Dokument-Nr. 8599

Le simpatie e le antipatie della Svezia per il popolo germanico. Osservazioni di uno statista svedese, vor dem 09. Oktober 1917

Gli Svedesi sono Germani, e come i Germani pensano e sentono. Se il sentimento di razza fosse quello che importa, la nazione svedese nella sua totalità avrebbe preso parte alla lotta mondiale odierna, che è lotta di razza, a fianco della Germania. Ma la bassa popolazione svedese ignora l'anima tedesca come non conosce quella francese ed inglese. Ad essa mancano le premesse necessarie per formarsi un'idea chiara e salda sui motivi più profondi di questa guerra. Il suo punto di vista dinanzi alle belligeranti è dipendente, quindi, dalle condizioni esterne; è dipendente da quello che ad essa narrano, di momento in momento, i suoi capi e la sua stampa.
La politica radicale delle classi più basse della popolazione, non comprende la subordinazione dell'individuo agli interessi dello Stato; quella subordinazione così caratteristica per la Germania, è premessa indispensabile per l'unità e la grandezza del popolo tedesco. Una vittoria della Germania darebbe anche nella Svezia – temono essi – maggiore importanza alle idee su cui si basa l'ordinamento statale e sociale tedesco, e contribuirebbe all'aumento della forza dello stato; un'opinione questa che preme gravemente sulle speranze del popolo, inteso di ottener per sé libertà e potere.
Per i capipopolo di questi intendimenti era naturalmente necessario presentare la Germania come il pericoloso nemico delle masse. I loro sforzi in questo senso sono stati facilitati grandemente dalla compagnia caluniosa contro la Germania organizzata sapientemente dall'Intesa la quale ha in pugno tutti i cavi e qualsiasi mezzo di comunicazione internazionale. I giornali maggiormente letti dal popolo svedese
10r
traboccavano e traboccano tuttora di notizie prese dalla stampa dell'Intesa; notizie che non cessano di descrivere con grande sfoggio di particolari le gesta più raccapriccianti e più disumane ascritte all'esercito tedesco.
Le classi più elevate, in possesso di maggiori cognizioni sul carattere, sui fini di guerra e sui metodi di lotta dei popoli belligeranti, sono, in generale, germanofile. Decisivo per queste classi è il sentimento di avere una medesima origine ed una medesima civiltà; la logica dei Tedeschi; la loro onestà e straordinaria abilità; il loro ordinamento di Stato; la disciplina, l'organizzazione, e, infine, la persuasione che, coll'andar del tempo, la sorte della Svezia non possa essere altra che collegata con quella della Germania. Per gli svedesi colti, – per dare uno fra tanti esempi, – Bethmann Hollweg è giudicato in base ai suoi discorsi tenuti al Reichstag, una eletta figura, il vero tipo tedesco, l'uomo personificante la virtù e la forza della razza germanica; mentre Lloyd George vien qualificato come un uomo più abile e più energico, sì, ma come un ciarlatano ipocrita e bugiardo.
Ma anche le simpatie degli svedesi dotti non si può dire che siano unanimi. Alcune persone vissute in Inghilterra o in Francia, per questo o per quel motivo privato, menan vanto delle cognizioni, se anche superficialissime, della lingua e della cultura di questi paesi, e vogliono darsi l'aspetto di uomini più liberi e più distinti, insistendo su un certo genere di interessi comuni alla Svezia col mondo inglese e francese.
Questo vale specialmente per le donne la cui educazione ha ricevuto in questi paesi l'ultima rifinitura – "finishing touch" –; ma anche non ne vanno esenti certi uomini di debole intelletto che si lasciano facilmente ingannare dalle forme esteriori e dalle frasi a tonfo. Esempio notissimo
11r
di quest'ultima categoria di gente è l'ex-ministro delle finanze nel Ministero Staaf, barone Adelswärd, del quale può ben dirsi esser le sue capacità molto al di sotto delle sue funzioni. Anche molti uomini istruiti che simpatizzano colla Germania si sentono più attirati dalle forme esterne della cultura francese ed inglese; una cultura completata e consolidata dal lavoro di molte generazioni; mentre la cultura tedesca rivela qualche volta tratti di una certa mancanza di forma.
