Dokument-Nr. 1298
Pacelli, Eugenio an Gasparri, Pietro
[München], 22. Oktober 1924

Schreiber (Textgenese)
PacelliPacelli
Betreff
Sulla collaborazione dei cattolici coi socialisti in Germania – Crisi governativa – Trattative per il Concordato col Reich
Riservato
Mi è regolarmente pervenuto il venerato Dispaccio N. confidenziale N. 34408 del 12 Settembre p. p., col quale l'E. V. R. mi chiedeva informazioni sull'asserita collaborazione dei cattolici coi socialisti in Germania. Ess<Av>endo int nel frattempo il Cancelliere del Reich, Sig. Marx, iniziato, come è noto, trattative sia coi socialisti coi partiti tedesco-nazionale e socialista per una estensione delle base dell'attuale Ministero, mi è parso indispensabile di attendere lo svolgimento e l'esito delle medesime, per affine di poter rispondere adeguatamente al proposto quesito.
Innanzi tutto può affermarsi che detta collaborazione non ha avuto mai luogo si è <finora> mai avuta né nella fase preparatoria alle elezioni né nel durante il periodo elettorale. Il partito del Centro, il quale raccoglie il maggior numero dei cattolici in Germania, Per non parlare dei cattolici aderenti al partito tedesco-nazionale, i quali sono strettamente conservatori e quindi irriducibilmente avversi al socialismo, lo stesso partito del Centro ha sempre per sé combattuto la dottrina le teorie socialista e, e sostenuto sostenendo la inconciliabilità della dottrina cattolica colla medesima. Mai nella lotta elettorale esso non si è unito e quindi in nessun caso essosi è nella lotta elettorale unito ai ai socialisti. alla socialdemocrazia. Ciò apparisce si manifestò soprattutto nelle prime elezioni
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dopo la rivoluzione del Novembre 1918, durante le quali la parte cattolica della popolazione in Germania, mostrò, a differenza della protestante, dimostrò la il più ammirevole spirito di resistenza e di combattività contro il socialismo, l'allora straripante socialismo, riuscendo così in tal modo ad impedire che questo ottenesse la maggioranza assoluta nell'Assemblea Nazionale e si costituisse in tal guisa così un Governo puramente socialista. di sinistra. Le statistiche dei risultati di quelle elezioni provano che l nei collegi elettorali cattolici od a maggioranza cattolica i socialisti riportarono riportarono un numero assai esiguo inferiore di voti in confronto al che in quelli protestanti od a maggioranza protestante. Nelle posteriori elezioni degli anni 1920 e 1924 i soc il partito socialista subì perdite anche in questi ultimi, queste ultime regioni; <regioni;> ma rimane pur sempre vero che le popolazioni cattoliche nel loro complesso hanno reagito con molto maggiore energia ed [animo] efficacia contro la infiltrazione delle dottrine socialiste che non le protestanti. Né ciò
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può arrecare meraviglia, se si consideri che, mentre la forza di resistenza dei cattolici contro l'infezione le teorie socialista e si fonda sulla convinzione della inconciliabilità delle medesime coi principi della loro fede, i protestanti invece si lasciano almeno prevalentemente guidare piuttosto da punti di vista politici, quali sono, ad es., il rinvigorimento del sentimento monarchico, la tendenza verso il ristabilimento dell'antica Prussia colla sua modinastia protestante, ecc.
Se però tuttavia i cattolici hanno evitato qualsiasi collaborazione dei go coi coi socialisti nel periodo elettorale, è però vero, d'altra parte, che essi il Centro dopo la rivoluzione hanno ha più volte fatto parte di Ministeri, nei quali erano rappresentati altresì membri di quel partito. – La questione della partecipazione del Centro al Governo [risale] si presentò per la prima volta, allorché si aprì nel Febbraio 1919 l'Assemblea Nazionale costituente, come mi feci allora un dovere di riferire allora all'E. V. particolarmente nei rispettosi Rapporti N. 12140, 12210
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e 12315. Le elezioni, come si è già sopra accennato, avevano avuto per risultato un notevolissimo aumento dei deputati socialisti, sebbene, grazie alla resistenza dei cattolici, essi non avessero raggiunto la maggioranza. assoluta. Dei 241 421  deputati 163 appartenevano ai socialisti maggioritari, 90 al Centro, 74 ai democratici, 43 ai tedesco-nazionali, 22 al partito popolare tedesco e 22 al partito dei socialisti indipendenti o minoritari; 7 deputati non appartenevano a frazione alcuna. Le due frazioni socialiste contav contavano così insieme 185 seggi. La frazione del Centro ebbe quindi subito a discutere il difficile problema della partecipazione o meno al Governo coi socialisti maggioritari. Un numero non esiguo di membri della frazione medesima sollevò difficoltà obbiezioni di varia natura. Si fece invero osservare che soltanto la socialdemocrazia era colpevole delle calamità, nelle quali si dibatteva la Germania; che il popolo ingannato sarebbe tornato alla ragione invano il Centro tenterebbe di influire beneficamente
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sul corso degli avvenimenti, poiché questi precipitavanopitavano irrimediabilmente per la loro china e potrebbe quindi e che verso lo sfacelo finanziario ed economico, e quindi al Centro verrebbe attribuita la sua parte di responsabilità e di colpa per aver esso partecipato alla responsabilità del Governo; e che infine molti aderenti al partito non avrebbero compreso ed approvato un [aus] appoggio dato al socialismo.
