Dokument-Nr. 388
Pacelli, Eugenio an Gasparri, Pietro
München, 14. August 1917
Regest
Pacelli bestätigt den Empfang der Schreiben Gasparris vom 29. Juli und 1. August 1917 betreffend der Demokratisierung Deutschlands. Pacelli berichtet hierzu, dass er am 30. Juli gegenüber dem neuen Reichskanzler Michaelis nach Beratung der Friedensnote auch die Parlamentarisierung des Landes ansprach, die die Ententemächte leichter zu einem Friedensabschluss bewegen würde. Michaelis hielt jedoch die Einführung des Parlamentarismus in Deutschland in dem Sinne, dass der Kanzler dem Parlament verantwortlich und von den Mehrheitsparteien abhängig sei, für unmöglich; er habe aber vorgeschlagen, einen permanenten Ausschuss zur Zusammenarbeit zwischen Reichsregierung und Parlament einzurichten. Druck der Kirche zugunsten einer Demokratisierung würde einen schlechten Eindruck machen. Pacelli insistierte daraufhin nicht weiter, da es wichtiger gewesen sei, die Gunst Michaelis' für die Friedensverhandlungen zu bewahren. Auch Hertling sei ein Gegner der Parlamentarisierung. Die große Mehrheit der Politiker und des deutschen Volks mit Ausnahme der Pangermanisten und der Militaristen wünsche den Frieden, sei aber noch immer davon überzeugt, stark zu sein und allen Feinden siegreich widerstehen zu können; sie wolle einen "Frieden der Stärke", sodass es viel Geschicklichkeit brauche, diese zu Konzessionen zu bewegen. Selbst ein sehr gemäßigter Mann wie Außenminister von Bergen habe ihm von einem neuen U-Boot-Typ und dem Plan einer neuen Offensive Hindenburgs berichtet. Falls Gasparri dennoch ein Wirken Pacellis zugunsten einer Demokratisierung wünsche, bittet er um weitere Weisungen.Betreff
Democratizzazione della Germania
Mi pervenne soltanto ieri la venerata lettera dell'Eminenza Vostra Reverendissima in data del 1° agosto corrente relativamente alla democratizzazione della Germania e posso assicurarLa che lessi col massimo interesse le sapienti riflessioni dell'Eminenza Vostra – cui io pienamente aderisco – circa quell'importante problema considerato in ordine alla questione della pace. Mi permetta tuttavia Vostra Eminenza di comunicarLe qui appresso alcune notizie di fatto, che potranno forse servire a regolare l'azione della Santa Sede e di questa Nunziatura Apostolica a tale riguardo.
Ricevetti il 29 luglio scorso il cifrato dell'Eminenza Vostra sul detto oggetto; e poiché proprio il giorno seguente dovevo avere col nuovo Cancelliere dell'Impero un'altra Conferenza qui a Monaco, ne profittai, dopo aver discorso sulle note proposte di pace, per toccare delicatamente anche quell'argomento. Dissi al Signor Michaelis che, siccome, secondo vari discorsi pronunciati dagli uomini di Stato dell'Intesa, ed in particolare da Lloyd George, sembrava doversi
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facilmente indotto gli Alleati a conchiudere la pace,
sarebbe stato senza dubbio di grande interesse per l'Eminenza Vostra di conoscere il suo
pensiero sulla possibilità di addivenire ad una tale riforma, intorno alla quale anche in
quei giorni si erano sollevate in Germania vivissime discussioni. Egli mi rispose nettamente
che credeva impossibile l'introduzione in Germania del parlamentarismo, nel
senso appunto che il Cancelliere sia responsabile dinnanzi al Parlamento e dipenda dalla
maggioranza dei partiti; ma che tuttavia si proponeva di creare prossimamente una Commissione permanente composta di membri del Governo e di membri del
Parlamento, ossia una specie di Consiglio dell'Impero, che importerebbe una collaborazione
costante del Governo e del Parlamento. Il Dr. Michaelis mi aggiunse chiaramente che avrebbe
prodotto cattiva impressione se la Chiesa facesse pressioni in favore della
democratizzazione nel senso anzidetto. Confesso a Vostra Eminenza che, vista la
mala parata, vale a dire l'inutilità od il danno di insistere su tal punto in quel momento
col Cancelliere, che avevo invece allora tutto l'interesse di conservarmi favorevole nelle
trattative (assai più difficili e laboriose di quel che non si possa pensare) intorno alle
menzionate proposte di pace,– mi ritirai in buon ordine ed assicurai il Cancelliere medesimo
che la mia domanda aveva avuto 166r
semplicemente lo scopo di
informare la Santa Sede circa le di lui vedute; del che il Signor Dr. Michaelis si mostrò e
dichiarò soddisfatto. Su questa materia, del resto, non potrei eventualmente contare nemmeno
sull'appoggio del Signor Conte de Hertling, il quale è anch'egli
contrario alla parlamentarizzazione. In genere, poi, occorre tener presente (ed io ho
potuto toccarlo con mano nelle anzidette trattative) che senza dubbio qui in Germania, ad
eccezione dei pangermanisti e dei militaristi, la grande maggioranza
degli uomini politici e della popolazione desidera sinceramente la pace, la quale
rappresenterebbe la fine di infinite miserie e di una carneficina senza scopo; ma, d'altra
parte, è pur certo che al tempo stesso essi si sentono o credono di sentirsi forti, possono
o credono di poter ancora resistere vittoriosamente contro tutti i nemici (dei quali ormai
non sanno più nemmeno loro il numero), e quindi vogliono una pace da forti, ed occorre per
conseguenza molta abilità e moltissimo tatto per indurli a delle concessioni. Anche ieri il
moderatissimo Signor von Bergen mi confidava che la Germania metterà
in azione probabilmente nel mese futuro un nuovo tipo (colossale) di sottomarini grandi come
delle dreadnoughts e che Hindenburg prepara tranquillamente la
prossima campagna primaverile. 166v
Ad ogni modo, se, malgrado ciò, Vostra Eminenza nel Suo superiore giudizio crede conveniente per il supremo scopo della pace di procedere nella via suindicata, è naturale che eseguirò, com'è mio dovere, con ogni impegno i Suoi venerati ordini e studierò tutti i mezzi per raggiungere possibilmente l'intento desiderato.
In attesa, pertanto, ai ulteriori eventuali istruzioni, m'inchino al 'bacio della S. Porpora e con sommo ossequio e profondissima venerazione ho l'onore di rassegnarmi
dell'Eminenza Vostra Reverendissima
Umilissimo Devotissimo Obbligatissimo Servo
+ Eugenio Arcivescovo di Sardi
Nunzio Apostolico
1↑Hds. durchgestrichen und eingefügt von Pacelli.