Dokument-Nr. 964

[Erzberger, Matthias]: L'odierna condizione politica ed economica della Russia, April 1918

Introduzione.
Questo lavoro, per la forma in cui è scritto, vorrebbe esser considerato molto oggettivo. Purtroppo il concetto di obiettività è fra i più relativi, ci si avvicina tanto più all'ideale, quanto più l'autore si attiene non solo ai fatti, ma giudica i fatti alla luce di un'idea, nella misura, cioè, che egli parte da una sua concezione del mondo.
Dato il compito straordinariamente difficile assuntosi, a scanso di equivoci, l'autore deve già al principio determinare chiaramente:
1. I principali criteri metodologici sui quali si fonda la parte analitica della sua descrizione.
2. Le principali idee e vedute da lui trattate.
Riguardo al primo punto l'autore fa notare che, nel momento in cui questo lavoro vien scritto, i fatti susseguono l'un l'altro così da vicino e con tale vertiginosa rapidità da esser sommamente difficile di dare una descrizione della situazione presente in Russia che corrisponda al vero. La scena muta da giorno a giorno, con celerità sempre maggiore, e ciò mette l'autore in una condizione oltremodo difficile, giacché quanto più diffusa la sua narrazione, tanto più difettosa, tanto meno concordante con la realtà. Tale circostanza costringe l'autore a seguire un modo di procedere più attendibile, a dare cioè una descrizione meno completa, ma che contenga lineamenti davvero sicuri e determinati. Perciò l'autore omette ogni cosa che trova ancora in fermento e in divenire, e pone in rilievo soprattutto ciò che avrà un peso più e meno grande nella futura sorte della Russia.
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L'autore è d'avviso che tutte le cose le quali eserciteranno una efficacia più o meno grande sul destino futuro della Russia rientrano in due categorie; sono cioè o cose che hanno un'origine interna, che sorgono e si svolgono entro i confini della Russia, oppure cose di origine esterna, sorte all'infuori dei confini del paese. Da ultimo l'autore deve notare che siccome presentemente il processo di dissoluzione prevale su quello di ricostituzione egli è, suo malgrado, costretto ad occuparsi soprattutto di fatti e manifestazioni di carattere negativo, non positivo.
Aggiungiamo, infine, pure queste osservazioni:
1) L'autore condivide pienamente l'opinione di alcuni geografi americani che Europa ed Asia siano da considerarsi come un unico continente, Eurasia. Egli non considera, quindi, la Russia come un regno asiatico ed europeo, ma come un paese centrale nel continente eurasico.
2) L'autore è pure pienamente d'accordo con alcuni scrittori politici tedeschi i quali sostengono che la razza slava, e quindi anche i Grandi Russi, nonostante tutte le attitudini nel campo della scienza e dell'arte, manca affatto d'intelletto per le questioni politiche e la loro soluzione ed ha ben poco talento per la scienza di Stato pratica.
3) L'autore addita la verità, sin qui così poco riconosciuta, che la Russia presente vive una duplice vita, poiché mentre le enormi masse popolari russe oppresse, Grandi Russi, come Russi di altre tribù, vivono nelle stesse condizioni che nel secolo XIV, esiste tuttavia, una classe colta non numerosa, la cosiddetta intelligenza, la quale è al medesimo alto livello che la classe corrispondente nell'Europa occidentale.
Infine, nella lettura di questo lavoro, non si deve dimenticare che secondo la profonda convinzione dell'autore i fatti che adesso si avverano in Russia, sono soltanto una delle prime conseguenze della guerra mondiale, ai quali molti altri, nei rimanenti
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paesi, seguiranno, sebbene non eguali ai russi. In linea generale non devono guardarsi i fatti di Russia come isolati: essi possono venir giudicati solo sullo sfondo e alla luce di tutto il processo di rivoluzione delle forze politiche ed economiche in tutto il mondo, che cominciò nel 1914 e che nel suo primo stadio fu denominato volgarmente "guerra mondiale". Ma le conseguenze più importanti di questo processo saranno trattate più sotto in particolare insieme con una indagine della questione della probabilità di una guerra economica fra le grandi Potenze dopo la conclusione della pace generale.
Principali fattori interni ed esterni che determinano la presente situazione in Russia e il suo svolgimento.
Come la vita e lo sviluppo d'ogni singolo organo è determinato dal cooperare delle forze interne ed esterne, così anche la vita d'uno Stato è determinata da fattori interni ed esterni, immesso ciò, noi dividiamo i principali fattori che avranno un peso decisivo per il prossimo svolgimento della Russia in interni ed esterni, e li riassumiamo qui con la massima brevità.
A. Fattori interni.
§ 1. La conclusione della pace con le Potenze centrali e la trasformazione della Russia in Stato neutrale.
§ 2. L'innegabile bancarotta finanziaria della Russia.
§ 3. La completa rovina dell'industria russa.
§ 4. La piena disorganizzazione dell'agricoltura e il crollo delle organizzazioni agrarie.
§ 5. L'assoluta disorganizzazione del commercio russo.
§ 6. Il caos del servizio dei trasporti.
§ 7. L'anarchia e lo sfacelo in tutti i campi della vita statale e sociale.
§ 8. Il fiasco della rivoluzione politica.
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§ 9. La distruzione dell'intelligenza e borghesia russe.
§ 10. Il passaggio del denaro in altre mani e la formazione di una nuova borghesia.
§ 11. La forte reazione generale e la rinascita delle classi intelligenti russi.
§ 12. I mutamenti nella composizione etnografica della Russia.
§ 13. La modificazione dei confini dello Stato.
§ 14. Conclusioni.
B. Fattori esterni.
§ 1. La continuazione della guerra mondiale, ossia la sua fase conclusiva.
§ 2. La fine della guerra tra le Potenze centrali e l'Intesa e la pace generale.
§ 3. Gli interessi economici di molti Stati esteri in Russia.
§ 4. La concorrenza commerciale ed industriale di Stati esteri dopo la guerra.
§ 5. Conclusioni.
A. Fattori interni.
§ 1. Pace con le Potenze centrali e trasformazione d e lla Russia in Stato neutrale.
Appena la guerra avrà fine, milioni di uomini atti al lavoro saranno di nuovo disponibili per le opere pacifiche, milioni di braccia, che già attesero alla distruzione, saranno pronte per la ricostruzione. A prima vista questo fatto apparisce d'importanza speciale giacché il numero degli uomini arruolati nell'esercito durante la guerra fu spettacoloso. La chiamata alle armi degli idonei al servizio militare delle varie classi avvenne in Russia senza metodo alcuno e disordinatamente e trascuratamente al punto che le autorità militari mancarono affatto di dati positivi. Non si ha una statistica dei soldati richiamati. Sicuro è soltanto che a parte che un gran numero di soldati non rispose alla chiamata, ad ogni nuova leva
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nelle liste dei soldati dei rispettivi comandanti venne iscritto un numero di soldati superiore del 25-30% al computato. Secondo gli accertamenti di ufficio competente l'esercito e il treno (non compresi gli operai adibiti nelle industrie di guerra) si composero in cifra tonda di 18 milioni di uomini. Ammettendo ora che fra morti sul campo, morti per effetto di malattie e ferite e durante la prigionia le perdite siano state di sei milioni al massimo, si ha che con la smobilitazione dodici milioni di uomini atti al lavoro sono stati restituiti al paese. Purtroppo la smobilitazione fu eseguita di pieno arbitrio e iniziativa dei soldati ed ebbe per conseguenza la corruzione morale degli appartenenti alle classi lavoratrici già qualitativamente decaduti durante la guerra. Occorre dunque aspettarsi che di tutti gli uomini che parteciparono alla lotta solo otto milioni siano rimasti davvero abili al lavoro. Un terzo dei soldati tornati, con la smobilitazione, disponibile per le opere di pace andranno certamente in rovina per l'accennata corruzione morale e per le malattie contratte nella guerra.
È chiaro che nel prossimo avvenire solo un numero relativamente piccolo di uomini riprenderà il lavoro pacifico, sicché la ricostruzione, almeno durante il primo decennio, procederà assai lentamente. La mano d'opera diverrà il più a buon mercato ma solo per effetto dell'impoverimento del paese e del conseguente ribasso dello standard of life. Questa mano d'opera sarà pure di qualità inferiore.
Qui si presenta la domanda in quale campo di lavoro sarà essa impiegata.
La risposta non può essere che approssimativa se si considera che nel 1887 gli analfabeti erano il 68,9%, o, in cifra tonda, il 70%. Da quell'anno gli analfabeti sono un po' diminuiti giacché secondo calcoli del 1917 essi erano in tutta la Russia 101 milioni, che è quanto dire il 34,8% della popolazione totale. La verosimiglianza di questo dato riposa nell'opinione suaccennata, giac-
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ché, come provò a suo tempo Lavasseur, la media di coloro che san leggere e scrivere è fra i richiamati maggiore che fra il popolo in generale. In Russia ciò è anche più indubitabile se si riflette che la stragrande maggioranza della popolazione si compone di contadini, che la Russia nel Caucaso, negli Urali e in Siberia, ad oriente del Caspio, nelle regioni del Mar Glaciale e dell'Oceano Pacifico, ha un gran numero di tribù semiselvagge; infine che, com'è noto, il numero degli istruiti nelle campagne non è cresciuto mentre è diminuito nelle città quello degli analfabeti.
Se consideriamo ora che la maggioranza degli analfabeti si trova fra la popolazione rurale e la maggioranza degli istruiti nelle città, noi possiamo, senza timore d'ingannarci, ritenere per certo che dei suddetti otto milioni di uomini il 75% tornerà nelle campagne mentre il 25% si volgerà al commercio e all'industria nelle città. In altre parole sei milioni saranno assorbiti dalla campagna e due dalle città. Per un paese della grandezza della Russia queste cifre sono ridicole: sul mercato della mano d'opera esse non possono dare origine a notevoli mutazioni. (Più diffusamente sullo stesso tema nei §§ 3 e 4).
Inoltre noi possiamo affermare che con la trasformazione della Russia in Stato neutrale un gran numero di istituzioni statali e pubbliche verranno a perdere almeno parte della loro sfera di attività e licenzieranno tutto il personale superfluo. Citeremo, fra le altre, le ferrovie, le poste, i telegrafi, molte aziende industriali, uffici di controllo e opere di beneficenza create a bella posta per la guerra, ospedali ecc. Ma da tutte queste istituzioni non è da aspettarsi un lavoro produttivo, almeno non subito, giacché il loro materiale (carri, macchine ecc.) è stato in parte consumato, in parte distrutto o rubato durante la guerra. Di qualche importanza può essere il fatto che da queste istituzioni sono state rimesse in disponibilità un certo nu-
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mero di persone della cosiddetta aristocrazia o semiaristocrazia intellettuale (§ 6 e § 11).
Il ritorno alle città e villaggi di almeno quattro milioni e mezzo di uomini alla fine della guerra avrà un effetto soltanto negativo. Questa massa di gente esacerbata, affamata e spossata, alla quale nessuno adesso ha tempo di pensare, accrescerà di certo, dalle prime, la confusione e rafforzerà numericamente i partiti estremi di sinistra.
Un'altra conseguenza della fine della guerra, già verificatasi, noi la scorgiamo nel fatto che milioni di uomini, strappati dalla loro costante sede di lavoro, ritornano in patria. I contadini che ritornano alle loro case trovano tutto in mano di avventurieri e ignoti e ciò promuove entro un po' di tempo una certa forza di resistenza sociale.
Fra le conseguenze della liquidazione della guerra e della smobilitazione deve pure annoverarsi la permuta di mano d'opera femminile con mano d'opera maschile e in misura assai grande: permuta di mano d'opera di scarso valore con altra di valore maggiore. E ciò avrà pure alla sua volta i suoi cattivi effetti: la prostituzione e la sregolatezza delle donne aumenterà, molte famiglie andranno in rovina e i casi di malattie veneree diventeranno sempre più frequenti.
Su altre conseguenze positive e negative della conclusione della pace parleremo qui appresso facendo l'analisi dei seguenti fatti.
§ 2. L'innegabile bancarotta finanziaria della Russia.
Questo è un fatto che non ha bisogno di lunga dimostrazione. Basterà accennare che in Russia, all'inizio della guerra, la moneta cartacea in circolazione era di 1.638.000.000 milioni di rubli con una riserva d'oro di 1.604.000.000. Il 1 settembre 1917 la moneta cartacea era di 14.217.000.000 e il 1 gennaio 1918 di 25.000.000.000 rubli. Nell'ottobre dell'anno scorso, e cioè allorché i bolscevichi s'impadronirono del potere, la riserva d'oro ascendeva a 1.292 milio-
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ni di rubli, la moneta cartacea a 23.000.000.000 rubli. Nessuno sa quale sia presentemente la riserva d'oro, è, però, molto probabile che una parte notevole di essa sia stata rubata. A ciò va aggiunto che l'omissione di moneta cartacea continua senza pausa, anzi in progressione crescente. (Nel marzo scorso essa aveva già oltrepassato i 30 miliardi di rubli.) Le entrate del tesoro sono relativamente insignificanti. Perfino i capi del presente Governo riconobbero apertamente che il bilancio della Russia per il 1918 può essere espresso in queste cifre: 28 miliardi di rubli all'uscita e 8 miliardi di rubli all'entrata. Forse la prima cifra è anche più grande e la seconda più piccola.
Da fonte finanziaria russa competente si è fatto il calcolo che oggi il rublo di carta vale tutt'al più dai tre ai quattro copechi d'oro.
Stando ad una informazione del Supremo Consiglio del Bilancio, le entrate del 1917 furono di 21.960.000.000 milioni [sic] di rubli, di cui 15 miliardi ottenuti per mezzo di operazioni di credito emesso; le spese nel medesimo anno raggiunsero i 28 miliardi di rubli. La causa dello spareggio va ricercata principalmente nelle spese prima della guerra. Secondo quanto il medesimo Consiglio Supremo informa non si può contare con una diminuzione del bilancio nel 1918. Certo le spese per l'esercito possono essere ridotte della metà, ma in compenso gli stipendi degli impiegati delle ferrovie, poste, telegrafi sono stati aumentati e così sono cresciute le spese per l'assicurazione contro la disoccupazione.
Secondo i calcoli fatti dal Commissario del popolo per le finanze, Gubovsky, il bilancio dello Stato per il 1918 oscillerà fra i 70 e i 100 miliardi di rubli.
Durante 37 mesi di guerra, e cioè sino al settembre 1917, la Russia spese 42 miliardi di rubli. Il debito pubblico fu dichiarato ufficialmente, il 1 gennaio 1918, di 65 miliardi, nella qual somma non rientrano le contribuzioni mascherate di
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6-8 miliardi che noi dovevamo pagare alla Russia, né le somme che il paese dovrà pagare ai suoi alleati e agli Stati neutrali per i danni cagionati ai loro sudditi dalla guerra e dalla rivoluzione.