Alle sufferite difficoltà si rispose dagli altri, e specialmente dai veterani del partito (Spahn, Trimborn, Gröber, Burlage, Hitze, Marx, ecc.), che, in vista della di fronte alla immane sciagura, in cui era precipitato lo Stato ed il popolo tedesco, qualsiasi interesse di partito doveva essere posposto al bene della patria. A questo scopo dovevano convergere tutte le energie ed ognuno doveva fare quanto era in suo potere per risparmiare al Paese maggiori rovine. Ora non vi era dubbio che sarebbe di grandissimo vantaggio per il ristabilimento dell'ordine e della sicurezza dello Stato, se il Centro avesse partecipato al Governo. In
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tal caso infatti il Governo medesimo, essendo composto dei socialisti maggioritari, del Centro e dei democratici, avrebbe disposto di una maggioranza schiacciante (327 voti su 421) nell'Assemblea Nazionale, e ciò avrebbe rinforzato validamente la sua posizione interna. Ma anche le Potenze estere sarebbero state meglio disposte ad entrare in negoziati di pace con un Gabinetto, che si basasse incontestabilmente sulla stragrande grande maggioranza del popolo germanico. Infine si notò che nelle questioni religiose sarebbe nelle questioni, allora così acute, riguardanti i rapporti dello Stato e della scuola colla Chiesa il Centro eserci avrebbe potuto esercitare una ben più efficace influenza, partecipando al Governo, anziché rimanendo nella o restandone one fuori del medesimo e costringendo così i socialisti ad appoggiarsi esclusivamente sul partito democratico. , anche esso a tendenze antireligiose. In questo tal <questo> caso, infatti, invero, socialisti e democratici, insieme uniti, avrebbero senza ritegno
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freno alcuno perseguito i loro scopi comuni e ne sarebbero ci vi sarebbe stato quindi da temere fortemente che ne sarebbero venu derivate conseguenze irrimediabili per la Chiesa cattolica in Germania.
Questa seconda tendenza finì col prevalere in seno alla frazione, ed in seguito a ciò nel Gabinetto presieduto dal Cancelliere Scheidemann, socialista, entrarono a far parte tre Ministri del Centro (Erzberger, Giesberts e Bell).
Occorre riconoscere che una simile partecipazione al Governo distolse allora il gravissimo pericolo della formazione di una maggioranza socialista e democratica, la quale, come si è detto, avrebbe an svolto un programma nettamente ostile alla Chiesa. religione. Solo in quella guisa fu possibile di ottenere che la nuova Costituzione repubblicana del Reich , malgrado non riuscisse troppo sfavorevole alla Chiesa, la quale anzi sotto molti aspetti ottenne acquistò una maggiore libertà ed
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indipendenza ben maggiore che non sotto l'antico regime monarchico.
Il Gabinetto Scheidemann cadde il 20 Giugno 1919 nei critici ed angosciosi giorni, i quali precedettero la firma del trattato di pace di Versailles. Di fronte all'atteggiamento intransigente dei democratici il Centro credette di dover acconsentire a formare una coalizione coi soli socialisti nel Ministero presieduto dal Cancelliere Bauer. Il capo della frazione Sig. Gröber spiegò così nella seduta del 21 di quello stesso mese <così> spiegò tale attitudine nei seguenti termini: <del partito:> dicendo: "Che cosa sarà del popolo tedesco, se noi ci rifiutiamo ritiriamo e l'Assemblea Nazionale non riesce più a formare un Governo? Noi abbiamo il dovere morale, la responsabilità dinanzi a Dio ed al popolo tedesco, la e cui sorte i ci è sono affidata e, di sostenere questo popolo nei giorni della più profonda umiliazione e di salvare ciò che è ancora si può. possibile. Perciò, se altri vengono meno, noi dobbiamo cercar di formare un governo coi soli socialisti."
