Document no. 14713
Heilige Konzilskongregation
to Liénart, Achille
[Vatikan], 05 June 1929
Il bullettino bimensile della Federazione delle società operaie cattoliche di Germania con sede in Berlino, alla sua volta, riprodusse la traduzione fatta dal giornale "Germania", aggiungendovi un breve commento la cui traduzione si trova nell'allegato. Detto Bullettino che ha il titolo "Der Arbeiter" (L'operaio) ravvisa nella lettera della S. Congregazione una nuova conferma dei precedenti documenti pontifici, specialmente dell'Enciclica "Sin-
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gulari quadam", in cui chiaramente è espressa la
volontà della Chiesa che gli operai cattolici si organizzino in associazioni cattoliche, le
quali apertamente facciano professione di seguire la Chiesa come guida che tali associazioni
si debbano preferire a tutte le altre, e che esse si debbano in tutti i modi appoggiare e
favorire. L'"Arbeiter" inoltre è dell'opinione che la S. Congregazione colla parola
"cristiana" non intendeva l'interconfessionalismo, ma soltanto il cristianesimo cattolico,
che quindi per "sindacati cristiani" si debbano intendere le organizzazioni cattoliche che
in ogni tempo son pronti ad accogliere gli avvertimenti del ministero magistrale e pastorale
della Chiesa. Tale opinione viene confermata da quel passo dei "Moniti agli operai" nella
seconda parte della lettera, ove si dice: "Dopo questi rilievi, la S. Congregazione
dichiara ch'essa vede favorevolmente la formazione di questi sindacati operai veramente
cattolici nello spirito e nell'azione".Contrariamente a queste chiare parole della lettera di cotesta S. Congregazione, i "sindacati cristiani" di Germania, associazioni interconfessionali, hanno l'ardire di dar ad intendere al pubblico che la S. Congregazione, con la sua lettera al Vescovo di Lilla, abbia non solo incoraggiato la costituzione di sindacati cristiani del tipo di quelli tedeschi, ma abbia dichiarato ciò una necessità morale, attese le circostanze odierne. Tale interpretazione si trova anzitutto nel quotidiano dei sindacati cristiani "Der Deutsche" del 7 settembre 1929 nell'articolo intitolato "La Chiesa cattolica ed il diritto di coalizione degli operai". Questo articolo è stato poi riprodotto da parecchi giornali del Centro.
Allo scopo di commendare i sindacati cristiani, nell'introduzione dell'articolo si dice testualmente: "I sindacati
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cristiani tanto per la loro esistenza quanto per
la loro azione vanno considerati come uno dei più preziosi mezzi destinati a far valere
nella vita economica e sociale moderna i principi morali cristiani... In tal modo essi hanno
conservato al cristianesimo e alle chiese cristiane buona parte del ceto operaio
addestrandoli alla campagna per l'ordinamento divino del mondo, e in ciò sempre ebbero
presente che il cristianesimo solo allora può trasformare gli spiriti, quando si pratica
come professione positiva. Lo facevano come per una missione interna, e nemmeno allora ne
ristettero, quando certi rappresentanti del cristianesimo non riconoscevano il diritto di
coalizione degli operai o almeno non lo riconoscevano espressamente".Questo preambolo è falso per due versi. Il falso sta in ciò che l'articolo vuol produrre la impressione quasicché i sindacati cristiani abbiano in Germania conservato al cristianesimo, tenendoli lontani dal socialismo, buona parte del ceto operaio. Purtroppo è un fatto, invece, che in tutte le regioni della Germania, in cui la grande maggioranza della popolazione è cattolica, la grande maggioranza degli operai cattolici sono caduti nella rete del socialismo. Lo provano le elezioni politiche nonché le elezioni per gli Enti della assicurazione sociale. Basta ricordare i seguenti fatti. Nelle elezioni per il Reichstag del 20 maggio 1928, le perdite subite dal Centro nelle circoscrizioni elettorali dell'Ovest a maggioranza cattolica, ed i relativi guadagni dei socialisti e comunisti si sommavano a 267.967, che si distribuiscono così: Colonia-Aquisgrana 73.014; Coblenza-Treviri 31.068; Düsseldorf-Est 23.738; Düsseldorf-Ovest 36.589; Westfalia-Sud 70.808; Westfalia-Nord 32.750.
In molte altre circoscrizioni le cose non stavano meglio.
