Dokument-Nr. 1298
Pacelli, Eugenio an Gasparri, Pietro
[München], 22. Oktober 1924

Schreiber (Textgenese)
PacelliPacelli
Betreff
Sulla collaborazione dei cattolici coi socialisti in Germania – Crisi governativa – Trattative per il Concordato col Reich
Riservato
Mi è regolarmente pervenuto il venerato Dispaccio N. confidenziale N. 34408 del 12 Settembre p. p., col quale l'E. V. R. mi chiedeva informazioni sull'asserita collaborazione dei cattolici coi socialisti in Germania.
Innanzi tutto può affermarsi che detta collaborazione non ha avuto mai luogo né nella fase preparatoria alle elezioni né nel durante il periodo elettorale. Il partito del Centro, il quale raccoglie il maggior numero dei cattolici in Germania, ha sempre combattuto la dottrina socialista , e sostenuto la inconciliabilità della dottrina cattolica colla medesima. Mai nella lotta elettorale esso non si è unito e quindi in nessun caso essosi è nella lotta elettorale unito ai ai socialisti. alla socialdemocrazia. Ciò apparisce soprattutto nelle prime elezioni
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dopo la rivoluzione del Novembre 1918, durante le quali la parte cattolica della popolazione in Germania, mostrò, a differenza della protestante, dimostrò la più ammirevole resistenza e combattività contro il socialismo, riuscendo così ad impedire che questo ottenesse la maggioranza nell'Assemblea Nazionale e si costituisse in tal guisa un Governo puramente socialista. Le statistiche dei risultati di quelle elezioni provano che l nei collegi elettorali cattolici od a maggioranza cattolica i socialisti riportarono un numero assai esiguo di voti in confronto al che in quelli protestanti od a maggioranza protestante. Nelle posteriori elezioni degli anni 1920 e 1924 i soc il partito socialista subì perdite anche in questi ultimi, ma rimane pur sempre vero che le popolazioni cattoliche hanno reagito con molto maggiore energia ed [animo] efficacia contro la infiltrazione delle dottrine socialiste che le protestanti. Né ciò
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può arrecare meraviglia, se si consideri che, mentre la forza di resistenza dei cattolici contro l'infezione socialista si fonda sulla convinzione della inconciliabilità delle medesime coi principi della loro fede, i protestanti invece si lasciano almeno prevalentemente guidare piuttosto da punti di vista politici, ad es., rinvigorimento del sentimento monarchico, tendenza verso il ristabilimento dell'antica Prussia colla sua modinastia protestante, ecc.
Se però i cattolici hanno evitato qualsiasi collaborazione dei go coi coi socialisti nel periodo elettorale, è però vero, d'altra parte, che essi dopo la rivoluzione hanno più volte fatto parte di Ministeri, nei quali erano rappresentati altresì membri di quel partito. – La questione della partecipazione del Centro al Governo [risale] nel Febbraio 1919 l'Assemblea Nazionale costituente, come mi feci un dovere di riferire allora all'E. V. particolarmente nei rispettosi Rapporti N. 12140, 12210
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e 12315. Le elezioni, come si è già sopra accennato, avevano avuto per risultato un notevolissimo aumento dei deputati socialisti, sebbene, grazie alla resistenza dei cattolici, essi non avessero raggiunto la maggioranza. Dei 241  deputati 163 appartenevano ai socialisti maggioritari, 90 al Centro, 74 ai democratici, 43 ai tedesco-nazionali, 22 al partito popolare tedesco e 22 al partito dei socialisti indipendenti o minoritari; 7 deputati non appartenevano a frazione alcuna. Le due frazioni socialiste contav contavano così insieme 185 seggi. La frazione del Centro ebbe quindi subito a discutere il difficile problema della partecipazione al Governo coi socialisti maggioritari. Un numero non esiguo di membri della frazione medesima sollevò difficoltà di varia natura. Si fece invero osservare che soltanto la socialdemocrazia era colpevole delle calamità, nelle quali si dibatteva la Germania; che il popolo ingannato sarebbe tornato alla ragione invano il Centro tenterebbe di influire beneficamente
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sul corso degli avvenimenti, poiché questi precipitavanopitavano irrimediabilmente per la loro china e potrebbe quindi e che verso lo sfacelo finanziario ed economico, e quindi al Centro verrebbe attribuita la sua parte di responsabilità e di colpa per aver esso partecipato alla responsabilità del Governo; e che infine molti aderenti al partito non avrebbero compreso ed approvato un [aus] appoggio dato al socialismo.