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Lo stesso punto di vista atteggiamento fu mantenuto dal Centro, allorché fece entrò di nuovo a far parte del Gabinetto formato il 29 Marzo 1920 dal Cancelliere socialista Müller. Il capo della frazione, Sig. Trimborn, spiegò si espresse al riguardo espose il punto di vista del partito nel primo Congresso nazionale del partito medesimo nei seguenti termini: nella prima Assemblea del partito come appresso:
"La nostra entrata e la nostra permanenza nella coalizione non significa alcuna alleanza di idee colla socialdemocrazia; si tratta, né più e né meno, che che di una collaborazione provvisoria pratica per salvare l'esistenza stessa della patria. Noi siamo, ora come prima, pienamente coscienti del profondo abisso, che separa il Centro dal socialismo. Il Centro si basa Noi ci basiamo sulla concezione cristiana del mondo, il socialismo sulla dottrina storica materialistica. Il socialismo proclama la lotta di classe, noi la conciliazione degli interessi tra tutte le classi e professioni… Nel campo della scuola,
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così importante per il bene temporale ed eterno degli individui, come per l'avvenire del popolo e della patria, la socialdemocrazia vuole la scuola obbligatoria di Stato areligiosa senza religione. Noi proclamiamo il diritto dei genitori e degli altri aventi diritto all'educazione dei fanciulli".
E p Parimenti così si espresse nella stessa occasione il deputato Herold:
"Molti sono malcontenti che il Centro ha abbia formato il Governo colla socialdemocrazia, ma ciò è stata una necessità politica. Per il Centro rimarrà sempre un fatto di altissima importanza nazionale il fatto che esso esso dopo un'aspra campagna elettorale contro il socialismo partito socialista si è deciso a costituire il Ministero insieme con esso". questo".
E l' Tali dichiarazioni vennero confermate dall'attuale Cancelliere del Reich, Sig.  Marx nell'Assemblea nel Congresso del partito del Centro 1922: "Ha forse il Centro
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(egli esclamò) rinnegato il suo carattere di partito popolare cristiano, allorché subito dopo la riunione dell'Assemblea Nazionale entrò nella coalizione con socialisti e democratici, rimanendo poi in essa almeno di fatto sino ad oggi? Di che si trattava in detta coalizione? Non di una alleanza, non di una fusione, non della unione estintiva di un partito nell'altro; non di una comunanza di idee, ma semplicemente di una comunanza di lavoro, acconsentita allo scopo affine di dare al nuovo Governo del nuovo Reich germanico all'interno ed all'estero la forza ed il vigore necessari per poter adempiere i suoi gravi compiti di fronte alla interna ancora assai incerta malsicura situazione interna. Mai non è stato richiesto dal partito del Centro un cambiamento qualsiasi delle sue opinioni, in modo particolare delle sue convinzioni religiose. Qualora fosse stato fatto il più lieve tentativo in questo senso, il Centro lo avrebbe con indignazione energicamente respinto".
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La coalizione dell'Assemblea Nazionale, composta, come si è accennato, dei socialisti maggioritari, del Centro e dei democratici, venne colle elezioni a perdere la sua maggioranza colle elezioni del Giugno 1920, in seguito alle quali non dispose non disponendo più se non di 225 su 466 mandati, ed in seguito a ciò cadde il Gabinetto Müller. dovette dimettersi. Il Centro sarebbe stato favorevole ad ad una estensione dell'antica coalizione colla inclusione del partito popolare tedesco, ma questa soluzione questo piano della crisi naufragò a causa della insuperabile avversione dei socialisti ad entrare in a far parte di un Governo, di cui facesse parte in cui entrasse pure il partito anzidetto. In tal guisa altro non restò che di costituire un Ministero di minoranza, composto cui entrarono a far parte il cui parteciparono il Centro col Cancelliere Fehrenbach, il partito popolare tedesco ed i democratici (Cfr. Rapporto N. 17150 del 26 Giugno 1920).
