TEI-P5
Dokument-Nr. 13798
Ferner klagt Pacelli über seine finanzielle Lage, die er unter Angabe konkreter Details als äußerst heikel darstellt, und übermittelt Pizzardo, mit Bitte um dessen Vernichtung, persönlich und vertraulich seine Antwort auf die Anfrage Kardinalstaatssekretärs Gasparri zur finanziellen Lage der Nuntiatur. Außerdem stellt Pacelli eine päpstliche Spende von 40.000 Lire an das schon gut ausgestattete Würzburger Kinder- und Erholungsheim "Marienruhe" in Frage und wertet die in der Weisung verwendete Formel, die Spende weiterzuleiten, falls er diese selbst gutheißt, als reine Floskel. Zum Schluss entschuldigt sich Pacelli für sein Klagen und betont, dass sich dieses nicht gegen Pizzardo richtet, dem er es vielmehr zuschreibt, dass die Dinge nicht noch schlechter für ihn stehen.
Im Anschluss an das Schreiben informiert er über das ihm zugetragene Bedauern darüber, dass der ehemalige Apostolische Sondergesandte im Rheinland und im Saargebiet Testa nicht mehr in die Pfalz gehen konnte. Streng vertraulich und persönlich sowie mit dem ausdrücklichen Hinweis, ihn in der Sache nicht namentlich zu nennen, empfiehlt der Nuntius ein Schreiben des Heiligen Stuhls an den Speyerer Bischof Sebastian.
Carissimo Monsignore
È giunto il P. Walsh
, il quale mi
ha consegnato <(tra l'altro)>1 il milione e le lire cinquanta mila per il Bonifatiusverein
. Manderò l'uno e l'altra somma a Paderborn, ove è l'Ufficio centrale per le raccolte
<(>ufficiale per tutto
l'Episcopato della Germania<),>, donde ciascun Vescovo riceverà la sua quota. -
Il P. Walsh mi parlò, prima di andare a Berlino ed al suo ritorno, del suo progetto di
costituire in Germania un'Opera Pontificia2 di soccorso; idea che è sembrata anche a me ottima, se
si vuole che si sappia che i soccorsi vengono dal S. Padre
.
Dopo aver tutto discusso e preparato, il P. Walsh avrebbe voluto che io avessi fatto la
proposta alla S. Sede. Gli ho risposto: "Ella appartiene al servizio della
S. Sede; lo considero quindi come uno di casa e parlo perciò con Lei francamente. Se
Ella vuole che la Sua idea, <(>alla quale io in modo del tutto privato e
personale mi associo per il bene della S. Sede<)> riesca, scriva Ella stessa a
Roma; se Ella vuole che sia respinta, lasci che scriva io".
Questa mia risposta <, amara ma sincera,> è stata provocata (prescindendo da tanti3 altri fatti passati, i quali però hanno lasciato sempre una traccia dolorosa nel mio animo) da parecchi fatti recenti. Le ultime istruzioni sul Concordato
erano concepite con una
<tale>; pedanteria e<d> con un' aria di lezione, <(>quasi
che io fossi un bambino di scuola<),>, che, Le confesso, dopo tanti anni di
servizio, me ne sono sentito umiliato. - È venuto poi l'altro giorno da Roma il Provinciale dei Gesuiti
, il quale mi ha detto essergli stata
raccomandata colà in modo assai caldo l'opera per i Russi (e fin qui non avrei potuto che
rallegrarmene), ma mi ha aggiunto che ha avuto l'impressione che in Roma si pensi (in primo
luogo dal S. Padre) che io non abbia fatto nulla al riguardo. Avevo proprio sul tavolo
la posizione relativa; la presi e la mostrai a quell'ottimo Padre, dicendogli "Revmo Padre,
guardi questa voluminosa posizione; veda quanto io ho scritto per venire a capo di qualche
cosa; si era trovato con tanta difficoltà l'uomo veramente adatto per quell'opera, il Can. Glaser
; ma il Vescovo
non l'ha voluto cedere
e la S. Sede non ha creduto d'imporglielo. Io ho insistito ripetutamente per Monaco col Can. Julius
, ma com'Ella può vedere dalle lettere che
eglidella v né la
volontà di stare a capo. Si è quindi pensato al Grum-G.