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E va notato
che il Centro, considerato come il partito dei cattolici, già nelle precedenti elezioni
aveva subito perdite considerevoli a pro del socialismo. Per esempio già nelle elezioni del
1912 il collegio di Colonia ed alcuni altri dell'Ovest cattolico furono perduti dal Centro e
guadagnati dal socialismo. Se in quelle regioni il Centro, oggi, ancora ottiene qualche
mandato politico, lo deve al sistema elettorale proporzionale. Nel sistema antico dei
collegi uninominali, in cui era eletto il candidato della maggioranza, il Centro, oggi,
difficilmente otterrebbe appena l'uno o l'altro seggio in parlamento, si noti, in quelle
regioni a maggioranza cattolica. Di più i successi ottenuti oggi dal Centro nelle elezioni
sono dovuti al voto delle donne. Nelle elezioni del maggio 1928 fu constatato che in certe
circoscrizioni dell'Ovest soltanto il 15 per cento dei voti dati per il Centro furono
dati da uomini, tutti i rimanenti da donne. Ora, sono precisamente quelle regioni in cui i
sindacati cristiani hanno le maggiori aderenze e godono dell'appoggio del Centro e del
Clero. I fatti menzionati dimostrano che, nonostante l'azione dei sindacati cristiani ed i
detti appoggi, la situazione è dominata dai socialisti e che i sindacati cristiani non sono
in grado di fare che le masse degli operai cattolici restino attaccati alla Religione e alla
Chiesa.Similmente, anzi, forse, più chiaramente che nelle elezioni politiche si manifesta il detto stato di cose nelle elezioni per gli Enti della Assicurazione per gli operai, perché qui sono soltanto operai che danno il voto. Bastino alcuni esempi. Nelle elezioni per la Commissione delle Assicurazioni provinciali della Westfalia, i sindacati cristiani ottennero 797.179 voti, i socialisti 883.490, i quali ultimi dunque ebbero un di più di 86.311 voti. In Düsseldorf i sindacati cristiani ebbero 134.271 voti,
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i socialisti 196.305, ossia un più di 62.034. E qui
va notato che i voti per i candidati dei sindacati cristiani non sono i voti dei soli
elettori cattolici, ma anche dei loro soci acattolici, nonché di altri operai non
organizzati avversanti il socialismo. Quindi il risultato è ancora più sfavorevole per i
cattolici.L'altro falso sta in questo che l'articolo afferma che "certi rappresentanti del cristianesimo non riconoscevano il diritto di coalizione degli operai, o almeno non lo riconoscevano espressamente".1 Non si è risaputo che eminenti e competenti rappresentanti della Chiesa cattolica abbiano negato o messo in dubbio il diritto di coalizione degli operai in se stesso. Se si mostravano riservati, era perché i sindacati cristiani tedeschi davano al diritto di coalizione degli operai e dei padroni un senso errato, opinando che tale diritto fosse identico al diritto di scioperare e di serrare.
Per dar maggior peso alla falsa interpretazione della lettera di cotesta S. Congregazione, in detto articolo si fa risaltare anzitutto il carattere autoritativo del documento. Infatti, il "Der Deutsche" scrive:
"Essendo una delle principali sezioni del Concistoro Pontificio, ossia della permanente adunanza dei Cardinali presieduta dal Papa per il disbrigo di importanti affari ecclesiastici, la Congregazione del Concilio occupa una posizione importante. Essa è l'organo ufficiale della Chiesa Cattolica per la interpretazione delle leggi e ordinamenti ecclesiastici. Le risoluzioni e dichiarazioni emanate da essa in tali questioni sono la volontà della Chiesa stessa, e si pubblicano nel giornale del Vaticano, l'Osservatore Romano. Essa dà il voto quando in casi contestati fra cattolici ne è richiesta". Non c'è veramente bisogno di rilevare qui la ignoranza dell'articolista in fatto di Congregazioni
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Romane.Dopo questi spropositi canonistici, l'articolo riproduce "i principi della dottrina sociale cattolica" come si trovano nella lettera della S. Congregazione, tralasciando però i passi provativi, e poi continua così:
"Questi principi contengono una splendida giustificazione anche dei sindacati cristiani della Germania2 e del loro lavoro. Che qui (cioè in Germania) esistano speciali necessità per la costituzione di sindacati cristiani interconfessionali3 è stato affermato da personaggi ecclesiastici autorevoli.4 Le "commissioni miste" composte di padroni e operai per la pacifica soluzione di punti controversi i sindacati cristiani le hanno sempre reclamate e favorite, conforme al loro atteggiamenti alieno dalla lotta delle classi e che considera lo sciopero solo come la "ultima ratio" quando tutti gli altri mezzi sono esauriti".
Quanto qui si dice sulla conformità dei principi dei sindacati cristiani con quelli definiti da cotesta S. Congregazione è per lo meno inesatto. I sindacati cristiani interconfessionali della Germania né per la loro storia, né per la loro essenza [sic] organizzazioni del genere che vuole cotesta S. Congregazione nella lettera in questione. Tale asserto si dimostra nei seguenti punti:
I.
