Dokument-Nr. 13325
Gasparri, Enrico an Gasparri, Pietro
Rio de Janeiro, 22. Januar 1923

Eminenza Reverendissima,
Mi sono regolarmente pervenuti i venerati Dispacci della Eminenza Vostra Reverendissima, n. n. 9173 e 9833, nelle rispettive date del 3 e del 7 Novembre u. s., con gli uniti documenti del Sr. Debrucht, relatore nel Ministero degli Esteri a Berlino, riguardanti la Comunità tedesca di San Giuseppe in Porto Alegre e le accuse mosse contro Mr. Becker.
Ecco gli schiarimenti che posso fornire in proposito.
La questione della Chiesa di San Giuseppe è uno dei tanti episodi della tremenda campagna intentata dai tedeschi contro Mr. Arcivescovo di Porto Alegre e i suoi Suffraganei. Essa si deve sopratutto all'azione tenace, concorde e inconsiderata di alcuni personaggi cattolici e protestanti, che professano il germanismo più
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fanatico. Fra costoro sono da notarsi i Signori Joseph Koenig e Hugo Metzler, il primo redattore-capo e il secondo proprietario del giornale "Deutsches Volksblatt".
Questo giornale viene comunemente chiamato cattolico; ma non si addice ad esso tale epiteto, perché ha per programma di rispettare sì il domma cattolico e la morale christiana, "ma senza dipendenza alcuna dalla Autorità ecclesiastica".
Ambedue i menzionati signori sono cattolici praticanti, ma fanatici ed <, come ho detto,>1esaltati difensori del germanismo. Senza dubbio essi, insieme con altri personaggi protestanti, hanno ricevuto una missione "ad hoc" dal governo tedesco, che li appoggia in tutto, missione che viene disimpegnata con uno zelo degno di miglior causa.
Dato poi il loro spirito nazionalista e dominatore, unito con la testardaggine, che è un'altra loro caratteristica, essi godono un prestigio e un ascendenste immenso su tutti i connazionali, siano costoro semplici fedeli o appartenenti al clero secolare o regolare. Sono come due Vescovi in borghese, ai quali ilclero [sic] tedesco del luogo, specie quello appartenente alle Congregazioni <religiose>2, obbedisce quasi ciecamente.
Quindi tutto ciò che non è tedesco o che non ridonda a benefizio della nazione o razza tedesca "apriori", come a giudizio di tali vescovi in borghese così anche dei religiosi tedeschi, non è buono, non è corretto. È tanto radicato nei loro animi il concetto della superiorità della razza germanica, che quasi farebbe pensare che gli stessi sacerdoti e religiosi, i quali ne sono pervasi non meno degli altri, procedano, nelle loro aberrazi<oni>3, con coscienza retta. Infatti in ogni loro atto sono quasi istintivamente porta-
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ti a mirare più al bene della patria che a quello della Chiesa, anzi bene stesso della Chiesa è da essi sovente subordinato agl'interessi tedeschi.
Per questo i religiosi tedeschi qui nel Brasile non sono amati né dal popolo, né dal clero indigeno, nédai [sic] Vescovi, e nelle Di<o>cesi4 dove essi sono in maggioranza le loro relazioni con le Autorità ecclesiastiche locali o sono rotte o sono tese o, per lo meno, sono fredde.
Io non intendo di disconoscere i meriti dei religiosi tedeschi qui residenti. In genere essi sono buoni, ma nella loro attività, nel loro zelo, dimostrano quasi sempre un patriottismo esagerato, lo studio di far convergere tutto a favore degl'interessi tedeschi, e la loro cooperazione direi incondizionata, al piano dei due personaggi sopra indicati.
Nessuno si oppone, molto meno Mr. Bcker [sic], a che i cattolici tedeschi conservino la mentalità loro propria, la loro lingua, i loro costumi; ma è pur necessario che tale intento sia raggiunto con mezzi giusti, equi e leciti. I Signori Koenig e Melzler, invece, non hanno il senso della misura. Quando si tratta di ottenere o di salvaguardare qualche interesse tedesco, anche di ordine secondarissimo, osano calpestare impunemente i diritti altrui, tutte le convenienze, le norme di disciplina ecclesiastica, i principi stessi di morale
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e di giustizia, ricorrendo persino a pettegolezzi e a cavilli, se non a intrighi e a calunnie propalate dai loro giornali.