Il Gabinetto Fehrenbach cadde il 5 Maggio del seguente anno 1921, allorché si rifiutò di accettare l'Ultimatum
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di Londra. Il 10 dello stesso mese si formò dopo in mezzo ai più a forti contrasti un nuovo Governo composto del Centro e dei socialisti, il quale (cui aderirono in seguito anche i democratici), e che ebbe come programma la "politica di esecuzione" del Trat degli obblighi assunti dalla Germania di fronte all'Intesa. (Cfr. Rapporto N. 20616 dell'11 Maggio 1921). Il Capo di detto Minis Governo fu il Cancelliere Wirth, appartenente all'ala sinistra del Centro, la quale, e e che, che, la quale pur professando i principi cattolici, si studia tende praticamente, nel campo soprattutto delle riforme sociali, di a fare il maggior numero possibile di conf concessioni ai socialisti. (Cfr. Rapporti NN. 20616 e 20933 rispettivamente dell'11 Maggio e del 18 Giugno 1921).
Nel secondo Gabinetto Wirth, il quale si formò costituì dopo la decisione della questione dell'Alta Slesia ed in seguito alla uscita dei democratici dal Gabinetto, Governo (sebbene vi rimanesse come "Fach-
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minister" il Gessler) vi erano due quattro Ministri socialisti. (cfr. Rapporto N. 22353 del 16 Novembre 1921). Avvenne tuttavia che nel corso del dell'anno Settembre del 1922 i due partiti socialisti, maggioritario ed indipendente, vennero ad unirsi, si unirono, accrescendo perci ciò stesso la loro forza e rendendo così al Centro più difficile una collaborazione politica coi medesimi. Si pensò quindi nuovamente ad una estensione della più grande ampia coalizione col colla inclusione del partito popolare tedesco; ma, poiché il partito socialista vi anche questa volta, sotto la influenza della sua ala sinistra, vi si rifiutò, il Wirth diede si vide costretto a dare le sue dimissioni il 14 Novembre 192 di quello stesso anno.
Succedette il Ministero Cuno, di cui non fece parte alcun socialista, ma ed il quale era anzi appoggiato anche dai tedesco-nazionali, ma che dovette dimettersi ritirarsi dopo il crollo della sua politica della "resistenza passiva". nella Ruhr. Nell'a Agosto 1923 Stresemann, appartenente capo a del partito popolare tedesco, costituì riuscì a costituire il Ministero della "grande coali-
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zione", nel quale entrarono, oltre il Centro, anche i socialisti, che ebbero quattro portafogli. Tale Ministero però, formato di elementi così eterogenei, non aveva alcuna stabile coesione intrinseca; onde i socialisti, sotto la pressione della sinistra radicale del partito, ben presto ne uscirono (6 Ottobre 1923) e furono sostituiti da Ministri borghesi, finché il 23 Novembre cadde l'intiero Gabinetto. Dopo vari inutili tentativi l'attuale Cancelliere Sig. Marx creò un Governo di minoranza, composto dei partiti borghesi di mezzo (partito popolare tedesco, Centro e democratici).
Così, dopo la rivoluzione, il Centro, mosso da motivi senza dubbio gravi di politica interna ed estera, ha più volte fatto parte del Governo insieme ai socialisti. Una simile collaborazione – ed in genere la orientazione politico-sociale del partito – piuttosto verso sinistra – ha provocato sempre più vivo malcontento nei cattolici a tendenza conservatrice,
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molti dei quali, come è ben noto alla S. Sede (cfr. Dispaccio N. 34510 del 20 Settembre scorso e Rapporto N. 31358 del 3 corrente), sono passati ai tedesco-nazionali; essa è stata anzi, insieme alle rivendicazioni federaliste, la causa principale, una delle ragioni principali per cui il partito popolare bavarese si staccò ed è rimasto sino ad oggi separato dal Centro. Al quale riguardo tuttavia devesi deve per un giudizio obbiettivo tenersi presente che la situazione in Baviera, paese prevalentemente agricolo, è ben diversa da quella della Prussia e del Reich, ove, a causa dello a sviluppo dell' grande industria e quindi delle grandi masse lavoratrici, è ben più arduo di governare contro i socialisti, senza esporsi, massime in periodi critici, al pericolo di gravi turbamenti sociali.