La lettera dice: "Prima di tutto, la Sacra Congregazione giudica opportuno ricordare che non si potrebbe metter in dubbio la competenza della Chiesa in tale materia, sotto il pretesto che si tratti di interessi economici". Orbene, i sindacati interconfessionali cristiani della Germa-
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nia, nella loro opera di sistemare le condizioni del
lavoro, cioè i rapporti tra operai e padroni, non ammettono l'intervento dell'autorità
ecclesiastica, ciò che più volte, in passato e recentemente, hanno dichiarato. Dei numerosi
esempi basta ricordare i seguenti:(Zurigo, 3-5 agosto 1908), durante la famosa conferenza dei capi dei sindacati cristiani, il presidente della Federazione Generale dei sindacati cristiani tedeschi, Sig. Schiffer, disse: "In questa sala vi sono molti cattolici, anche io lo sono. Ma con tutto il rispetto e tutta la riverenza verso i nostri pastori spirituali, specialmente verso i nostri Vescovi, io dico: Reverendissimi Signori Vescovi, fin qui e non più oltre" (si acclama: bravo). Loro hanno il diritto e il dovere di mostrarci le vie nelle cose della Religione e della Chiesa, ma dove si tratta di cose puramente economiche, il Vescovo non ha il diritto di comandare" (applausi).5
Dal 19 al 22 decembre 1913 in Colonia ebbe luogo la nota causa ai sindacati. Alcuni dei capi dei sindacati cristiani avevano sporto querela per ingiurie contro il periodico "Wartburg" affiliato alla "Lega Evangelica" (associazione anticattolica) e contro alcuni giornali socialisti e bullettini di sindacati socialisti. Detti giornali e periodici avevano mosso la accusa di doppiezza disonesta contro i sindacati cristiani. Va ricordato che sindacati cristiani, al loro congresso tenutosi il 21 novembre 1912 in Essen, avevano ufficialmente e pubblicamente respinto la Enciclica "Singulari quadam" e le condizioni della medesima ad essi imposte. Ora i giornali querelati avevano affermato che quella pubblica disdetta della Enciclica pontificia fatta in Essen era soltanto simulata, specialmente allo scopo di non irritare i membri pro-
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testanti dei sindacati. Segretamente, i capi
cattolici dei sindacati cristiani avrebbero promesso ai Vescovi, nella persona di
Mons. Kreutzwald, Vicario Generale dell'arcidiocesi di Colonia, di osservare la
Enciclica, e soprattutto di adempiere le misure di precauzione e le condizioni prescritte
del [sic] Papa, essendo tale adempimento la condizione perché la competente autorità
ecclesiastica permettesse agli operai cattolici di associarsi ai sindacati
interconfessionali, solamente tollerati. I capi cattolici sotto giuramento dichiararono che
i sindacati cristiani non riconoscevano la Enciclica "Singulari quadam" e che soprattutto
si rifiutavano con piena conoscenza di causa adottare le cautele e le condizioni da essi
richieste.6 Il
Sig. Giesberts, noto capo dei sindacati cristiani e deputato centrista, dichiarò sotto
giuramento: "Quando si domanda se noi nelle cose economiche, negli scioperi ecc.,
permettiamo alla Chiesa di intervenire, si deve rispondere che no". Inoltre: "Non vi è stata
parola di una sottomissione sotto la Enciclica. Noi ne deplorammo la pubblicazione, nel
presentimento che avrebbe rivangato tutte le controversie". Allorché l'avvocato
Grundschöttel domandò al deputato Giesberts: "Perché l'Enciclica contiene passi relativi
alle questioni economiche?", il Giesberts rispose: "Lo domandi al Papa". Il Segretario
Generale dei sindacati cristiani, Sig. Stegerwald, disse che voleva "piena libertà per
i sindacati nelle loro decisioni quando si tratta di domandare paghe o di scioperare, e non
ammetteva verun controllo dei sindacati e della loro opera da parte di ecclesiastici". Di
più lo Stegerwald dichiarò: "Qualora i Vescovi osassero di immischiarsi nelle nostre cose,
noi sapremmo difenderci". L'Avvocato dott. Schreiber, difensore dei sindacati cristiani
in quella causa, dichiarò a nome di essi: "Noi respingiamo ogni
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tromissione nella nostra organizzazione sindacale da
qualunque parte venga e chiunque la pretenda da noi, e chiunque adesso ce la voglia in certo
modo imporre. Noi la respingiamo chiaramente e inequivocabilmente". Nel medesimo processo il
dott. Brauns, sacerdote cattolico e allora Direttore Generale dell'Unione Popolare
della Germania cattolica e insieme instancabile favoreggiatore dei sindacati cristiani,
depose sotto giuramento: "Non vi può essere parola di approvazione o sottomissione sotto la
Enciclica da parte dei capi cattolici".7Molte altre prove si potrebbero addurre in conferma dell'asserto che i sindacati cristiani, come tali, negano la competenza della Chiesa per i medesimi sindacati e la loro opera. Quando però i capi cattolici alle volte e ove ben loro sembra fanno professione di deferenza per la Chiesa e la sua autorità, ciò si deve intendere di loro personalmente e, forse, per i loro associati cattolici, non per i sindacati come organizzazione. Questa, come spesso e con insistenza è stato detto, per esser essa interconfessionale, deve esser religiosamente neutra e indipendente dalla autorità ecclesiastica. In somma, i sindacati cristiani della Germania riguardo alla competenza dell'autorità ecclesiastica nelle questioni organizzatorie degli operai, si trovano in flagrante contraddizione col testo e col senso della decisione di cotesta S. Congregazione.
II.