Alle sufferite difficoltà si rispose da altri che, in vista della immane sciagura, in cui era precipitato lo Stato ed il popolo tedesco, qualsiasi interesse di partito doveva essere posposto al bene della patria. A questo scopo dovevano convergere tutte le energie ed ognuno doveva fare quanto era in suo potere per risparmiare al Paese maggiori rovine. Ora non vi era dubbio che sarebbe di grandissimo vantaggio per il ristabilimento dell'ordine e della sicurezza dello Stato, se il Centro avesse partecipato al Governo. In
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tal caso infatti il Governo medesimo, essendo composto dei socialisti maggioritari, del Centro e dei democratici, avrebbe disposto di una maggioranza schiacciante (327 voti su 421) nell'Assemblea Nazionale, e ciò avrebbe rinforzato validamente la sua posizione interna. Ma anche le Potenze estere sarebbero state meglio disposte ad entrare in negoziati di pace con un Gabinetto, che si basasse incontestabilmente sulla stragrande maggioranza del popolo germanico. Infine si notò che nelle questioni religiose sarebbe nelle questioni, allora così acute, riguardanti i rapporti dello Stato e della scuola colla Chiesa il Centro eserci avrebbe potuto esercitare una ben più efficace influenza, partecipando al Governo, anziché rimanendo nella o restandone fuori e costringendo così i socialisti ad appoggiarsi esclusivamente sul partito democratico. . In questo caso, infatti, socialisti e democratici, insieme uniti, avrebbero senza ritegno
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freno alcuno perseguito i loro scopi comuni e ne sarebbero ci sarebbe quindi da temere fortemente che ne sarebbero venu derivate conseguenze irrimediabili per la Chiesa cattolica in Germania.
Questa seconda tendenza finì col prevalere in seno alla frazione, ed in seguito a ciò nel Gabinetto presieduto dal Cancelliere Scheidemann, socialista, entrarono a far parte tre Ministri del Centro (Erzberger, Giesberts e Bell).
Occorre riconoscere che una simile partecipazione al Governo distolse allora il gravissimo pericolo della formazione di una maggioranza socialista e democratica, la quale, avrebbe an svolto un programma nettamente ostile alla Chiesa. Solo in quella guisa fu possibile di ottenere che la nuova Costituzione del Reich , malgrado non riuscisse troppo sfavorevole alla Chiesa, la quale anzi sotto molti aspetti ottenne una maggiore libertà ed
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indipendenza che non sotto l'antico regime monarchico.
Il Gabinetto Scheidemann cadde il 20 Giugno 1919 nei critici giorni, i quali precedettero la firma del trattato di pace di Versailles. Di fronte all'atteggiamento intransigente dei democratici il Centro credette di dover acconsentire a formare una coalizione coi soli socialisti nel Ministero presieduto dal Cancelliere Bauer. Il capo della frazione Sig. Gröber spiegò così nella seduta del 21 di quello stesso mese tale attitudine nei seguenti termini: "Che cosa sarà del popolo tedesco, se noi ci rifiutiamo e l'Assemblea Nazionale non riesce più a formare un Governo? Noi abbiamo il dovere morale, la responsabilità dinanzi a Dio ed al popolo tedesco, la cui sorte ci è affidata , di sostenere questo popolo nei giorni della più profonda umiliazione e di salvare ciò che ancora si può. Perciò, se altri vengono meno, noi dobbiamo cercar di formare un governo coi soli socialisti."
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Lo stesso punto di vista fu mantenuto dal Centro, allorché fece di nuovo parte del Gabinetto formato il 29 Marzo 1920 dal Cancelliere socialista Müller. Il capo della frazione, Sig. Trimborn, spiegò si espresse al riguardo nella prima Assemblea del partito come appresso:
"La nostra entrata e la nostra permanenza nella coalizione non significa alcuna alleanza di idee colla socialdemocrazia; si tratta, né più e né meno, che di una collaborazione provvisoria pratica per salvare l'esistenza stessa della patria. Noi siamo, ora come prima, pienamente coscienti del profondo abisso, che separa il Centro dal socialismo. Il Centro si basa sulla concezione cristiana del mondo, il socialismo sulla dottrina materialistica. Il socialismo proclama la lotta di classe, noi la conciliazione degli interessi tra tutte le classi e professioni… Nel campo della scuola,
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così importante per il bene temporale ed eterno degli individui, come per l'avvenire del popolo e della patria, la socialdemocrazia vuole la scuola obbligatoria di Stato areligiosa senza religione. Noi proclamiamo il diritto dei genitori e degli altri aventi diritto all'educazione dei fanciulli".