Questo quadro punto roseo è reso anche più fosco dai fatti seguenti:
1. La produzione di valori reali è quasi del tutto cessata.
2. In conseguenza dell'arresto di ogni esportazione a un miglioramento della bilancia commerciale non è per ora da pensarsi.
3. La quantità enorme di titoli di credito, come azioni ferroviarie, bancarie, certificati ipotecari, ecc. ha perduto il suo valore giacché i valori materiali che esse rappresentavano (per esempio, fondi rustici, impianti ecc.) sono stati distrutti.
4. Ritirare adesso dalla circolazione la congerie di moneta cartacea, o ridurla, non è possibile, perché non avviene alcuna permuta di merci, gli organi dell'esazione delle imposte non funzionano e le imprese che sopportavano la più gran parte degli oneri tributari sono state distrutte.
Da ultimo pure le ricchezze nazionali della Russia, il cui sfruttamento avrebbe potuto costituire un certo contrappeso alla dissoluzione finanziaria dello Stato, hanno sofferto assai o sono di molto diminuite. Inoltre esse si trovano in condizione tale che un qualsiasi sfruttamento è escluso. Pure a non contare la distruzione di ricchezza nazionale cagionata dalla guerra o dalla rivoluzione (una distruzione di molti miliardi), le perdite dirette della Russia, in conseguenza dell'occupazione nemica della Polonia, Lituania, Province baltiche, Ucraina, Bessarabia e alcune parti del Caucaso sono le seguenti:
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Territorio 707.000 chilometri quadrati oppure il 4%
Popolazione 46 milioni oppure il 26%
Terreno coltivato 56 milioni tonnellate oppure il 27%
Raccolta annuale 46.500 tonnellate oppure il 37%
Strade ferrate 17.500 chilometri oppure il 26%
Produzione industriale annuale 925 milioni di rubli oppure il 33%
Macchine motrici 575.000 cavalli oppure il 39%
Annuale produzione carbone 24 milioni tonnellate oppure il 75%
Annuale produzione ferro 3 milioni tonnellate oppure il 73%

La Finlandia l'abbiamo qui lasciata da parte giacché, già prima, essa era un paese piuttosto indipendente e separato dalla Russia da una speciale tariffa doganale, sebbene dal punto di vista giuridico costituisse una parte della ricchezza nazionale russa.
§ 3. La completa rovina dell'industria russa.
Anche questo è un fatto che non ammette dubbi. Per il momento la cosiddetta "socializzazione" consiste nello sfruttamento degli ultimi avanzi della industria russa in sfacelo. È affatto impossibile descrivere ciò che avviene in questo campo. In tutte le fabbriche di qualche importanza i capi come gli ingegneri sono stati messi alla porta o privati di qualunque autorità. In base alla"nazionalizzazione delle banche" il capitale d'esercizio delle fabbriche non è stato solamente sequestrato, ma già pure consumato. Molte grandi aziende menano una vita parassitaria con la moneta cartacea dello Stato. I salari degli operai sono cresciuti a dismisura, (nelle miniere di carbone del bacino del Donetz il salario medio degli operai è di 1.030 rubli al mese e i lavoratori dei porti del Volga pretesero, nell'estate 1917, sino a 8.400 rubli al mese.) E la produzione è addirittura insignificante. Citeremo, ad esempio, che in una fabbrica di carri ferroviari di Pietrogrado le spese nel gennaio 1918, furono di 25 milioni di rubli, il guadagno lordo
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150.000 rubli soltanto. La diminuzione della produzione nella medesima fabbrica risulta da queste cifre: prima della rivoluzione la fabbrica costruiva dai 20 ai 25 carri al mese; da quando sono stati introdotti la socializzazione e i controlli degli operai, solo due! Le macchine delle fabbriche e delle miniere o sono state distrutte o sono scomparse. Si è anzi arrivati al punto che le varie aziende si rubano a vicende carbone e materie grezze, che poi i comitati vendono a privati o a istituti dello Stato. Non è possibile né lecito fare in proposito cifre, giacché l'industria ha già attraversato il suo periodo di socializzazione e si trova adesso in pieno dissolvimento. Più del 50% di tutte le imprese hanno già smesso di lavorare. Praticamente non solo ogni attività industriale è in Russia sospesa, ma addirittura distrutta, paralizzata sin da ora per molti anni, giacché il suo materiale come le sue forze vive sono esposte alla devastazione.
Di pari passo si avvera la decadenza delle classi operaie. A poco a poco tutti gli operai specializzati fanno ritorno in patria e gli altri, corrotti dai facili guadagni e dai salari altissimi riscossi senza aver fatto alcunché, hanno perduto per sempre la loro capacità di lavorare e possono tutt'al più accrescere il numero dei delinquenti. Perfino i giornali dell'estrema sinistra ammettono la rovina delle classi operaie.
Quanto al ceto più intelligente nel campo dell'industria (ingegneri, capi-officina) essi emigrano in Australia e nel Canadà, passano ad altri mestieri o vanno semplicemente in malora.
La smobilitazione dell'industria russa è da escludersi completamente quale conseguenza di un tale stato di cose; e con essa, anche l'epoca di transizione dall'industria di guerra a quella di pace.
Naturalmente alcuni resti dell'industria russa rimarranno, ma questi sono così insignificanti che nel calcolo delle ricchezze economiche e nazionali del paese non avranno assolutamente importanza e non possono esser messe in rapporto alcuno colla questione dalla ripresa dell'industria.
Quello che abbiamo detto qui sopra, si riferisce, naturalmente, solo ai centri industriali rimasti in possesso della Russia (Siberia,
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Urali, Governatorato di Mosca, Pietroburgo e Jekaterinoslaw). Gli altri importantissimi centri industriali (le zone polacche e baltiche del bacino del Donetz) son perduti per la Russia ormai senza speranza.
§ 4. La completa disorganizzazione dell'agricoltura.
Anche questa è una verità nuda e cruda, da compararsi all'annientamento dell'industria. L'abolizione del diritto di posseder terre ebbe per conseguenza che tutti i grandi latifondi nell'immenso Impero furono abbandonati a se stessi. L'area coltivata diminuì, secondo un calcolo approssimativo, del 15%. Oltre a ciò si consideri che i Tedeschi hanno occupato proprio quei governatorati che davano la massima percentuale di terra lavorata (dal 60 fino al 75%).
Gli stessi contadini che han tolto i campi ai loro legittimi proprietari, non li arano né li seminano, perché non sanno se le terre illegittimamente tolte rimarranno in loro possesso. Gli inventari delle grandi tenute, il bestiame, ecc. ecc., tutto è stato rubato o distrutto; in modo speciale nelle tenute modello che davano i massimi raccolti.
Anche l'inventario agricolo dei contadini si trova in un cattivo stato. La produzione russa in macchine agricole durante la guerra ammontava al solo 30% della produzione normale, la quale, a sua volta, era ben lontana dal corrispondere al fabbisogno dell'agricoltura russa. Le vecchie macchine agricole sono consumate. Stando così le cose, l'area seminabile dovrà essere ridotta ancora di più negli anni seguenti, ed anche i raccolti diverranno molto peggiori in quanto alla qualità.
Già nell'autunno del 1917 si vide che le semine autunnali eran fortemente diminuite. Oggi ci si deve attendere una diminuzione ancor più grande delle semine primaverili. E si consideri che appunto le semine primaverili son quelle che han per noi la maggiore importanza. Dei 104 milioni di Dessjatin (circa 108 milioni di tonn.) che vengono seminati in Russia, 35 milioni si semina in autunno e 69 milioni
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(precisamente il 67%) in primavera.
Abbiamo già detto che la Russia ha perduto, in seguito all'occupazione austro-tedesca, 28 milioni di Dessjatin. Se ora prendiamo per punto di partenza la diminuzione dell'area seminabile nel 1917, cioè a dire il 15%, veniamo al risultato che in quest'anno si potrà aver una raccolta di soli 65 milioni di Dessjatin. Se la raccolta sarà media, getterà complessivamente 4.250 milioni di Pud fra frumento e patate. Ma secondo tutte le probabilità sarà ancor peggiore. Ammettiamo che la popolazione della Russia sia scesa a 120 milioni, e non sarà difficile calcolare che per ogni persona non vi saranno che 33 Pud fra frumento e patate, dinanzi a 45 Pud per ogni individuo prima della guerra. Se si detrae il frumento per la semina, non rimangono per ogni persona più di 25 Pud fra frumento e patate. Frumento e patate, quali profende per gli animali, non son comprese in questo calcolo. È chiaro che negli anni 1918 e 1919 avremo una vera e propria carestia, e quindi la fame, non solo nelle città, ma anche nei villaggi.
Quello che un siffatto stato di cose significa per la Russia in quanto all'economia nazionale è facile comprenderlo se si considera che l'esportazione di frumento e prodotti agricoli prima della guerra e della rivoluzione, comprendeva il 75 fino all'80% di tutta quanta l'esportazione. L'intero bilancio commerciale era dunque basato sull'esportazione dei cereali.
Frattanto non siam giunti ancora in fondo alle nostre ricerche sulla situazione catastrofica dell'agricoltura russa. Sono imminenti ulteriori complicazioni determinate dallo stato di cose nell'agraria. La distruzione dei grandi possessi e la loro rovina, ha dato vita al primo stadio dell'anarchia. Il secondo stadio sarà costituito, naturalmente, dalle lotte accanite fra piccoli possidenti e i contadini che non posseggono terra. Le conseguirà la spartizione del suolo dei grandi possessori, degli Stati, dei demani e dei conventi. Gli imbrogli cresceranno ancora, e la conseguenza sarà una nuova diminuzione dell'area coltivata e l'impoverimento dei villaggi. Dopo questo secondo stadio, in un avvenire più o meno prossimo, si
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avrà un nuovo aggruppamento delle forze dei villaggi. La popolazione rurale si dividerà in due gruppi ben distinti: l'uno, grandissimo, si comporrà di proletari contadini; l'altro, meno numeroso, di agricoltori modesti proprietari, i quali formeranno la borghesia dei contadini. Ma di questo periodo ne parleremo più avanti.
§ 5. L'assoluta disorganizzazione del commercio russo.
La completa disorganizzazione del commercio russo si può caratterizzare meglio di tutto dal fatto che già da sei mesi in grandissime regioni della Russia si commercia in base alla più primitiva e rudimentale permuta di merci. Le più civili e più efficaci forme commerciali, coll'aiuto del credito e della carta moneta, son completamente sparite o stanno per sparire. Lo stesso Governo bolscevico esercita, come è noto, il traffico di scambio colla campagna, barattando i resti di merci manifatturate, ferramenta, ecc., ecc., con frumento ed altri generi alimentari, di cui han bisogno i grandi centri. Dappertutto i prezzi vengono fissati dall'arbitrio dei singoli venditori o compratori. Così, per esempio, nel Governatorato di Nowgorod un sacco di patate vien cambiato con una bottiglia di spirito denaturato; un paio di scarpe di feltro nel Governatorato di Twer costa dieci chilogrammi di farina di segale; per un mezzo chilo di burro si domandano a Mosca 5 Arschin di tela di cotone (o calicò); nelle steppe dei Kirghisi si può avere una donna di servizio con 5 libbre di frumento.
§ 6. Il caos nel servizio dei trasporti.
Il dissolvimento più completo dei trasporti è, nell'ora presente, un fatto consacrato persino in espressioni giuridiche caratteristiche come: "Il passaggio delle vie ferroviarie nelle mani dei proprietari" e il "Nazionalizzamento della flottiglia di barche a vapore e della navigazione fluviale." Mancano a questo rapporto le cifre, ma esse sono del tutto superflue. Il materiale rotabile delle ferrovie, già grandemente deteriorato nel tempo che precedette
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la guerra, è stato reso addirittura insolvibile durante la smobilitazione dell'armata. In tutte le linee ferroviarie il furto prende proporzioni sempre più allarmanti e persino truppe di vigilanza, specialmente armate, organizzate dalle diverse ferrovie, non riescono a mettervi un freno. Perfino il personale ferroviario ruba carichi e provviste; e non è assolutamente il caso di parlare di un regolare trasporto delle merci.
Le finanze delle ferrovie si trovano in una situazione corrispondente. Le ferrovie statali come tutte le imprese nazionalizzate, si tirano avanti a spese del tesoro pubblico, o, più precisamente, a spese della fabbricazione della moneta cartacea. In quanto alle ferrovie private il loro bilancio fu rovinato già al principio della guerra; poi hanno avuto il colpo di grazia dalla rivoluzione, dall'anarchia e dal nazionalizzamento. Già al principio della guerra le ferrovie erano fortemente indebitate collo Stato, perché spendevano enormi somme per aumentare la resa delle rispettive linee. Allo stato attuale delle cose è assolutamente impossibile immaginarsi che le ferrovie private possano rendere qualcosa di utile. Le pingui ed inaudite mercedi stabilite per il personale ferroviario (un telegrafista può, per esempio, guadagnarsi 11.000 rubli all'anno), il numero enorme degli impiegati, la loro capacità estremamente piccola, gli innumerevoli comitati, le montagne di carta monetata, tutto questo unito alle imposte che gravano il materiale necessario per il traffico, fanno si che un società ferroviaria privata ha perduto nell'esercizio 1917 oltre 1.640 milioni di rubli senza contare i versamenti per il capitale d'impianto.
La situazione finanziaria delle ferrovie dello Stato è naturalmente ancor peggiore. Il Commissario del popolo per le finanze comunicò nella Giunta del Consiglio degli operai e dei soldati che la resa delle ferrovie era diminuita del 70% e le spese d'esercizio cresciute del 900%. Per dare un esempio, le spese d'esercizio di un cantiere ferroviario ammontavano prima della guerra a 11.579 rubli, oggi alla
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cifra favolosa di 120.000 rubli.
Peggiori ancora sono le condizioni dei trasporti marittimi, imperocché le molti navi sequestrate dai vari comitati operai furono semplicemente distrutte ed i pezzi seminati ai quattro venti.
§ 7. L'anarchia e lo sfacelo in tutti i campi della vita statale e sociale .
L'anarchia che regna in ogni ramo della vita pubblica si può caratterizzare dicendo che tutte le esagerazioni anarchiche da parte dei vari rivoluzionari e organizzatori di rivoluzioni, vengono osservate in una forma più o meno severa, la quale può essere compendiata nell'espressione "I consueti diritti rivoluzionari". Gli elementi delinquenti più o meno attivi si uniscono all'estrema sinistra, formano nei loro circoli "riunioni democratiche" o consigli; prendono questa o quell'impresa industriale in possesso, semplicemente dichiarandola proprietà dello Stato. Fatto ciò la svaligiano fino alle nude muraglie, poi spariscono. A Helsingfors soldati della guardia bianca tentarono di vendere a contanti persino una divisione di incrociatori e di controtorpediniere.
