Dokument-Nr. 5275
Pacelli, Eugenio an Sbarretti, Donato Raffaele
München, 22. Februar 1919
Regest
Die Heilige Kongregation für die Angelegenheiten der Ordensleute berichtete Pacelli vor einiger Zeit von einer bei ihr eingegangenen Beschwerde. Sie betraf die Oberin der St. Josefsschwestern in Trier, Gertrude von Schaffgotsch, die ohne ausreichende Begründung Prinzessin Marie Antoinette von Isenburg und Büdingen untersagt hatte, ihre Schwester in Berlin zu besuchen. Außerdem hatte sie Pacelli um das Einholen diesbezüglicher Informationen und seine Meinung gebeten. Obwohl sich Pacelli mit der Oberin und mehreren Bischöfen in Verbindung setzte, sei es ihm nicht gelungen, Informationen über die Prinzessin einzuholen, da die Familie keinen Wohnsitz in Berlin hat und die Beziehungen des Berliner Ordens zu jenem in Trier nicht eng sind. Nur Pater Nostitz habe ihm Informationen über beide Frauen geben können: Die Oberin sei eine gelehrte und begabte Frau, mit großem Einfluss, den sie mit vielen Mitteln verteidige. Sie sei fürsorglich, aber nur zu den Frauen, die sie umwerben. Wer unabhängig oder zu fromm sei, dies zu tun, würde von ihr verstoßen. Die Prinzessin dagegen habe schlechte Manieren und verkehre allzu oft in frivolen Gesellschaftskreisen. Das sei die Ursache des strengen Urteils der Oberin. Nach Meinung Pacellis sei das Verbot, ihre Schwester zu besuchen, daher berechtigt, ihr zu schreiben, solle man der Prinzessin aber gestatten.[Kein Betreff]
In ossequio a tali venerati ordini mi rivolsi quel giorno stesso 24 Ottobre riservatamente a Mgr. Vescovo di Treviri, onde ottenere da lui
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le desiderate notizie. Monsignor Korum credette di
rimettere la stessa mia lettera alla menzionata Superiora Generale, e mi trasmise poi con
foglio in data del 12 Novembre la risposta della medesima, confermandola pienamente
(
All. I
). Non mi parve tuttavia sufficiente la suddetta informazione; e poiché Mons. Vescovo di Treviri osservava pure che l'affare riguardava il Convento di Berlino, fuori della sua diocesi, e che la principessa Antonietta v. Isenburg era sfavorevolmente nota nei circoli della nobiltà di quella capitale, scrissi al riguardo confidenzialmente in data 20 dello stesso mese di Novembre a Mons. Vescovo di Breslavia. Questi mi rispose il 6 Dicembre: che la Famiglia von Isenburg è domiciliata in Birstein, diocesi di Fulda, e non ha alcuna residenza in Berlino; che gli riusciva assai difficile aver notizie circa la condotta della Principessa Antonietta, giacché i membri cattolici dell'alta nobiltà di Berlino sono assai rari; che il suo Delegato (Vicario Generale) in Berlino ed il suo amico Conte Ballestrem, da lui prudentemente interrogati, non avevano
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saputo dirgli alcunché in proposito; che ulteriori
inchieste non avrebbero approdato a nulla di positivo ed avrebbero facilmente offeso la
discrezione; che quanto alle Religiose di S. Giuseppe in Berlino, il suo Delegato ha
con esse rarissimi contatti, essendo disgustato per il poco conciliante governo della
Superiora Generale Suor Gertrude von Schaffgotsch; che circa il merito della controversia
egli è di subordinato avviso "ejusmodi quaestiones spectantes ad vitam internam et
disciplinam domesticam Conventus religiosi esse relinquendas prudenti Superiorissae
moderationi".Non essendo nemmeno tale comunicazione esauriente, provai ad indirizzarmi a Mons. Vescovo di Fulda, il quale, dopo due lettere di questa Nunziatura in data del 23 Dicembre e del 17 Gennaio p. p., rispose finalmente il 27 Gennaio che la Principessa Antonietta von Isenburg è assai spesso assente da Birstein, e che non aveva potuto
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conoscere ove si rechi, né
con chi tratti né che cosa faccia. – Non riuscirono nemmeno molto utili varie domande da me
fatte con ogni discrezione a persone serie e prudenti dell'alta società di Monaco; da
nessuna di esse mi fu possibile di apprendere alcunché di veramente certo ed importante
sulla condotta della Principessa; qualcuno, che la conosceva, pur ammettendo forse in lei
delle leggerezze, non credeva tuttavia che si trattasse di cose gravi e tali da
compromettere la sua fama. Avendo, però, frattanto appreso che la Principessa si era già
prima consigliata col P.