La S. Congregazione ravvisa nella organizzazione cattolica la più adattata [sic] sia per i padroni cattolici sia per gli operai cattolici. Essa dichiara, "ch'essa vede favorevolmente la formazione di questi sindacati operai veramente cattolici nello spiri-
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to e nell'azione".Contrariamente a ciò, i sindacati cristiani di Germania non vogliono la organizzazione cattolica, la combattono nella maniera più aspra e da decenni menano una guerra di sterminio contra [sic] qualunque organizzazione professionale cattolica. Prova ne sono la storia dei sindacati cristiani e delle organizzazioni professionali cattoliche in Germania. L'articolo incriminato del giornale "Der Deutsche" non ne riferisce niente. Egli si limita all'accenno che la necessità della interconfessionalità dei cosidetti sindacati cristiani è provata e ripetutamente conosciuta "da autorevoli personaggi ecclesiastici". È questo un altro falso. Il personaggio più autorevole della Chiesa, il suo capo visibile, ha risolto la questione se gli operai cattolici della Germania si debbano organizzare in sindacati cattolici ovvero in sindacati interconfessionali nella Enciclica "Singulari quadam" del 24 settembre 1912 e la soluzione dice così:8
"Jam quod ad societates operariorum attineat, quamquam iis propositum est commoda huius vitae comparare sociis, tamen maxime probandae, aptissimaeque omnium ad veram solidamque sociorum utilitatem illae sunt habendae, quae praecipuae religionis catholicae fundamento constitutae sunt et Ecclesiam aperte sequuntur ducem: id quod pluries Nosmetipsi [sic], ut ex diversis gentibus occasio oblata est, declaravimus. Ex quo illud consequitur, ut consociationes huiusmodi, confessionis, ut aiunt, catholicae, in regionibus catholicorum certe ac praeterea in aliis omnibus, ubicunque per eas variis sociorum necessitatibus consuli posse videatur, institui atque omni ope adiuvari oporteat. Neque vero, - si de iis consociationibus agitur, quae causam religionis et morum directe aut oblique contingant - res foret, quae probari ullo modo posset, in
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iis ipsis regionibus, quas modo memoravimus, fovere et
propagare velle consociationes mixtas, id est quae ex catholicis et acatholicis
conflentur".Riguardo ai sindacati interconfessionali esistenti in Germania, la Enciclica si esprime così:
"Hic autem, Venerabiles Fratres, non pauci a nobis petitis, ut Syndicatus christianos qui appellantur, uti hodie in vestris dioecesibus constituti sunt, per Nos vobis tolerare liceat, propterea quod et numerum opificum longe maiorem, quam consociationes mere catholicae, complectuntur, et magna, si id non liceret, essent incommoda secutura. Cui Nos petitioni, respicientes peculiarem rei catholicae rationem in Germania, putamus concedendum, declaramusque tolerari posse et permitti catholicis, ut eas quoque societates mixtas, quae in vestris sunt dioecesibus, participent, quoad ex novis rerum adiunctis non desinat huiusmodi tolerantia aut opportuna esse aut iusta;9 ita tamen, si cautiones adhibeantur idoneae ad declinanda pericula, quae in eius generis consociationibus inesse diximus".
Dalle citate parole dell'enciclica "Singulari quadam" chiaramente apparisce che la Chiesa tollera i sindacati interconfessionali in Germania solo con certe condizioni e coll'osservazione di cautele; che però anche in Germania dà la preferenza alle organizzazioni cattoliche e desidera che esse si costituiscano e si diffondano ovunque ciò è possibile. Ora, invece di esser riconoscenti al S. Padre di tale tolleranza e di non opporre difficoltà alla diffusione e all'incremento delle organizzazioni professionali cattoliche, i sindacati interconfessionali, cosidetti cristiani in molte occasioni e specialmente nella accennata causa di Colonia, per bocca dei loro capi, hanno con giuramento dichiarato:
1. I sindacati cristiani e i loro capi cattolici vedono
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nella
pubblicazione dell'Enciclica "Singulari quadam" un fatto deplorevole.102. Essi non approvano questa Enciclica.
3. Essi non vi si sono sottomessi in nessun modo.
4. Essi respingono la organizzazione cattolica dei sindacati, che pure il Papa ha dichiarata come regola e norma.11
Nel menzionato processo di Colonia, il Segretario Generale dei sindacati cristiani, Sig. Stegerwald, ha dichiarato: "Noi non vogliamo sapere del sistema delle sezioni professionali cattoliche tendenti a segregare gli operai secondo la religione".
Ugualmente, i sindacati cristiani si rifiutavano e si rifiutano ancora di adempiere le condizioni con le quali la "Singulari quadam" accordava la tolleranza.
Ma non contenti di ripudiare le condizioni di tolleranza e l'organizzazione cattolica, i sindacati cristiani di Germania hanno per di più combattuto iniquamente i sindacati cattolici. Sempre in comunella coi sindacati socialisti, hanno terrorizzato i datori di lavoro, obbligandoli ad escludere le organizzazioni cattoliche dalle trattative comuni per contratti di lavoro. Numerose prove documentate lo attestano. Nel tempo postbellico e rivoluzionario spinsero la ostilità tanto oltre che insieme coi socialisti cercavano di far perder il lavoro agli operai associati ai sindacati cattolici. A questo terrorismo si deve se finalmente, in virtù del cosidetto "patto di unione" dell'ottobre 1919 fu sciolta la organizzazione sindacale della Federazione delle società cattoliche o operai con sede in Berlino, i cui soci passarono ai sindacati cristiani. Nonostante il detto patto, i sindacati cristiani di Germania sono rimasti tali quali. Lo dimostra il loro atteggiamento verso le organizzazioni professionali esistenti entro la Federazione delle società cattoliche di operaie e impiegate. Come
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altre volte cercavano di escludere dalle trattative per contratti collettivi
di lavoro le organizzazioni cattoliche di operai, così adesso lo fanno con le socie di detta
organizzazione femminile. In questa mène [sic] si trovano sempre in compagnia d'armi coi
socialisti, coi quali si sono anche impossessati della giurisdizione nelle cause di lavoro.
Si è arrivato al punto che quando una operaia o impiegata cattolicamente organizzata ha un
ricorso al tribunale di lavoro, essa deve chiedere il patrocinio d'un socialista.Molti operai cattolici deplorano la cessazione di una organizzazione cattolica. Per rimediare, nel settembre del 1928 alcuni operai cattolici di Berlino procedettero alla costituzione di un sindacato cattolico, il quale nel frattempo ha guadagnato anche soci fuori di Berlino. Subito dopo che la cosa fu resa di ragione pubblica, la stampa dei sindacati cristiani aprì le ostilità. Alcuni dei bullettini sindacalisti, come quello della Federazione dei metallurgici cristiani hanno persino interpretato la lettera di cotesta S. Congregazione al Vescovo di Lilla nel senso che oramai qualunque organizzazione professionale cattolica non ha più ragion d'essere.12
Da quanto finora si è detto risulta che i sindacati cristiani sono, in principio, ostili alla organizzazione sindacale cattolica e perciò si trovano in contrasto con la decisione della S. Congregazione.