Quello che allo svedese colto va a genio meno di tutto è la descrizione che si fa dello Junker tedesco, specialmente quando si manifesta con un contegno arrogante e scorretto, anche se appartenente alle classi più alte della società, come per esempio ufficiali e studenti ascritti ad elevate corporazioni studentesche; descrizione che si attaglia, però, più per i tempi passati che per quelli attuali.
Gli uomini politici radicali sono, come abbiamo già osservato, in generale, intesofili; vi sono pero numerose eccezioni tanto nel partito liberale come in quello socialista.
Prima dello scoppio della guerra le classi più basse non avevano simpatie positive né per questo né per quello, sibbene una pronunciatissima antipatia contro i Russi, il nemico secolare, quello che, a suo tempo, atterrì talmente il popolo svedese da farne rimanere la traccia ereditaria per generazioni. Ciò non pertanto, bastarono pochi mesi perché la propaganda antigermanica avesse compiuto la sua opera. Tra il popolo si fece subito strada il concetto che la Germania fosse la prepotente e la nemica del popolo. Io stesso ho lontani parenti fra i contadini. Un mese dopo lo scoppio della guerra incontrai uno di questi, che mi dichiarò senza preamboli voler piuttosto andar sotto i Russi che non sotto i Tedeschi.
12r

Un concetto, però, imposto al popolo con questi mezzi, è impossibile che possa mettere radici profonde. Questa mia opinione viene corroborata dal fatto che – almeno da quanto posso giudicare in seguito ai miei viaggi nelle varie parti del paese – l'antipatia contro la Germania diminuisce invece di crescere, e questo non ostante che la stampa dell'Intesa faccia tutti i suoi sforzi possibili ed immaginabili per trar partito dalla guerra sottomarina illimitata e seminare odio e zizzania. A questa diminuzione d'antipatia contribuiscono le difficoltà create dall'Inghilterra al nostro approvvigionamento alimentare. Il risentimento popolare comincia a volgersi sempre più contro la Gran Bretagna che gode in questo paese tanto poche simpatie come la Germania. Per quanto ho potuto comprendere il popolo non ha potuto sottrarsi all'impressione prodotta in esso all'apprendere, grazie all'opera di chiarificazione, in qual modo gli Inglesi procedono contro le piccole nazioni, specialmente contro l'Irlanda e la Grecia.
Sotto ogni rapporto, io posso affermare con tutta sicurezza, che una guerra, sia contro l'Inghilterra sia contro la Germania, non desterebbe la menoma traccia di entusiasmo in nessuno strato della popolazione; sibbene, e dappertutto, la più grande indignazione. Naturalmente, io non posso rispondere del modo di vedere e di sentire di singole persone. Ma una guerra contro la Germania – di questo ne sono sicurissimo – incontrerebbe un'opposizione grandissima nella grande maggioranza delle parti formanti le classi colte ed influenti della Svezia, e non meno nei circoli degli ufficiali, i quali sono unanimi nel difendere la causa della Germania. Nessuna delle Potenze belligeranti può indurre la Svezia a combattere a suo fianco contro l'altra Potenza. L'unico risultato che si potrebbe avere quale conseguenza di una tale pressione,
13r
sarebbe quella che la Svezia si alleasse al partito opposto. Gli Svedesi sono troppo sensibili e troppo orgogliosi per fare la guerra dietro comando. La Svezia non seguirà mai l'esempio della Grecia chiunque sia alla testa del suo Governo.
