Dokument-Nr. 8653

[Ferdinand I. von Bulgarien]: [Pro-memoria riguardante le preghiere del Re di Bulgaria], vor dem 08. September 1917

La Sua Maestà lo Zar Ferdinando dei Bulgari nel mese di Luglio 1916 aveva indirizzato alla Sua Santità le domande seguenti:
1) l'accordo di un Nunzio per Sofia
2) l'erezione della Gerarchia in Bulgaria, obbene [sic]
3) il trasmuto del vicariato Apostolico di Sofia in un'Arcivescovado (Sede Metropolitana);
4) Sua Maestà fece sondare il terreno in mira a trattative preliminari e all'erezione d'un Concordato, e
1 5) aveva S. M. fatto sottomettere presso Sua Santità la richiesta che gli siano accordati i medesimi privilegi d'orazione in Bulgaria come furono2 concessi ai monarchi Austro-Ungheresi, in tal modo cioè, che nelle formule liturgiche, invece dei termini Imperator e Rex, sia inserito in traduzione del titolo Czar il nome Caesar.
Causa i tempi precari quei voti menzionati sotto 1–4 incl. dovevano essere risposti negativamente.
Ma a più riprese nel corso dell'autunno ed inverno passati il Revmo Prelato Msgr. Gerlach, Cameriere Segreto Partecipante di Sua Santità, m'ha comunicato per l'ordine del Santo Padre che la richiesta di Sua Maestà riguardo all'orazione sarebbe accordata.
Oltre alla lettera scritta di propria mano di S. M. a Sua Santità Papa Benedetto XV – la quale io fui incaricato di portare da Sofia a Berna e che di li per via di corriere e per mezzo di Msgr. Gerlach fu fatta giungere al Sto Padre fu pure presentato presso Sua Santità il testo del decreto apostolico "Fulget" nel quale vengono regolate le orazioni liturgiche per il monarca dell'Austria-Ungheria, ed
in una supplica aggiuntavi fu domandata l'estensione mutatis
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mutandis del privilegio anche sulla Bulgaria.
Questa supplica fu mandata a Msgr. Gerlach con l'intento di farla sottomettere agli occhi del Santo Padre. Fin dal mese d'Agosto dell'anno scorso dunque abbiamo l'asserzione verbale, che il Sto. Padre avrebbe esaudita la richiesta riguardo all'orazioni, ma fino a oggi non fu spedita nessuna decisione autentica.
Siccome Sua Maestà lo Zar si affligge evidentemente dell'inevitabile rifiuto delle sue prime quattro domande sopra segnalate e siccome nell'interesse della causa cattolica appare cosa importante di incoraggiare la disposizione reverente e leale che Egli nutre per la Santa Sede, affinché pure per virtù della preghiera, s'invigorisca nei Bulgari la speranza dell'Unione – forse un'accelerata approvazione autentica delle desiderate oraziono potrebbe essere di qualche conseguenza, e a questo scopo vien aggiunta una copia della prima lettera dell'anno scorso.
3 Ci è stato sottoposto un modo come ancora recare particolar piacere alla Sua Maestà e mitigare la prima impressione penosa dello sue speranze sospese, il che sarebbe l'usare speciali cortesie, per quanto pero è eseguibile nelle circostanze attuali, verso il Vicario Apostolico, presentemente il Vescovo Peeff di Sofia. Il suo predecessore era Arcivescovo titolare, egli stesso vescovo titolare, essendo Coadiutore. Il suo predecessore soleva portare l'abito di Vescovo Cappuccino, in giorni festivi l'abito violetto4.Credo che avesse anche il diritto della cappa magna.
In Sofia infatti si presentano occasioni nelle quali il comparire in pompa del Vescovo cattolico sarebbe non senza importanza. In maggior modo dacché Zar Ferdinando
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va pubblicamente conformandosi più stretto alla Chiesa Cattolica-Romana, vengono celebrate nella cattedrale di Sofia certe solennità dove la totalità del ministero e gli impiegati civili e militari si radunano e sono dal Vescovo salutati. Nelle chiese ortodossi tali salutazioni si effettuano con magnificenza orientale. Dovrebbe certamente fare impressione favorevole e dare profonda commozione alla mente delicata e suscettibilissima in punto di forme estetiche e liturgiche dello Zar Ferdinando, se di Sua Santità, in segno di riguardo a Sua Maestà ed il suo Regno, fosse al Vicario Apostolico Vescovo Cappuccino Peeff (segnalato Arcivescovo) motu proprio accordato il privilegio di indossare in speciali solennità e principalmente in funzioni, che si eseguiscono in presenza di Sua Maestà, l'abito vescovile violetto, se non forse la cappamagna.