Il numero spaventoso delle nuove organizzazioni democratiche, e gli organi per la Repubblica federativa che sorgono ogni giorno come funghi, non vengono registrati in nessun luogo, non son legati a nessun vincolo, non conoscono limitazione di sorta nella loro libertà d'azione, e si permettono di agire indipendentemente, almeno per ora, visto che urtano nella resistenza degli stessi loro concorrenti fra le organizzazioni democratiche.
A siffatte condizioni sarebbe ingenuo ammettere che il Governo attuale si appoggi su qualche salda organizzazione democratica o su certe classi del popolo. I capi del cosiddetto partito bolscevico (il quale, di fatto, non esiste più da lungo tempo se considerato quale organizzazione) sanno benissimo tutto ciò; e con un'abilità che davvero non si può loro negare, sanno correre ai
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rimedi, pur di mantenersi al potere, e questo fanno cambiando continuamente gli organi. Il medesimo rapido cambiamento degli organi fattivi, giustificato con le continue trufferie, lo riscontriamo ancora nei Ministri, chiamati oggi Commissariati del popolo.
La lunga vita del Governo si spiega coll'indebolimento e il panico causati dalla guerra e dalla rivoluzione, i quali, a poco a poco, hanno preso tutte le classi.
Soltanto per questo e col mezzo della profusione delle cariche di Stato è possibile al Governo bolscevico di continuare ad esistere servendosi delle requisizioni, del nazionalizzamento e di altri metodi a base di ruberie sistematiche. Il suo punto d'appoggio l'ha trovato in un gruppo relativamente piccolo, ma molto energico, di delinquenti (fra cui sono anche individui di molto talento) i quali si aggruppano intorno al Governo nella speranza di far buoni guadagni e una rapida carriera. Quest'affluire continuo di nuova forze, rende possibile al Governo di continuar la lotta per la sua esistenza coll'apparenza di successo ma, in ogni caso, a prezzo di danni incalcolabili per la collettività. Nell'opera del Governo non si può scorgere nessunissimo programma concreto, né politico, né economico. È impossibile parlare di un qualsiasi genere di economia nazionale e di bilancio di Stato. Le spese dello Stato per l'amministrazione aumentano irresistibilmente e i proventi diminuiscono giorno per giorno. Ecco alcune cifre molto sintomatiche: le spese delle Poste nell'ottobre 1917 furono del 330% più alte che nel 1913. Le spese per la Pubblica Sicurezza superarono del 1515% quelle degli anni passati. Come abbiamo già detto avanti, gli stessi capi bolscevichi caratterizzano il bilancio del 1918 colle seguenti cifre: 28 miliardi di spese e 8 miliardi di proventi per la maggior parte molto dubbi. La gran massa del popolo è soffocata dalla moneta cartacea; eppure è stata cancellata persino l'idea del pagamento di tasse col cui aiuto si sarebbe potuto almeno sottrarre molta carta dalla circolazione ed arrestare il precipitare dei cambi. L'unico sistema di tasse è questo: che le innumerevoli
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organizzazioni democratiche e consigli impongono a certe classi nelle città e qualche volta ai sobborghi delle grandi città "contribuzioni" una volta tanto, da pagarsi in contanti, e le somme, si capisce, spariscono nelle ampie tasche dei demagoghi.
Quest'anarchia nel campo finanziario e d'economia nazionale, insieme ad un'anarchia ognor crescente nella vita civile e politica, (la soppressione del diritto, la fine della disciplina in tutti i meccanismi di Stato e nella gran massa del popolo, lo spaventoso crescere dei delitti) rende sempre più scottante il terreno sotto ai piedi del Governo bolscevico, la cui sorte definitiva è facile prevedere. In tal modo non è, però, detto che il Governo non si abbia a reggere ancora per lungo tempo. Più avanti parleremo del tempo nel quale un tal Governo potrà rimanere ancora al timone e di quanto potrà durare ancora l'anarchia. (§ 14 di questo rapporto e § 5 del rapporto seguente).
§ 8. Il fiasco della rivoluzione politica.
È oltremodo importante mettere in sodo che la rivoluzione politica che inaugurò il presente stato di cose in Russia, ha fatto un fiasco completo. Già gli eccessi di cui la rivoluzione si è macchiata sono per noi una prova di questo suo fiasco completo. L'evoluzione storica durante il 1917 apparisce ormai chiara e noi la descriveremo in quel che segue.
La guerra mondiale impose alla Russia tali compiti, economici, tecnici e amministrativi, che popolo e Governo non ebbero la forza di assolverli. Due sono le radici del crescente moto rivoluzionario. Da un lato le classi colte (i cadetti e loro seguaci) volevano approfittare dell'occasione e rinnovare l'antiquato edificio politico del paese; dall'altro le classi operaie e i soldati, stanchi della lunga guerra, tendevano istintivamente ad una rapida
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pace. Allorché il proletariato di Pietrogrado e la guarnigione, insieme con le classi colte della Russia fecero con la Duma il primo tentativo, ottennero un successo maggiore di quanto i capi stessi dalla rivoluzione si erano aspettato. Nessuna lotta per il potere: il Governo, che si trovava in quasi piena disgregazione, cedette quasi senza resistenza, sicché l'energia rivoluzionaria, accumulatasi durante lunghi anni, non ebbe alcuna occasione di manifestarsi. Inoltre le classi colte, che avevano dato il loro concorso alla rivoluzione, non ebbero nessun chiaro programma e si dimostrarono incapaci di assumersi la direzione delle masse. Le quali, vedendosi abbandonate a se stesse, si raccolsero naturalmente dietro la parola allettatrice delle estreme sinistre. Il moto continuò al grido: "Abbasso la guerra!" L'intelligenza russa rappresentata dal "Governo provvisorio" costituito dai cadetti e dai loro affini i socialrivoluzionari, non ebbe in questo tempo la necessaria maturità politica e neanche il coraggio di estinguere la sete delle masse e di rinunziare alla continuazione della guerra. In parte la politica russa può pure venire spiegata con la pressione esercitata sull'Impero dagli alleati che vollero ad ogni costo mantenere le truppe russe nelle loro posizioni per conservare l'equilibrio strategico. Ma il desiderio di una pronta pace "a qualunque prezzo" si dimostrò irresistibile e il partito estremo di sinistra, composto in parte di fanatici semicolti, in parte di avventurieri, fu sicuro di vincere ed ebbe anche l'aspettato successo. Così fu anche certo che la rivoluzione politica farebbe fiasco e si trasformerebbe in una cosiddetta rivoluzione sociale che adesso, a sua volta, termina in un'anarchia generale per effetto dei molti popoli, della loro profonda ignoranza, della mancanza di talento politico, di patriottismo, e dello scarso sentimento di appartenenza ad un medesimo tutto.
Questa evoluzione storica schizzata per sommi capi noi dobbiamo averla presente se vogliamo prevedere come si svolgerà nell'avvenire prossimo la vita statale russa.
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§ 9. La distruzione dell'intelligenza e borghesia russe.
La spinta a ciò la diedero i bolscevichi allorché acciuffarono il potere. Essi scatenarono i più bassi istinti del popolo contro intellettuali e borghesi, distrussero al tempo stesso le loro basi materiali, cioè l'industria, il commercio, le banche, e abolirono il principio della intangibilità della proprietà privata.
Questa campagna contro le classi borghesi ebbe per logica conseguenza una campagna contro tutte le classi colte. Né ciò è strano, giacché tutte le circostanze spinsero ad una persecuzione di queste classi. L'aristocrazia intellettuale russa era composta, difatto, per metà, di rappresentanti delle classi più elevate del popolo, mentre l'altra metà era legata alla prima economicamente, essendo al suo servizio. Questa seconda metà si staccò poi del tutto dai bolscevichi allorché vide con orrore la loro opera devastatrice, e si levò contro di essi. Così anche essa è passata, in teoria, nel campo dei controrivoluzionari. Un'altra causa della persecuzione scatenata contro le classi colte può forse additarsi nel fatto che la nazione di cittadino agli occhi delle masse ignoranti s'identifica con ogni persona decentemente vestita e con ogni uomo che sembri abbia una certa istruzione. I capi fanatici del socialismo russo insegnarono che scienza, arte, tecnica, in una parola tutte le acquisizioni della civiltà non erano che lo strumento delle classi borghesi per l'oppressione delle masse. Quali progressi faccia la distruzione della classe intellettuale e borghesia russe lo dimostra il fatto che molti, che sino a poco fa erano persone facoltose oppure erano, come scienziati, in alti uffici, adesso devono guadagnarsi il pane facendo i venditori ambulanti, i portieri, i facchini, i fattorini ecc. La borghesia russa e la cosiddetta intelligenza oggi può dirsi
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che abbian cessato di esistere come classe sociale organata. Di questa classe non s'incontrano più che sparsi resti, assolutamente incapaci di stringersi insieme e la loro importanza politica è nulla. Il posto dei borghesi e della "intelligenza'' è stato preso dalla piccola classe composta di rivoluzionari segreti, emigranti e buoni a nulla. Questa è adesso la classe che in Russia ha il sopravvento.
§ 10. Il passaggio del denaro in altre mani e la formazione di una nuova borghesia.
Sin qui noi abbiamo parlato quasi esclusivamente dei lati negativi in Russia, cosa, del resto, affatto naturale, giacché il periodo di cui ci occupiamo è soprattutto un periodo di distruzione. Ma in ogni processo di distruzione a parallelamente ad esso si svolge un processo di ricostruzione, o almeno si hanno manifestazioni positive che saranno per l'avvenire i punti di partenza di un'attività ricostruttrice e ricreatrice. Pure nel caos russo noi dobbiam citar qui la distribuzione del denaro e degli altri valori, una distribuzione resa anche più estrema dalla rivoluzione e che sotto i bolscevichi ha raggiunto il massimo grado d'intensità. Questo fatto merita la massima attenzione.
Già durante la guerra una gran parte della popolazione, che prima non aveva mal posseduto danaro, poté fare risparmi e tesoreggiare, giacché il danaro fu fatto scorrere come un largo fiume sul popolo dalle intendenze che fecero l'acquisto delle diverse provvigioni. Al tempo stesso sorse nelle città e nei villaggi una nuova classe di speculatori, rapidamente ingrossante, che poteva accumulare ricchezze date le varie possibilità di guadagni segreti, durante la guerra, in conseguenza delle commissioni od agenzie ramificate dappertutto. Nella stessa misura che si avverò il rincaro crebbe pure la classe degli speculatori. Con le cifre e i fatti seguenti noi vogliamo spiegare l'improvisa pioggia di danaro caduta sulle grandi masse popolari. Per ciò che si riferisce alle somme depositate nelle casse di risparmio la Russia tenne, prima della guerra, l'ultimo posto. Durante 75 anni affluirono nelle casse di risparmio
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russe solo due miliardi di rubli. (Cifra esatta: 1.963 milioni di rubli, di cui 1.603 in denaro contante e 364 in titoli di credito.)
Con la guerra si ebbe un radicale cambiamento. Noi fummo testimoni d'un aumento mai veduto dei depositi. Dal luglio 1914 sino all'ottobre 1917 il capitale delle casse di risparmio aumentò straordinariamente, raggiungendo la somma enorme di quasi 5 miliardi. (Cifra esatta: 4.971 milioni di rubli, di cui 3.197 in denaro contante e 1.774 in titoli di credito.) E ciò nonostante la predilezione della popolazione russa a tenersi nascosto in casa il proprio denaro. Dallo scoppio della rivoluzione dell'ottobre dell'anno scorso e del passaggio del potere nelle mani dei bolscevichi noi possiamo constatare che i capitali depositati sono ritirati in gran parte sebbene la popolazione, in quel tempo, fosse gratificata quasi soltanto di moneta cartacea, per la socializzazione e nazionalizzazione delle banche, fabbriche ed altre imprese.
Il moto rivoluzionario, con la consecutiva democratizzazione delle fonti dell'attività speculatrice, ingrossò il ceto dei commercianti e diede nuovo impulso al commercio primitivo.
Il principio di diritto pubblicamente proclamato durante l'ultima fase della rivoluzione, e cioè derubare sistematicamente l'industria e il commercio capitalistici, condusse di fatto ad un saccheggio metodico delle ricchezze nazionali con il concorso degli operai demoralizzati e delle grandi masse di soldati dell'esercito in dissoluzione.
Con la smobilitazione dell'esercito e la flotta, con l'aumento spaventoso dei sistemi di corruzione, con le aggressioni, i saccheggi dei carri ferroviari, le contribuzioni e le cosiddette tasse straordinarie; con l'aumento inaudito del guadagno degli operai ed altre manifestazioni connesse con le tendenze socialistiche, molte migliaia di milioni di rubli vennero messi nelle mani del popolo che sino allora non aveva mai visto il becco di un quattrino. Nelle sue mani passarono pure oggetti preziosi, oro, argento, opere d'arte, mobili, stoffe ecc., tutte cose rubate nelle più diverse occasioni. Così venne fuori una
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nuova classe di possidenti. I rappresentanti di questa classe divennero borghesi tipici, erano tutt'altro che comunisti o socialisti, sebbene in parte appartenessero al partito dei bolscevichi e appoggiassero costoro. Ma solo per il desiderio di fare anche maggior bottino. Questi uomini, che il mestiere ha reso audaci, non portano naturalmente il loro denaro o gli oggetti preziosi alle banche o agli uffici di pegno, ma li nascondono in casa, in casseforti di propria costruzione. Questa numerosa classe, composta di gente divenuta ricca in un baleno, merita speciale attenzione come quella che è il nucleo da cui sorgerà una nuova borghesia più numerosa, compatta e conservatrice dell'antica, condannata a soccombere. La nuova borghesia sarà integrata naturalmente dagli avanzi dell'antica e da elementi di campagna, dai contadini dotati di talento e abilità. Non è difficile prevedere che nella nuova borghesia il desiderio di conseguire ricchezze anche maggiori crescerà di continuo e che quando rapine e saccheggi di ricchezze nazionali e proprietà private metteranno un limite insormontabile a nuovi acquisti, questa classe, sotto la spinta delle circostanze esterne, diverrà più compatta, si organerà, cercherà in base alla concorrenza inevitabile vie più normali per l'acquisto di ricchezze, per esempio nuove imprese industriali, commerciali ecc. È pure probabile che questa nuova borghesia russa si unisca in futuro col capitale estero e che insieme con esso lavori.
§ 11. La forte reazione generale e la rinascita della classi intellettuali russe.
