Document no. 2173
Pacelli, Eugenio to Gasparri, Pietro
Munich, 17 June 1918
Summary
Der Arzt in Cellelager, Franz Rolshoven, richtete an Pacelli ein Schreiben, in dem er ihn von seiner Fürsprache für gefangene italienische Offiziere abzubringen sucht. Viele von diesen habe er wegen Geschlechtskrankheiten behandeln müssen, die meisten seien keine praktizierenden Katholiken oder der Kirche gegenüber sogar feindlich eingestellt. Pacelli antwortete hierauf dem Arzt, dass der Heilige Stuhl die Gefangenen nicht persönlich kennen könne oder erst Nachforschungen über ihr Betragen anstellen könne, dass aber andererseits die Kirche gemäß dem Beispiel Christi sich um alle, selbst die Sünder, bemühe. Dies solle der Arzt auch Nichtkatholiken, die ein schlechtes Bild von der Hilfstätigkeit des Heiligen Stuhls bekommen haben, sagen.Subject
Sulle raccomandazioni a favore di prigionieri italiani
Il medico di Cellelager mi ha diretto in data del 15 corrente una lettera che, tradotta in italiano, suona così:
"Le lettere di raccomandazione a favore di ufficiali italiani prigionieri, giunte nei giorni scorsi in gran numero a questo Campo, mi porgono l'occasione di comunicare a Vostra Eccellenza quanto segue:
Fra gli ufficiali raccomandati dalla Segreteria di Stato di Sua Santità ve ne sono parecchi, che io ho qui curati per malattie sessuali o causate dalle medesime; circostanza questa conosciuta anche dagli ufficiali tedeschi non cattolici. Ora nell'interesse della nostra Santa Chiesa non è opportuno che la Santa Sede raccomandi tali soggetti.
Di molti raccomandati, inoltre, so pure che si tengono lungi da qualsiasi pratica religiosa; di altri mi è noto
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che sono direttamente ostili alla Chiesa cattolica e
cercano di allontanare i loro connazionali dall'assistere alla
S. Messa.Nell'interesse della nostra santa causa mi permetto quindi di sottoporre al giudizio di Vostra Eccellenza, se non sarebbe forse conveniente una certa riserva nelle raccomandazioni per individui, la cui condotta non è senza eccezione e che non hanno più di comune colla Chiesa cattolica se non il certificato di battesimo. Nelle lettere di risposta alla Santa Sede non farò possibilmente menzione delle suddette malattie.
Prego di considerare questo mio scritto come confidenziale e dettato dall'amore per la nostra buona causa."
Ho risposto subito all'egregio Dottore, ringraziandolo della sua comunicazione, ispirata senza dubbio al più sincero attaccamento per la Santa Chiesa. Ma gli ho fatto al tempo stesso notare che, da una parte, la Santa Sede non può conoscere personalmente né istituire una previa indagine circa la condotta religiosa e morale di ciascuno dei numerosissimi prigionieri, che gli vengono raccomandati e dei quali alla sua volta s'interessa; e, dall'altra, il Santo Padre, ad imitazione di Nostro Signore Gesù Cristo, estende le Sue caritatevoli cure a tutti, anche ai peccatori, e con ciò spera pure di ottenere il loro
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miglioramento o la loro
conversione e di guadagnare altresì le rispettive famiglie. Ho concluso esprimendo al
suddetto Dottore la speranza che di queste osservazioni egli possa valersi, qualora udisse,
specialmente da parte degli acattolici sfavorevoli giudizi circa la benefica azione di Sua
Santità.Nel rendere di ciò intesa l'Eminenza Vostra Reverendissima, m'inchino umilmente al bacio della Sacra Porpora e con sensi di profondissima venerazione mi pregio confermarmi
Di Vostra Eminenza Reverendissima
Umilissimo Devotissimo Obbligatissimo Servo
+ Eugenio Arcivescovo di Sardi
Nunzio Apostolico