Betreff
Sui funerali del Presidente del Reich Sig. Ebert
Mi pervenne in Monaco la mattina del
3 corrente il venerato cifrato N. 121, nel quale l'E. V. R. lasciava a
me la decisione se pre circa l'intervento o meno alla solennità funebre ufficiale,
che il giorno seguente avrebbe dovuto tenersi in Berlinonella Capitale del Reich in onore del defunto Presidente,del Reich, Sig. Ebert. Nei giorni in precedenti il Ministero degli Esteri di Berlino mi era
statoaveva continuamente telefonato dal Ministero
degli Esteri
perdi Berlino per conoscere se avev avrei preso parte alla
cerimonia, ed anzi la sera del 2 corrente, poiché io, in attesa delle istruzioni di
V. E., davo evitavo sempre ris di dare una risposta decisiva,definitiva,mi fu fattoil Capo del protocollo, con cui ho buoni rapporti personali, mi fece
chiaramente comprendere che la mia assenza avrebbe prodotto sfavorevole impressione.
Considerando quindi che detta solennità ufficiale in casanella residenza del Presidente era
assoluta-797v
mente separata e distinta
dalla sepoltura [senza] della salma, chela quale doveva aver luogo in Heidelberg nel Baden, città natale
del defunto;dell'Ebert; - che d la solennità medesima aveva carattere
puramente civile ed ufficiale, e didi omaggio al defunto Capo dello Stato; - che la stampa cattolica
in Germania era stata unanime nel tributare a lui ampie ed incondizionatieelogilodi; - che alcunianzi vari Vescovi,(cfr. Allegato I), tra i quali lo stesso Ausiliare di
Berlino, avevano ordinato per la giornata del 4 Marzo il suono generale delle campane
con parole di rispetto e di elogio; mi- che in vista di ciò la mia assenza avrebbe sollevato sfavo
spiacevoli commenti,rendendo così ancor più difficile la già così tanto arduacritica situazione del rappresentante della S. Sede in
Berlino; mi sembrò, dopo aver altresì interrogato persone prudenti,
inevitabile indispensabile, per quanto penoso, di
intervenire. anche io Feci subito conoscere tale risoluzione al Ministero degli
Esteri, che l'accolse con viva soddisfazione, come pureanche il Sottodecano del Corpo diplomatico, Lord d'Abernon,
Ambasciatore d'Inghilterra, il quale purepure aveva ripetutamente chiesto notizie circa la mia venuta.;
Pposso direaggiungere anzi che, aper quanto io sappia,
finora
ho potuto sapere io sappia la mia condotta è stata generalmente approvata.ha incontrato la generale approvazione. Del resto lo
stesso Vescovo Ausiliare di Berlino coll'Assesso-798r
re della
Delegazione vescovile erano non solo fu presente alla cerimonia., ed anzima prese
anzi parte anche al corteo funebre.
Non posso tuttavia nascondere la dolorosa impressione che ha in me prodotto il
costatare come la stampa cattolica in Germania, almeno per quanto si riferisce ai giornali
del Centro,
altresì deve dirsi ad esempio non ha avuto, come ho già più sopra accennato, che inni di lode, senza la minima
alcuna <,si può dire,>alcuna chiara restrizione o riserva verso un perso personaggio,
che, nato cattolico, era passato al partito socialista, ed
uscendo, ed uscito uscendo ufficialmente dalla Chiesa,(comesecondo che ha anche dichiarato il Ministro degli Esteri, Sig.
Stresemann, a vari diplomatici, che lo avevano interrogato al riguardo, fra i quali
l'Ambasciatore di Francia), era morto senza iricevere i
suff Sacramenti, ed i cui funerali non portava avevano alcun segno di
religione. Lo stesso piissimo ex-Cancelliere ed ora Presidente del Consiglio dei Ministri in
Prussia, Sig. Marx, in un discorso tenuto agli studenti di Berlino (cfr. Germania,
5 Marzo 1925 N. 107), dopo aver affermato che l'Ebert ha amato la patria ed il
popolo con tutto il cuore, ha esortato i ragazzi e le ragazze tedesche a seguire il suo
esempio. Credo mio dovere di coscienza di segnalare alla S. Sede questi, Funesti
equivoci, dannose reticenze, destinate a creare nel popolo,
colla798v
glorificazione di un apostata, morto (almeno
esteriormente ed ufficialmente) impenitente, una deplorevole confusione di idee ed un pernicioso affievolimento del sano senso cattolico, e che perciò ho
creduto mio stretto dovere di coscienza di segnalare alla S. Sede.
L'anzidetta
cerimonia si svolse nelle sala principale della residenza del Presidente, tutta messa a
lutto, ove sotto un baldacchino nero era situata la bara, ai cui piedi ardevano due ceri.