L'affermazione che in Germania esistano "speciali necessità della formazione di sindacati interconfessionali", è confutata dalla esperienza fatta in altri paesi, come, per esempio, in Olanda. In Olanda il numero dei cattolici non è proporzionalmente maggiore di quello dei cattolici tedeschi. Nondimeno in quel paese esistono sindacati cattolici. I medesimi hanno dato ottima prova di sè, per il bene della Chiesa, e dello Stato. È general-
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mente
risaputo che nell'anno rivoluzionario 1918 i socialisti olandesi avevano pensato di
inaugurare con uno sciopero generale in Amsterdam la rivoluzione. Ma era allora presidene
dei Ministri un cattolico, il quale chiamò in piano gli operai cattolici organizzati, i
quali col loro intervento, impedirono, [sic] lo sciopero generale, salvando il paese dalla
rivoluzione. Se i sindacati cristiani parlano di una necessità in Germania gli è che sono
essi che l'hanno creata. [sic]Nel 1900 i Vescovi prussiani riuniti a conferenza in Fulda pubblicarono la famosa lettera pastorale intorno alla organizzazione degli operai cattolici. In questa lettera, che poi ebbe conferma nell'Enciclica "Singulari quadam", i Revmi Vescovi sottolinearono che per la tutela dei giusti interessi non vi era bisogno di organizzazioni neutre in fatto di religione, che invece le società operaie cattoliche, riunite in Federazioni e aggregandosi in sezioni professionali per le varie categorie, erano forti abbastanza e capaci di tutelare gli interessi degli operai cattolici. Contro questa lettera insorsero i sindacati cristiani, allora ancora di recente data e scarsi di numero, sostenuti da una parte della stampa centrista. La insurrezione ottenne che da allora alcuni dei Vescovi non opponessero più ostacoli alla loro diffusione. Quei vescovi, invece, che, come Mons. Korum di Treviri, si studiavano di far sorgere nelle loro diocesi le organizzazioni cattoliche, ebbero da parte dei sindacati cristiani i più accaniti attacchi a voce e per iscritto, non rifuggendosi dalle più gravi ingiurie personali contro la persona del Vescovo.
Le organizzazioni operaie cattoliche dell'Olanda erano state sempre la spina nell'occhio per i sindacati cristiani della Germania. Nella già menzionata conferenza internazionale dei capi dei sindacati cristiani in Zurigo del 1908, fu dichiarato aper-
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tamente dai capi tedeschi che i Vescovi olandesi non
avevano il diritto di proibire ai cattolici di associarsi ai sindacati interconfessionali.
Negli anni successivi, i sindacati cristiani tedeschi rinnovarono a più riprese i tentativi
di far attecchire in Olanda questi sindacati religiosamente neutri. I Vescovi olandesi,
invece, persistevano nel proposito di volere gli operai cattolici organizati nei sindacati
cattolici, e così questi si sono conservati vittoriosamente. Quanto ciò sia stato
vantaggioso alla causa cattolica in Olanda, si vede da un articolo riprodotto recentemente
in vari giornali centristi, scritto dal deputato centrista Joos. Il Joos è stato sempre un
zelante protagonista dei sindacati cristiani tedeschi. Non ha guari, egli prese parte ad una
settimana sociale in Olanda, e nell'articolo menzionato descrive la impressioni [sic] avute
nella medesima. Concludendo, dice che i cattolici tedeschi molto possono imparare
dall'Olanda. Il cattolico credente, [sic] nei felici successi dell'azione soziale [sic]
cattolica in Olanda, può ravvisare il guiderdone celeste dell'ubbidienza dai cattolici
olandesi dimostrata verso i Vescovi e il Papa.La pretesa necessità dei sindacati interconfessionali in Germania non è altro che un postulato dell'idea della forza che prevale al diritto, idea che sta in fondo alle teorie e l'azione dei sindacati non cattolici. Non è possibile di qui riferire i discorsi della più volte menzionata conferenza di Zurigo. Essi e molte altre manifestazioni dei sindacati cristiani dimostrano chiaramente che detti sindacati mirano ad opporre, in casi di scioperi, ai datori di lavoro la falange serrata degli operai. Da questo punto di vista, essi considerano la organizzazione cattolica come un torto fatto a tutto il ceto operaio. È opera dei sindacati cristiani se molti cattolici in Germania sono imbevuti dell'idea della lotta di classe, e che moltissimi in Germania
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opinano che, combattendo questo falso spirito, ci
siano da temere gravi turbamenti fra i cattolici anzi l'apostasia in massa. Qui stanno le
"speciali necessità" che reclamano [sic], in Germania, l'esistenza dei sindacati
interconfessionali. Ma queste necessità sono state create dai sindacati medesimi. Però si
può ben metter in dubbio, se torni vantaggioso alla Chiesa in Germania di dare a se [sic]
tale necessità la parvenza di esser riconosciuta dalla Chiesa [sic]. Il gran numero di
cattolici seguaci del socialismo e le non meno numerose apostasie non autorizzano a sperare
bene.III.