ed io attendo la decisione della S. Sede <(che
frattanto è giunta)>. Il Padre è rimasto sorpreso nel vedere quanto io avevo scritto per
quest'affare, sebbene non sia né il solo né il principale che devo trattare qui, e si è
subito convinto e che non ero stato giudicato con giustizia. - Mi è giunto finalmente da
Berlino (non so perché non mi è stato inviato qui, come ho pregato che si faccia di tutta la
corrispondenza) il Dispaccio N. 25737, il quale, malgrado la
Sua cara ed amabile lettera del 10 corr., rimarrà in
Archivio come un'aspro [sic] rimprovero contro il Nunzio. Mi si dice che "un Esposto di tale
forma non avrebbe dovuto accogliersi"; ora tale rimprovero sarebbe stato comprensibile, se
l'Esposto mi fosse stato consegnato a mano; ma esso, come appariva dalla stessa data, mi è
giunto per la Posta; che cosa potevo io farci? Si aggiunge che "molto meno avrebbe dovuto
trasmettersi". Finora si insegnava nelle scuole di diplomazia che un Ambasciatore deve
tenere informato il suo Governo di tutte le cose importanti, che possano interessarlo,
piacevoli o spiacevoli, perché il Governo deve essere perfettamente informato; ora invece
sembra che soltanto le cose grate debbano essere trasmesse e comunicate. Mi atterrò a questo
principio, ma non so se sarà per la utilità della S. Sede. Il solo obbligo di informare
mi fece credere mio dovere di trasmettere l'Esposto, di cui feci anche un sunto, senza
aggiungere nulla del mio, affinché la S. Sede conoscesse la
Stimmung4 di
certi circoli non privi di influenza e di importanza; nessuna altra ragione mi mosse. - Ma
Ella comprende che questo timore di ricevere lezioni e rimproveri rende assai più penoso ed
inceppato (con danno del servizio della S. Sede) il mio lavoro <già tanto
difficile> e mi fa perdere quella fiducia nella benevolenza e nella equanimità del
giudizio dei Superiori, che è la prima condizione per lavorare con energia e con efficacia.
Se del resto i Superiori sono poco contenti con me, non hanno che a richiamarmi, e sì
avranno la mia eterna riconoscenza.
Qui acclusa Le rimetto la risposta al telegramma dell'Emo Supe-; <(>non ancora giunto a Monaco<)> forse all'opera per
i Russi; se è così, mi permetto di ricordarle che io da tempo non ho più un
centesimo6 né per le spese d'ufficio né per i viaggi a Berlino nè per il
pagamento delle pensioni, ecc. <ecc.> e che vado innanzi colle residue
Lire 30.000 che mi erano state <invece> accordate per i sussidi; ma come fare?
Non ho altro modo. E poiché anche questi finiranno presto, <(restano circa Lire
8.000 soltanto),> dovrò mettere mano a quelle per i Russi.<!>(1) Ella mi aveva promess permesso di
prendere le Lire 100.000 destinate a Monsignor Testa
(il quale
ora invece sta in Italia), ma egli le reclamò ed io dovetti mandargliele. - Naturalmente
quando sarò a Berlino ed avrò personale ufficiale
(due cose non da
me volute, ma impostemi), dovrò cambiare il metodo anche per ciò che riguarda l'assegno
personale, e reclamare ciò che mi è necessario, giacché non posso pretendere di sottoporre
l'Uditore alle ristrettezze che io debbo impormi con un assegno così basso come l'attuale,
ed inoltre la condizione prima per avere la pace in casa ed evitare (in quanto è possibile)
i disgusti, è che il personale ufficiale abbia tutto ciò che gli occorre e non abbia a
sopportare sacrifici.
Ho ricevuto anche le L. 40.000 annunziate col Dispaccio N. 25552 per il Kinderheim di Marienruhe
(Hammelburg) e Le invierò naturalmente a destinazione, giacché so che
cosa valgono le frasi "se è dell'avviso" o simili. Ma credo che i primi ad esserne sorpresi
saranno coloro che le riceveranno. Essi ebbero nel mese passato 10.000 Lire, di cui
sono reca restati perfettamente soddisfatti, e del resto, come risultava dal mio
Dispaccio<Rapporto> 28980, l'Asilo ha già abbondanti provviste di
viveri per tutto l'anno corrente. L'Ordinariato di Wuerzburg inoltre (Rapporto N. 28603) aveva dichiarato per le ragioni ivi esposte di
raccomandare per quella volta uno speciale sussidio, ma di non poter farlo più
per
Perdoni tutte queste malinconiche osservazioni e non Le prenda come dirette alla Sua cara ed amata Persona. 7 Io penso anzi che, se le cose non mi vanno costì <anche> più male di quel che pur troppo è il caso, lo debbo a Lei, che cerca di parare, in quanto può, i colpi avversi. Povero me, il giorno in cui Ella sarà promossa ad altiora! a meno che non si tratti, come mi auguro di tutto cuore, che Ella discenda al primo piano
...
