Dokument-Nr. 4293
Pacelli, Eugenio an Gasparri, Pietro
[München], 25. Oktober 1917

Schreiber (Textgenese)
PacelliPacelli
Betreff
Visita al campo dei prigionieri di Ingolstadt
Come ebbi già l'onore di preannunziare all'E. V. R. col mio rispettoso Rapporto N. 1850 in data del 17 corr., ho visitato, nonostante i rigori della stagione, il campo dei prigionieri di Ingolstadt, il q che è in tutta la Germania il principale principale per gli ufficiali. Si trovano là concentrati attualmente circa mille ufficiali, per la massima parte francesi e russi, oltre alcuni inglesi, belgi, rumeni e qualche italiano, e millecinquecento uomini di truppa delle medesime nazionalità. Essi però non si trovano sono riuniti in un unico campo, ma divisi in distribuiti in cinque forti, notevolmente distanti l'uno dall'altro, un campo di baracche (ove sono specialmente raccolti i semplici soldati) ed un lazzaretto per i malati. Ho dovuto quindi impiegare due giorni distinti per la visita, pur abbastanza rapida, della quasi totalità dei luoghi anzidetti, ed in essa sono stato accompagnato dal da Mons. Uditore e da Mons. Segretario della Nunziatura, da Sua
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Altezza il Principe Oettingen-Wallerstein e dal Comandante del Campo Generale Peter. Dirò subito che questo Generale bavarese, di principi cattolici, mi è sembrato uomo di cuore ed animato da favorevoli disposizioni verso i prigionieri, alcuni dei quali mi hanno anche manifestato la loro espressamente la loro gratitudine verso di lui. Certo si è che io ho potuto ad Ingolstadt ho potuto (a differenza di quanto avvenne a Puchheim) parlare abbas eo più liberamente coi prigionieri, ricevere le loro suppliche anche in iscritto, le quali, poi, non ho mancato alla mia volta di raccomandare tutte nei limiti alla mia volta, sia al Mi tutte, secondo la materia, al Ministero della Guerra od allo stesso Generale Peter.
La visita alle varie località summenzionate si sono svolte in modo uniforme. Trovavo i prigionieri riuniti o all'aperto (come nel campo di baracche) od in qualche camera dei forti, e rivolgevo loro parole analoghe a quelle che ebbi mi feci già un dovere di trascrivere nel citato Rapporto N. 1850, in lingua francese per i francesi, in inglese per gli inglesi, mentre che per i russi dovevo servirmi necessariamente di un inter-
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prete. Poi, impartita la benedizione, prend distribuivo i pacchetti a nome del S. Padre i pacchetti chi, la cui composizione, per ciò che riguarda i semplici uomini di truppa, era identica a quei del campo di Puchheim, mentre gli ufficiali ricevevano: 200 grammi di cioccolata, 2 pacchetti di biscotti, 4 pacchetti di sigarette Parisiennes, 100 grammi di thé, 200 grammi di caffè, 200 grammi di zucchero, 1 scatola di latte concentrato o 300 grammi di frutta secche. – Come già a Puchheim, affidai al Cappellano militare la distribuzione delle medaglie.
L'aspetto dei prigionieri, specialmente degli ufficiali, in generale era abbastanza buono. Si vedevano fra di essi, in modo particolare tra i francesi, dei giovani bellissimi, di fisionomia signorile, eleganti nelle loro uniformi variopinte. Si mantenevano calmi, rispettosi, comprimendo, quasi come indegna della loro condizione di ufficiali del valore e della fortezza d'animo di ufficiali, la commozione e la pena, che l'infelicità una angosciosa e dura prigionia, prolungantesi per molti di essi da oltre tre anni, infligge ai loro cuori. La profonda loro infelicità traspariva perciò tanto più pietosamente da qualche frase amara, che pur sfuggiva dalle labbra di questi quei valorosi, la cui sensibilità è dolorosamente acuita
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dalla lontanan lontananza dei loro cari e dalla lunga frizzata inazione, sotto il ferreo comando nemico.