E p arimenti così si espresse nella stessa occasione il deputato Herold:
"Molti sono malcontenti che il Centro ha formato il Governo colla socialdemocrazia, ma ciò è stata una necessità politica. Per il Centro rimarrà sempre un fatto di altissima importanza nazionale il fatto che esso dopo un'aspra campagna elettorale contro il socialismo partito socialista si è deciso a costituire il Ministero insieme con esso".
E l' attuale Cancelliere del Reich, Sig.  Marx nell'Assemblea del partito del Centro 1922: "Ha forse il Centro
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(egli esclamò) rinnegato il suo carattere di partito popolare cristiano, allorché subito dopo la riunione dell'Assemblea Nazionale entrò nella coalizione con socialisti e democratici, rimanendo in essa almeno di fatto sino ad oggi? Di che si trattava in detta coalizione? Non di una alleanza, non di una fusione, non della unione estintiva di un partito nell'altro; non di una comunanza di idee, ma semplicemente di una comunanza di lavoro, acconsentita allo scopo affine di dare al nuovo Governo del Reich germanico la forza ed il vigore necessari per poter adempiere i suoi gravi compiti di fronte alla interna ancora assai incerta situazione interna. Mai non è stato richiesto dal partito del Centro un cambiamento qualsiasi delle sue opinioni, in modo particolare delle sue convinzioni religiose. Qualora fosse stato fatto il più lieve tentativo in questo senso, il Centro lo avrebbe con indignazione energicamente respinto".
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La coalizione dell'Assemblea Nazionale, composta, come si è accennato, dei socialisti maggioritari, del Centro e dei democratici, venne colle elezioni a perdere la sua maggioranza colle elezioni del Giugno 1920, in seguito alle quali non dispose più se non di 225 su 466 mandati, ed in seguito a ciò cadde il Gabinetto Müller. . Il Centro sarebbe stato favorevole ad ad una estensione dell'antica coalizione colla inclusione del partito popolare tedesco, ma questa soluzione della crisi naufragò a causa della insuperabile avversione dei socialisti ad entrare in un Governo, di cui facesse parte il partito anzidetto. In tal guisa altro non restò che di costituire un Ministero di minoranza, composto cui entrarono a far parte il Centro col Cancelliere Fehrenbach, il partito popolare tedesco ed i democratici (Cfr. Rapporto N. 17150 del 26 Giugno 1920).
Il Gabinetto Fehrenbach cadde il 5 Maggio del seguente anno 1921, allorché si rifiutò di accettare l'Ultimatum
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di Londra. Il 10 dello stesso mese si formò dopo in mezzo ai più forti contrasti un nuovo Governo composto del Centro e dei socialisti, il quale ebbe come programma la "politica di esecuzione" del Trat degli obblighi assunti dalla Germania di fronte all'Intesa (Cfr. Rapporto N. 20616 dell'11 Maggio 1921). Il Capo di detto Minis Governo fu il Cancelliere Wirth, appartenente all'ala sinistra del Centro, la quale, la quale pur professando i principi cattolici, si studia praticamente, nel campo soprattutto delle riforme sociali, di fare il maggior numero possibile di conf concessioni ai socialisti. (Cfr. Rapporti NN. 20616 e 20933 rispettivamente dell'11 Maggio e del 18 Giugno 1921).
Nel secondo Gabinetto Wirth, il quale si formò dopo la decisione della questione dell'Alta Slesia ed in seguito alla uscita dei democratici dal Gabinetto, Governo (sebbene vi rimanesse come "Fach-
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minister" il Gessler) vi erano due socialisti. . Avvenne tuttavia che nel corso del dell'anno 1922 i due partiti socialisti, maggioritario ed indipendente, vennero ad unirsi, rendendo così al Centro più difficile una collaborazione politica coi medesimi. Si pensò quindi ad una estensione della coalizione col colla inclusione del partito popolare tedesco; ma, poiché il partito socialista vi sotto la influenza della sua ala sinistra, vi si rifiutò, il Wirth diede le sue dimissioni il 14 Novembre 192 di quello stesso anno.