Fra i fattori positivi che nel prossimo avvenire sono destinati ad avere una parte importante in Russia dobbiamo considerare anche noi la forte reazione che cresce ogni giorno e che si manifesta, sebbene in diversa misura, fra tutti i ceti della popolazione. Già ora il potere dai bolscevichi è una dittatura isolata che si fonda soltanto sulla forza brutta di pretoriani, soldati dell'esercito rosso e della guardia rossa. Il malcontento e l'odio verso il Governo presente sono in rapporto diretto con il livello intellettuale delle singole classi popolari, sicché le classi intellettualmente superiori sono adesso le più reazio-
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narie e rimarranno tali pure in futuro, mentre, prima, esse furono alla testa del moto sovversivo. Le violenze delle masse popolari sobillate ha staccato dal socialismo le classi intellettuali russe e il distacco è profondo e duraturo. Secondo le medesime leggi psicologiche generali gl'intellettuali sono divenuti antirivoluzionari. Né ciò basta. Perfino la giovane generazione delle classi intellettuali, ridotte alla più squallida miseria, coltiva le idee più reazionarie ed è ostile al socialismo di cui ha di continuo dinanzi agli occhi gli eccessi. Questo fatto noi non lo dobbiamo perdere di vista, giacché costituisce la premessa il contegno estremamente reazionario del futuro Governo che dovrà agire energicamente coll'aiuto delle classi intellettuali. E chiaro che un Governo i cui membri provengano dalle classi borghesi esacerbate e che si appoggi sulla borghesia assai numerosa e in sommo grado conservatrice di cui abbiamo parlato, non può essere che reazionario. È pure possibile che questo Governo si mostri assetato di vendetta.
§ 12. Mutamenti nella composizione etnografica della Russia.
Di questo fattore d'importanza così straordinario non è possibile abbracciare con uno sguardo tutte le conseguenze. Abbiamo già dimostrato come la Russia, per effetto della conclusione della pace con le Potenze centrali, ha perduto almeno 46 milioni di abitanti, ossia il 26% della sua popolazione totale. Questa cifra è di per sé già oltremodo grande, ma essa apparisce anche maggiore se si riflette che la Russia ha perduto la maggior parte della sua popolazione più istruita, e cioè gli Estoni, Lettoni e i Polacchi, nel riguardo della cultura più su del livello medio della popolazione russa. La quale patisce così un cambiamento in peggio per ciò che concerne la qualità: le popolazioni orientali russe, meno istruite e civili, vengono ad ottenere maggiore efficacia. Nel riguardo etnografico la Russia si congiungerà all'Asia e ciò naturalmente non può avere effetti favorevoli per il suo svolgimento.
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§ 13. Modificazione dei confini dello Stato.
Com'è noto, il maggiore impedimento allo sviluppo della Russia fu la poca estensione delle coste in confronto dell'enorme territorio e la mancanza di uno sbocco sul mare dei traffici mondiali. Questo impedimento si è aggravato con il trattato russo-tedesco e la rivoluzione. Perdendo le Province baltiche e la Finlandia la Russia perde tutti i suoi porti sul Baltico. Cedendo alla Finlandia una parte della costa murmanica, la Russia viene a perdere quasi di sicuro la possibilità di un surrogato sul Mar Glaciale dei porti del Baltico; la ferrovia murmanica, costruita fra tante difficoltà, perderà d'importanza e difficilmente sarà continuata. I porti nell'Estremo Oriente andranno certo perduti per sempre, giacché o passeranno ufficialmente nelle mani del Giappone, oppure Giapponesi e Americani ne diverranno i veri possessori. Infine i migliori porti del Mar Nero passano di fatto ai Tedeschi o ai Turchi, che significa il medesimo.
Le conclusioni che da ciò possono essere tratte sono, nella loro terribilità, evidenti. La Russia tanto nel presente che nel prossimo avvenire non potrà godere indipendenza quanto alla esportazione ed importazione marittima, né disporre di una flotta mercantile libera, ecc.
§ 14. Conclusioni.
Innanzi tutto dobbiamo notare che queste conclusioni recano un'impronta alquanto unilaterale, come quelle che sono dedotte esclusivamente dai fattori interni determinanti il futuro svolgimento della Russia.
Affatto spontaneamente si affaccia quindi domanda perché queste conclusioni vengano esposte qui e non dopo la trattazione dei fattori esterni. La risposta è facile. Queste conclusioni vengono annunciate già qui perché i fattori interni sono d'importanza prevalente e perché nella odierna situazione politica mondiale lo
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svolgimento della Russia si effettuerà piuttosto indipendentemente dai fattori esterni. Non si nega, tuttavia, che questi fattori esterni possano avere importanza pratica.
È difficile trovare nella storia del mondo il caso simile di una grande Potenza che nel brevissimo tempo di tre anni e mezzo precipita in uno stato di dissoluzione come l'odierno della Russia. L'incredibile rapidità di questo sfacelo è già di per sé una prova convincente di quanto debole fosse la struttura interna del paese e prova insieme che un paese non potrà in futuro sussistere nelle passate forme politiche. Un simile rapido sfacelo è l'effetto della guerra. La guerra fu solo un fatto che affrettò la disgregazione nel paese già predestinato a disgregarsi sotto la spinta delle condizioni interne. Fra le cause nomineremo il gran numero di popolazioni diverse, la scarsa superiorità culturale della tribù al potere e la sua immaturità politica; inoltre il basso livello intellettuale del paese, la sua debolezza economica, la sua situazione geografica sfavorevole e molte altre tutte d'indole interna. Movendo da ciò noi dobbiamo trarre questa conclusione: che la Russia non è abbastanza forte da continuare ad esistere come grande Potenza, riunente in sé popoli europei ed asiatici. In altre parole è molto probabile che la Russia si frazionerà in molte unità etnografiche e geografiche, che, attraverso lotte cruente, passeranno sotto l'influenza politica ed economica degli Stati vicini più forti o civili.
Presentemente la stampa russa discute vivacemente l'idea della fondazione di una Repubblica federale russa, anzi il presente Governo chiama ufficialmente la Russia una Repubblica federale. Ma questo non è altro che il fuscello di paglia cui cerca di aggrapparsi il naufrago, giacché la storia insegna che la forma federale presuppone una maturità politica piuttosto grande, un certo talento organatore ed anche una popolazione più o meno omogenea. Perciò da noi Tedeschi e dagli Anglo-Sassoni degli Stati Uniti la costituzione federale ha fatto buona prova, mentre in paesi a popolazione mista di colore, con scarse attitudini politiche, essa non ha servito e non servirà mai che d'incentivo a ri-
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volte senza fine. (Repubblica federale sudamericana.) Perfino in Stati federali dove il popolo predominante ha raggiunto un alto grado di maturità politica le diversità della massa della popolazione sono di ostacolo al normale svolgimento di questi Stati (Austria-Ungheria, Svizzera) e danno origini a continui attriti.
L'introduzione di una costituzione federale russa non è quindi da attendersi.
Questo c'induce a trarre conclusioni che nella loro successione ci danno modo di prevedere il corso degli avvenimenti in Russia. Tali conclusioni noi dobbiamo però esporle analizzando i fattori esterni che avranno efficacia sulle sorti della Russia.
II. Parte.
B. Fattori esterni.
§ 1. La continuazione della guerra mondiale, ossia la sua fase conclusiva.
Fra i fattori esterni che avranno efficacia sullo svolgimento futuro della Russia, per lo meno nel prossimo avvenire, deve nominarsi anche la guerra mondiale, ossia la fase conclusiva di questa guerra. L'importanza di tale fattore risulta principalmente da quel che segue. Come già sopra dicemmo, la Russia si trova, nell'ora presente, in piena dissoluzione politica ed economica. Né la popolazione, né uno qualunque dei partiti, né una delle numerose tribù ha la forza di arrestare questo processo e i fatti che l'accompagnano (anarchia, rincaro della vita, carestia, distruzione delle proprietà dello Stato ecc.). Il processo può essere arrestato soltanto dall'efficacia comune di fattori esterni ed interni. I fattori interni, che qui possono aver peso, sono, come esponemmo, oltremodo numerosi e proprio adesso in formazione (costituzione di una nuova classe borghese, rinascita delle
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classi intellettuali).
Dai fattori esterni (influenza dell'Intesa, sua pressione ed aiuto eventuale), la Russia è mantenuta isolata dal continuare della guerra, che vincola tutto le forze dei paesi belligeranti. Perfino la pace delle Potenze centrali con la Russia, ma sopratutto la pace con la Germania, non poté dare origine ad un mutamento di natura decisiva. A prova si può addurre l'Ucraina dove l'intervento delle truppe austro-tedesche non riuscì a metter termine alle discordie intestine. È chiaro, dunque, che la continuazione della guerra è un fattore favorevole all'incremento dell'anarchia in Russia.
Né basta. È lecito attendersi che il blocco delle Potenze centrali, con la Germania alla testa, non intraprenda con intensione, nulla per mantenere in Russia l'ordine, anzi attenda per agire la conclusione della pace generale. Forse il blocco delle Potenze centrali contribuisce perfino all'aumento dell'anarchia con l'appoggiare la signoria dei bolscevichi e la loro attività politica o sociale. Almeno si può opinarlo. Si può credere che per la sicurezza della Germania l'anarchia in Russia sia utile. In realtà ogni accenno d'ordine, in Russia, o ricostituzione delle classi borghesi e colte e della loro influenza può destare idee di vendetta contro la Germania e, ad ogni modo, rinforzare la posizione dell'Intesa. Il che non è, naturalmente, nell'interesse della Germania, e forse con ciò si può spiegare la pazienza senza fine usata dagli uomini politici tedeschi verso il Governo dei bolscevichi. Tale pazienza ha però anche un'altra causa. La caduta del Governo dei bolscevichi (un Governo per sua natura internazionale) può dare in Russia l'abbrivo ad un movimento nazionale, a tentativi di ricostituire un esercito, di riprendere la guerra ecc. Tutto questo non si armonizza, naturalmente, co' piani della Germani.1 Sino a tanto che il Governo dei bolscevichi si mantiene in sella la Germania è al sicuro, quanto ad essi, da ogni sorpresa, che nel momento decisivo potrebbe condurre a complicazioni nell'Oriente. Inoltre la Germania non ha, per ora, motivo di affrettare il ristabilimento dell'ordine in Russia giacché per ora non è in grado di sfrut-
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tare la Russia come mercato di esportazione, troppo essendo occupata nella guerra. Dal punto di vista giuridico la Germania si è assicurata dalla Russia tutti i vantaggi politico-commerciali possibili, sicché dopo la conclusione della pace la Germania potrà subitamente riprendere il commercio e in misura tanto maggiore quanto più l'industria russa sarà rovinate e più completa la distruzione delle classi borghesi ed intellettuali. Perciò torna più conto alla Germania di non intralciare il presente corso delle cose in Russia e di sostenere la signoria dei bolscevichi, la quale continua a distruggere tutti gli elementi che nel riguardo tedesco potrebbero essere considerati pericolosi o incomodi. Circa i danni che potrebbero derivare dal diffondersi dell'anarchia, la Germania si è contro di essi premunita. Con il progresso dell'anarchia la Germania si conserva intero il mercato russo, né questa anarchia impedisce la Germania di esportare dalla Russia meridionale enormi quantità di grano e di altri viveri.2 È innegabile che l'isolamento della Russia dal rimanente del mondo, per effetto della continuazione della guerra, è una base favorevole all'allargarsi dell'anarchia. L'isolamento della Russia ha efficacia favorevole pure in altri processi negativi, come, per esempio rincaro della vita, carestia, disordine nell'agricoltura ecc.
Dall'esposto risulta che sperare in un ritorno della vita normale in Russia non si può prima della conclusione della pace generale.
§ 2. La fine della guerra tra le Potenze centrali e l'Intesa e la pace generale.
La fine della guerra tra l'Intesa e le Potenze centrali e la pace generale avranno, naturalmente, un effetto interamente opposto. Già con la ripresa del libero scambio delle merci, sia pure in piccole proporzioni, per effetto della disorganizzazione del commercio e la distruzione dei mezzi di trasporto, si manifesterà in Russia una forte corrente per il ristabilimento dell'ordine e gli elementi più
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interessati nel paese si adopereranno per la restaurazione d'un'amministrazione borghese. In ciò avranno parte importante pure i contadini, che sono realmente reazionari3, e parimenti la nuova classe di piccoli borghesi, di cui abbiamo sopra parlato. Ma non bisogna però credere che gli effetti della pace si dimostreranno in breve tempo. A tali effetti si opporrà tutta una serie di altri fattori, pure conseguenza della guerra, ed altre manifestazioni della vita interna dalla Russia.
Soprattutto si può ritenere che il Governo dei bolscevichi non cederà senza lunga lotta il campo. Come sopra accennammo, questo Governo si appoggia soltanto sulla forza brutale armata e sull'organismo amministrativo di cui si è impadronito. La reazione può essere tenuta in briglia ancora per qualche tempo, data la stanchezza generale dopo la guerra, specialmente dopo la guerra civile. Favorevole per il Governo dei bolscevichi è pure la fiacchezza a tutti nota dei Russi e la mancanza di una classe compatta di borghesi e persone colte. Si può poi prevedere che le Potenze che sono in Russia economicamente interessate si procacceranno campi d'influenza e seguiteranno il loro gioco con il Governo dei bolscevichi, appoggiandolo e, al tempo stesso, procurandosi un vantaggio dopo l'altro, come hanno già dimostrato di fare. Secondo le esperienze accumulate durante la guerra Potenze e bolscevichi non possono più informare la loro condotta reciproca a principi più o meno amichevoli.
Intorno al Governo dei bolscevichi, che continuerà ad esistere anche allorché avrà perduto a poco a poco il suo prestigio, s'intesserà tutta una rete d'intrighi internazionali che non potrà avere naturalmente effetto favorevole al ristabilimento dell'ordine in Russia.
Pure il libero traffico fra la Russia e gli altri Stati non ricomincerà così presto come sarebbe avvenuto se non fosse scoppiata la rivoluzione. Non v'ha dubbio che il commercio della Russia con gli altri Stati non può aver luogo che sulle medesime basi di prima,
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in altre parole la Russia deve fornire principalmente prodotti agricoli (cereali e materie grezze) e ricevere in cambio prodotti industriali. Ma, come fu già sopra accennato, l'agricoltura ha sofferto moltissimo in Russia, né è possibile contare sopra un rapido ritorno a condizioni normali, dati i conflitti agrari e considerato che le grandi proprietà e le tenute modello sono state distrutte e i semstvo [sic] disciolti. Inoltre, sino a quando la questione della distribuzione delle terre non sarà risolta, attriti e disordini non cesseranno. Persone bene informate delle condizioni nei villaggi russi prevedono che la prima raccolta più o meno normale non si avrà in Russia prima dell'autunno 1919. Questa previsione sembra però all'autore troppo ottimistica. Se si tratta della raccolta della terra dei contadini si può concedere ad essa una certa apparenza di verosimiglianza,4 ma quanto alla terra dei proprietari di fondi rustici, il ritorno a condizioni normali non potrà aversi, nella migliore ipotesi, prima di cinque o dieci anni, giacché le grandi proprietà sono state devastate più di tutte. Va pure notato che proprio i grandi fondi produssero prima della guerra la maggior quantità delle derrate esportate.