Gli ufficiali dormono sopra poveri letti, riuniti in sei o sette per ognuna delle camere dei forti. Quanto al riscaldamento ed al vitto, non sono naturalmente mancati i lamenti, che io ben ritengo fondati, sebbene, per amore di verità, occorre pure dire riflettere che anche qualsiasi tedesco, obbligato a vivere colle strette razioni di nutrimento e di carbone fissate dalle Autorità, potrebbe muovere non dissimili lagnanze. Fortunatamente molti non pochi dei prigionieri possono ricevere dalle loro famiglie pacchi di viveri ed anche e danaro, col quale si procurano oggetti di necessità e talvolta anche di lusso, come istrumenti musicali, ecc.; un ufficiale russo ha comprato un violino per 500 Marchi. – Le più aspre rimostranze mi son venute dagli ufficiali di uno di quei forti del forte di punizione e di rappresaglia, destinato per coloro che hanno tentato di evadere o si sono resi colpevoli di qualche mancanza disciplinare; là l'ufficiale francese, il quale ringraziò anche a nome dei suoi compagni, non si peritò di dire a con voce alta e sdegnosa, alla presenza del Generale e degli altri militari tedeschi, che il dono del S. Padre riusciva loro tanto più gradito ed opportuno, in quanto che si faceva mancar loro il necessario e non si consegnavano loro o si manomettavano [sic] i pacchi inviati dalle famiglie.
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In ogni forte Dapertutto [sic] vi è una conveniente cappella con harmonium, che, in più di uno in più di un forte, è stato suonato, al mio ingresso nella medesima, insieme a commoventi canti religiosi dei prigionieri. I sacerdoti compagni di prigionia , a cui non ho mancato di rivolgere opportune esortazioni, mi sono sembrati parsi generalmente animati da buono spirito e da zelo verso i loro infelici compagni di prigionia, molti dei quali frequentano lodevolmente i SS. Sacramenti e gli Esercizi di pietá devozione, sebbene il la stanchezza derivante dal prolungarsi, oltre ogni previsione, della cattività produce pur troppo in non pochi una diminuzione della pietà e delle pratiche religiose. Ho raccomandato vivamente ai cappellani medesimi
I prigionieri hanno anche pure un sufficiente spazio per passeggiare all'aria aperta, ed come altresì per giuocare al tennis, al foot-ball, ecc. Possono scr generalmente scrivere e ricevere in modo regolare lettere corrispondere colle loro famiglie.
Nel lazzaretto, che è servito da Suore e ben tenuto (come mi ha attestato anche qualche prigionieri), ho visitato la lunga e triste serie dei malati e dei feriti (alcuni
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dei quali orribilmente), a cui ho portato il conforto della carità e della benedizione del Santo Padre. Molti dei poveri infermi, nel scrivere il dono dell'Augusto Sovrano Pontefice, mi prendevano con forza si sollevavano dal loro letto del loro dolore, mi prendevano con forza la mano e la baciavano con effusione.
Dovunque la riconoscenza gratitudine verso Sua Santità si è manifestata sincera e profonda, e di essa l'Eminenza Vostra troverà un saggio commovente nei fogli qui acclusi, giuntimi proprio ora. Le visite ai prigionieri sono indubitatamente, oltre che una squisita opera di cristiana carità, un mezzo efficacissimo di apostolato religioso e di propaganda cattolica, che non solamente scolpisce in modo indelebile il Nome Augusto del S. Padre nel cuore dei prigionieri stessi, ma lo porta nelle più lontane regioni dei paesi flagellati dalla guerra, ove migliaia e migliaia di cuori innumerevoli anime riconoscenti benedicono la Sua di Lui paterna bontà.
Chinato
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Pacelli, Eugenio an Gasparri, Pietro vom 25. Oktober 1917, in: 'Kritische Online-Edition der Nuntiaturberichte Eugenio Pacellis (1917-1929)', Dokument Nr. 4293, URL: www.pacelli-edition.de/Dokument/4293. Letzter Zugriff am: 23.04.2024.
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