Succedette il Ministero Cuno, di cui non fece parte alcun socialista, ma che dovette dimettersi dopo il crollo della politica della "resistenza passiva" nella Ruhr. Nell'a gosto 1923 Stresemann, appartenente a l partito popolare tedesco, costituì il Ministero della "grande coali-
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zione", nel quale entrarono, oltre il Centro, anche i socialisti, che ebbero quattro portafogli. Tale Ministero però, formato di elementi così eterogenei, non aveva alcuna stabile coesione intrinseca; onde i socialisti ben presto ne uscirono (6 Ottobre 1923) e furono sostituiti da Ministri borghesi, finché il 23 Novembre cadde l'intiero Gabinetto. Dopo vari inutili tentativi l'attuale Cancelliere Sig. Marx creò un Governo di minoranza, composto dei partiti borghesi di mezzo (partito popolare tedesco, Centro e democratici).
Così, dopo la rivoluzione, il Centro, mosso da motivi senza dubbio gravi di politica interna ed estera, ha più volte fatto parte del Governo insieme ai socialisti. Una simile collaborazione – ed in genere la orientazione del partito – piuttosto verso sinistra – ha provocato sempre più vivo malcontento nei cattolici a tendenza conservatrice,
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molti dei quali, come è ben noto alla S. Sede (cfr. Dispaccio N. 34510 del 20 Settembre scorso e Rapporto N. 31358 del 3 corrente), sono passati ai tedesco-nazionali; essa è stata anzi una delle ragioni principali per cui il partito popolare bavarese si staccò ed è rimasto sino ad oggi separato dal Centro. Al quale riguardo tuttavia devesi deve per un giudizio obbiettivo tenersi presente che la situazione in Baviera, paese prevalentemente agricolo, è ben diversa da quella della Prussia e del Reich, ove, a causa dello sviluppo dell' industria e quindi delle grandi masse lavoratrici, è ben più arduo di governare contro i socialisti, senza esporsi, massime in periodi critici, al pericolo di gravi turbamenti sociali.
La questione della collaborazione del Centro col partito socialista è stata dibattuta in modo speciale in questi giorni, allorché il Cancelliere Marx propose al principio del corrente mese un al-
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largamento dell'attuale Gabinetto di minoranza, rivolgendosi al tempo stesso ai socialisti ed ai tedesco-nazionali. Egli espresse così il suo pensiero ad un redattore della Germania nei seguenti termini, riprodotti nel N° 423 (1° Ottobre c. a.) di detto giornale:
"Io ho sempre ritenuto come che l'allar la questione dell'l'allargamento dell'attuale coalizione governativa si imporrebbe, non appena sarebbero iniziati gli urgenti provvedimenti per il risanamento finanziario ed economico all'interno e si fosse raggiunta una soluzione provvisoria della questione delle riparazioni. I problemi, che debbono ora essere risolti all'interno per non compromettere nuovamente il risanamento economico, esigono assolutamente la unione di tutte le forze nazionali, economiche e sociali. Ora è venuto il tempo di effettuare tale unione, ed io per conseguenza mi studierò nei prossimi giorni di raccogliere sul terreno di un pro-
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gramma ben definito tutti i partiti del popolo tedesco, i quali vogliano cooperare per un migliore avvenire della Nazione.
Il Governo del Reich, cui mi trovo a capo dalla fine dello scorso anno, è un Governo di minoranza, costretto ad appoggiarsi sugli altri su partiti al di fuori del Governo in tutte le decisioni di politica interna ed estera, nelle quali erano è stata necessaria l'approvazione del Reichstag. Questo appoggio è stato sempre dato al Governo, ed è quindi naturale che io mi rivolga ora a quei partiti, grazie al coll'aiuto dei quali il Governo ha potuto attuare il suo programma. Sono perciò risoluto a mettermi in rapporto coi partiti così socialista come tedesco-nazionale, per conoscere se sono pronti a collaborare alla soluzione degli importanti compiti, che dovranno essere assolti nei mesi prossimi, in unione coi partiti dell'attuale coalizione. In ciò mi guida
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il pensiero di una comunanza popolare (Volksgemeinschaft), abbracciante tutte le forze e tutte le classi del popolo tedesco, le quali hanno dimostrato col fatto di voler lavorare alla salvezza della Nazione ed alla ricostruzione della patria sul terreno dell'attuale ordine statale e sociale ora esistente.