La questione della collaborazione del Centro col partito socialista è stata dibattuta in modo speciale in questi giorni, allorché presentemente, in questi giorni, vale a dire dopoché il Cancelliere Marx propose al principio del corrente mese un al-
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largamento dell'attuale Gabinetto di minoranza, rivolgendosi al tempo stesso ai socialisti ed ai tedesco-nazionali. Egli espresse così il suo pensiero ad un redattore della Germania nei seguenti termini, riprodotti nel N° 423 (1° Ottobre c. a.) di detto giornale:
"Io ho sempre ritenuto come che l'allar la questione dell'l'allargamento dell'attuale coalizione governativa si imporrebbe, non appena sarebbero fosserovenissero iniziati gli urgenti provvedimenti per il risanamento finanziario ed economico all'interno e si fosse raggiunta una soluzione provvisoria della questione delle riparazioni. I problemi, che debbono ora essere risolti all'interno per non compromettere nuovamente il risanamento economico, esigono assolutamente la unione di tutte le forze nazionali, economiche e sociali. Ora è venuto il tempo di effettuare tale unione, ed io per conseguenza mi studierò nei prossimi giorni di raccogliere sul terreno di un pro-
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gramma ben definito tutti i partiti del popolo tedesco, i quali vogliano cooperare per ad un migliore avvenire della Nazione.
Il Governo del Reich, cui mi trovo a capo dalla fine dello scorso anno, è un Governo Ministero di minoranza, costretto ad appoggiarsi sugli altri su partiti al di fuori del Governo in tutte le decisioni di politica interna ed estera, nelle quali erano è stata necessaria l'approvazione del Reichstag. Questo appoggio è stato sempre dato al Governo, ed è quindi naturale che io mi rivolga ora a quei partiti, grazie al coll'aiuto dei quali il Governo medesimo ha potuto attuare il suo programma. Sono perciò risoluto a mettermi in rapporto coi partiti così socialista come tedesco-nazionale, per conoscere se sono pronti a collaborare alla soluzione degli importanti compiti, che dovranno essere assolti nei mesi prossimi, entrando a far parte del Governo in unione coi partiti dell'attuale coalizione. In ciò mi guida
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il pensiero di una comunanza popolare o solidarietà nazionale (Volksgemeinschaft), abbracciante tutte le forze e tutte le classi del popolo tedesco, le quali hanno dimostrato col fatto di voler lavorare alla salvezza della Nazione ed alla ricostruzione della patria sul terreno dell'attuale ordine statale e sociale ora esistente.
Non si può negare che non sarebbe stato possibile in questi ultimi anni di salvare la Germania dal caos economico e sociale e di assicurare la politica del Governo relativamente al rapporto dei periti ed agli accordi di Londra senza l'appoggio decisivo della frazione socialista. Considero perciò come mio dovere di rivolgermi al partito socialista per invitarlo a partecipare al Governo. D'altra parte, l'interesse patrio esige egualmente che le forti energie nazionali ed economiche, rappresentate dal partito tedesco-nazionale possano essere guadagnate ad una positiva collaborazione nel Governo. Esso è I tedesco-nazionali sono stato i fi-
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nora un partito di opposizione di fronte a tutti i Ministeri, Governi, che hanno governato retto la cosa pubblica in Germania dopo Weimar. Con tanto maggior soddisfazione saluto quindi la decisione presa da circoli competenti di questo partito di non tenersi più in disparte, ma di percorrere insieme a noi la via, che sola, a mio avviso, può salvare la Germania. Comprendo che forti ostacoli e tenaci resistenze dovranno essere vinti per poter far trionfare questa l'idea della comunanza popolare. Un'altra specie di vera comunanza popolare è però per me inconcepibile, ed io confido che in vista delle impellenti necessità dell'ora presente sarà dovrà essere possibile di unire tutte le forze del paese per far la Germania di nuovo grande e libera".
La e dis appassionata e discussione i, che la quale si è iniziata si risollevatasisuscitatesi dopo questa dichiarazione del Cancelliere e durante le discussioni, trattative, che sono ad essa seguite, seguirono, hanno mostrato
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messo ancor più al vivo le due opposte correnti, che dividono i cattolici, anche in seno al partito stesso del Centro. Nella evidente impossibilità, difficoltà, infatti, di attuare praticamente il pensiero, proposto dal Cancelliere, della "comunanza popolare" abbracciante tutti i partiti dai tedesco-nazionali ai socialisti, alcuni (von Guérard, Lammers, Stegerwald) membri del Centro hanno sostenuto nnero la tesi della essersi essere ormai giunto il momento della formazione di un "blocco borghese", (includente i tedesco-nazionali, ) contro la socialdemocrazia; questa tesi è stata seguita da anche dal partito pol popolare bavarese e fu ed era anzi già già pronu <già> stata apertamente affermata enunciata dal Ministro Presidente di Baviera Dr. Held in nel nel discorso da lui tenuto ad a Tunten Tuntenhausen il 21 Settembre scorso: "Noi in Baviera (egli disse) abbiamo la convinzione che la politica tedesca non può essere che borghese ed orientata verso destra. Il Deve formarsi il blocco borghese. Io asserisco ciò con piena coscienza dell'opposizione, in cui mi trovo al riguardo, per esempio, col deputato al Reichstag Dr.