Da ultimo il trattato di pace russo-tedesco dà alla Germania la possibilità di mantenere la Russia, per ciò che riguarda l'agricoltura, al livello che più le piaccia, date le correnti agrarie protezionistiche tedesche.
Nella conclusione della pace generale noi dobbiamo, dunque, ravvisare un fattore che contribuirà al ristabilimento dell'ordine in Russia. Per un tempo abbastanza lungo, però, la benefica efficacia di questo fattore sarà neutralizzata da quella contraria di altri.
§ 3. Gl' interessi economici di tutti gli Stati esteri in Russia.
Fra i fattori che dovranno concorrere al ristabilimento dell'ordine noi dobbiamo, forse, mettere al primo posto la circostan-
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za che tutte le grandi Potenze, e anche molti Stati politicamente meno importanti, sono in sommo grado interessati in Russia. Già prima della guerra il capitale investito in imprese e titoli di credito russi ascendeva a molti miliardi di rubli. Più di tutti interessati erano la Francia e la Germania: quest'ultima sopratutto in imprese commerciali ed industriali, mentre invece la Francia in titoli bancari e obbligazioni di Stato.
Dato ciò, commercio, industria, assicurazione e, in parte, anche le banche erano economicamente dipendenti da Berlino, mentre il mercato monetario russo e molte banche soggiacevano alla direzione di Parigi. Altre Potenze erano interessate in diversa misura, ma ad ogni modo non quanto la Germania e la Francia e non così da poter esercitare una qualunque influenza economica o politica.
La guerra ha originato un cambiamento radicale, migliaia di milioni che aumentarono il debito pubblico (presentemente questo debito pubblico è di 65 miliardi rubli) resero la Russia debitrice dell'Inghilterra, della Francia, degli Stati Uniti e del Giappone. Per pagare le forniture militari vennero contratti, com'è noto, nei diversi paesi, prestiti, i quali rimasero interamente nelle mani dei creditori. La conseguenza fu uno spostamento per cui adesso le Potenze occidentali, l'Inghilterra, la Francia, gli Stati Uniti e il Giappone sono gli Stati economicamente più interessati in Russia, quelli che si sono accollata la parte maggiore del debito pubblico russo. Non solo, dunque, la Russia dipende economicamente e finanziariamente da Potenze estere, ma questa dipendenza si ripartisce su un numero anche maggioro di Stati. Con l'influenza economica tedesca è stato creato un solido contrappeso contro la Francia, l'Inghilterra, gli Stati Uniti e il Giappone. In qual misura i vari Stati abbiano vincolato loro capitali in Russia è assai oscuro, né alla domanda si può, per il momento, dare una risposta soddisfacente, giacché mancano i dati necessari. Frattanto nel mondo finanziario russo si è accertato, in base a calcoli assai prudenti, che già prima della guerra
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circa mezzo miliardo di rubli di cartelle di prestito e mezzo miliardo di rubli di azioni d'imprese ferroviarie private, come pure un miliardo di rubli in azioni delle varie imprese commerciali ed industriali russe si trovavano in mano dei Tedeschi. Tutto compreso sembra che la Germania avesse investito, prima della guerra, in Russia, due miliardi di rubli, e durante quel tempo il debito pubblico russo ascese a nove miliardi.
Ma questo era lo stato delle cose prima della guerra. Durante gli anni della guerra, e specialmente negli ultimi tempi, allorché i valori russi cominciarono a precipitare così spaventosamente, la Germania ha comprato titoli di credito russi in grande quantità, perfino d'imprese sovvenzionate da capitalisti francesi. Non è però possibile accertare per qual somma la Germania si sia procurata titoli di credito, sicuro è, ad ogni modo, che il debito russo verso la Germania è cresciuto enormemente.5 Ciò non esclude che le domande tedesche alla Russia siano cresciute in proporzione delle domande di altre Potenze estere, soprattutto dell'Inghilterra, della Francia, degli Stati Uniti e del Giappone. E più probabile, anzi, il contrario giacché gli Stati Uniti e l'Inghilterra si son date anche esse a comprare a tutto spiano titoli di credito russi. La cosa è per gli Stati Uniti molto più facile che per la Germania, considerato il corso favorevole del dollaro e il molto capitale disponibile in America. Se riflettiamo che il debito pubblico russo è salito da nove a sessantacinque miliardi di rubli, ripartiti quasi esclusivamente fra l'Inghilterra, la Francia, gli Stati Uniti e il Giappone, noi possiamo ritenere con sicurezza che le Potenze dell'Intesa, dal punto di vista finanziario, hanno rafforzato grandemente la loro influenza in Russia, certo più di quanto fu possibile alla Germania. È sicuro che il fallimento, che dopo la conclusione della pace si avvererà sul mercato russo, avrà in certo grado un effetto benefico, ma rimane un fatto che i creditori presenteranno le loro richieste e si procureranno garanzie in certi valori reali, in parte nelle ricchezze nazionali, che il paese ancora
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possiede, come, per esempio, foreste, miniere ecc., ma anche in molte imprese tecniche e bancarie. Su questo argomento ci proponiamo di tornare. Per ora noi vogliamo soltanto constatare che la Russia è caduta in piena dipendenza economica di varie grandi Potenze e di vari Stati di minore importanza, e che ciò significa schiavitù. È quindi impossibile pensare che un qualunque regime socialistico possa durare in Russia lungo tempo, come è chiaro, inoltre, che le richieste degli stranieri, che vogliono riavere il loro denaro, e che lo sfruttamento del paese da parte di stranieri sono fattori di straordinaria importanza, che concorreranno al ristabilimento dell'ordine nel paese e alla restaurazione del regime borghese.
§ 4. La concorrenza politico-commerciale delle Potenze estere dopo la guerra.
Tale questione merita attenzione speciale, perché solo in rapporto con essa si può decidere in qual modo la sorte della Russia si conformerà, probabilmente, tanto nel tempo prossimo come nel più lontano avvenire.
Non vi è dubbio alcuno che l'immane gara, la vittoria formale – ricada su chi vuole – dovrà avere le più ampie conseguenze riguardo alla politica e al commercio internazionali. Fisso ormai che la bandiera mercantile tien dietro alla bandiera di battaglia, o, come dicono i politici tedeschi, che la guerra non è che il proseguimento della gara incruenta politica e viceversa, è naturale che il successo conseguito in questa guerra dall'uno o dall'altro gruppo di Potenze, sarà decisivo per la futura gara politica ed economica delle Potenze fra di sé. Per questa ragione dobbiamo aspettare anzitutto che finisca la guerra per giungere a conclusioni definiti-
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ve. Oggi possono svolgersi ancora avvenimenti inaspettati. Tuttavia nell'ora attuale, rivolgendo lo sguardo a quasi 4 anni di guerra, non è difficile prevedere come questa, probabilmente, finirà. Brevemente riassumendo il nostro pensiero, vogliam dire che il blocco delle Potenza centrali ha ottenuto una vittoria completa nel fronte orientale ma nel fronte occidentale, no.
Come è noto, al principio della guerra fu fatta un'enorme propaganda in Inghilterra e in Francia per annientare completamente la Germania quale grande Potenza ed escluderla da qualsiasi commercio. Ma scorso il primo anno di guerra, Inghilterra e Francia rinunciarono al pensiero dell'annientamento, vedendo la superiorità militare della Germania e riconoscendo che la guerra non sarebbe finita colla distruzione di questa Potenza, ma, nel migliore dei casi, sarebbe rimasta indecisa. Sorse allora il pensiero di continuare, dopo la guerra, una lotta commerciale contro la Germania.
Noi vogliamo partirci dal concetto che la guerra è un proseguimento della lotta politica e viceversa, cioè a dire che la politica è il proseguimento pacifico della guerra. Se ammettiamo che la guerra finisca nel fronte occidentale con una vittoria incompleta per il blocco delle Potenze centrali o, in altre parole, che la Germania non raggiunga il fine propostosi, veniamo al risultato che una guerra contro la guerra subito dopo la conclusione della pace, continui sulla medesima base della guerra con aperti mezzi di lotta. In altre parole, la guerra commerciale sarà condotta fra i due gruppi di Potenze con certe modificazioni, con riguardo alla costellazione dei due gruppi di Potenze, ed avrà il medesimo carattere di lunga durata. Il gruppo di Potenze che conseguirà la vittoria, inaugurerà una politica offensiva, l'altro una politica difensiva. Nella futura guerra commerciale i due gruppi di Potenze avranno, probabilmente, i medesimi pregi e i medesimi difetti da cui sono oggi caratterizzati.
Persino il teatro per questa futura guerra incruenta sarà egualmente grande e mutevole come durante la guerra odierna.
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Un'altra questione è sapere qual risultato avrà questa guerra mercantile; ma qui non v'è posto per ipotesi di qualsiasi sorta, imperocché a noi interessa soltanto il prossimo avvenire. Oltre a ciò il tentativo di risolvere una tale questione nell'ora attuale, confina coll'impossibile.
Quanto abbiamo detto lascia supporre che la guerra commerciale dopo la guerra attuale continui sotto la forma di una terribile concorrenza fra i due gruppi di Potenze. Quello tedesco e quello anglosassone.
Soprattutto noi possiamo constatare che ogni proposta riguardante il boicottaggio del mercato tedesco nasce e muore nelle colonne dei giornali. L'impossibilità di concretare il boicottaggio vien dimostrata anche al fatto che lo scambio commerciale fra le sole Inghilterra e Germania sorpassò il miliardo di rubli e l'esportazione inglese in Germania 40 milioni di sterline.
Naturalmente l'Inghilterra non può fare a meno di questo commercio il quale ha tutte le probabilità di aumentare dopo la guerra. Anche la Francia non può isolarsi erigendo tra sé e la Germania, la sua confinante, un muro della Cina. Del resto è addirittura infruttuoso per l'una o l'altra Potenza assumere un contegno di isolamento, oggi che domina il principio del commercio mondiale. Ma, come abbiam detto, la lotta per l'egemonia nel commercio mondiale durerà; ed è importante farsi una chiara idea sui tre punti seguenti: I. La probabile composizione di ogni gruppo di Potenze. II. Metodi di lotta e risorse di ogni gruppo di Potenze. III. Il probabile carattere della lotta nel prossimo futuro.
Noi non vogliamo sottoporre ad analisi alcuna questi tre punti, ma li vogliamo considerare solo quel tanto necessario per poterci fare un concetto sul probabile andamento nel teatro della guerra commerciale.
La composizione del gruppo di Potenze tedesco-austro-bulgaro-turco risulta dai nomi stessi; questo gruppo di Potenze potrà essere completato colla Grecia e la Rumenia dopo una pressione più o meno
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forte. È difficile predire qual forma giuridica6 verrà creata per questo gruppo di Potenze. Del resto non è tanto importante sapere se fra gli Stati sarà formata un'unione politico-commerciale coll'aiuto di una quantità di convenzioni commerciali, oppure se si effettuerà il pensiero che l'Europa centrale abbia a vincere e che la lega prenda la forma di una vera e propria unione doganale7.Oggi ci basta constatare che questo gruppo di Potenze dispone di una forte organizzazione e di altissimi e perfezionatissimi mezzi tecnici. Esso otterrà ancora una forte omogeneità, poiché è la Germania a crearla.
In quanto al Gruppo anglo-sassone non sarà difficile riconoscerne il carattere esteriore, anche se dovessero subentrare cambiamenti importantissimi.
Attorno all'Inghilterra si stringono la Francia, l'America del Nord, l'Italia, il Portogallo e il Giappone. Ma una tale composizione ha un significato formale più che altro; perché gli Stati Uniti d'America e il Giappone prenderanno assai probabilmente un'attitudine indipendente. Questo lo possiamo vedere già da quello che è avvenuto in quest'ultimo tempo. In ogni caso il gruppo di Potenze anglo-sassone non avrà un carattere giuridico così solido, né sarà compatto come quello tedesco. La Russia è già uscita dal gruppo anglo-sassone; l'Italia farà il passo quanto prima e passerà dall'altra parte, o, nel migliore dei casi, rimarrà neutrale.8
Ben diverso è il quadro in quanto alle risorse tecniche dei due gruppi di Potenze.
Il numero assoluto dei tessitori9, filatori, operai, e, in genere, la forza meccanica, è, naturalmente, assai più grande nei paesi dell'Intesa che non nel gruppo delle Potenze centrali; quest'ultimo è, però, molto meglio organizzato. In quanto alle materie grezze le Potenze centrali disporranno, grazie alla pace colla Russia e per un tempo indeterminato, di provviste egualmente grandi a quelle del gruppo anglo-sassone. È però vero che il gruppo anglo-sassone dispone
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non solo di certi protettorati, ma anche delle immense colonie britanniche; ossia di quasi tutta l'Africa e l'America. Ma anche le Potenze centrali si sono assicurate le materie grezze in quantità sufficiente per il prossimo futuro dalla Russia meridionale, dal Caucaso, dal Turkestan e dall'Asia minore.
In rapporto finanziario e riguardo al tonnellaggio10 le cifre vanno a vantaggio del gruppo anglo-sassone. Basta confrontare le cifre del 1914, nel qual anno la flotta mercantile mondiale comprendeva non meno di 45 milioni di tonnellate, di cui 20 di origine inglese, 7-8 milioni di tonnellate americane, circa 2 milioni francesi, e 1 milione giapponesi. L'Italia possedeva soltanto 1,5 milioni, e il Belgio 300.000. Nel medesimo tempo la Germania possedeva 5,3 milioni di tonnellate e l'Austria-Ungheria all'incirca 1 milione. Il tonnellaggio delle altre alleate della Germania, come Turchia, Bulgaria, Rumenia e Grecia, è così piccolo che non si può nemmeno prendere in considerazione. Molto probabilmente il gruppo anglo-sassone manterrà, anche dopo la conclusione della pace la medesima superiorità in quanto al tonnellaggio; è anzi possibile che questa superiorità divenga anche più grande; perché, secondo quanto si racconta, gli Stati Uniti d'America fanno dal 1916 sforzi immani per aumentare la loro flotta mercantile.
Non meno favorevole è la situazione finanziaria11 del blocco anglo-sassone, il quale possiede molto più oro e più carte valori. Certo non si possono enunciare cifre esatte al riguardo, ma tutti sappiamo che l'America è satura d'oro e di carte valori venute dall'Europa durante i primi due anni e mezzo di guerra. E questo perché l'America fu in quel tempo la più grande fornitrice dell'Intesa. Anche il Giappone ha fortemente accresciuto il suo patrimonio. È vero altresì che il gruppo anglo-sassone ha contratto enormi debiti, debiti che secondo calcoli di finanziari americani ammonteranno alla fine del 1918 alla favolosa somma di 70 miliardi di dollari. Ma questo debito viene completamente bilanciato12 da quello delle Potenze
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centrali, il quale, considerato relativamente, è anzi più grande e va dai 25 ai 30 miliardi di dollari.