Arndt S. J.
(il quale ha rapporti con detta Congregazione religiosa) ed aveva da questo avuto il
suggerimento di esporre il caso alla S. Sede, mi rivolsi all'ottimo e sperimentato P.
Nostitz, residente qui in Monaco, il quale e per appartenere alla
stessa Compagnia di Gesù e per avere larghissime relazioni coll'alta
nobiltà, sembravami particolarmente indicato per informarmi sia circa la Superiora Generale
di Treviri come intorno alla Principessa medesima. Ed infatti, ecco quanto egli ha testé
potuto in via strettamente confidenziale riferirmi al riguardo:Suor Gertrude von Schaffgotsch, fondatrice e Superiora perpetua della Congregazione in discorso, è da tutti ritenuta come donna
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veramente superiore per il suo ingegno,
per la sua erudizione, ecc.; le regole di detta Congregazione e le case di Treviri e di
Berlino ne sono una testimonianza. Tuttavia, a giudizio di coloro che conoscono la Superiora
stessa ed i suoi metodi di governo, ella è in sommo grado assoluta ed autocrate; buona e
materna verso le Suore, che si piegano dinanzi a lei e più o meno la corteggiano, non lo è
invece a riguardo di quelle di carattere indipendente, troppo fine [sic] o troppo pie per
farle la corte. In seguito a difficoltà di questo genere, delle giovani, che sembravano e
sembrano chiamate alla vita religiosa, hanno abbandonato la Congregazione. Alcuni sacerdoti,
i quali hanno dato gli esercizi nella casa-madre, hanno avuto l'impressione che Suor
Gertrude cerchi fin dal primo momento di circonvenire e guadagnare il predicatore, affine di
dominare anche per mezzo del ritiro. Chi mostra di stare in guardia, è escluso per
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sempre. Essa è uno dei capi occulti del partito detto già
"integrale", e come tale ha numerose relazioni ed una segreta influenza assai considerevole,
specialmente a Treviri. Suor Gertrude crede di avere una vocazione speciale per combattere
tutto ciò che le sembra cattolicismo "non-integrale". Come tutti gli antichi capi
"integrali", essa considera la minima riserva circa le idee "integrali", spesso molto
personali e soggettive, come un segno evidente di cattivo spirito, di cattolicismo liberale,
ecc.La Principessa Antonietta – secondo le informazioni che il sullodato P. Nostitz dice di aver attinto da buone fonti – non ha maniere troppo distinte; si potrebbe anzi affermare che queste, avuto riguardo al rango ed alla educazione di lei, lasciano molto a desiderare. Essa mostra preferenza per circoli e società, che il gran mondo (prendendo questo termine nel senso buono) non ama di frequentare, e ove domina la frivolezza ultramondana. È certo tuttavia che il giudizio severo della Superiora, appoggiato su confidenze di carattere
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intimo, sorprenderebbe
enormemente molti conoscenti e parenti della Principessa, i quali, pur deplorando i suoi
modi, non pensano che essa possa avere una dubbia fama.Ciò posto, mi sembra subordinatamente che una proibizione assoluta fatta alla Principessa di visitare la sorella religiosa o di scriverle, anche raramente, brevemente e colle dovute cautele, ecceda forse i limiti del ragionevole; e di questo parere è pure il P. Nostitz. Ben fondati invece appaiono i motivi per negarle incondizionatamente l'ospitalità nel convento di Berlino. Non solo, infatti, ciò potrebbe dar luogo a nuove difficoltà e dicerie, ma è inoltre probabile che la Principessa col suo tratto alquanto libero e con discorsi imprudenti e mondani scandalizzi e disturbi quelle religiose, compresa la sua stessa sorella.
Dopo di ciò, chinato