Come ebbi anche altra volta occasione di rilevare, gli spostamenti verificatisi nei partiti politici in seguito alle elezioni parlamentari, non esprimono certamente nessunissimo cambiamento nelle simpatie o antipatie della Svezia per questa o quella Potenza belligerante. Esse sono, in parte, una conseguenza delle difficoltà generali che angustiano il popolo, e per le quali, sia a torto o a ragione, vengono rese responsabili le destre che trovansi al Governo, in parte però anche una conseguenza della politica, punto saggia a parer mio, del Governo dinanzi ai contadini. A quello che ebbi altra volta occasione di dire a questo riguardo, voglio aggiungere soltanto che lo Stato ha stabilito prezzi d'imperio per i prodotti dell'agricoltura, ma per quelli dell'industria. Vendendo i suoi prodotti il contadino deve contentarsi dei prezzi-limiti stabiliti dallo Stato; ma se, per esempio, egli compra macchine agricole, deve pagare per esse, sovente quei prezzi di fantasia che l'industriale domanda per la sua merce. Quando poi lo Stato si decise a requisire tutti i prodotti agricoli, lo fece senza quella giusta moderazione che sarebbe stata, invece, tanto più necessaria, in quanto che il contadino era abituato a considerare il suo diritto dì proprietà come intangibile. E quando, infine, gli operai cominciarono ad essere attaccati dal contagio della rivoluzione russa e si diedero a derubare arbitrariamente ed illegalmente i contadini delle loro
14r
provviste alimentari, questi non furono sufficientemente protetti dalla forza pubblica. Le conseguenze di tutto ciò furono queste: che una gran parte dei contadini i quali prima votavano per le destre, non votarono più o uscirono dal partito per fondarne uno proprio, detto il partito della lega dei contadini. E il numero dei membri del partito della destra nel Parlamento, diminuì. Ma tutto ciò, lo ripetiamo di proposito, non ha nulla a che fare colla politica estera. In qual modo sarà risolta la questione del Governo dopo le compiute elezioni dei deputati al Parlamento, non c'è probabilmente nessuno che lo sappia, all'ora che corre. Se Branting dovesse formare il nuovo Governo o partecipare ad esso, ciò non vuol dire assolutamente, come si ama affermare, che la Svezia debba partecipare alla lotta dell'Intesa contro la Germania. Io non so quali siano i desideri che nutre Branting a questo rapporto; ma assai probabilmente egli non pensa affatto a partecipare alla guerra. Una cosa so con tutta sicurezza; che, cioè, appena Branting si lasciasse coinvolgere in certe macchinazioni, egli sarebbe un uomo perduto.
Se egli, contro qualsiasi supposizione, fosse appoggiato in questi piani da altre persone, il risultato non sarebbe una guerra contro la Germania ma una guerra civile. Questo, naturalmente, data la premessa che la Germania non tenti di costringere la Svezia a combattere al suo fianco. Branting sa ciò benissimo, e il saperlo è più che sufficiente perché si decida a tener bene inguainata la spada.
Il pericolo di un ministero Branting sta in altra cosa. Branting è impregnato di intesofilia da capo ai piedi, e le adulazioni dell'Intesa gli sono salite alla testa. Se diverrà Presidente dei ministri, gli scaltri
15r
uomini di Stato dell'Intesa tenteranno di strappargli coll'inganno e col freddo calcolo alcune concessioni; facilitando a loro volta, come corrispettivo, la importazione dei generi alimentari; ciò che, naturalmente, sarà appreso dal popolo con grande piacere. Una volta messosi nella china gli si potrebbero estorcere concessioni tali da costringere la Germania a reagire, in un modo o in un altro. Quale situazione verrebbe allora a determinarsi, non è facile prevederlo. Le cose possono divenire serie assai. Questi timori sono nutriti non soltanto dalle destre, ma, come io so con tutta sicurezza, anche da una parte del partito liberale. Ritengo, quindi, alquanto improbabile che Branting divenga presidente dei ministri; ma se, tuttavia, lo dovesse divenire, egli incontrerà, nella commissione segreta del Parlamento la quale esercita una specie di controllo sulla direzione della Politica estera, una forte opposizione contro le correnti intesofile che potrebbero mettere in pericolo la neutralità della Svezia.
Empfohlene Zitierweise
Anlage vom vor dem 09. Oktober 1917, Anlage, in: 'Kritische Online-Edition der Nuntiaturberichte Eugenio Pacellis (1917-1929)', Dokument Nr. 8599, URL: www.pacelli-edition.de/Dokument/8599. Letzter Zugriff am: 28.04.2024.
Online seit 24.03.2010.