Conforme la lettera della S. Congregazione, la Chiesa vuole "che le associazioni sindacali siano strumento di concordia e di pace". I sindacati cristiani della Germania sono organizzazioni di combattimento, che mediante lo sciopero intendono di forzare la sistemazione delle condizioni di lavoro in senso da essi voluto. Questo spirito combattivo li mette in aperta opposizione con le seguenti testuali parole della lettera di cotesta S. Congregazione: "non può esser negato agli operai cristiani il diritto di costituirsi in sindacati indipendenti, distinti dai sindacati dei datori di lavoro, senza tuttavia costituirne un'antitesi. E ciò più particolarmente, come è nell'attuale caso, quando tali sindacati sono voluti dall'autorità ecclesiastica".
E per vero, i sindacati cristiani in Germania hanno avuto sempre la convinzione che le organizzazioni volute dalla Chiesa e da essa favorite non potevano essere organizzazioni di combattimento destinate a preparare scioperi. Nella più volte citata conferenza di Zurigo del 1908, uno dei più cospicui capi dei sindacati cristiani, Sig. Giesberts, rifiutò le organizzazioni cattoliche colla motivazione: "Nessuna Chiesa potrà assumere, nè assumerà mai la responsabilità delle lotte di classe degli ope-
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rai". Come è vera questa
constatazione, altrettanto è falsa la conseguenza che ne deducono i sindacati cristiani.
Essi concludono così: siccome la Chiesa non può portare la responsabilità delle lotte
economiche, cioè lo sciopero e la serrata, perciò gli operai debbono avere organizzazioni
indipendenti dalla Chiesa. Per essi, simili lotte degli operai sono fatti puramente
economici, e dal punto di vista della Religone neutri. La lettera di cotesta
S. Congregazione condanna simile aberrazione, valendosi delle parole dell'Enciclica
"Singulari quadam" che dice: "Causam socialem controversiasque ei causae subiectas de
ratione spatioque operae, de modo salarii, de voluntaria cessatione opificum non oeconomicae
esse naturae, proptereaque eiusmodi, quae componi, posthabita Ecclesiae auctoritate,
possunt". I sindacati cristiani tedeschi nella loro interpretazione della lettera di cotesta S. Congregazione, si sforzano di darsi l'apparenza di esser contrari alla lotta di classe, dicendo che essi "ricorrono allo sciopero come alla ultima ratio, quando sono esauriti tutti i mezzi pacifici". Tale dichiarazione non prova niente, perché di fatto sindacati cristiani ricorreranno allo sciopero ogniqualvolta non otterranno l'accordo coi datori di lavoro sia per mezzo di trattative sia coll'intervento degli uffici di conciliazione. In tal modo, lo sciopero diventa il mezzo regolare per risolvere le questioni riguardanti i rapporti tra operai e datori di lavoro.
Qui non è fuori luogo una parola sul concetto dello sciopero. Per sciopero, qui non intendiamo la semplice, anche simultanea, cessazione del lavoro fatta da operai scontenti della paga. La nota specifica dello sciopero non è la simultanea cessazione del lavoro. Essa consiste in questo che il sindacato ordina che nessun
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operaio della rispettiva professione può lavorare
presso il padrone colpito. Alla cessazione del lavoro si aggiunge quindi ancora il
"boycott", il quale costituisce la nota specifica dello sciopero. Lo stesso vale anche della
serrata ordinata dai padroni, quando il sindacato padronale comanda che nessuno degli operai
scioperanti in una delle officine aderenti al sindacato o da essa licenziati non può esser
ammesso al lavoro in nessuna delle altre officine associata al medesimo sindacato padronale.
Come nel primo caso il padrone è quasi tagliato fuori della sua professione, così nel caso
della serrata all'operaio si taglia la possibilità di esercitare la sua professione. La
valutazione è quindi la medesima per lo sciopero come per la serrata, ed essa dipende dal
valore morale del boycott.Orbene, esiste una decisione del S. Uffizio appunto sul boycott, citata dal Vermeersch, Quaestiones de iustitia, ed. II, 1904, pag. 628.
Proposito siquidem dubio: "Utrum liceat, in controversiis inter locatores et conductores fundorum seu praediorum in Hibernia, uti mediis vulgo appellatis "the plan of Campaign" et "the Boycotting"? ab E.mis Patribus, re diu ac mature perpensa, unanimi suffragio responsum fuit: Negative. In subiectis autem rationibus, C. Monaco haec scribit, quae maxime faciunt ad rem nostram: "Denique a naturali iustitia et christiana caritate est omnino alienum, ut nova quadam persecutione et interdictione saeviatur sive in eos, qui contenti earum pensionum, de quibus cum dominis praediorum convenerant, eas potius solvere parati sunt, sive in eos, qui vacuos fundos, utentes iure suo, conducunt". (Ex litteris C. Monaco, 20 apr. 1888, quibus responsum S. Officii est missum ad episcopos Hiberniae.)