Non si può negare che non sarebbe stato possibile in questi ultimi anni di salvare la Germania dal caos economico e sociale e di assicurare la politica del Governo relativamente al rapporto dei periti ed agli accordi di Londra senza l'appoggio decisivo della frazione socialista. Considero perciò come mio dovere di rivolgermi al partito socialista per invitarlo a partecipare al Governo. D'altra parte, l'interesse patrio esige egualmente che le forti energie nazionali ed economiche, rappresentate dal partito tedesco-nazionale possano essere guadagnate ad una positiva collaborazione nel Governo. Esso è stato fi-
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nora un partito di opposizione di fronte a tutti i Ministeri, che hanno governato la cosa pubblica in Germania dopo Weimar. Con tanto maggior soddisfazione saluto quindi la decisione presa da circoli competenti di questo partito di non tenersi più in disparte, ma di percorrere insieme a noi la via, che sola, a mio avviso, può salvare la Germania. Comprendo che forti ostacoli e tenaci resistenze dovranno essere vinti per poter far trionfare questa idea della comunanza popolare. Un'altra specie di vera comunanza popolare è però per me inconcepibile, ed io confido che in vista delle impellenti necessità dell'ora presente sarà dovrà essere possibile di unire tutte le forze del paese per far la Germania di nuovo grande e libera".
La dis appassionata discussione , che si è iniziata dopo questa dichiarazione del Cancelliere e durante le discussioni, , che sono ad essa seguite, ha mostrato
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messo ancor più al vivo le due opposte correnti, che dividono i cattolici, anche in seno al partito stesso del Centro. Nella evidente impossibilità, infatti, di attuare praticamente il pensiero, proposto dal Cancelliere, della "comunanza popolare" abbracciante tutti i partiti dai tedesco-nazionali ai socialisti, alcuni membri del Centro hanno sostenuto la tesi della formazione di un "blocco borghese", includente i tedesco-nazionali, contro la socialdemocrazia; questa tesi è seguita da anche dal partito pol popolare bavarese e fu apertamente affermata dal Ministro Presidente di Baviera Dr. Held in nel discorso tenuto ad a Tunten Tuntenhausen il 21 Settembre scorso: "Noi in Baviera (egli disse) abbiamo la convinzione che la politica tedesca non può essere che borghese ed orientata verso destra. Il Deve formarsi il blocco borghese. Io asserisco ciò con piena coscienza dell'opposizione, in cui mi trovo al riguardo, per esempio, col deputato al Reichstag Dr.
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Wirth. In ogni caso la propensione verso i socialisti non sarà di vantaggio per il popolo tedesco. La vera politica borghese di destra può imperare soltanto se anche i tedesco-nazionali partecipano al governo".
Altri membri del Centro sono invece nemici dichiarati dell'entrata dei tedesco-nazionali nel Ministero, e tendono invece piuttosto a ricostituire l'antica cosiddetta "piccola coalizione" (Centro-democratici-socialisti), affine di poter fare su questa base una politica nettamente repubblicana. Un giornale del Centro, anzi, il "Neues Reich" (4 Ottobre corrente) giunse an sino a minacciare una rottura del partito nel caso: "Se l'ala destra del Centro (esso scrisse) coopera al blocco borghese, si avrà nel una scissura, che potrebbe essere insanabile: vi sono persone, le quali pensano che dovrà giungersi una volta a questo punto e formarsi in tutta la Germania un partito sociale democratico repubblicano con inclusione dei democratici e dei socialisti". Il più spiccato esponente
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di questa tendenza di sinistra è l'ex-Cancelliere Dr. Wirth, il quale il 28 dello così avanzato nelle sue afferma convinzioni so democratico-repubblicane, per le quali cred cerca volentieri l'appoggio dei socialisti, che il 28 dello scorso mese di Settembre prese parte alla inaugurazione del m monumento del al leader capo della socialdemocrazia Ludovico Frank, caduto in guerra, pronunziandovi un discorso, il quale, per essere stato il Frank un fiero avversario della Chiesa e della idea cristiana, produsse n el Centro stesso dolorosa sorpresa. Aderiscono al Wirth particolar completamente alle idee radicali del Wirth in modo particolare il deputato Joos di München-Gladbach [sic] (testé, de come mi è stato riferito, decorato dalla S. Sede), la deputatessa Signorina Cristina Teusch (come si dice, innamorata del Wirth), il deputato Ditz [sic] (il quale, amico dell'Erzberger, lo accompagnava il giorno dell' assassinio di questo), il deputato ed ex-Ministro Giesberts, ecc.
