grandezza e del genere proprio agli Stati moderni, insieme con la fine dell'incertezza, con tutti i suoi effetti, e della possibilità di nuovi danni di guerra, come, inoltre, della calamità della valuta della finanza, – compenserebbero a dismisura, materialmente, per entrambe le parti, insieme con il generale rifiorimento economico reso possibile da tutte le circo-
64r
stanze enumerate, un dubbio e pericoloso vantaggio di un indennizzo delle spese e dei danni della guerra, ottenuto una volta tanto dal nemico.
Quanto al bisogno ideale del "castigo", che si fa sentire nella esigenza di un indennizzo, esso verrebbe a cessare, perché il vero colpevole sarebbe stato chiaramente ravvisato in tutto il sistema delle odierne relazioni internazionali, mentre, in pari tempo, il superarlo dovrebbe togliere di mezzo ogni motivo per la cieca diffidenza sino ad oggi dominante e la conseguente incapacità di un pratico apprezzamento di questo fatto.
8.) Tutte le questioni territoriali controverse, che non venissero a scomparire con la cessazione del bisogno d'indennità, di castigo e specialmente di garanzia, come di quello economico connesso con la guerra, o che non venissero a scomparire perché, in connessione con tutto ciò, la questione delle nazionalità e la questione costituzionale finirebbero di avere importanza capitale come una faccenda di politica estera, sarebbero risolte per il fatto che in conse-
65r
guenza del disarmo anche economico, i confini fra gli Stati non costituirebbero più un ostacolo ad essenziali possibilità di sviluppo. In questo riguardo decisivo (salvo il mantenimento della massima indipendenza di uno Stato dall'altro come dal complesso degli Stati) essi verrebbero a sparire del tutto, né sarebbe quindi più necessario spostarli (eccetto che per motivi pratici di natura amministrativa con amichevole accordo) né alla conclusione della pace né mai in avvenire, sia, e ciò è l'essenziale, dal punto di vista del più crasso egoismo come da quello della ragione!
9.) Per quel che si riferisce da ultimo al tribunale arbitrale internazionale, occorrente più, come abbiamo detto, in teoria che in pratica, e che dovrebbe comporsi forse di un giurista e di una commissione di periti per ciascuno degli Stati più importanti senza distinzione della loro grandezza (non si tratta infatti d'una specie di parlamento mondiale!) basterebbe da principio assolutamente l'essersi accordati sulla norma fondamentale più generale del suo funzionamento. Questa norma dovrebbe essere semplicissima:
66r
ogni singolo Stato dovrebbe, cioè, essere obbligato ad aver riguardo nei suoi provvedimenti – si tratterebbe del resto esclusivamente di divieti di esportazione e di importazione come del trattamento di persone appartenenti ad altro Stato, ad altra nazione o ad altra religione (ben inteso, dato che più non esistessero né il servizio militare obbligatorio, né possibilità di guerra, né restrizioni nel campo degli scambi economici) – dei lamenti rivoltigli da qualunque altro Stato, sia per via di arrendevolezza, sia, secondo i casi, per via di un compromesso (arrendevolezza fatta dipendere da un corrispettivo) nei limiti che egli non dovesse così sacrificare al nemico un proprio interesse egualmente importante ed egualmente rispettabile.
L'umilissimo sottoscritto ha esposto tutte queste cose, di cui nessuno, che vi rifletta, può negare che danno origine ad una condizione di fatto sin qui pienamente insospettata, – già recentemente con una petizione al Governo dell'Impero e al Reichstag; ma ritiene che, se anche la sua petizione condurrà ad un risultato pratico, un passo di Sua Santità mirante ad attirare la
67r
simultanea ed eguale attenzione di tutti i Governi del mondo a questi argomenti decisivi per promuovere così ad ogni modo – se necessario primamente senza alcuna interruzione delle ostilità – uno scambio ufficiale di vedute su essi (anziché su questioni davvero d'importanza secondaria, come la territoriale!), non sarebbe superfluo. Uno scambio di vedute che, poi, il sottoscritto, per grazia della Providenza, sarebbe in grado di promuovere ancora con più diffusi suggerimenti, il cui carattere positivo esclude assolutamente la mancanza di un benefico risultato pratico, (sebbene si potrebbe tranquillamente arrischiarlo.)
Per agevolare a Sua Santità il prender partito dinanzi a tutto il mondo verso una tale proposta non ufficiale, si tenterà, con la massima energia, di rendere accessibile, coll'aiuto del Reichstag e della stampa, al più gran numero possibile di persone il testo di questa petizione a Vostra Eminenza, comunicata contemporaneamente al Governo dell'Impero. La pubblica opinione ha indiscutibilmente diritto di essere
68r
informata di una questione così importante, come se si trattasse di una proposta di carattere ufficiale, che del resto le sarebbe poi, in questo caso, attribuito con il giudizio della pubblica opinione, della rappresentanza popolare e dei Governi di tutti i paesi.
Gradisca Vostra Eminenza l'espressione della più profonda devozione da parte di uno studioso tedesco sin qui a V. E. sconosciuto,
Theodor Rudert.
Empfohlene Zitierweise
Rudert, Theodor, [Kein Betreff] vom 25. September 1917, Anlage, in: 'Kritische Online-Edition der Nuntiaturberichte Eugenio Pacellis (1917-1929)', Dokument Nr. 8617, URL: www.pacelli-edition.de/Dokument/8617. Letzter Zugriff am: 02.05.2024.
Online seit 24.03.2010.