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Wirth. In ogni caso la propensione verso i socialisti non sarà di vantaggio per il popolo tedesco. La vera politica borghese di destra può imperare soltanto se anche i tedesco-nazionali partecipano al governo". E parimenti nel Congresso dello stesso partito popolare bavarese, tenutosi il 12 corrente, <in Würzburg,> dopo una relazione del Presidente della frazione al Reichstag, Can. Leicht, a favore del blocco borghese e contro le tendenze verso il socialismo, l'Assemblea adottò una analoga risoluzione chiedente l'entrata dei tedesco-nazionali nella coalizione nel Governo ed affermante la impossibilità, nelle attuali circostanze, di una collaborazione col Centro.
Altri membri del Centro si sono dichiararono invece nemici dichiarati [essere] aspri nemici dell'entrata dei tedesco-nazionali nel Ministero, e tendono evano invece tendendo piuttosto a ricostituire l'antica cosiddetta "piccola coalizione" (Centro-democratici-socialisti), affine di poter fare su questa base una politica nettamente repubblicana. Un giornale (sebbene non dei principali) del Centro, in Baviera, anzi, il "Neues Reich" (4 Ottobre corrente) giunse an sino a minacciare anzi sino a preannunziare una rottura del partito nel caso: "Se l'ala destra del Centro (esso scrisse) coopera al alla formazione del blocco borghese, si avrà nel una scissura, che potrebbe essere insanabile: vi sono persone, le quali pensano che dovrà giungersi una buona volta a questo punto e formarsi in tutta la Germania un partito sociale democratico repubblicano con inclusione dei democratici e dei socialisti". Il più spiccato esponente
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di questa tendenza di sinistra è l'ex-Cancelliere Dr. Wirth, il quale il 28 dello così avanzato tenace ed avanzato nelle sue afferma convinzioni so democratico-repubblicane, per il trionfo delle quali cred cerca volentieri l'appoggio dei socialisti, che il 28 dello scorso mese di Settembre prese parte in Mannheim alla solenne inaugurazione del m monumento del al leader capo della socialdemocrazia Ludovico Frank, caduto in guerra, pronunziandovi un discorso, il quale, per essere stato il Frank un fiero avversario della Chiesa e della idea cristiana, produsse in vasti circoli n del Centro stesso dolorosa sorpresa. Aderiscono al Wirth particolar completamente alle idee radicali del Wirth in modo particolare il deputato Joos di München-Gladbach [sic] (testé, de come mi è stato riferito, decorato dalla S. Sede), la deputatessa Signorina Cristina Teusch (come si dice, innamorata del Wirth), il deputato Ditz [sic] (il quale, amico dell'Erzberger, lo accompagnava il giorno dell' del di lui assassinio) di questo), il deputato ed ex-Ministro Giesberts, ecc. il Sac. Ulitzka, deputato dell'Alta Slesia, ecc.