Il Vermeersch aggiunge: "Nec licita est nec vacua ab iniuria
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coactio talis qua aliquis virtualiter interdicatur
aqua et igne, negata omni civili communicatione. Hoc enim genere utebantur Hiberni in suo
boycotting et plan of campaign. Namque videtur ius esse uniuscuiusque ut eo fruatur civili
convictu, quo humanam queat ducere vitam".Quello che qui si dice della negazione di ogni civile comunicazione in genere, vale necessariamente anche delle parti componenti il civile consorzio, giusta l'assioma: Quod de toto et de arte. E vale particolarmente della comunicazione con quegli ordini civili che sono necessari all'individuo per l'esercizio della sua professione, l'esercizio indisturbato della quale è indubbiamente una delle condizioni indispensabili per "humanam ducere vitam", come dice il Vermeersch.
Riguardo alle commissioni miste volute dalla S. Congregazione, composte di datori di lavoro e di operai per la pacifica soluzione delle controversie, la interpretazione dei sindacati cristiani dice che essi sempre hanno reclamato e appoggiato simili commissioni. Anche in questo punto si vogliono dare la falsa apparenza, quasicché essi sindacati in Germania, a tale riguardo, stiano pienamente in accordo con cotesta S. Congregazione. A smentire tale inganno basta la osservazione sullo sciopero come "ultima ratio". Lo sciopero, per essi, sta sempre al di sopra delle commissioni miste come mezzo decisivo. In proposito va ricordato quanto segue:
Verso la fine del 1918, scoppiata in Germania la rivoluzione, le Direzioni dei sindacati padronali della grande industria insieme a le [sic] Direzioni nazionali dei sindacati operai formarono una commissione centrale, all'esempio della quale nei singoli luoghi si costituivano commissioni locali tra padroni ed i sindacati operai interessati in quella commissione centrale. A detta Commis-
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sione centrale erano ammessi i vari generi di
sindacati basati sul principio della lotta di classe, e fra essi i sindacati cristiani, non
però l'organizzazione cattolica professionale, allora ancora viva e vegeta. Da parte dei
sindacati padronali più volte è stato dichiarato che essi nulla avevano contro la loro
ammissione, soltanto gli altri sindacati operai facevano difficoltà. Questi avevano imposto
condizioni preliminari ai padroni, in cui era espressamente stabilito che non potevano esser
ammessi a far parte che organizzazioni non proseguenti fini religiosi e tali che
all'occorrenza erano pronti anche a ricorrere allo sciopero. Questo fatto dimostra
abbastanza quello che vale la interpretazione dai sindacati cristiani data alla lettera di
cotesta S. Congregazione, ove dice: I sindacati cristiani hanno sempre reclamato e
appoggiato le commissioni miste tra padroni e operai per la pacifica risoluzione di
controversie. In realtà però, i sindacati cristiani hanno preso parte in tutti gli scioperi
messi in scena dai socialisti, anzi nei loro bullettini si sono vantati di aver al loro
attivo più scioperi che i socialisti. Anche per questo verso è, quindi, provato che i
sindacati cristiani di Germania non possono considerarsi come organizzazioni del genere
delineato da cotesta S. Congregazione.IV.
Il documento di cotesta S. Congregazione cita, applicandole ai sindacati operai, le seguenti parole dell'Enciclica "Rerum novarum": "Ma è evidente che occorre prima di tutto tener presente l'oggetto precipuo ch'è quello del perfezionamento morale e religioso, è soprattutto questo scopo quello che deve servire di norma alle finalità economiche di queste società".
I sindacati cristiani, invece, sostengono che i compiti dei
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sindacati sono puramente economici, e che perciò non
debbono occuparsi di cose religiose. Ciò si trova detto negli scritti programmatici dei
sindacati ed i loro capi autorevoli infinite volte lo hanno ripetuto. E se qualcuno
ricordava le succitate parole di Leone XIII, la risposta era che le medesime si
riferivano alle unioni operaie cattoliche, non però ai sindacati cristiani. Le unioni
cattoliche hanno per iscopo di curarsi della religione e della morale degli operai, ai
sindacati spettere [sic] gli interessi economici. Tale divisione del lavoro tra le unioni e
i sindacati esser [sic] la più proficua tanto agli interessi religiosi quanto a quelli
economici. Si tratta qui di un enorme sofisma. Prima di tutto, perché i sindacati
raccomandano bensì alle volte ai loro soci di entrare anche nelle unioni cattoliche o
protestanti, senza però obbligarveli statutariamente, cosa che non si confarebbe col loro
carattere puramente economico. Perciò la gran maggioranza dei soci cattolici dei sindacati
cristiani non appartiene a una unione operaia cattolica, non volendo pagare per due
organizzazioni diverse. Spesso anche altre ragioni li fanno star lontani da dette unioni.
Queste obbligano i loro soci ad osservare tutti i doveri religiosi. Chiunque non ci si
adatta, resta fuori di dette unioni; ma nulla osta alla sua ammissione nei sindacati
cristiani.Un'altra cosa va notata. Quand'anche tutti i soci dei sindacati cristiani facessero parte delle unioni cattoliche operaie, con questo non si sarebbe soddisfatto a quanto esigono la "Rerum novarum" e la "Singulari quadam". Per quanto bene nelle unioni venissero istruiti intorno ai principi sociali della Chiesa, nondimeno non potrebbero applicare questi principi nell'opera dei sindacati, i quali vogliono che dalle loro discussioni debba esulare qualunque argomento religioso. Quando perciò i sindacati
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cristiani dicono che gli interessi religiosi degli operai
cattolici sono curati dalle unioni operaie cattoliche, ciò è vero solo di quanto si
riferisce alla vita religiosa strettamente detta, come le opere di pietà, l'assistenza alla
messa, la frequenza dei sacramenti ecc. I compiti dei sindacati invece li considerano come
di natura puramente economica. Questo modo di vedere è in contraddizione con le parole
dell'Enciclica "Singulari quadam", citate anche nella lettera di cotesta S. Congregazione:
"Quidquid homo christianus agat, etiam in ordine rerum terrenarum, non ei licere bona
negligere quae sunt supra naturam, immo oportere ad summum bonum, tamquam ad ultimum finem,
ex christianae sapientiae praescriptis, omnia dirigat, omnes autem actiones eius, quatenus
bonae aut malae sunt in genere morum, idest cum iure naturali et divino congruunt aut
discrepant, iudicio et iurisdictioni Ecclesiae subesse".A questi insegnamenti di un Pontefice, e perciò anche alle direttive di cotesta S. Congregazione si oppongono i sindacati interconfessionali di Germania. Non si nega che fra i soci cattolici di questi sindacati vi sono moltissimi operai eccellenti cattolici. Ma i sindacati come tali sono organismi puramente economici.