Così stanno le cose, e il vantaggio materiale13 deve essere ricercato di fatto presso le Potenze anglo-sassoni14.Frattanto il gruppo dell'Intesa non può trarre tutto il vantaggio dalla sua preponderanza: due ostacoli lo impediscono. Anzitutto questo gruppo di Potenze non potrà mai procedere ad un lavoro unitario15, come noi vediamo nelle Potenze centrali fra le quali la Germania rappresenta la parte più importante, inoltre il gruppo delle Potenze centrali è, nella lotta, quello che tiene in pugno l'iniziativa16; e, ciò che non è meno importante, l'energia tedesca nel commercio e nell'industria è molto più grande di quella degli Inglesi e Francesi, per tacere completamente di tutti gli altri Stati meno importanti. Specialmente istruttive a questo riguardo sono le cifre che seguono; cifre corroboranti la nostra opinione che le Potenze centrali abbiano a condurre in avvenire un offensiva politica; il gruppo dell'Intesa, invece, una politica avente precipuamente carattere difensivo.
Già nel 1903 quasi la metà dell'esportazione tedesca prendeva la via dell'Austria-Ungheria, dell'Inghilterra, della Russia e dell'America; mentre, contemporaneamente, il solo 20% di tutta quanta l'esportazione inglese giungeva in Germania, in Austria-Ungheria, in Francia e in Russia. Nel periodo dei 5 anni 1901/1905 il valore dell'esportazione tedesca fu, in media, di 5.123 milioni di marchi all'anno; mentre nel 1913 aveva raggiunto già il valore di 10.097 milioni di marchi, cioè a dire quasi il doppio. Nel medesimo tempo l'esportazione in Inghilterra crebbe del 46%; del 56% negli Stati Uniti; del 71% nella Svezia e quasi del 100% nell'Austria-Ungheria. Per un confronto possiamo indicare le seguenti cifre relative all'Inghilterra nel medesimo periodo di tempo: l'Inghilterra aumentò la sua esportazione in Germania del 63%, negli Stati Uniti d'America del 34%, nella Svezia del 75%, nella Francia dell'83%,
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nella Russia del 111% e negli altri paesi dell'81%: media 77%. L'esportazione inglese non aumentò, dunque, nella stessa proporzione di quella tedesca. Essa era costituita per la maggior parte di materie grezze e di merci di transito.
Di pari passo collo sviluppo dell'esportazione tedesca crebbe anche l'influsso economico della Germania presso i suoi vicini17.Le banche commerciali tedesche si crearono nelle industrie dei paesi finitimi salde posizioni; fabbriche tedesche sorsero entro i confini doganali di questi paesi; capitale tedesco acquistò grandi poste di azioni nei principali rami dell'industria, specialmente in quelli che esportavano i più importanti prodotti naturali nazionali. Basta ricordare, per esempio, che il capitale tedesco possiede un influsso dominante18 a Varsavia, Lodz, Pietrogrado, Mosca, Odessa o Baku; che occupa una posizione quasi di monopolio nelle industrie elettriche19, elettro-tecniche, tessili e chimiche russe, egualmente nella industria metallurgica e delle macchine. Nomineremo qui soltanto l'acquisto dei bacini minerari, le miniere di zinco e d'argento, l'influsso del capitale tedesco nell'industria austriaca e la sua gara fortunosa col capitale inglese e francese nell'isola balcanica20; inoltre la posizione dominante delle banche tedesche nell'Italia21 del nord o la penetrazione del capitale tedesco in Francia mediante acquisti in grande di miniere francesi e di imprese industriali, specialmente nel ramo della siderurgia e della metallurgica. Infine richiamiamo l'attenzione sull'acquisto da parte tedesca di foreste nella Finlandia22 e di bacini minerari nella Svezia.
Ora ci domandiamo: quale sarà il carattere della lotta fra i due gruppi di Potenze? Tale questione è troppo complicata e non si può rispondere ad essa dettagliatamente, perché molto dipende dal come finirà la guerra nel fronte occidentale e da quali saranno le condizioni generali di pace. Ma noi ci partiamo dall'opinione suesposta che la guerra nel fronte occidentale abbia a finire con una vittoria incompleta per le Potenze centrali; e se ci attenia-
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mo ai piani e alle idee nati nella stampa della Francia, dell'Inghilterra e della Germania, possiamo osare il tentativo di fissare in brevi linee il carattere della futura guerra commerciale e dei metodi di lotta dei due gruppi di Potenze.
Il gruppo delle Potenze centrali, tenuto insieme da una convenzione doganale più o meno effettiva, cercherà con tutta probabilità di restringere il diritto della nazione meglio situata e di introdurre al suo posto il principio di uno scambio comune23.In altre parole la Germania cercherà di mantenere in tutti o in parte il principio fondamentale della reciprocità; quel principio che l'America impiegò già prima su larga scala per l'esportazione tedesca nei paesi transatlantici. L'Inghilterra da parte sua cambierà anche la sua passata politica commerciale buttando a mare i principi vecchi di secoli del libero commercio o sottoponendo questo principio a limitazioni più o meno grandi e cercar rifugio nella protezione doganale. L'Inghilterra tenderà inoltre a stringere più solidamente che sia possibile i vincoli fra le diversi parti dell'Impero sulla base di queste dogane di protezione, le quali favoriranno il commercio della madre patria colle colonie. Probabilmente l'Inghilterra introdurrà tariffe doganali specialmente favorevoli, naturalmente dietro misure corrispondenti dall'altra parte. Noi possiamo attenderci ancora una grande quantità di altre misure e di passi nell'interesse politico della navigazione. Vogliamo ancora osservare che l'inclusione della Francia nel gruppo delle Potenze anglo-sassoni non sarà possibile senza enormi difficoltà tecniche. L'industria francese dei fabbricati interi vive già oggi grazie alle alte dogane di protezione ed una lega commerciale coll'Inghilterra sui principi della reciprocità corrisponderebbe ad una diminuzione della protezione dinanzi ad un piccolissimo compenso.
Ma noi vogliamo lasciar da parte molte altre difficoltà ed osservare soltanto che una concorrenza fra i vari Stati è inevi-
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tabile nel gruppo di Potenze anglo-sassoni, e questa concorrenza avrà un'azione debilitante sulla forza di questo gruppo. Per dare un esempio, gli Stati Uniti d'America del Nord procedono ad una tattica assai misteriosa che dà motivo già fin d'ora a certi sospetti.
Se, ora, noi compariamo tutti questi fattori, ci risulta chiaramente che la guerra commerciale futura sarà condotta con successo variabile; e la situazione dei vari scacchieri della guerra commerciale varierà a vantaggio ora di questo ora di quel gruppo di Potenze. Una tale guerra commerciale fra i due gruppi di Potenze avrà per i paesi neutrali la conseguenza che gli Stati debolmente sviluppati nell'industria ne soffriranno gravemente, mentre i paesi industrialmente più forti verranno a trovarsi in una situazione specialmente favorevole e saranno in grado, esplicando una savia politica commerciale o mantenendo la loro neutralità, di rinforzare la loro posizione in quei mercati nei quali i due gruppi di Potenze lottano per la supremazia dell'influsso. Fra questi Stati noi possiamo nominare per primo la Svezia, la quale occupa una posizione specialmente favorevole nel senso industriale.
Questo fatto positivo noi possiamo comprovarlo colle seguenti cifre: Secondo la statistica ufficiale svedese dell'anno 1913 l'esportazione della Svezia in Germania ammontava al 22% di tutta quanta l'esportazione, mentre l'esportazione della Svezia in Inghilterra e in Francia ammontava al 37%. La partecipazione all'esportazione dell'Europa centrale nel 1915 da parte dell'industria siderurgica svedese, nonché dell'industria della pietra e del cemento era di 90 milioni di corone e paesi dell'Europa occidentale di 55 milioni di corone. Contemporaneamente venivano esportati nei paesi dell'Europa occidentale per 180 milioni di corone di prodotti svedesi dell'industria del legno e della cellulosa. Nel medesimo tempo l'esportazione dei suddetti prodotti nei paesi dell'Europa centrale raggiunse la somma di 41 milioni di corone. La Svezia esportava contemporaneamente nei paesi dell'Europa centrale 21 milioni di corone di derrate alimentari e 51 milioni di corone nell'Europa occiden-
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tale. La Svezia importava il 34% di merci di origine tedesca e il 29% di merci d'origine inglese e francese. Da questo si vede che tanto l'esportazione quanto l'importazione svedese non si sono sviluppate in una direzione fissa, né concentrata su un certo paese. In una aperta guerra commerciale la Svezia non potrà trovare compenso completo in nessuna tariffa specialmente favorevole per le merci di sua esportazione dall'una parte o dall'altra.
La forte posizione della Svezia riguardo alla sua esportazione e conseguentemente anche nella guerra commerciale futura risulta dal confronto delle cifre che seguono.
Al principio dell'anno di guerra 1914 l'esportazione svedese in Germania aumentò di 97 milioni di corone (secondo la statistica svedese), nel 1906 di 179 milioni; cioè a dire dell'85%.
Nello stesso tempo l'importazione della Svezia dalla Germania aumentava del 24%. Così il bilancio commerciale della Svezia si era grandemente migliorato dinanzi al suo più temibile e forte concorrente. È vero che il commercio estero della Svezia segnava nel 1913 un sottobilancio di 110 milioni di corone, ma vi è sufficiente motivo di ritenere che questo sottobilancio fosse, in verità, assai più piccolo. Il bilancio commerciale della Svezia, coll'Inghilterra, colla Francia, colla Russia ed altri paesi dev'essere considerato attivo secondo la statistica svedese, e passivo soltanto riguardo all'America. L'esportazione della Svezia in Inghilterra crebbe nel corso degli anni 1906/1918 del 39%, l'esportazione dell'Inghilterra nella Svezia, invece, il solo 24%. Nel medesimo tempo l'importazione della Svezia in Francia aumentò del 79% e l'importazione del solo 73%. L'esportazione in Russia è triplicata, l'importazione, invece, è cresciuta soltanto del 15%. In quanto agli Stati Uniti dell'America l'esportazione della Svezia è triplicata, l'importazione cresciuta del solo 28%. L'esportazione in altri paesi è salita del 48%, l'importazione del 45. Tutto considerato, l'esportazione della Svezia è cresciuta negli anni 1906/1913 del 66,2%
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e l'importazione del solo 31%.
Dobbiamo aggiungere che nel prossimo decennio, secondo l'opinione di molti periti ci si deve attendere un forte sviluppo dell'industria tecnica e delle macchine nella Svezia. Se poi si prendono in considerazione le enormi sorgenti di carbon bianco fin qui non usate (la forza idraulica della Svezia vien calcolata a 10 milioni di cavalli di cui oggi si sfrutta soltanto la metà) e se consideriamo infine la situazione favorevole della Svezia qual paese di transito, non si può far a meno di ammettere che l'esportazione svedese abbia a prendere una posizione favorevole nel tempo che precede l'attesa guerra commerciale.
Vediamo ora come andrà formandosi la situazione nel mercato russo nell'epoca prossima.
Uno dei più importanti teatri della guerra commerciale sarà, naturalmente, la Russia, la cui situazione politica abbiamo già descritto nei paragrafi precedenti. Appunto per questa situazione politica, caratterizzata dall'anarchia e dal fermento, la guerra commerciale entro i confini della Russia assumerà un aspetto specialmente caratteristico.
In una situazione migliore di tutti gli altri paesi si trova, naturalmente, la Germania la quale si è assicurata non solo il rinnovamento dei trattati24 commerciali del 1914, ma anche un gran numero di altri vantaggi, come per esempio l'importazione indisturbata del minerale russo e di altri metalli. Oltre a ciò la Germania si trova geograficamente25 in posizione favorevole. La Germania dispone di un gran numero di uomini26 che conoscono bene la Russia e che nelle colonie tedesche sul suolo russo posseggono pronte basi di protezione. È naturale che questi vantaggi andranno a favore anche di altre partecipanti al blocco delle Potenze centrali, pur rimanendo la Germania alla testa di tutte.
Prospettive molto meno favorevoli le ha la Francia, che trovasi molto lontana dalla Russia e deve pagare per sua merce forti spese di trasporto. Oltre a ciò non dispone commercialmente
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e industrialmente della forte energia della Germania. Ma la Francia, in contrapposto alla Germania, ha in Russia più forti interessi commerciali27 – basta pensare ai grandi debiti della Russia colla Francia – ciò che, naturalmente, funzionerà da molla per la politica commerciale francese. L'Inghilterra non è meno interessata della Francia in Russia, specialmente nel campo finanziario. In base a certi fattori politici l'Inghilterra tenterà di opporsi allo sviluppo dell'influsso tedesco nel mercato russo. L'Inghilterra si trova, è vero, molto lontana dalla Russia, ma questa circostanza è di significato secondario perché l'Inghilterra dispone di una grande flotta28 mercantile e gli Inglesi hanno già acquistato una grande quantità di aziende russe ed anche una specie di base strategica29 lungo le coste murmaniche ad Arcangelo. La posizione dell'Inghilterra è, quindi, tutt'altro che sfavorevole.
Una posizione tutta speciale la prenderanno gli Stati Uniti30 dell'America del Nord; i quali non solo saranno allo stesso livello colla Germania in quanto a risorse commerciali e industriali, ma direttamente assai più forti31, perché dalla guerra risparmiati più di qualsiasi altro Stato belligerante. Considerati dal solo lato finanziario gli Stati Uniti saranno una Potenza minacciosa32, perché dispongono di enormi risorse di danaro. Basta ricordare che prima della guerra erano, sì, i debitori dell'Europa, ma oggi ne sono i più forti creditori. È vero che la situazione geografica33 dell'America non è specialmente favorevole per conquistare il mercato russo, ma questo svantaggio vien compensato dal grande tonnellaggio34 di cui l'America dispone e di quello che trovasi impostato nei cantieri. Infine non vi è dubbio che l'America inizierà con cosciente coraggio35 la lotta contro l'influsso tedesco in Russia; questa lotta continuerà con una energia che non è più piccola di quella germanica e si servirà dei metodi di lotta della tecnica commerciale tedesca. Nel suo intento di conquistare il mercato russo e di assicu-
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rarsi lo sfruttamento dei tesori naturali della Russia, l'America non ha indugiato un solo minuto a romperla persino con i suoi odierni alleati, e, a differenza dei Governi inglese e francese, ottiene successo presso il Governo dei Bolscewiki. L'America ha fondato già in Siberia una specie di colonie36 (settlements) incettando a mo' di dire una grande quantità di aziende siberiane e comprando miniere d'oro ed altre miniere. La Siberia è divenuta la base delle operazioni principali dell'industria degli stati Uniti. Tutto ciò non farà che rinforzare sommamente l'influsso dell'America nel mercato russo.