Con riconoscente ed inalterabile affetto
Sempre Suo
+ Eugenio Pacelli
<È rincresciuto qui molto che l'ottimo Mgr. Testa non siaandato<potuto> più <andare> nel Palatinato
. Io ho detto
<detto> a tutti <con tutta energia> che era malato ed aveva
avuto ordine dai medici di cambiar clima ed andar in Italia; ma Ella sa che sono cose
che non si credono <se non a metà o per nulla affatto>. Non potrebbe la S. Sede
fare qualche altra cosa per quelle popolazioni, ad es. una lettera di conforto al Vesc. di Spira
?<, ecc.?>8<Strettamente
segreto e riservato e personale per Lei. Prego di non nominarmi con nessuno e di
distruggere. Non vorrei restare compromesso.>9
Online seit 18.09.2015, letzte Änderung am 26.06.2019.
Dokument-Nr. 13798
Pacelli, Eugenio
an [Pizzardo, Giuseppe]
München, 18. Januar 1924
Regest
Pacelli informiert Pizzardo über den Erhalt päpstlicher Gelder für den Bonifatiusverein durch den Leiter der Päpstlichen Hilfsmission in Russland Walsh, die er an die Verteilungsstelle der deutschen Bischöfe für Auslandsspenden in Paderborn weiterleiten wird. Walsh erzählte dem Nuntius von seiner Idee, für Deutschland ein Päpstliches Hilfswerk zu errichten. Da Pacelli dies für gut befand, forderte Walsh ihn auf, dem Heiligen Stuhl den Vorschlag zu unterbreiten. Der Nuntius gab Walsh darauf die bittere, aber ehrliche Antwort, das besser selbst in die Hand zu nehmen, wenn er auf eine positive Antwort hofft. Die Verbitterung Pacellis geht auf das Verhalten seiner Vorgesetzten ihm gegenüber zurück. So sieht er sich in den pedantischen Weisungen zu den Verhandlungen über das Bayernkonkordat fast wie ein Schuljunge behandelt und erniedrigt. Zudem bezieht er sich auf die vom Provinzial der Jesuiten Bea referierten Gerüchte, man, und insbesondere der Papst, sei in Rom der Ansicht, er habe für die Seelsorge der russischen Emigranten im Deutschen Reich nichts getan. Pacelli gab Bea Einblick in sein Engagement in dieser Sache, wodurch der Jesuit zum Schluss gekommen sei, dass Pacelli in Rom ungerecht behandelt werde. Der Nuntius ist außerdem betroffen vom Tenor der Weisung vom 9. Januar, die er als schroffen Tadel wahrnimmt. Die dort kommunizierte Handhabung, wonach er die weitergeleitete Denkschrift hätte weder annehmen noch übermitteln sollen, hätte seiner Ansicht nach gegen die Grundlagen der Diplomatie verstoßen. Pacelli kommentiert verbittert, dass nun scheinbar nicht mehr alles Wichtige, sondern nur Angenehmes nach Rom berichtet werden soll, und fügt an, sich künftig an diese Vorgabe halten zu wollen, wenngleich er nicht sicher ist, dass dies zum Wohl des Heiligen Stuhls sein wird. Er schließt das Thema mit dem Hinweis ab, dass die Angst vor Tadeln sein Vertrauen in das Wohlwollen und die Sachlichkeit der Vorgesetzten erschüttert, das die Voraussetzung für energisches und effizientes Arbeiten ist.Ferner klagt Pacelli über seine finanzielle Lage, die er unter Angabe konkreter Details als äußerst heikel darstellt, und übermittelt Pizzardo, mit Bitte um dessen Vernichtung, persönlich und vertraulich seine Antwort auf die Anfrage Kardinalstaatssekretärs Gasparri zur finanziellen Lage der Nuntiatur. Außerdem stellt Pacelli eine päpstliche Spende von 40.000 Lire an das schon gut ausgestattete Würzburger Kinder- und Erholungsheim "Marienruhe" in Frage und wertet die in der Weisung verwendete Formel, die Spende weiterzuleiten, falls er diese selbst gutheißt, als reine Floskel. Zum Schluss entschuldigt sich Pacelli für sein Klagen und betont, dass sich dieses nicht gegen Pizzardo richtet, dem er es vielmehr zuschreibt, dass die Dinge nicht noch schlechter für ihn stehen.