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Le numerose sedute della frazione del Centro, in cui venne dibattuta la questione dell'allargamento della coalizione, sono è state discusse dibattuta, sono riuscite riuscirono estremamente agitate; il Wirth è giunto sino ha minacciato, minacciò, qualora si effettuasse l'estensione verso destra coi tedesco-nazionali, di [provocare] consumare <insieme ai> coisuoi seguaci la scissione del partito. Centro, creando un nuovo partito. sociale. Sebbene poi la assoluta maggioranza dei membri della frazione fosse apertamente per la anzidetta estensione, particolarmente a causa del rischio che perché lo scioglimento del Reichstag, che sarebbe riuscito altrimenti seguito, inevitabile, e le nuove elezioni, che ne sarebbero seguite, costituirebbero nelle presenti circostanze una pericolosa incognita, il Cancelliere Marx era si dichiarò egli pure ad essa nettamente contrario; egli riteneva infatti che l'entrata dei tedesco-nazionali nel Ministero avrebbe sollevato all'estero le più gravi diffidenze, – che i i medesimi avrebbero vorrebbero avrebbero voluto mutare (come dimostravano le affermazioni della loro stampa) l'indirizzo odierno del Gabinetto del Governo del Reich tendente ad una politica di conciliazione verso l'Intesa, – che il
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Centro sarebbe ridotto in un simile Gabinetto, ad dal quale i democratici sarebbero usciti, rimarrebbe come l'ala l'ala <l'estrema ala> sinistra e sarebbe così ridotto allo stato di una minoranza al servigio dei nazionalisti, prevalenti partiti nazionalisti, compromettendo così la sua situazione indipendente, – che il Gabinetto stesso, qualora perduto l'appoggio dei democratici, ne fossero usciti, avrebbe avuto non avrebbe [cred] avuto nel Reichstag se non una debolissima maggioranza di soli dieci o al più quindici nove voti e ri ed avrebbe condotto e condurrebbe <e condurrebbero> quindi una vita stentata, sempre esposto agli attacchi, dell'opposizione, degli avversari, – che infine i socialisti, i quali avevano tenuto sinora una condotta moderata e conciliante, avrebbero mosso al nuovo Governo la più fiera opposizione. Malgrado ciò, il Sig. Marx, mosso dalle premure dell'ala destra del Centro, consentì ad un tentativo per includere i tedesco-nazionali, a condizione però che almeno il Ministro della Reichswehr Sig. Gessler consentisse d'accordo intesa col par (democratico) consentisse, d'intesa col suo partito, a rimanere nel Ministero; ma, poiché questo ha rifiutato la sua il partito democratico rifiutò qualsiasi collaborazione al ad un siffatto blocco di destra e, d'altra parte, i tedesco-nazionali hanno avevano avanzato pretese esorbitanti, esigendo quattro por-
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tafogli, e p presentando come candidati due pre fra i fra i quali almeno due avrebbero dovrebbero co fra i quali almeno due avrebbero dovuto essere conferiti a deputati, i quali che avevano votato contro le leggi per l'attuazio esecuzione del piano Dawes, il Cancelliere ha finito col proporre giudicato fallito qualsiasi qualunque tentativo di soluzione della crisi ed ha proposto la sera del 20 corrente al Presidente del Reich lo scioglimento del Reichstag e le nuove elezioni. fissate per il Il relativo decreto presidenziale è stato immediatamente emanato la sera stessa.
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La mattina del 17 corrente alle ore 11 antimeridiane fui ricevuto dal Signor Cancelliere, il quale mi espose le seg considerazioni già sopra suaccennate, che lo avevano guidato la sua attitudine condotta nella crisi attuale. Trattandosi di questione di politica interna interna di partiti, mi parve opportuno di osservare un certo un'attitudine di riserbo; non mancando non mancai tuttavia di far delicatamente rilevare al Sig. Marx il rischio danno che nuove elezioni potevano rappresentare in un momento, in cui i cattolici trovansi pur troppo così profondamente divisi; gli , anche in vista delle prossime elezioni, poteva derivare ai cattolici dalle divisioni interne dalle loro così profonde <attuali> divisioni interne, rese anche più profonde dagli eccessi, cui si abbandonano <da qualche deviamento di> alcuni rappresentanti dell'ala sinistra del Centro; gli ricordai anche che come, verso la fine dello scorso mese di g Giugno Luglio, avendo avuto occasione di parlare con lui della questione interrogarlo sulla sulla possibilità della conclusione di un Concordato col Reich, egli stesso aveva mi riconosciuto detto <affermato> che un allargamento del Gabinetto verso destra ne avrebbe, sotto vari punti di vista, e soprattutto nella questione scolastica, reso più facile probabile la riuscita. Questo fu anzi del Concordato col Reich fu del resto l'argomento, su cui intratten-