È difficile poter dare all'Eminenza Vostra un'idea adeguata del lavoro che dà alla Nunziatura e alle Autorità ecclesiastiche questo spirito irrequieto d'indipendenza<,>5 di cui sono animati i tedeschi qui residenti.
Quando arrivai a Rio Janeiro, il Sud del Brasile era in fermento. Mi vidi presto assediato da religiosi e da persone ragguardevoli tedesche, che mi esposero lagnanze e accuse d'ogni genere contro Mr. Becker, Arcivescovo di Porto Alegre, i Vescovi del Sud e le altre Autorità ecclesiastiche locali. Naturalmente ricevetti tutti bene e a tutti promisi che mi sarei interessato delle questioni espostemi; ma dissi che era assolutamente necessario che prima esaminassi con cal<ma>6 lo stato delle cose.
Pochi giorni dopo il Sr. Koenig, in qualitá di cattolico, m'inviava in forma officiale due voluminosi "dossiers", nei quali, oltre le accuse contro Mr. Becker, esponeva e difendeva numerose questioni di diritto, esigendo che io mi pronunziassi sulle medesime. In seguito poi fu un incalzare di religiosi, che, senza dubbio per ordine del Sr. Koenig, venivano ad appoggiare le sue pretensioni. Ma rimasero tutti delusi, perché non mi aprii con nessuno.
Come tutte le questioni facevano capo alle misure prese dai Vescovi del Sud nelle loro conferenze vescovili, risposi al Sr. Koenig che io ero incompetente (e difatti lo sono) in giudicare gli atti di dette conferenze. La stessa risposta detti anche al Provinciale dei Gesuiti tedeschi, che mi aveva consegnato un lunghissimo esposto sulla questione delle scuole. In tale questione credetti pe-
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rò opportuno di intervenire, per calmare gli animi irritati e preparare la via ad un accordo pacifico, che fortunatamente si ottene.
Rimetto, qui acclusa, alla Eminenza Vostra una lettera scrittami in proposito da Mr. Becker, perché Ella si possa fare un'idea delle aberrazioni cui l'eccessivo patriottismo può portare anche persone rette e pie, come sono i Gesuiti. (Allegato n. I)
Ho fatto questa lunga digressione per dimostrare alla Eminenza Vostra che quando le accuse contro le Autorità ecclesiastiche (sopratutto contro quelle delle Diocesi del Sud) partono da elementi tedeschi, bisogna sempre prenderle con molta cautela.
La questione della Chiesa di S. Giuseppe in Porto Alegre, risolta già dalla S. C. del Concilio, è molto semplice.
La pia associazione tedesca denominata "Comunità di S. Giuseppe costrui una cappella, la quale, con i regolari permessi dell'Ordinario, fu aperta al pubblico.
In seguito venne arricchita di molti privilegi diretti a facilitare l'amministrazione dei S. S. Sacramenti.
Se non che, durante la campagna mossa dai tedeschi contro Mr. Becker, i direttori della detta Comunità, coadiuvati dal loro clero connazionale, secolare e regolare, reclamarono da Mr. Becker che, essendo stata la Cappella di S. Giuseppe, in virtù del diritto consuetudinario, eretta in Parrocchia gentilizia per i tedeschi di Porto Alegre, come tale fosse considerata dall'Autorità ecclesiastica.
Mr. Becker negò tale diritto, anzi dopo gli attacchi, le calunnie e il chiasso sollevato dai giornali, ritirò anche tutti i
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privilegi che egli stesso e i suoi antecessori avevano concessi alla cappella in parola.
Naturalmente si scatenò tutto il furore tedesco contro Mr. Becker, e i direttori della pia associazione fecero ricorso alla S. C. del Concilio, la quale ha già giudicato la questione di diritto, che, come ho detto più sopra, è una7 delle più semplici. Infatti, come può riscontrarsi nei documenti stessi, riporati in portoghese nel "dossier" che restituisco alla Eminenza Vostra, e nei documenti rimessimi da Mr. Becker, che parimenti accludo,
a) la Capella di S. Giuseppe dagli Ordinarii fu chiamata sempre "Cappella" e il suo rettore sempre "Cappellano".
b) Ogni volta che gli Ordinarii concessero alla medesima qualche privilegio, misero sempre esplicitamente in salvo, in favore del parroco locale, i diritti parocchiali.
c) Non fu mai concesso alla cappella il diritto di avere libri parrocchiali proprii.