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Le sedute della frazione del Centro, in cui venne dibattuta la questione dell'allargamento della coalizione, sono state discusse sono riuscite estremamente agitate; il Wirth è giunto sino ha minacciato, , qualora si effettuasse l'estensione verso destra coi tedesco-nazionali, di [provocare] la scissione del partito. Centro, creando un nuovo partito sociale. Sebbene poi la assoluta maggioranza dei membri della frazione fosse apertamente per la anzidetta estensione, particolarmente a causa del rischio che perché lo scioglimento del Reichstag, che sarebbe altrimenti seguito, e le nuove elezioni, che ne sarebbero seguite, costituirebbero una pericolosa incognita, il Cancelliere Marx era nettamente contrario; egli riteneva infatti che l'entrata dei tedesco-nazionali nel Ministero avrebbe sollevato all'estero le più gravi diffidenze, – che i i medesimi avrebbero vorrebbero mutare l'indirizzo odierno del Gabinetto Governo del Reich tendente ad una politica di conciliazione verso l'Intesa, – che il
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Centro sarebbe ridotto in un simile Gabinetto, ad una minoranza al servigio dei nazionalisti, compromettendo così la sua situazione indipendente, – che il Gabinetto stesso, qualora i democratici ne fossero usciti, avrebbe avuto nel Reichstag una maggioranza di soli dieci o quindici voti e ri condotto quindi una vita stentata, sempre esposto agli attacchi, dell'opposizione, – che infine i socialisti, i quali avevano tenuto sinora una condotta moderata e conciliante, avrebbero mosso al nuovo Governo la più fiera opposizione. Malgrado ciò, il Sig. Marx, mosso dalle premure dell'ala destra del Centro, consentì ad un tentativo per includere i tedesco-nazionali, a condizione però che almeno il Ministro Gessler consentisse d'accordo intesa col par (democratico) consentisse, d'intesa col suo partito, a rimanere nel Ministero; ma, poiché questo ha rifiutato la sua collaborazione al blocco di destra e, d'altra parte, i tedesco-nazionali hanno avanzato pretese esorbitanti, esigendo quattro por-
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tafogli, e p presentando come candidati due deputati, i quali avevano votato contro le leggi per l'attuazio esecuzione del piano Dawes, il Cancelliere ha finito col proporre al Presidente del Reich lo scioglimento del Reichstag e le nuove elezioni. fissate per il
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La mattina del 17 corrente alle ore 11 antimeridiane fui ricevuto dal Signor Cancelliere, il quale mi espose le seg considerazioni suaccennate, che lo avevano guidato la sua attitudine nella crisi attuale. Trattandosi di questione di politica interna interna di partiti, mi parve opportuno di osservare un certo riserbo; non mancando tuttavia di far delicatamente rilevare al Sig. Marx il rischio che nuove elezioni potevano rappresentare in un momento, in cui i cattolici trovansi pur troppo così profondamente divisi; gli ricordai anche che verso la fine dello scorso mese di g Giugno Luglio, avendo avuto occasione di parlare con lui della questione di un Concordato col Reich, egli stesso aveva riconosciuto che un allargamento del Gabinetto verso destra avrebbe reso più facile la riuscita. Questo fu anzi l'argomento, su cui intratten-
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ni più specialmente il Sig. Cancelliere. Gli spiegai invece come il Concordato bavarese, già firmato, attendeva la ratifica del Landtag, la quale non potrà aver luogo, se non dopoché il Sig. Ministro del Culto avrà terminato i negoziati pendenti coi protestanti; questi infatti, per votare a favore del Concordato medesimo (ed il loro appoggio è necessario onde raggiungere la maggioranza) esigono che sia contemporaneamente regolata altresì la loro situazione. D'altra parte, il Württemberg ha già ordinato con speciale legge del 3 Marzo c. a. (su cui compii già il dovere di riferire all'E. V.) i rapporti fra lo Stato e le varie confessioni religiose; la Sassonia sta p attualmente preparando un simile progetto di legge; nell'Hessen parimenti vari partiti urgono per una sistemazione di questa importante materia (alcuni