Due ufficiali della Reichswehr facevano la guardia d'onore. Nessuna croce, nessun
segno di religione. Il Corpo diplomatico in uniforme od in frack prese posto a destra, le
Autorità le Autorità governative del Reich, della Prussia e degli altri Stati
della Germania, ecc. a sinistra. Alle 3 precise entrò l'infelice vedova, dimessa, curva e singhiozzante e quasi
urlante senza speranza, sorretta dal figlio maggiore. L'orchestra del Teatro dello
Stato suonò la classica Marcia funebre dell'"Eroica" di
Beethoven, quindi il coro dello stesso Teatro eseguì la "Totenfeier" di Giacomo Handl, il
Cancelliere Dr Luther799r
pronunziò il discorso
commemorativo di carattere quasi interamenteprevalentemente politico e la cerimonia
mediocre, materialistica, ufficiale,fredda, meschina, triste cerimonia senza fede fu chiusa
dal Canto funebre di Weber e dallacolla Marcia funebre di Mozart. Alla fine la
vedova, alzatasi, venne verso di me per ringraziarmi
cordialmente e pregarmi di ringraziare il Corpo diplomatico per la parte presa al suo lutto.
Dissi all'infelice donna alcune parole di conforto e due volte l'assicurai delle
mie [ein Wort unlesbar] preghiere; al che però essa appena sembrò di rispondere.
Il Corpo diplomatico
(e nem(e quindi nemmeno io) non par partecipò al corteo funebre,
cheil quale
si si svolse per le vie di Berlino, dopoché la salma fu portata fuori dalla
residenza presidenziale. La impressione generale avuta dai membri del Corpo diplomatico
medesimo, come mi è ho appreso da vari di essi, è
stata assai penosa.
Mi astengo dal narrare per il
retediare qui V. E. colla narrazione del seguito delle onoranze
funebri, prestate al defunto Presidente,
con enorme partecipazione di popolo perché V. E. già note dalla pubblica stampa. Stimo
invece importante di riferire alcune alcune notizie
assolutamente riservatesugli ultimi giorni dell'Ebert, da me apprese ieridirettamente dalla Superiora (delle Suore di
S. Vincenzo de' Paoli) del Sanatorio (Westsanatorium -
Joachimstalerstrasse), ove egli fu ricoverato.
Nella notte dal 26 al
27 Febbraio, poiché le condizioni del malato si erano evidentemente peggiorate ed era dae potevasi temere una prossima fine, la Superiora volle assistere
personalmente l'infermo, affine di fargli comprendere la gravità del suo stato e pregarlo di
mettere in regola la sua coscienza. Essa stimò il momento favorevole, perché la mattina
innanzi l'Ebert aveva volentieri permesso che una Suora gli
appendesse al collo una medaglia benedetta della Madonna, alla q a cui egli aveva
attribuito il miglioramento verificatosi799v
nel corso della
giornata. Dopo la mezzanotte la Superiora cominciò acol dire all'Ebert che il le sue condizioni erano pur troppo
assai gravi e che era per conseguenza diveniva per lui necessario di riconciliarsi
con Dio e colla Chiesa. Ciò mise l'infermo in grande ecciagitazione ed interna lotta; grosse goccie di sudore apparvero sulla
sua fronte, di guisa che la Suora dovette lavarlo e rinfrescarlo prima di poter continuare
il colloquio. Essa gli proposesuggerì di far lasciar venire un sacerdote e gli propose il
Nunzio (non sapendo che io ero nel frattempo tornato a Monaco) o il Vescovo Ausiliare di
Berlino od altro ecclesiastico; in brevissimo tempo egli avrebbe così regolato le cose dell'anima sua. Ma il Presidente rispose: "Io Le sono grato
per tutte le Sue premure e ben La comprendo, ma anche EllaElla deve comprendere il mio statome e capire che ciò è per meiè impossibile. Allorché ero sano, ho fatto il proposito di non tornarerientrare più nella Chiesa cattolica, ed anzi, quando sono divenuto
Presidente del Reich, ho formalmente dichiarato la mia
uscita800r
dalla Chiesa. Io non posso quindi tornare più
indietro, se non voglio espormi a perdere subito il mio posto". La Superiora risposeosservò
replicòche niunoche nessuno
avr avrebbe appreso il l'accaduto e che sino alla nuova
elezione presidenziale, la quale avrebbe luogo fra pochi mesi, egli avrebbe potuto praticare la suacompiere le pratiche religionese in segreto. Ma il l'infermo insistette: "Se si venisse a
sapere che sono tornatorientratoanella Chiesa, non sarei più eletto e
forse dovrei subito dimettermi." La Superiora replicò che, quando si tratta della salute
dell'anima, debbono mettersi da parte le umane considerazioni, aggiunse essere incertoben dubbio se egli avrebbe vissuto sino alla nuova elezione, e lo
esortò al a pregare almeno alquanto con lei. Avendo il malato acc Il
Presidente disse: "Preghi pure; Ella sa che io sono ben riconoscente se Ella e le Sue
religiose pregano per me." La Suoraperiora cominciò a pregare e cercò di indurre l'infermo a ripetere le sue
preghiere. "Mio Dio, io credo "O mein800v
Gott, ich
glaube an Dich" (Mio Dio, io credo in Voi); il Presidente ripeté agitato queste parole. "O
mein Gott, ich hoffe auf Dich" (Mio Dio, io spero in Voi) continuò la Superiora, ma il
Presidente non volle ridire tale preghiera: "Io sono stato troppo cattivo in vita; non posso
più nulla sperare da Dio". Invano la Suora gli fece notare che, per quanto grandi possanoesseresiano stati i peccati, Dio è sempre misericordioso e pronto al
perdono; l'Ebert rimase irremovibile: "Io non posso conciliar ciò colla mia convinzione, e
sarebbe una mancanza di carattere, se sperassi ancora qualche cosa da Dio, mentre,
prescindendo dai miei giovani anni, in cui fui [anche] anchepraticante e pio, non mi sono nella mia vita curato più di Dio ed ho
anzi gettato via qualsiasi fede". La Superiora aggiunsedisse allora che avrebbe proseguito colle sue Suore a pregare per
lui, affinché il Signore gli concedesse lume e grazia. L'Ebert soggiunse: "Io sono ben grato
per tutto ciò801r
che Ella fa e, se guariròsco, mostrerò volentieri la mia riconoscenza verso di Lei e la Sua Congregazione; ma quanto
alla Chiesa mi lasci in pace; un ritorno non è possibile né oggi né domani, giacché non
posso sacrificare il mio ufficio e la mia posizione". Questo colloquio lasciò l'infermo
agieccitato
ed irre ed in irrequieto per tutta la notte.