Tutto ciò prova che i sindacati cristiani di Germania e la stampa al loro servizio ingannano il popolo cattolico, quando cercano di far credere che quanto cotesta S. Congregazione ha detto in raccomandazione di certi sindacati cristiani si riferisca anche ai sindacati cristiani di Germania e che questi siano organizzati in senso conforme alle norme della medesima S. Congregazione.
Prima di concludere, bisogna dire una parola sulle tristi conseguenze che porta con sè l'interconfessionalismo dei sindacati cristiani in Germania. La concezione puramente economica
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del lavoro e delle mansioni dei sindacati cristiani ha fatto sì che molti
cattolici tedeschi hanno operato una separazione dello spirituale dal temporale. Così si
spiega la poca resistenza contro le seduzioni della miscredenza. Gran parte degli operai
cattolici vedono nella organizzazione delle masse, strumento della lotta per il potere, il
mezzo più adatto per migliorare le loro condizioni materiali. Non possono più comprendere
quale potenza sia una organizzazione cattolica costituita conforme alle direttive della
Chiesa e fermamente radicata nella Religione e che serve da canale alle correnti di grazie
celesti e ai benefici della Chiesa che così si effondono anche sugli aspetti terreni della
vite [sic], di modo che questi vengano elevati alla sfera del soprannaturale. Un cambiamento
in meglio non è possibile in Germania, a meno che gli operai e le operaie cattolici non si
persuadano che il più potente fattore nell'elevazione della loro condizione è la Chiesa,
forte della sua dottrina e dei suoi sacramenti; che però la azione benefica della Chiesa non
può esplicare la sua efficienza salutare nelle organizzazioni interconfessionali, ma
unicamente nelle organizzazioni professionali cattoliche. Non c'è quindi da perdere tempo
perché anche in Germania vengano realizzati i principi promulgati da cotesta S. Congregazione,
giusta i quali i sindacati cristiani possono bensì tollerarsi in via
d'eccezione, laddove la regola è che le organizzazioni siano cattoliche. A tale scopo non
c'è bisogno davvero che si scateni la guerra contro i sindacati interconfessionali; basta
che si appoggino con tutti i mezzi e in tutti i modi, la Enciclica "Singulari quadam" come
prescrive [sic], le organizzazioni cattoliche femminili esistenti oramai da 25 anni, e la cui
sede centrale è in Berlino, Brüderstrasse 2, nonché la organizzazione professionale
degli operai cattolici, risorta nel 1928 avente la sua sede in Berlino C 25,
Kaiserstrasse 37.M. Beyer, Generalpraeses
1↑"certi ... espressamente" hds. von unbekannter Hand,
vermutlich vom Empfänger, am linken Seitenrand in roter Farbe angestrichen.
2↑"Germania" hds. von unbekannter Hand, vermutlich vom Empfänger, in
roter Farbe unterstrichen.
3↑"sindacati" und "interconfessionali" hds. von unbekannter
Hand, vermutlich vom Empfänger, in roter Farbe unterstrichen.
4↑"Questi principi ... autorevoli"
hds. von unbekannter Hand, vermutlich vom Empfänger, in roter Farbe am linken Seitenrand
angestrichen.
5↑ Ende
des Absatzes hds. von unbekannter Hand, vermutlich vom Empfänger, in roter Farbe am
linken Seitenrand angestrichen.
6↑"sopratutto ... richieste" hds. am linken Seitenrand von
unbekannter Hand, vermutlich vom Empfänger, in roter Farbe angestrichen.
7↑"Non vi ... cattolici" hds. von unbekannter
Hand, vermutlich vom Empfänger, in roter Farbe am linken Seitenrand
angestrichen.
8↑"debbano ... dice così" hds. von unbekannter Hand,
vermutlich vom Empfänger, am linken Seitenrand in roter Farbe
angestrichen.
9↑ "ut eas
... aut iusta" hds. von unbekannter Hand, vermutlich vom Empfänger, am linken Seitenrand
in roter Farbe angestrichen."
10↑"nella
pubblicazione ... deplorevole" hds. von unbekannter Hand, vermutlich vom Empfänger, am
linken Seitenrand in roter Farbe angestrichen.
11↑"2. ... norma" hds. von unbekannter Hand, vermutlich vom Empfänger,
am linken Seitenrand in roter Farbe angestrichen.
12↑"Alcuni ... d'essere" hds. von
unbekannter Hand, vermutlich vom Empfänger, am linken Seitenrand in roter Farbe
angestrichen.