Dokument-Nr. 4856
Pacelli, Eugenio an Gasparri, Pietro
[München], 15. November 1918

Schreiber (Textgenese)
PacelliPacelli
Betreff
Le cause della catastrofe della Germania
Nella venerata lettera particolare del 23 ottobre scorso l'E. V. R. si degnava chiedermi spiegazioni sulle intorno alle cause dell'immane catastrofe della Germania sul fronte occidentale. Sebbene i numerosi varii Rapporti, che i quali debbono essere in seguito giunti a Roma, credo che possano aver chiarito sufficientemente la questione, mi permettono tutt compio tuttavia il dovere di riassumere qui appresso sinteticamente le cause medesime:
1°) La prima causa della sconfitta tedesca è stato a l'intervento attivo degli Stati Uniti, i quali, inviando in Francia un ingenti e eserciti o composti o di uomini elementi giovani e freschi e muniti o di perfetto e copiosissimo materiale bellico, hanno ben presto fatto col capovolgere la situazione
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militare a favore dell'Intesa, obbligando la e Germania truppe germaniche ad iniziare la sua loro ritirata. Specialmente efficace è stata l'azione degli innumerevoli tanks, i cui assalti erano irresistibili. La Germania si è troppo tardi accorta del formidabile errore commesso col proclamare la guerra illimitata dei sottomarini, la quale le ha provocat provocò l'entrata in guerra dell'America. Le Autorità militari, conformemente alla secondo la loro consueta mentalità orgogliosa di che le portava a disprezzo are del nemico, credettero si risero allora che di quell' quell'intervento, pensarono che esso fosse un bluff americano e che gli Stati Uniti così lontani e così poco preparati alla guerra, senza istruzione militare, senza ufficiali, ecc., non avrebbero potuto creare forze temibili né sopraffare l'invincibile organizzazione germanica. D'altra parte lao M Stato maggiore della Marina tedesca, alla cui testa si trovavano i notissimi pangermanisti Tirpitz e von Capelle, dimostrarono con calcoli, che la i fatti hanno i quali dai fatti sono stati poi dimostrato i disastrosamente falsi, che provarono matematicamente alla direzione politica che colla suddetta
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guerra illimitata la Germania gl'Imperi centrali avrebbero raggiunto la vittoria in tre mesi e supe spezzarono così le riluttanze del Cancelliere von Bethmann Hollweg e del Ministro austro-ungarico Czernin. Allorché poi nel Luglio scorso il deputato Erzberger dimostrò nella Commissione principale del Reichstag l'insuccesso di quell'impresa e provocò la votazione della nota "risoluzione per la pace", e poco dopo lesse in una riunione del Centro un rapporto segreto di Czernin all'Imperatore, nel quale si prospettava l'avvenire a colori assai foschi, i pangermanisti ed i militaristi si scagli nel loro cieco e folle orgoglio si scagliarono contro di lui, accusandolo di disfattismo e quasi di tradimento contro la patria, ottenendo che fosse dimenticata e praticamente sconfessata la "risoluzione" medesima.
2°) Cont Parallelamente all'aumento della potenzialità degli eserciti dell'Intesa si veniva invece indebolendo la forza di quelli degli Imperi centrali. La dimi-
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nuzione dello spirito combattivo degli es delle truppe germaniche si manifestò anzi già durante l'offensiva, svoltasi sul fronte occidentale nei mesi dal marzo al luglio scorso, e colla quale la Germania tentò prevenire con un colpo audace il minaccioso imminente intervento degli americani. Fu cosi che l'offensiva medesima, sebbene ottenesse senza dubbio notevoli successi e portasse gli eserciti tedeschi di nuovo fino alla Marna, non ebbe nond raggiunse, ciò nonostante, quegli effetti che era indispensabili e decisivi che lo Stato Maggiore se ne era ripromesso. Il soldato tedesco non era più quello di una volta! I motivi di questa decadenza sono m sono stati molteplici: a) la stanchezza inevitabile dopo quattro lunghi anni di lotte e di sofferenze, b) la mancanza di sufficiente vitto e vestito, essendo anzi spesso sovente i soldati affamati e laceri, c) l'attiva propaganda socialista e bolscevika nelle file dell'esercito, d) l'influenza deprimente, e spesso soventespesso anche eccitante alla ribellione, esercitata anche esse stanche per tanto su di esso anche dalle sui militari dalle stesse famiglie, stanche esse pure per
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tanti lutti e tante privazioni, sia colla corrispondenza epistolare, sia soprattutto durante i congedi.
