Dokument-Nr. 10365
Pacelli, Eugenio an Valfré di Bonzo, Teodoro
[München], 01. September 1921
Regest
Gemäß den Weisungen Valfré di Bonzos vom 19. August 1921 hat Pacelli sich mit dem Provinzial der Kamillianer im Deutschen Reich, Christian Adams, und überdies mit Kardinal Bertram – von dem er einen Brief beiliegend zusendet – über die geplante Errichtung eines Pfarrrektorats in Charlottenburg besprochen. Trotz der wohl nachvollziehbaren Einwände des Generaloberen des Kamillianerordens, Alfonso Maria Andrioli, würde Pacelli in Einklang mit Kardinal van Rossum dieses Vorhaben nicht ablehnen. Die Annahme dieser Pfarrkuratie stelle in den aktuell schwierigen Zeiten die einzige Möglichkeit dar, den Kamillianern ein Zusammenleben gemäß ihren Konstitutionen zu erlauben. Das Rektorat würde für 18 Krankenhäuser zuständig sein und den Patres erlauben, das kamillianische Werk zu entfalten. Eine Untersagung ihrer Arbeit im eigenen Land würde letztendlich die deutsche Provinz beeinträchtigen, und Pacelli empfiehlt die Anwendung des Artikels 273 der Kamillianerkonstitution. Bezüglich einer eventuellen, von Pater Adams angedeuteten Erweiterung der kamillianischen Tätigkeit äußert Pacelli sich nicht, weil er umfassendere Informationen benötigt und von Valfré di Bonzo ausschließlich nach dem Pfarrrektorat in Charlottenburg befragt wurde.Betreff
Rettoria per i RR. PP. Camillini in Charlottenburg
Dopo le informazioni avute sia dal sullodato Padre, come pure dall'Ordinario diocesano, Emo Sig. Cardinale Bertram, di cui ho l'onore di inviare qui unita una lettera al riguardo in data del 30 dello stesso mese di Agosto, non posso che associarmi al sapiente parere espresso in proposito dall'Emo Sig. Cardinale van Rossum.
Per quanto, infatti, siano degni di ammirazione lo spirito soprannaturale e l'attaccamento alle Costituzioni, che hanno dettato le risposte del Revmo P. Prefetto Generale (comunicatemi del [sic] menzionato P. Adams), sembra tuttavia anche a me che nel caso attuale non sarebbe consigliabile di respingere senz'altro la domanda della Provincia di Germania – per le seguenti considerazioni:
1º) Come a me consta e risulta altresì dalla succitata lettera dell'Emo Vescovo di Breslavia, – nella grande
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città di Berlino, ove così urgente è il bisogno di lavorare intensamente per il bene delle anime, pur troppo gli Ordini religiosi maschili sono assai scarsamente rappresentati. Sarebbe quindi di gravissimo danno, se i RR. PP. Camillini, i quali già vi esercitano con frutto il sacro ministero presso gl'infermi, fossero costretti ad allontanarsene. Ora ciò dovrebbe prima o poi verificarsi, se essi non accettassero la proposta Rettoria. I Padri, che si trovano presentemente colà, vivono dispersi e separati fra di loro, come Cappellani in case religiose femminili, ove ricevono il necessario sostentamento. Tale condizione però è evidentemente anormale e li espone, massime in un centro come Berlino, a molti pericoli. È perciò indispensabile che essi vengano raccolti in una Comunità regolare con la vita comune a norma della loro Costituzione. Ma ciò, a quanto mi è stato riferito, non è altrimenti possibile, almeno per ora, che mediante l'accettazione della Rettoria in discorso.I Padri, invero, non hanno nessuna sovvenzione né dallo Stato né dalla città, e nemmeno dalla cura degli infermi, quasi tutti di povera condizione, ricavano alcun cespite, neppure sotto forma di elemosina. Il costo poi delle costruzioni è al presente così elevato da escludere assolutamente per essi, salvo un miracolo, qualsiasi speranza di poter ora edificare una casa propria in quella Capitale.
2º) Detta accettazione non sembra inoltre che riuscirebbe di ostacolo al fine dell'Ordine. Infatti delle opere propriamente parrocchiali dovrebbero occuparsi soltanto alcuni pochi Padri (da scegliersi con ogni cura fra i più gravi e prudenti), i quali verrebbero particolarmente a ciò destinati; tutti gli altri sarebbero dedicati esclusivamente a quello che è e deve rimanere il fine principale, ossia all'assistenza dei malati. A tal uopo
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la progettata Rettoria offrirebbe loro un vasto campo di azione, comprendendo nel suo territorio ben diciotto ospedali. Così essi potrebbero convenientemente coltivare e sviluppare l'opera camilliana in conformità delle loro istituzioni. Senza dubbio sarebbe stato assai preferibile che i Padri avessero potuto esercitare il loro ministero negli ospedali senza la Rettoria; ma essendo questo ideale almeno per ora incompatibile colla situazione di fatto, altro non rimane che adattarsi alle circostanze e permettere o tollerare la soluzione presentata dal M. R. P. Provinciale.3º) Ciò non toglie che l'attività dei PP. Camillini della Germania possa svolgersi anche all'estero, ad es. in America od in Russia, come con apostolico zelo propone il Revmo P. Prefetto Generale. Tuttavia è, d'altra parte, comprensibile che i detti Padri desiderino, massime in questi tempi infelici, di lavorare anche nella loro patria e per i loro connazionali, e ad ogni modo, se questo non fosse più ad essi permesso, ciò scoraggerebbe ed allontanerebbe dall'Ordine, con pregiudizio di questa così fiorente Provincia, numerose vocazioni, vale a dire tutti coloro, i quali, pur intendendo di dedicarsi alla cura degli infermi, bramano nondimeno di farlo principalmente nel proprio Paese.
Per questi motivi sembrami subordinatamente che potrebbe applicarsi al caso presente – almeno in via temporanea e finché non sarà possibile di provvedere altrimenti – l'esecuzione prevista nell'art. 273 delle Costituzioni.
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Il P. Adams mi ha accennato altresì alla questione generale di una eventuale estensione dell'attività dei Ministri degl'Infermi in Germania, la quale potrebbe essere richiesta dalle condizioni speciali di questa nazione; mi astengo tuttavia dall'entrare ora in questo argomento, sia perché il quesito propostomi dall'E. V. nel sullodato Foglio riguarda unicamente il caso particolare ed urgente di Charlottenburg, sia perché non potrei convenientemente pronunziarmi su tale materia senza più ampie informazioni e più maturo studio.
Dopo di ciò, chinato