La posizione del Giappone, infine, somiglia a quella dell'America; colla sola differenza che la principale base37 di operazioni del Giappone è stabilita nell'estremo oriente38 (regione transamurica, zona ussurica, Manciuria) e che lo sviluppo della politica giapponese procede in misura corrispondentemente più piccola. Tutti questi preparativi di Stati esteri per la futura guerra economica sul mercato russo han dato vita alla diceria che gli Stati interessati in Russia abbiano concluso una lega segreta e deliberato di spartirsi in Russia le varie zone di interessi economici. Secondo la voce che corre la Russia verrebbe suddivisa nelle seguenti sfere d'interessi:
La Germania e il blocco delle Potenze centrali avrebbero mano libera nella Russia occidentale, in una parte di quella meridionale, in quanto allo sfruttamento economico. La Francia e il Belgio potrebbero esercitare il loro influsso nei bacini carboniferi e minerari del distretto del Donez. Tutta la Russia del Nord (costa murmanica e Arcangelo) e gli Urali andrebbero alla Russia. L'America avrebbe la Siberia e il Giappone l'estrema Oriente della Russia asiatica.
Naturalmente tutte queste non sono che voci, ma voci, che, in certo qual modo, precedono avvenimenti per i quali esistono già complete e reali premesse. Esista e non esista un tale accordo, una cosa è certa; che se le grandi Potenze si fanno da presso alla Russia per una infiltrazione e sfruttamento pacifici è naturale
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che si impongano l'una l'altra certi limiti; e non v'è nulla di strano che i confini delle loro ambiziose mire vadano d'accordo con i punti d'appoggio o basi d'operazione di cui dispongono. Questi punti d'appoggio si amplieranno e si muteranno in una specie di possesso, ciò che non incontrerà in Russia ostacoli speciali considerato che alla Russia manca qualsiasi industria propria ed egualmente non esiste colà un Governo nazionalista. È chiaro che nella carta economica della Russia risulterà una certa zona senza colore, ma questa zona avrà importanza solo per i paesi neutrali i quali si troveranno al caso di trarre da essa vantaggi.
Qualunque sia l'influsso dei creditori esteri sul mercato russo, questi saranno costretti dalla forza degli avvenimenti di esercitare da tutte le parti una pressione sulla Russia affine di creare migliori condizioni di trasporto e introdurre almeno un rudimento di ordine. In tal modo combatteremo l'anarchia che ivi impera. La quistione è ora questa: quanto tempo ci vorrà prima che quest'ordine sia, almeno rudimentalmente, creato e sia tale da rendere possibili il commercio e l'industria? A tale questione oltremodo difficile tenteremo di dare una risposta.
§ 5. Conclusioni.
Per poter rispondere alla questione che sopra bisogna potersi, in certo qual modo, immaginare qual corso prenderanno gli avvenimenti in Russia sotto l'influenza dei fattori già trattati.
Come abbiamo già detto la rivoluzione politica39 in Russia ha subito una completa disfatta. Questa disfatta40 è stata determinata dal tentativo di capovolgere completamente l'ordine sociale, ed è finita quindi nell'anarchia. Di fatto la rivoluzione ha compiuto nel corso di un anno l'intero suo ellisse ed è ritornata al suo punto di partenza, cioè a dire alla più completa impotenza dello Stato; al disordine e alla disgregazione41 nel paese. È chiaro che la Russia non dispone di forze politiche proprie per poter organizzare
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la sua vita statale senza pressione esterna e senza l'influsso di fattori interni come la fame, la disoccupazione, la bancarotta finanziaria, il sorgere di una nuova classe borghese, ecc. ecc.
Tutti questi fattori interni esistono già, come abbiamo veduto. Quanto alla pressione esterna noi la vediamo già nella sua forma estrema nella Russia meridionale, dove le truppe tedesche hanno preso la mano alla Rada borghese, e consolideranno sempre più la loro potenza.
In base a questi fattori noi possiamo dire con tutta sicurezza che la lotta contro l'anarchia è già cominciata. Si potrebbe averne dei dubbi se altri sintomi non confortassero quest'opinione. Per esempio: 1) la crescente opposizione nelle classi lavoratrici42 contro il Governo bolscevico; 2) la crescente indipendenza presso le Rade43 nelle Province, e la loro separazione dall'organo centrale, il Consiglio dei Commissari del Popolo; 3) il riconoscimento – ripetuto continuamente dalla stampa – dei membri del Governo bolscevico, esser necessario di salvare la rivoluzione nel paese; doversi determinare la cooperazione delle classi borghesi; metter da parte per il momento tutte le riforme sociali e lavorare; esser necessario introdurre nuovamente disciplina e ordine e creare un'armata. In altre parole: il Governo bolscevico stesso prende l'iniziativa per cambiare la sua tattica44, ed è radicata convinzione di chi verga queste righe che tale atteggiamento sia decisivo per gli ulteriori avvenimenti. I quali vengono caratterizzati dall'autore come appresso:
Il periodo di tempo45 necessario per riportare in l'ordine in Russia si dividerà in due parti.
Il primo periodo va dall'epoca presente alla conclusione della pace generale; il secondo comincia alla conclusione della pace stessa.
Il primo periodo avrà la durata approssimativa di un anno o forse più. (L'autore calcola che la guerra abbia a cessare verso la fine del 1918 e dice che i negoziati di pace occuperanno dai 4 al 6 mesi). Durante questo tempo il Governo del Bolscevichi
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rinforzerà la sua potenza più che gli sarà possibile, ma la disgregazione all'interno continuerà e la reazione crescerà fra la popolazione. Non è ammissibile che il mutamento delle cose sia rapido, perché, come abbiamo già detto, in Russia, negli stessi elementi più saldi, dal ceto operaio alle più alte classi sociali, tutto è in isfacelo, disorganizzato, indebolito, smembrato. Tanto più netta sarà la reazione che comincia già negli stessi circoli del Governo bolscevico, il quale ha dovuto combattere colle più grandi difficoltà. È da attendersi che il Governo sarà reclutato in misura sempre più forte dalle classi dei disoccupati, degli affamati e degli intelligenti; cioè a dire il Governo bolscevico si servirà in misura sempre maggiore di questi elementi. Il Governo russo comincia già a prendere misure e a fare passi di carattere autoritario, e rimanda ad un'epoca sine die la concretazione delle "riforme sociali" non ancora messe in pratica. Il lavoro pratico ha persuaso il Governo bolscevico che senza disciplina, ordine e gente abile è impossibile qualsiasi lavoro statale e amministrativo, e che ogni ulteriore "democratizzazione" si risolverà in una minaccia per la stessa esistenza del Governo bolscevico. In altre parole: l'amministrazione del Governo comincia a penetrarsi sempre più dello spirito della reazione, ciò che si manifesta sempre più energicamente nelle misure pratiche prese dallo stesso Governo. Non meno evidenti sono i segni di questa reazione nell'armata rossa. Ogni nuova proposta per organizzare quest'armata, si avvicina sempre più al vecchio regime, praticato da tutte le armate negli Stati borghesi. In ogni nuova forma d'organizzazione i limiti del suffragio vengono ristretti sempre più e i poteri del Comitato impiccioliti. Contemporaneamente l'armata rossa vien completata con un gran numero d'ufficiali che avevano abbandonato l'esercito, e che, dietro buona paga, assumono volentieri il nuovo compito. In tal modo l'armata rossa diviene sempre più nera46, e quando sarà disciolta, ossia quando le sarà mutato anche il nome, molto probabilmente non si distinguerà in nulla dalle armate di altri paesi. Nella lotta per la sua esistenza il Governo dei Bolscevichi diverrà cedevole a vantaggio della
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reazione crescente e delle giuste esigenze di una vita sociale ordinata; ed andrà sempre più assumendo un carattere borghese. La carestia, il rincaro, e la disoccupazione affretteranno la trasformazione. Un certo ordine comincia già a mostrarsi nei grandi centri, laddove il Governo possiede un numero maggiore di coadiutori per il mantenimento della disciplina.
In modo diverso si svilupperanno gli avvenimenti nelle campagne e nei villaggi ove ci si deve attendere che l'anarchia cresca ancora nel prossimo futuro; e questo perché i cattivi elementi (delinquenti, ecc.), nonché i soldati rimandati, si sono riversati dalle grandi città nelle campagne.
Specialmente violenta infurierà l'anarchia nei villaggi durante la primavera e l'estate del 1918; quando i contadini, i soldati congedati, i piccoli commercianti venuti dalle città, ecc. ecc., nonché i prigionieri di guerra, cominceranno a voler risolvere la questione agraria.
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Supplemento.
1.
Si sarebbe potuto supporre che la semina e la coltivazione dei campi avrebbe distolto la classe dei contadini dall'occuparsi in così strano modo di politica, ma al principio del 1918 i contadini non mostrano voglia alcuna di attendere ai lavori agricoli, ma si occupano con molto maggiore interesse della spartizione del bottino. Essi hanno ricevuto in sovrabbondanza carta monetata; sono al sicuro dalla fame per le loro riserve di grano ed hanno in mano, inoltre, una parte dei grandi fondi rubati. Si aggiunga che la penuria degli strumenti agricoli impedisce essa pure la normale coltivazione della terra: perfino gli strumenti più semplici come rastrelli, zappe, scuri, ecc. mancano. I social rivoluzionari, che hanno patito una completa sconfitta, accresceranno poi la confusione nei villaggi. Similmente si svolgeranno le cose nell'industria e nella classe operaia, ma con rapidità assai maggiore, giacché la disoccupazione si fa sentire già adesso e gli operai non hanno le riserve dei contadini. Noi ci arrischiamo, quindi, ad affermare che già nell'autunno del 1918, e cioè prima della conclusione della pace generale, si manifesterà nell'industria una forte tendenza al ritorno al vecchio ordine borghese.
Favorito dalla cattiva raccolta del 1918 e dalla conseguente carestia pure questo moto reazionario si avvererà con rapidità sempre più crescente. Si può ritenere che già alla fine dell'anno in corso alcune aziende industriali riprenderanno il loro lavoro, nelle forme passate e ciò con il tacito consenso del Governo bolscevico. Le forme socialistiche esteriori (comitati di fabbrica, controlli operai, commissari) saranno, naturalmente, mantenute, ma in realtà la loro efficacia sarà ridotta a zero.
Se la Germania si gioverà del trattato concluso con la Russia e l'Ucraina e riprenderà la sua attività industriale e commerciale in Russia, cosa che può avverarsi quanto prima, il moto reazionario, che
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è già, come abbiamo detto, incominciato, diventerà sempre più forte e più veloce.
Il mutamento decisivo si avrà alla firma della pace generale e avrà principio allora con esso il disfacimento della rivoluzione sociale. La potenza esterna dei bolscevichi svanirà e tutti gli organi di Governo cadranno in piena dissoluzione. I fatti si svolgeranno probabilmente così:
Conclusa appena la pace generale, si manifesteranno fattori che agevoleranno il ritorno a normali condizioni47 di vita. Le Potenze economicamente interessate in Russia torneranno e presenteranno le loro richieste. Ma poiché il fallimento dello Stato russo sarà allora un fatto innegabile è chiaro che ai creditori non rimarrà che procurarsi compensi mediante concessioni48 d'ogni sorta e nella più larga misura. Il Governo dei bolscevichi acconsentirà volentieri giacché i creditori, consapevoli dell'utilità per essi di un Governo debole in Russia, appoggeranno in ogni modo i bolscevichi, li aiuteranno perfino a conseguire una certa autorità all'esterno. Col pretesto di aiutare l'esercito nazionale e di ingaggiare la lotta contro l'imperialismo germanico ecc. la Francia e specialmente l'Inghilterra e gli Stati Uniti offriranno continuamente ai bolscevichi aiuti finanziari49 e li daranno loro di tanto in tanto pure di fatto, assicurandosi al tempo stesso un vantaggio dopo l'altro. (Per esempio, il diritto di aprire50 alcune banche51; il diritto per queste banche di emettere obbligazioni; il diritto d'impiegare operai stranieri52, per esempio cinesi, nelle fabbriche di nuova fondazione; il diritto di edificare53 a scopi "esclusivamente industriali", ecc.)
Contemporaneamente la Germania inizierà un'energica lotta contro i suoi nemici sul mercato russo e cercherà di appoggiare in apparenza, con ogni mezzo, il Governo bolscevico introducendo al tempo stesso in molte imprese e basi d'azione tedesche un regime borghese. Sotto la spinta di questi fattori e della reazione interna il Governo dei bolscevichi si trasformerà sempre più nella sua composizione, tanto che in tre o quattro anni da organo54 dei contadini e soldati diverrà un Governo affatto borghese55, proclamato e composto in apparenza da una
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assemblea nazionale, convocata, a sua volta, sotto la pressione dei creditori stranieri. Si può quindi calcolare che in cinque o sei anni il regime borghese sarà ristaurato, ma non è impossibile che invece di cinque o sei saranno necessari alla restaurazione otto o nove anni se fattori nuovi otterranno efficacia sul corso degli avvenimenti.
Ammettendo che il quadro che abbiamo schizzato circa il ritorno del regime borghese in Russia sia più o meno esatto, noi possiamo passare ad esaminare due questioni che rientrano pure in questa nostra esposizione.
1. La questione del compito del capitale estero.
2. La questione della sorte dell'industria russa nel prossimo periodo di tempo (un decennio tutt'al più).
Che il capitale estero affluirà in gran copia56 in Russia è sicuro sicché si può già prevedere che i creditori esteri saranno costretti a metter fuori somme assai considerevoli per ricuperare57 il loro avere ammontante a miliardi, cosa raggiungibile solo con lo sfruttamento delle ricchezze naturali russe. L'affluire del capitale estero sarà favorito58 da due circostanze, ossia la guerra commerciale fra gli Stati anglo-sassoni e il blocco germanico e la concorrenza inevitabile che già si manifesta fra gli Stati preminenti nei due gruppi di Potenze. L'America non dissimula punto i suoi piani grandiosi, il desiderio di concentrare nelle sue mani tutto il commercio e tutta l'industria della Siberia e continua perciò a mantenersi in stretti rapporti con i bolscevichi, offre loro aiuti finanziari, senza preoccuparsi della politica del Governo bolscevico così nefasta per l'Intesa. La meta della politica indipendente attuata dagli Stati Uniti è evidente: essi tendono a consolidare il loro primato industriale e commerciale in Russia prima che la concorrenza dei Tedeschi, Inglesi, Francesi e Belgi cominci a spiegarsi. Non è più un segreto per nessuno che il piano d'intervento in Russia del Giappone è andato a monte per l'opposizione americana. Gli Stati Uniti vigilano gelosi sui loro interessi nella futura colonia industriale e commerciale siberiana. Il sopraccennato forte
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aumento delle riserve finanziarie americane e il favorevole corso del dollaro permette agli Stati Uniti di attuare in larghissima misura i loro piani commerciali e finanziari. E da ciò segue che pure altri membri del gruppo di Potenze anglo-sassone, specie l'Inghilterra, saranno costretti a non risparmiare denaro per la tutela dei propri interessi in Russia.