La notte seguente la
Superiora vegliò nuovamente al capezzale dell'Ebert, che visibilmente si avvicinava alla sua
fine. El Essa credette di dovere ancora una volta tentare ogni mezzo per indurrelol'Ebert a riconciliarsi colla Chiesa. L'infermo divenne di
nuovo estremamente agitato, allorché la Suora gli fece comprendere che la gravità
il del suo stato era ed il pericolo che egli non avrebbe lasciato più vivo
quella dimora e gli ricordò essere
quant quanto sia terribile cadere nelle mani del Dio vivente, esortandolo vivamente a
mutar pro-801v
posito e ad accogl accettare l'assistenza
di un sacerdote, del che il pubblico nulla avrebbe appreso. Egli rispose con voce tremante:
"Suora Superiore, Ella mi inquieta
agita turba assai con simili discorsi, io non posso lasciar venire il
sacerdote; del resto io non muoio, lo sento, sto meglio". La Superiora si vide penosamente costretta a togliergli questa illusione circa le sue
condizioni; tuttavia non ottenne con ciò nulla, tutte le sue premure per indurlo ad
naufra rimasero vane di fronte ai suoi timori dell'Ebert nei riguardi della sua
posizione come Presidente del Reich. Egli era bensì profondamente commosso ed
allorché la Suora pronunziò la giaculatoria: "Mein Jesus Barmherzigkeit" (Gesù mio,
misericordia), egli con grande sforzo, ad alta voce e con lagrime negli occhi la ripeté una,
due e tre volte. La Superiora recitò poi anche l'atto di contrizione
perfetta. Dopo una pausa l'infermo le disse: "Ella mi
agita802r
senza scopo, giacché io non posso più tornare
indietro". La Superiora gli chiese scusa, l'assicurò che non era sua
intenzione divoleva in alcun modoagi
inquietarloturbarlo, ma era preoccupata per la salvezza della suadi lui anima, che forse presto avrebbe dovuto presentarsi dinanzi al
Giudice divino. Al che però l'Ebert di nuovoancora una volta rispose: "Io non muoio; mi lasci quietotranquillo e si renda conto della mia posizione. Io ho già fatto il
proposito di non tornar rientrare più nella Chiesa cattolica e non posso ora come
nome di carattere fare altrimenti. Così resta fermo.deciso. Faccia ora, La prego, venire i medici. Hallo,
hallo!"
Allorché i medici furono entraronoti, cercarono di calmare l'agitato infermo, non
sapendo il motivo delladella sua eccitazione. L'Ebert, di fronte così ai medici, come anche alla sua stessa moglie, non
lasciò trapelar nulla di questi colloqui in materia religiosa. Poco dopo perdette la
conoscenza, che non riacquistò più, finché spirò alle 10 1/4
antimeridiane.802v
La moglie del defunto Presidente nelle sue
visite al Sanatorio non ha mai parlatoparlò mai di religione, e dopo la di lui morte diede alle Suore
l'ordine espresso di non congiungere le mani del defunto, ma di comporre la salma colle
braccia allungate, il che ècome si usa qui in Germania per gli increduli.
Lo stesso
racconto la Superiora ha fatto anche al Vescovo Ausiliare di
Berlino.
Chinato
797r, über der Betreffzeile hds. von unbekannter Hand,
vermutlich von einem Nuntiaturangestellten, notiert: "C".
Empfohlene Zitierweise
Pacelli, Eugenio an Gasparri, Pietro vom 05. März 1925, in: 'Kritische Online-Edition der Nuntiaturberichte Eugenio Pacellis (1917-1929)', Dokument Nr. 18377, URL: www.pacelli-edition.de/Dokument/18377. Letzter Zugriff am: 28.12.2024.