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ni più specialmente il Sig. Cancelliere. Gli spiegai invece come il Concordato bavarese, già firmato, attendeva la ratifica l'approvazione del Landtag, la quale non potrà aver luogo, se non dopoché il Sig. Ministro del Culto avrà terminato i negoziati pendenti coi protestanti; questi infatti, per votare a favore del Concordato medesimo stesso (ed il loro appoggio è necessario onde raggiungere la maggioranza) esigono che sia contemporaneamente regolata altresì la loro situazione. D'altra parte, il Württemberg ha già ordinato con speciale legge unilaterale del 3 Marzo c. a. (su cui compii già il dovere non omisi a suo tempo di riferire all'E. V.) i rapporti fra lo Stato e le varie confessioni società religiose; la Sassonia sta p attualmente preparando un simile progetto di legge; nell'Hessen parimenti vari partiti urgono per una sistemazione di questa importante materia (alcuni
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per per mezzo di un Concordato, altri, come i socialisti, nel senso della separazione fra Chiesa e Stato) dello Stato dalla Chiesa); in Prussia lo stesso Episcopato, e particolarmente l'Emo Sig. Cardinale Bertram, insiste, ed a ragione, perché sia quanto prima ristabilita ristabilita una chiara situazione di diritto, massime per ciò che concerne la provvista degli offici ecclesiastici, non essendo l'attuale stato transitorio più a lungo tollerabile; che ed anzi lo stesso Ministero dell'Interno del Reich ha inviato sin dalla fine dello del passato Luglio ai Governi degli Stati particolari per essere discusso nel Reichsrat un disegno di legge relativo allo svincolo delle prestazioni finanziarie dello Stato alle società religiose. In vista di tutto ciò, rappresentai al Signor Cancelliere la impossibilità di rimandare ormai più oltre le trattative per il Concordato anzidetto e la necessità che il Governo del Reich prenda una decisio-
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ne al riguardo, giacché una volta che gli ognuno tutti od almeno la maggior parte degli Stati particolari avranno, ognuno per suo conto, regolato per da regolato la loro, in via concordataria o legislativa, tale materia, verrà meno ogni fondamento per addivenire alla conclusione del Concordato in questione. Il Sig. Cancelliere mi rispose che, [essendo] spettando essendo, al Reich, a norma della secondo <a norma del>la Costituzione germanica, il diritto di fissare di competenza del Reich il determinare i principi relativi ai diritti ed ai doveri delle società religiose, esso questo ha interesse di impedire che i singoli Stati procedano per conto loro, e mi promise quindi che avrebbe preso in mano la questione, sottoponendola senza indugio al Gabinetto. prima delle prossime sedute. Rammentai allora al Sig. Marx che già sin dal Novembre 1921 avevo presentato al Dr. Wirth, allora Cancelliere e Ministro degli Esteri del Reich, uno schema contenente i desideri della S. Sede in proposito. [ein Wort unlesbar] il e previamente discusso ad in una riunione confidenziale, cui anche l'attuale Cancelliere aveva preso parte; detto schema ed il
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testo già fissato del Concordato bavarese potrebbero servire di base per le trattative, nelle quali sarebbe altresì necessario di esaminare e di definire i limiti della competenza fra il Reich e gli altri Stati particolari della Germania. Il Sig. Marx convenne pienamente in tali concetti.
La questione del Concordato col Reich fu difatti proposta dal Sig. Cancelliere all'intiero Gabinetto nella seduta del giorno seguente Sabato 18 corrente. Tutti i Ministri si dichiararono favorevoli a che, prescindendo da qualsiasi considerazione di crisi governativa, i lavori interni preparatori fossero immediatamente cominciati ed alacremente attivamente proseguiti. Ciò mi venne confermato in occasione di un déjeuner dato in mio onore Lunedì il 20 corrente dal Sig. Presidente del Reich della Repubblica tedesca Sig. Ebert, ed al quale presero il parte il Cancelliere, e quasi tutti i Ministri e vari Segretari di Stato del Reich, il Ministro Presidente ed il Ministro del Culto della Prussia, l'Ambasciatore di Germania a Mosca Sig. Conte Brockdorff-Rantzau,
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il Ministro di Germania a Berna Dr. Müller e il Revmo Mons. Ludovico Kaas, deputato al Reichstag.
Chinato
17r, hds. oberhalb der Betreffzeile von unbekannter Hand notiert, vermutlich von einem Nuntiaturangestellten: "C".
Empfohlene Zitierweise
Pacelli, Eugenio an Gasparri, Pietro vom 22. Oktober 1924, in: 'Kritische Online-Edition der Nuntiaturberichte Eugenio Pacellis (1917-1929)', Dokument Nr. 1298, URL: www.pacelli-edition.de/Dokument/1298. Letzter Zugriff am: 20.04.2024.
Online seit 20.12.2011, letzte Änderung am 18.09.2015.