3°) La depressione negli eserciti tedeschi si accrebbe naturalmente, allorché nella seconda verso la metà di luglio cominciò il ripiegamento. Ai primi di agosto il Supremo Comando decise di ritirare le truppe sull'antica linea di Hindenburg, ritenuta invincibile insuperabile, e sebbene fosse apparso chiaro avesse dovuto riconoscere che la Germania non poteva più era più in grado di vincere essa essa la guerra, si riteneva credeva tuttavia certo di non esser vinto e di poter poter difendersi per un tempo indefinito. Ma Invece la sempre crescente prevalenza dell'Intesa, fece la quale, sotto la direzione unica del generale Foch, con una continua incalzante offensiva non diede un sol giorno di tregua ag alle truppe te germaniche, non solo fece vacillare quella poderosa linea, ma portò, come conseguenza ancor più grave,
4°) il crollo degli alleati della Germania, dei quali l'Austria-Ungheria dovette arrendersi non tanto a causa di im-
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pre della situazione militare (giacché il suo fronte si sarebbe potuto manteneva ancora) mantenere), quanto a motivo della completa dissoluzione interna. Che anzi Tuttavia la Germania, anche rimasta sola contro un mondo di intiero di nemici, avrebbe forse potuto con una nuova leva di uomini evitare ancora per alcuni altri mesi lo sfondamento del fronte e la catastrofe militare, se la situazione interna sempre più torbida ed inquieta a causa della fame non l'avesse costretta ad accettare l implorare l'armistizio e la pace ad ogni costo ed e ad accet accettare ndo la resa a discrezione. Coll'armistizio la Germania essa ha avuto la rivoluzione, che ha rovesciato tutti i troni e proclamato la repubblica sociale.
5°) Non vi è dubbio che, se la Germania avesse ascoltato i suggerimenti della S. Sede, non si tro sarebbe giunta a così triste fine. Il Cancelliere Sig. von Bethmann Hollweg aveva ben accettato i punti proposti dalla S. Sede medesima, ma appunto precisamente a causa della sua relativa moderazione fu rovesciato, d non tanto apparentemente dagli att dall'attacco del Sig. Erzberger, quanto dal in realtà
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dal prepotente volere di Hindenburg e di Ludendorff, che si imposero all'Imperatore. , il quale, del resto, era anch'egli uomo assai poco equilibrato, era anch'egli pangermanista e militarista e circondato da m da pangermanisti e militaristi. Dopo il breve ed infelice Cancellierato del Dr. Michaelis, conservatore e creatura di Ludendorff, il Conte von Hertling, debole e vecchio, cadde anc egli pure completamente pienamente nelle mani del Supremo Comando militare. Così, sebbene si dichiarasse cattolicissimo e devotissimo alla S. Sede, non solo non ne praticò i sapienti avvisi, ma, invece di dichiarare la piena e completa indipendenza del Belgio, venne fuori colla infelice issima teoria del pegno ed affermò che la Germania esigeva garanzie perché il Belgio stesso non divenisse nuovamente (!) per l'Intesa un territorio attraverso il quale potrebbe marciare contro l'Impero. Il governo del Conte von Hertling, è doloroso il constatarlo, è stato pur troppo fune , in un momento così critico, funesto per la Germania, sia per ciò che riguarda la guerra, sia in ciò che concerne la politica interna, la quale ha contribuito a preparato re la via agli sconvolgimenti attuali.
Non ho avuto Come V. E. può ben comprendere, non ho potuto avuto possibilità di vedere
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né l'Imperatore né, fino ad oggi, l'ex-Cancelliere, il quale trovasi dimes si è ritirato nel suo possesso di Rupohlding, ma V. E. può esser sicura che a tutti gli altri uomini politici e diplomatici, con cui ho avuto mi sono trovato a discorrere, ho dimostrato l'errore fatto commesso dai governanti della Germania ne col persistere, nonostante le indicazioni della S. Sede, nella follemente cieca folle ed orgogliosa via battuta dagli da loro battuta, e debbo aggiungere che molti di essi hanno riconosciuto la verità di tale osservazione.
Dopo di ciò, chinato
9v am linken Seitenrand, hds. von unbekannter Hand und wieder gestrichen: "la popolazione ingannata disillusa affamata sempre più [chiusa] dal blocco".
Empfohlene Zitierweise
Pacelli, Eugenio an Gasparri, Pietro vom 15. November 1918, in: 'Kritische Online-Edition der Nuntiaturberichte Eugenio Pacellis (1917-1929)', Dokument Nr. 4856, URL: www.pacelli-edition.de/Dokument/4856. Letzter Zugriff am: 24.04.2024.
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