Im Anschluss an das Schreiben informiert er über das ihm zugetragene Bedauern darüber, dass der ehemalige Apostolische Sondergesandte im Rheinland und im Saargebiet Testa nicht mehr in die Pfalz gehen konnte. Streng vertraulich und persönlich sowie mit dem ausdrücklichen Hinweis, ihn in der Sache nicht namentlich zu nennen, empfiehlt der Nuntius ein Schreiben des Heiligen Stuhls an den Speyerer Bischof Sebastian.
[Kein Betreff]
È giunto il P. Walsh




Questa mia risposta <, amara ma sincera,> è stata provocata (prescindendo da tanti3 altri fatti passati, i quali però hanno lasciato sempre una traccia dolorosa nel mio animo) da parecchi fatti recenti. Le ultime istruzioni sul Concordato





35v
stesso mi ha scritto, egli potrà forse aiutare a
confessare o a fare qualche istruzione privata, ma non ha né le qualità 
Qui acclusa Le rimetto la risposta al telegramma dell'Emo Supe-
36r
riore relativa alla situazione economica. L'ho
indirizzata a Lei in modo privato e personale (e prego poi di distruggerla, come anche la
presente5) perché parlo a Lei con meno timore. Come vedrà, ho esposto la
situazione oggettivamente; la S. Sede deciderà quel che vorrà; io non avevo domandato
al Cardinale che delle buone intenzioni di Messe (*) - Non so poi a che cosa è destinato il danaro che porterà
il Grum-G.

Ho ricevuto anche le L. 40.000 annunziate col Dispaccio N. 25552 per il Kinderheim di Marienruhe

36v
l'avvenire.Perdoni tutte queste malinconiche osservazioni e non Le prenda come dirette alla Sua cara ed amata Persona. 7 Io penso anzi che, se le cose non mi vanno costì <anche> più male di quel che pur troppo è il caso, lo debbo a Lei, che cerca di parare, in quanto può, i colpi avversi. Povero me, il giorno in cui Ella sarà promossa ad altiora! a meno che non si tratti, come mi auguro di tutto cuore, che Ella discenda al primo piano

Con riconoscente ed inalterabile affetto
Sempre Suo
+ Eugenio Pacelli
<È rincresciuto qui molto che l'ottimo Mgr. Testa non sia


(*)↑Prego però
che, se un aumento venisse concesso, non mi si tolga la concessione della pigione e del
riscaldamento, giacché allora la mia situazione diverrebbe probabilmente assai peggiore
dell'attuale.
(1)↑In seguito a questa confusione mi sono trovato imbarazzato a fare il
rendiconto <dell'Obolo>, che ho compilato alla meglio, tanto per disimpegno. Forse
mi verrà un nuovo biasimo o rimprovero; ma in tal caso non potrò fare a meno di
rispondere e difendermi.
1↑"(tra l'altro)" hds. von Pacelli eingefügt.
Alle Streichungen und Einfügungen in diesem Dokument wurden hds. von Pacelli
vorgenommen.
2↑"Opera Pontificia" hds. vermutlich von
Pacelli unterstrichen.
3↑"tanti" hds. von
unbekannter Hand unterstrichen, vermutlich von Pacelli.
4↑"Stimmung" hds. vermutlich von Pacelli unterstrichen.
5↑"distruggerla ... la presente" hds. ermutlich von Pacelli
unterstrichen.
6↑"non ho più un centesimo" hds. vermutlich von Pacelli
unterstrichen.
7↑"non
Le... amata Persona." hds. vermutlich von Pacelli unterstrichen.
8↑"È rincresciuto...ecc.? hds. in blauer Farbe von
unbekannter Hand, vermutlich vom Empfänger angestrichen.
9↑"personale per Lei", "nessuno" und
"distruggere" hds. von unbekannter Hand, vermutlich vom Empfänger,
unterstrichen.