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Tratto da un rapporto presentato dal Rev. Prof. S. Theol. P. Arndt S. J. al Rms. il presente Generale dei Gesuiti a Zizers in Svizzera in risposta a una domanda da esso fatta.
Alla questione, se delle persone di fede ortodossa (o protestanti o greche) hanno ottenuto la licenza di celare il loro cattolicismo, vostra Paternità stessa v'ha di già risposto col "Si". E di ragione. Ma la risposta cambia, quando si domanda, chi darà il permesso.
1) Esempi di permessi accordati sono il professore Steinberger dell'accademia di Berlino (morto nel 1872) il Barone Cramer-Klett in Baviera. Quanto ad altri personaggi storici non v'ha prova sufficiente né in Rosenthal "Convertitenbilder" né in Räss "die Convertiten seit der Reformation" che fosse mai data una licenza positiva. Per quanto sia, in nessun di questi volumi viene menzionato un solo permesso, che sia dato da Roma.
2) La Santa Sede prende altro aspetto dell'argomento. Nelle "Collectanea S. Congr. de Prop. F. viene citato: S. C. de Prop. F. 24 Nov. M 28 Quoad dubium de occultis catholicis inter haeretices degentibus iussit S. C…. significari sententiam Congregationis esse eis non licere ob periculum vitae vel amissionis bonorum occultare catholicam fidem contra Apostolum ad Rom. 10."
Simile parere si trova riguardo a un Maomettano il 28 Maggio 1635.
Disgraziatamente il nostro caso per l'appunto non fu sottomesso alle deciper l'apunto non fu sottomesse alla decisione del Santo Uffizio del 29 Luglio 1699: Vir primae nobilitatis in Anglia ab infantia educatus in haeresi calviniana… gravissimis de causis etiam religionem et statum in isto regus vere et
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summopere concernentibus vellet conversionem suam manere segretam…
Il 7 Agosto 1704 a un prete armeno convertito il Santo Uffizio non permette di mescolare nella sagrestia il vino e l'acqua prima ch'entri a celebrare la Messa.
3) Un'espediente però può offrire il passo seguente:
Vives Comp. theol. n. 143 dice: oportet fidem dissimulare, quoties ex una parte nullum urget praeceptum fidei profitendae, et ex altera caritas Dei vel proximi vel sui non patitur eam profiteri ut puta si exinde religio magis blasphemeretur, perturbationes orientur aut mortis periculum subeundem foret. Parimente il Lehmkuhl I 404 III. La risposta pure del Santo Uffizio del 21 Luglio 1880 al Vicario Apostolico di Bengal può servire da norma. Questa fu la domanda: Una fanciulla, che ha passato dieci anni in convento, può ella essere ricevuta nella Chiesa contro la volontà del suo padre che e eretio? Risposta: Si consensus non obtineatur perpendat serio incommoda, que ex talis puellae admissione in provenire videantur tum quoad periculum proximum perversionis ejusdem puellae, tum quoad grave damnum scholae ac missionis catholicae. Et quatenus nulla aut spernenda incommoda prevideantur, eandem admittat sine mora; Quatenus vero gravia praevideantur incommoda futura ejusdem admissionem ad formalem et publicam professionem fidei catholicae differat Ecc.
Aggiunta: In quanto si riferisce alle cose dette sotto Nr. 2 posso citare queste parole riguardo a un prete scismatico dette in un'udienza di Papa Pio X: "Non postest simulare quod non est aut dissimulare quod est."
Il modo di agire dell'arcivescovo Szepticki certamente fu un'altro.
1Links hds. eingefügt: "I", vermutlich vom Empfänger.
2"i medesimi privilegi d'orazione in Bulgaria come furono" hds. unterstrichen, vermutlich vom Empfänger.
3Links hds. eingefügt: "II", vermutlich vom Empfänger.
4"festivi l'abito violetto" hds. unterstrichen, vermutlich vom Empfänger.
Empfohlene Zitierweise
[Ferdinand I. von Bulgarien], [Pro-memoria riguardante le preghiere del Re di Bulgaria] vom vor dem 08. September 1917, Anlage, in: 'Kritische Online-Edition der Nuntiaturberichte Eugenio Pacellis (1917-1929)', Dokument Nr. 8653, URL: www.pacelli-edition.de/Dokument/8653. Letzter Zugriff am: 02.05.2024.
Online seit 24.03.2010.