Da ciò risulta evidente che gli Ordinarii non ebbero mai la più lontana intenzione di erigere tale cappella in parrocchia; e dal fatto che i cappellani non hanno applicato mai la Messa "pro populo" si deduce chiaramente che neppure essi avevano coscienza di disimpegnare l'officio di parroci.
La pretenzione della Comunità tedesca è una vera aberrazione canonica.
I direttori di detta Comunità si basano, come su principio inconcusso, sulla erezione di tale cappella in parrocchia, e poi, avvalendosi del canone 216, § 4 del Codice, accusano Mr. Becker di avervi apportato una modificazione, senza il necessario permesso della S. Sede.
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Non desta meraviglia l'atteggiamento dei Signori Koenig e Melzler, che si mostrano più tedeschi che cattolici, essendo esso secolari. Desta peró una penosa impressione il contegno di Mr. Lorenzo Werthmann e dei religiosi tedeschi. La maggior parte di costoro hanno piena coscienza dell'inganno cui si tende; ma, in vista degl'interessi tedeschi, nessuno dei medesimi ha avuto il coraggio di dare un consiglio di moderazione, neppure dopo la decisione della S. C. del Concilio.
Il fatto si è che presentemente si sta compiendo una manovra indegna per strappare alla Santa Sede la concessione di un diritto non dovuto, ricorrendo a tutte le influenze e a tutti gl'intrighi possibili, persino presso il Ministro tedesco accreditato al Brasile e presso il Ministro degli Affari Esteri a Berlino, e menando scalpore contro una decisione della stessa S. Congregazione del Concilio. I religiosi tedeschi sono informati di ogni cosa, eppure tutti, almeno col silenzio, cooperano a tale iniquità.
Ciò è assai lamentevole e costituisce una seria difficoltà per la Nunziatura e per le Autorità ecclesiastiche locali, perché ad ogni istante sorgono questioni che andrebbero risolute col diritto, laddove dai tedeschi si fa di tutto per complicarle e per calpestare i principii stessi del diritto, ricorrendo ai mezzi sopraindicati. Pertanto questioni anche secondarie diventano eterne; e se le Autorità ecclesi<a>stiche,8 senza nulla cedere a capricci e a pretensioni eccessive, tengon duro nel sostenere il diritto, i tedeschi, costretti ad arrendersi, assumono presto l'atteggiamento di vittime, per dare così alla stampa argomento di protestare contro pretese persecuzioni delle loro istituzioni.
Giusta gli ordini ricevuti, restituisco alla Eminenza Vostra,
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in busta separata, tutti i documenti inviatimi.
Qui acclusi poi rimetto alla medesima Eminenza Vostra
a) i documenti inviatimi da Mr. Becker, relativi alla presente questione della Cappella di S. Giuseppe. (Allegati n. 2)
b) una lettera dello stesso Mr. Becker, con la quale di smontano le accuse del Sr. Debrucht. (Alleg. n. 3)
Inchinato al bacio della S. Porpora, coi sensi del più profondo ossequio ho l'onore di riaffermarmi
della Eminenza Vostra Reverendissima
Umo Dmo Obbmo servo
Enrico Gasparri
Nunzio Apostolico
1Hds. von unbekannter Hand eingefügt, vermutlich vom Verfasser.
2Hds. von unbekannter Hand eingefügt, vermutlich vom Verfasser.
3Hds. von unbekannter Hand eingefügt, vermutlich vom Verfasser.
4Hds. von unbekannter Hand korrigiert, vermutlich vom Verfasser.
5Hds. von unbekannter Hand eingefügt, vermutlich vom Verfasser.
6Hds. von unbekannter Hand eingefügt, vermutlich vom Verfasser.
7"una" sehr blass im Gegensatz zu den umstehenden Wörtern, evtl. gestrichen.
8Hds. von unbekannter Hand korrigiert, vermutlich vom Verfasser.
Empfohlene Zitierweise
Gasparri, Enrico an Gasparri, Pietro vom 22. Januar 1923, Anlage, in: 'Kritische Online-Edition der Nuntiaturberichte Eugenio Pacellis (1917-1929)', Dokument Nr. 13325, URL: www.pacelli-edition.de/Dokument/13325. Letzter Zugriff am: 05.05.2024.
Online seit 23.07.2014, letzte Änderung am 15.02.2016.