Document no. 2342
Gasparri, Pietro to Marchetti-Selvaggiani, Francesco
Vatican, 22 January 1918
Insieme cogli Allegati mi è regolarmente giunto il Rapporto N°. 1853, del 16 corrente, riguardante una conversazione che V.S. ha avuto con S. E. il Signor de Mühlberg, Ministro di Prussia presso la S. Sede.
Ho preso conoscenza di tale Rapporto e non Le nascondo che sono rimasto sorpreso nell'apprendere che a giudizio del popolo e del Governo tedesco la S. Sede sarebbe in questi ultimi tempi uscita dalla assoluta e rigorosa imparzialità adottata fin dal principio della guerra; mentre invece è incontestabile che Essa continua a mantenere strettamente tale linea di condotta nonostante le insinuazioni e le pressioni di ogni sorta, e malgrado i calunniosi attacchi, palesi o nascosti, da parte di molti giornali e partiti politici non solo in
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Europa, ma anche oltre l'Oceano. Si potrebbe quasi supporre che in Germania si ignora quanto si dice o si scrive all'estero, e che non si comprende affatto la penosissima situazione fatta alla S. Sede nei riguardi della sua libertà di pensare e di agire.E per venire ai principali fatti accennati nel suddetto Rapporto in seguito ai quali sarebbe sorta l'accennata opinione del Governo e del popolo tedesco, è appena necessario notare, a riguardo del discorso tenuto dal Santo Padre al Sacro Collegio la vigilia di Natale, che esso, lungi dall'avere intenti politici, ha un contenuto puramente religioso: e appunto per ciò tal discorso fu oggetto d'insinuazioni irriverenti e di commenti malevoli anche da parte di una stampa che vuol passare per moderata. Basterebbe leggere il Giornale d'Italia di quei giorni per convincersene. È utile pure aver presente che dopo l'occupazione dei Luoghi Santi da parte delle truppe Alleate venne fatta una viva propaganda anticlericale per compromettere la S. Sede, o di fronte agli imperi Centrali, se manifestava gioia per tale occupazione, o davanti alla pubblica opinione cattolica, se la S. Sede taceva. Per eludere tale dilemma S. Sede permise che l'E.mo Signor Cardinal Pompilj, Vicario di Sua Santità, – in seguito ad iniziativa dei Cattolici
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romani – indicesse una solenne Funzione religiosa, tenendosi però, nella sua Notificazione, unicamente sul terreno religioso. Nonostante tale temperamento la stampa liberale rimproverò aspramente la S. Sede pel suo silenzio, e non mancarono acri polemiche e disapprovazioni anche tra i Cattolici.Siffatte considerazioni recentemente portate, pel tramite di Mons. Nunzio Apostolico di Monaco, a conoscenza del Signor Cancelliere dell'Impero – il quale aveva mostrato di desiderare qualche schiarimento al riguardo –, e da lui comunicate al Bundesrat, furono accolte con soddisfazione – come ha riferito lo stesso Nunzio Apostolico – anche dai protestanti. Questi, anzi, avrebbero voluto, che fossero portate a notizia del pubblico; ma sembra che il Signor Conte de Hertling abbia giudicato più opportuno astenersene, per non sollevare eventualmente nuove polemiche.
Quanto poi agli articoli dell' "Osservatore Romano", in seguito ai recenti discorsi di Lloyd George e di Wilson, è forse superfluo rilevare che di tali articoli, segnati con speciale sigla, è unicamente responsabile la Direzione del giornale medesimo, essendo noto
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che l'Osservatore Romano è ufficioso soltanto per ciò che riguardo le comunicazioni della Santa Sede. Giova per altro tener presente che lo scopo principale di tali articoli è quello di mostrare le analogie dei mentovati discorsi con la Nota Pontificia dello scorso Agosto ai Capi delle Nazioni belligeranti. Una gran parte della stampa nei paesi dell'Intesa l'aveva fatta oggetto dei più violenti e perfidi attacchi: anche il Ministro degli Esteri italiano l'aveva critica a aspramente nel suo discorso del 24 Ottobre alla Camera dei Deputati, ed una propaganda subdola e malvagia la vuol mettere tuttora in relazione col disastro di Caporetto. Gli articoli dell'Osservatore Romano procurarono di mettere in evidenza che i due summentovati discorsi di Lloyd George e di Wilson ponevano per base di possibili trattative di pace quei punti medesimi che il Santo Padre aveva già additati ai Capi delle Nazioni belligeranti nel ricordato Appello, pur tanto bistrattato. Da quelle constatazioni però (come espressamente notava l'Osservatore Romano nel N°. 13 del 13 corrente) non si sarebbe potuto dedurre menomamente che la S. Sede intendesse far pressioni sopra una parte o sull'altra, per sostenerne le proposte concrete, deflettendo dalla stretta imparziali-108r
tà impostasi al principio della guerra e rigorosamente osservata attraverso gravi prove e non lievi difficoltà.Infine, circa le proteste della S. Sede per i recenti bombardamenti di Padova, l'opportuno ricordare come la S. Sede medesima anche in passato, ha più volte deplorato l'uso di tali espedienti bellici, da qualunque parte essi sieno adoperati, perché, mentre poco giovano agli scopi di guerra, causano dolorosissimi lutti fra gli inermi cittadini, e rovine inestimabili al patrimonio religioso ed artistico, accrescendo inoltre gli odi tra le Nazioni, e rendendo così sempre più lontana e difficile la ripresa delle pacifiche relazioni tra i belligeranti.
V. S. vorrà comunicare questi semplici rilievi (e quegli altri che nella sua nota destrezza riterrà utile di fare) così a S.E. il Sig. de Mühlberg, come ai personaggi austriaci o tedeschi che giudicherà opportuno intrattenere sull'argomento, e nella fiducia che ciò servirà a dissipare le prevenzioni sorte al riguardo, con sensi di sincera stima passo al piacere di raffermarmi
di V. S. Ill.ma
Aff.mo per servirla
(f°.) P. Card. Gasparri