Il lavoro per il capitale estero, particolarmente per il tedesco, l'americano, l'inglese, il francese e il belga sarà molto agevolato dalla circostanza che in Russia non v'è traccia d'industria nazionale e che il numero dei disoccupati appartenenti alle classi colte andrà sempre crescendo, il ribasso di prezzo della mano d'opera in conseguenza della carestia sarà inevitabile e che il Governo bolscevico è inclinato ad arrendevolezza.
Ma qui sorge la domanda in che condizione si trovi il capitale dei paesi neutrali59, dei paesi ossia che non hanno preso parte alla cruenta lotta mondiale.
A questa domanda abbiamo già in parte risposto. Ripeteremo che tutti i paesi con industria solida e capace di sviluppo e con riserve di denaro e d'oro, come, per esempio, la Svezia, si troveranno in condizione specialmente favorevole. E tale condizione può divenire anche migliore se i Governi dei paesi in parola, approfittando della lotta per il mercato russo fra i capitali esteri, concluderanno trattati commerciali vantaggiosi. La trascuratezza del Governo dei bolscevichi faciliterà la cosa. E vero, sì, che la forte energia commerciale e industriale della Germania costituisce per questi paesi neutrali un certo pericolo, ma esso è compensato dal valore assai superiore del denaro neutrale e dalle possibilità altresì che durante la ventura guerra commerciale si presenteranno in Russia per questi paesi.
Quanto ai paesi neutrali con industria scarsamente sviluppata essi saranno costretti ad unirsi con l'uno o l'altro dei due gruppi di Potenze, con più o meno grande svantaggio proprio.
Se adesso noi consideriamo quale sarà la sorte dell'industria russa, dobbiamo anzitutto ricordare che comunemente con il nome collettivo di industria russa sono chiamate tanto imprese meramente rus-
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se fondate ed esercitate con capitale russo, tanto imprese che sono russe soltanto nella loro forma esterna e negli statuti ma in realtà sono alimentate da capitale straniero quando non sono perfino semplici filiali di grandi imprese straniere.
Non occorre spendere molte parole sull'industria nazionale russa, poiché questa industria è letteralmente distrutta, né è possibile pensare che in tempo prossimo essa possa venir richiamata in vita, giacché proprio i paesi più ricchi di capitale si preparano a combattere in Russia la guerra commerciale. Il risorgimento dell'industria nazionale russa potrà avvenire soltanto in tutt'altre condizioni politiche, circa le quali noi possiamo azzardare solo ipotesi, e che solo in tempo piuttosto lontano potranno verificarsi in connessione con un mutamento delle correnti politiche mondiali.
Tutt'altra è la situazione delle imprese industriali e commerciali di origine non russa. Probabilmente esse si verranno a trovar meglio che le imprese straniere pure nel nome. La sorte di queste imprese dipenderà dal paese da cui proviene il capitale. Noi le suddivideremo in tre gruppi:
1. Imprese che vengono alimentate pecuniariamente da uno dei paesi che parteciperanno alla guerra commerciale in Russia, ossia la Germania, l'Inghilterra, gli Stati Uniti, la Francia o il Belgio. E chiaro che tali imprese dipenderanno dalla sorte della politica commerciale dei rispettivi paesi e che fioriranno o periranno secondo che il loro paese d'origine vincerà o soccomberà nella guerra commerciale.
2. Imprese che vengono pecuniariamente alimentate da paesi neutrali, e precisamente da paesi con industria e commercio scarsamente sviluppati. Queste imprese sono come le meramente russe condannate a morire o ad essere assorbite da imprese simili dei paesi che combatteranno in Russia la guerra commerciale. Esse potranno anche, però, unirsi all'uno o all'altro dei due gruppi di potenze, se il loro paese d'origine verrà a cadere sotto l'influen-
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za di una di queste Potenze.
3. Imprese che vengono pecuniariamente alimentate da paesi con industria e commercio indipendenti e molto sviluppati, come, per esempio, la Svezia. Imprese simili si trovano senza dubbio in condizioni piuttosto favorevoli e se urtano contro difficoltà possono in conclusione lavorare come imprese puramente neutrali. Non è però qui la sede di spiegare come in pratica ciò possa avvenire. Imprese di questa categoria possono contare non solamente di continuare ad esistere, ma sperare perfino di svilupparsi e d'ingrandirsi. Anzi, gli avvenimenti degli ultimi giorni c'inducono a credere che tali imprese possono già ora mettersi con successo al lavoro, poiché la situazione politica interna migliorerà e le probabilità di smercio sono presentemente grandissime. Certo molto dipende dalla specie delle merci che la singola impresa fabbrica, giacché mentre alcune merci sono addirittura bramate in Russia, altre non possono essere vendute che con molta difficoltà. Fra le prime rientrano i manufatti, gli strumenti agricoli, le cristallerie, gli utensili domestici, i motori, i tessuti, gli oggetti di cuoio.
Per quel che si riferisce alla penuria di materie grezze e di combustibili, questa penuria è più che altro di carattere ufficiale e trae origine dalle difficoltà di trasposto, immense, e dal fatto che nel paese non esiste più ordine. Con un po' più di spirito d'iniziativa, con la ripresa del traffico marittimo, le difficoltà di trasporto possono essere in certa misura sormontate. Intorno alle materie prime e ai combustibili menzioneremo questi fatti interessanti. Noi tutti sappiamo che una quantità di fabbriche in Pietrogrado e nei dintorni sono chiuse o smettono di lavorare per mancanza di metalli e di combustibile. Le tramvie di Pietrogrado corrono solo sino alle 9 della sera per mancanza di nafta. Le centrali elettriche forniscono corrente solo sino alle 12 o all'una dopo mezzanotte, pure per mancanza di nafta. Tuttavia una sola strada ferrata nella periferia di Pie-
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trogrado ha nel suo deposito non meno di cinque milioni e cinquecentomila pud di carbon fossile (Cardiff), sei milioni di pud di carbone Newcastle, seicentomila pud di antracite, settecentomila pud di masut e trecentomila pud di nafta.
In un magazzino del porto di Pietrogrado si trovano circa sei milioni di pud di carbone di varia specie, né si tratta di supposizioni, ma di notizie autentiche, raccolte dall'autore medesimo. Secondo calcoli fatti, in Pietrogrado si trovano venti milioni di pud di carbon fossile, e forse anche più. Tutto questo carbone si può acquistare e alcune imprese hanno già cominciato a comprarlo.
Lo stesso accade con le riserve di metallo. Mentre alcune fabbriche sono chiuse per mancanza di esso, durante l'ultimo sgombero di Pietrogrado si trovarono in alcune fabbriche depositi enormi di tutti i metalli possibili: lamiere di ferro per copertura di tetti, manganese, tungsteno ecc. Per esempio, la fabbrica di Siemens & Halske aveva un deposito di rame del valore di venti milioni di rubli.
Da ultimo ancora un cenno sulla lotta delle imprese di Stati neutrali contro la superiorità tedesca in Russia. Non v'ha dubbio che una simile superiorità di fatto esista e che non è facile combattere contro di essa. Si può, però, con una cesta sicurezza, affermare che non v'è motivo di temere questa superiorità nel prossimo futuro. In Russia è assai diffusa l'opinione che la Germania ha pronta una grande quantità di merci da riversare sul mercato russo, appena la conclusione della pace sarà un fatto compiuto. Ma tale opinione è assolutamente errata. Sulla scorta di documenti autentici (la Kriegsgesetz-Stiftung tedesca, la circolare del Ministero della guerra, alcune ordinanze per città e territori intorno ad alcune merci, alla loro ripartizione ed impiego – metalli, tessuti, stoffe –) si può concludere che molte merci mancano alla Germania. In verità la Germania soffre per la grande deficienza di molte fra le merci più necessarie e non ha alcuna riserva che possa venire esportata.
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Ciò viene confermato da persone che sono tornate in Russia dalle contrade occupate dalle truppe austro-tedesche. Secondo quello che tali persone dichiarano, i Tedeschi portan via, in pratica, dai territori occupati, tutto quanto trovano di merci confezionate e semiconfezionate, ed anche di materie prime, e vietano di spedire alcunché in Russia. Il rappresentante di una grande fabbrica di carta in Reval, giunto proprio ora a Pietrogrado, ha riferito che in Germania si ha una vera sete di merci.
E naturale che appena la pace generale è stipulata e la Germania avrà radunato quante più materie grezze le sarà possibile su tutti i mercati, ella potrà lanciare pure merci in quantità sul mercato russo. Sennonché ciò non si avvererà troppo rapidamente e imprese che saranno in concorrenza con lei entro i confini della Russia hanno ancora abbastanza tempo, per lo meno un anno, per rinforzare la loro posizione sul mercato russo.
1"Né basta…co' piani della Germania." hds. am linken Seitenrand markiert, vermutlich vom Empfänger.
2"Perciò torna più conto…e di altri viveri." hds. am linken Seitenrand markiert, vermutlich vom Empfänger.
3"i contadini, che sono realmente reazionari" hds. unterstrichen, vermutlich vom Empfänger.
4"Persone bene informate…apparenza di verosimiglianza," hds. am linken Seitenrand markiert, vermutlich vom Empfänger.
5"Ma questo era lo stato…è cresciuto enormemente." hds. am linken Seitenrand markiert, vermutlich vom Empfänger.
6"forma giuridica" hds. unterstrichen, vermutlich vom Empfänger.
7"unione doganale" hds. unterstrichen, vermutlich vom Empfänger.
8"La Russia è già uscita…rimarrà neutrale." hds. am linken Seitenrand markiert, vermutlich vom Empfänger.
9"Il numero assoluto dei tessitori" hds. unterstrichen, vermutlich vom Empfänger.
10"In rapporto finanziario e riguardo al tonnellaggio" hds. unterstrichen, vermutlich vom Empfänger.
11"situazione finanziaria" hds. unterstrichen, vermutlich vom Empfänger.
12"bilanciato" hds. unterstrichen, vermutlich vom Empfänger.
13"il vantaggio materiale" hds. unterstrichen, vermutlich vom Empfänger.
14"di fatto presso le Potenze anglo-sassoni" hds. unterstrichen, vermutlich vom Empfänger.
15"non potrà mai procedere ad un lavoro unitario" hds. unterstrichen, vermutlich vom Empfänger.
16"tiene in pugno l'iniziativa" hds. unterstrichen, vermutlich vom Empfänger.
17"l'influsso economico della Germania presso i suoi vicini" hds. unterstrichen, vermutlich vom Empfänger.
18"dominante" hds. unterstrichen, vermutlich vom Empfänger.
19"quasi di monopolio nelle industrie elettriche" hds. unterstrichen, vermutlich vom Empfänger.
20"nell'isola balcanica" hds. unterstrichen, vermutlich vom Empfänger.
21"nell'Italia" hds. unterstrichen, vermutlich vom Empfänger.
22"foreste nella Finlandia" hds. unterstrichen, vermutlich vom Empfänger.
23"il principio di uno scambio comune" hds. unterstrichen, vermutlich vom Empfänger.
24"trattati" hds. unterstrichen, vermutlich vom Empfänger.
25"geograficamente" hds. unterstrichen, vermutlich vom Empfänger.
26"dispone di un gran numero di uomini" hds. unterstrichen, vermutlich vom Empfänger.
27"più forti interessi commerciali" hds. unterstrichen, vermutlich vom Empfänger.
28"grande flotta" hds. unterstrichen, vermutlich vom Empfänger.
29"base strategica" hds. unterstrichen, vermutlich vom Empfänger.
30"gli Stati Uniti" hds. unterstrichen, vermutlich vom Empfänger.
31"più forti" hds. unterstrichen, vermutlich vom Empfänger.
32"minacciosa" hds. unterstrichen, vermutlich vom Empfänger.
33"la situazione geografica" hds. unterstrichen, vermutlich vom Empfänger.
34"compensato dal grande tonnellaggio" hds unterstrichen, vermutlich vom Empfänger.
35"con cosciente coraggio" hds. unterstrichen, vermutlich vom Empfänger.
36"specie di colonia" hds. unterstrichen, vermutlich vom Empfänger.
37"la principale base" hds. unterstrichen, vermutlich vom Empfänger.
38"nell'estremo oriente" hds. unterstrichen, vermutlich vom Empfänger.
39"la rivoluzione politica" hds. unterstrichen, vermutlich vom Empfänger.
40"disfatta", hds. unterstrichen vermutlich vom Empfänger.
41"al disordine e alla disgregazione", hds. unterstrichen vermutlich vom Empfänger.
42"opposizione nelle classi lavoratrici", hds. unterstrichen vermutlich vom Empfänger.
43"indipendenza presso le Rade", hds. unterstrichen vermutlich vom Empfänger.
44"cambiare la sua tattica", hds. unterstrichen vermutlich vom Empfänger.
45"Il periodo di tempo", hds. unterstrichen vermutlich vom Empfänger.
46"l'armata rossa diviene sempre più nera" hds. unterstrichen, vermutlich vom Empfänger.
47"fattori che agevoleranno il ritorno a normali condizioni" hds. unterstrichen, vermutlich vom Empfänger.
48"mediante concessioni" hds. unterstrichen, vermutlich vom Empfänger.
49"offriranno continuamente ai bolscevichi aiuti finanziari" hds. unterstrichen, vermutlich vom Empfänger.
50"aprire" hds. unterstrichen, vermutlich vom Empfänger.
51"banche", hds. unterstrichen vermutlich vom Empfänger.
52"d'impiegare operai stranieri" hds. unterstrichen, vermutlich vom Empfänger.
53"di edificare" hds. unterstrichen, vermutlich vom Empfänger..
54"in tre o quattro anni da organo" hds. unterstrichen, vermutlich vom Empfänger.
55"diverrà un Governo affatto borghese" hds. unterstrichen, vermutlich vom Empfänger.
56"il capitale estero affluirà in gran copia" hds. unterstrichen, vermutlich vom Empfänger.
57"per ricuperare" hds. unterstrichen, vermutlich vom Empfänger.
58"favorito" hds. unterstrichen, vermutlich vom Empfänger.
59"il capitale dei paesi neutrali" hds. unterstrichen, vermutlich vom Empfänger.
Empfohlene Zitierweise
[Erzberger, Matthias], L'odierna condizione politica ed economica della Russia vom April 1918, Anlage, in: 'Kritische Online-Edition der Nuntiaturberichte Eugenio Pacellis (1917-1929)', Dokument Nr. 964, URL: www.pacelli-edition.de/Dokument/964. Letzter Zugriff am: 20.04.2024.
Online seit 17.06.2011.