Document no. 12821
Hildebrand, Dietrich von to [Gasparri, Pietro]
Munich, 20 February 1923
A nome mio et degli [sic] coeredi di mio padre, il defunto celeberrimo scultore Adolf von Hildebrand, oso porgere umilmente a Vostro [sic] Eminenza Reverendissima una grande supplica.
Mio padre possedeva in Italia – che per lui e per tutti i figli suoi, ivi nati e cresciuti, era diventata la seconda patria – quattro immobili:
1)Una villa in Firenze, piazza San Francesco di Paola 3,
2)Un terreno annesso, con villino e casa colonica,
3)Una casa, confinante col detto terreno e con la via del Cassone,
4)Un villino con giardino in Forte dei Marmi (Provincia di Lucca).
Fino al Settembre 1918 i nostri possedimenti erano stati preservati dalla sequestrazione, essendo mio padre stato suddito svizzero e tedesco al pari del di lui padre, il noto professore di economia sociale Bruno Hildebrand. Dopo il ritiro di Planta e la nomina di Vanniere al posto suo, l'ambasciata svizzera assunse un contegno nuovo di fronte agli svizzeri, avanti pure la cittadinanza tedesca, dichiarando non poterne più garantirne i possedimenti.
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Fu quindi nell'autunno 1918 sequestrato tutto il nostro possesso in Italia.Sebbene la Svizzera, senz'altro abbia sempre riconosciuto la cittadinanza svizzera di mio padre, per un accordo fatto tra la Svizzera e l'Italia nell'estate 1918, sta ora nell'arbitrio del Governo italiano, a quale delle due nazionalità vuol attenersi, relativamente ai possedimenti, nei casi delle due nazionalità svizzera e tedesca coesistenti.
Abbiamo indirizzato già da parecchio tempo un ricorso al Governo italiano, di cui mi permetto accludere una copia, pregandolo di trattare i nostri possedimenti come possedimenti svizzeri, essendosi mio padre, nel corso dei 45 anni di sua dimora in Italia, acquistato dei grandi meriti per l'Italia, ma non abbiamo mai avuto risposta qualsiasi al nostro ricorso.
Siamo convinti che solo ed unicamente una intervenzione della Santa Sede sarebbe in grado di decidere in nostro favore, inducendo il Governo italiano a trattare i nostri beni come beni di sudditi svizzeri e quindi a restituirceli. Ciò non costituirebbe nessun caso extra-legale, essendo io pure suddito svizzero, come furono cittadino svizzero mio padre e mio nonno. Non sarebbe che un atto di benevolenza a parte del Governo italiano sul quale potremmo contare, qualora la Santa Sede si compiacesse far intendere al Governo italiano di tenere molto, da parte sua, ad una soluzione a noi favorevole della delicata questione.
Se alla Santa Sede fosse possibile ottenere la restituzione di tutti i beni nostri, ci stimeremmo assai felice poter cedere in dono alla Santa Sede una delle case nostre a Firenze. In caso disgraziatissimo il Governo Italiano volesse
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applicare la legge di confisca con tutto il rigore versi [sic] di noi, perché anche sudditi tedeschi, ci permettiamo avanzare la domanda che almeno il contenuto delle case potesse venire salvato, il quale si compone oltre ai mobili, di modelli d'arte di mio padre, di lettere e libri per noi assai preziosi.Supplico quindi Vostra Eminenza Reverendissima, anche a nome delle mie sorelle, sebbene per nulla meriti tale favore, a volere usarci l'alta compiacenza di intervenire presso il Governo italiano, onde ci venga risparmiato il dolore straziante di perdere i nostri beni in Italia a cui ci legano sentimenti di pietà figliale e che sono l'espressione dello spirito di un artista sommo, vanto della Germania intera, che non solo vi a [sic] vissuto tanto tempo, ma che nel restaurarle ed ornarle [sic] ha dato loro l'impronta della sua arte.
Nel mentre presento a V. E. R. più profondi ringraziamenti nostri per quanto avrà la bontà di voler fare per noi, mi prostro al bacio della Sacra Porpora dichiarandomi di Vostra Eminenza Reverendissima in Christo
umilissimo, devotissimo servo
Dr. Dietrich von Hildebrand
libero docente di filosofìa all'Università
di Monaco