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per mezzo di un Concordato, altri, come i socialisti, nel senso della separazione fra Chiesa e Stato) dello Stato dalla Chiesa); in Prussia lo stesso Episcopato, e particolarmente l'Emo Sig. Cardinale Bertram, insiste, ed a ragione, perché sia quanto prima ristabilita una chiara situazione di diritto, massime per ciò che concerne la provvista degli offici ecclesiastici, non essendo l'attuale stato transitorio più a lungo tollerabile; che anzi lo stesso Ministero dell'Interno del Reich ha inviato sin dalla fine dello del passato Luglio ai Governi degli Stati particolari per essere discusso nel Reichsrat un disegno di legge relativo allo svincolo delle prestazioni finanziarie dello Stato alle società religiose. In vista di tutto ciò, rappresentai al Signor Cancelliere la impossibilità di rimandare ormai più oltre le trattative per il Concordato anzidetto e la necessità che il Governo del Reich prenda una decisio-
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ne al riguardo, giacché una volta che gli Stati particolari avranno, ognuno per suo conto, regolato per via concordataria o legislativa, tale materia, verrà meno ogni fondamento per addivenire alla conclusione del Concordato in questione. Il Sig. Cancelliere mi rispose che, [essendo] al Reich, a norma della Costituzione germanica, il diritto di fissare i principi relativi ai diritti ed ai doveri delle società religiose, esso ha interesse di impedire che i singoli Stati procedano per conto loro, e mi promise quindi che avrebbe preso in mano la questione, sottoponendola al Gabinetto prima delle prossime sedute. Rammentai allora al Sig. Marx che già sin dal Novembre 1921 avevo presentato al Dr. Wirth, allora Cancelliere e Ministro degli Esteri del Reich, uno schema contenente i desideri della S. Sede in proposito. [ein Wort unlesbar] il e previamente discusso ad una riunione confidenziale, cui anche l'attuale Cancelliere aveva preso parte; detto schema ed il
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testo già fissato del Concordato bavarese potrebbero servire di base per le trattative, nelle quali sarebbe altresì necessario di esaminare e di definire i limiti della competenza fra il Reich e gli altri Stati particolari della Germania. Il Sig. Marx convenne pienamente in tali concetti.
La questione del Concordato col Reich fu difatti proposta dal Sig. Cancelliere all'intiero Gabinetto nella seduta del giorno seguente Sabato 18 corrente. Tutti i Ministri si dichiararono favorevoli a che, prescindendo da qualsiasi considerazione di crisi governativa, i lavori interni preparatori fossero immediatamente cominciati ed alacremente proseguiti. Ciò mi venne confermato in occasione di un déjeuner dato in mio onore dal Sig. Presidente del Reich Sig. Ebert, al quale presero il parte il Cancelliere, e quasi tutti i Ministri del Reich, il Ministro Presidente ed il Ministro del Culto della Prussia, l'Ambasciatore di Germania a Mosca Sig. Conte Brockdorff-Rantzau,
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il Ministro di Germania a Berna Dr. Müller e il Revmo Mons. Ludovico Kaas, deputato al Reichstag.
Chinato
17r, hds. oberhalb der Betreffzeile von unbekannter Hand notiert, vermutlich von einem Nuntiaturangestellten: "C".
Empfohlene Zitierweise
Pacelli, Eugenio an Gasparri, Pietro vom 22. Oktober 1924, in: 'Kritische Online-Edition der Nuntiaturberichte Eugenio Pacellis (1917-1929)', Dokument Nr. 1298, URL: www.pacelli-edition.de/Dokument/1298. Letzter Zugriff am: 03.05.2024.
Online seit 20.12.2011, letzte Änderung am 18.09.2015.