Subject
L'EmoIl
Card. von Hartmann ed i cattolici della Germania nell'ora attuale
Eminenza Reverendissima,
Poche ore prima della mia partenza da
Monaco per la Svizzera, effettuata in conf obbedienza
ai venerati ordini dell'E. V. R., mi giunse una lettera in
data 12 corrente dell'Emo Sig. Cardinale von Hartmann, che qui acclusa
compio il dovere di trasmettere all'E. V.
Il prelodato Emo comincia col dichiarare che
essa gli è stata dettata da un cuore pieno così di fedele affetto verso la Sede Apostolica
ed il S. Padre, come di sollecitudine per la Chiesa cattolica in Germania. Ricorda poi
come l'Intesa ha fatto attendere un assai
alla Germania unal popolo tedesco un tempo
assai lungo tempo per l'armistizio ede per i preliminari di pace, mentre
che intanto perdurava colle più
suefatali conseguenze il rigoroso blocco ed i prigionieri venivano
trattenuti nelle più miserevoli condizionisebbene fosse già costituito in Germania uno stabile Governo. Intanto
però rimase in pieno vigore, fino ad or non è molto, il rigoroso blocco,
nonostante l'urgente e notorio manifesto bisogno di viveri,
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cialmente per i bambini e per i malati, dei quali
migliaia e migliaia sono morti nei mesi scorsi per in conseguenza
dell'insufficiente nutrimento. Così pure restò interdetta la importazione in
Germania di materie prime, quantunque il lavoro nei vari rami dell'industria
fosse l'unico mezzo per diminuire la [enorme] spaventosa miseria in
Germania. Inoltre (continua l'Emo) i prigionieri tedeschi sono tuttora
trattenuti dall'Intesa e, secondo dettagliate informazioni, vengono trattati non
solo male ma crudelmente, dopoché, essendo stati rimpatriati quelli delle
Nazioni nemiche, vennero
furono
rimpatriati e quindi il
Governo tedesco non ha può potuto più ricorrere a rappresaglie.
Ora poi l'Intesa chiede che la Germania sottoscriva una pace, la quale ridurrebbe il
popolo germanico tedesco per secoli in schiavitù. Certamente la Germania
ha perduto la guerra ed è anche pronta a subirne le conseguenze; ma il popolo
tedesco considera come un'atroce ingiustizia di essere pien pienamente
annientato che si voglia pienamente annientarlo mediante un trattato di
pace, il quale che si fa creinvece credere che
debba debba servire al "progresso dell'umanità". Il Esso non si sente
colpevole per la guerra mondiale; anzi e per la parte più sensata
stima riguarda anzi il proposito di tradurre il Kaiser,
(il quale fu sempre un fautore della pace), coi suoi consiglieri
dinanzi ad un tribunale dei nemici della Germania, come un torto che grida
vendetta al cospetto di Dio, e chiede perché mai anche i Monarchi ed i Capi
dell'Intesa non debbano essere anch'essi sottoposti a giudizio.
Questi fatti e questi sentimenti, prosegue l'Arcivescovo di Colonia, sono
sfruttati dai
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ora poi essa esige che la Germania firmi una pace, che ridurrebbe il
popolo tedesco in schiavitù
e lo condannerebbe all'annientamento.Tutto ciò, prosegue l'Arcivescovo di Colonia, è sfruttato dai
nemici della Chiesa. Ess Costoro affermano che,il S. Padre, allorchéquando la potenza della Germania era ancora grande, il S. Padre è sempre intervenuto a suo danno di essa
come custode della giustizia, e citano a tale proposito le parole di
Sua Santità ndell'Allocuzione Concistoriale del
4 Dicembre 1916 e ndella
Nota Lettera per la pace del 1 Agosto 1917, colle quali, a loro avviso,
il Sommo Sua Santità ha voluto soltanto contenere e frenare la Germania,medesima, allora all'apogeo della sua forza, peraffine di salvare dall'annientamentodisastro i popoli dell'Intesa. In seguito a ciò, una certa
agitazione si è venuta man mano impadronendo anche dei buoni cattolici tedeschi, chei quali non sanno difendersi dagli attacchi di coloro che
domandano perché il Santo Padre non 62r
protesta ora contro le
ingiustizie, cui soggiace da mesi il popolo tedesco. Anche la lettera del Sovrano Pontefice
in data del 10 Marzo scorso, con cuilla quale Egli in forma così amorevole comunicava all'Emo von Hartmann la Sua paterna premurasollecitudine per la sorte dei prigionieri tedeschi, [ein Wort unlesbar] da questoe che il Cardinale sulloda medesimo si diede premura
di pubblicatare
senza indugio, ha portato in modo soltanto passeggero calmato alquanto gli animi. Il
malcontento invece è stato ancorsempre più aumentato dalle parole, che il S. Padre avrebbe
pronunciato alcune settimane or sono, e cioè che eEgli è stato dempre francese di cuore ed è dolente di
non esserlo anche di nascita. In questo stato di cose il Cardinalel'Emo von Hartmann dice di
temereteme assai per il futuro. Anche una
gran partemolti dei cattolici tedeschi saràanno presai dalla generale disperazione e, se non
udiranno dal Vicario di Cristo non udranno
alcuna positiva condanna delle dell'ingiustiziae commesse contro il popolo
tedesco e che ancor lo minacciano, vacilleranno nella loro fede.
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Il bolscevismo religioso e morale recherà in
Germania i più gravi danni alla fede ed alla vita
cattolicaal cattolicismocattolicesimo in
Germania.
L'Emo mi prega infinechiede di portare quanto sopra a conoscenza del S. Padre,
assicurandoLo però al tempo stesso che
lail suao esposizioneto è
statao ispiratao non già danon già mancanza di amore e di devozione versoper la Sua Augusta Persona, ma
inveceanzi dalla fiducia illimitata, che egli nutre nel cuore versoper Sua Santità. Aggiunge infine che i Vescovi della
Conferenza di Fulda, tutti egualmente pieni di filiale affetto e di
sommissione verso per il Capo della Chiesa, avrebbero senza
dubbio espressamente aderito alla
all'esposizto medesimo, se dall'urgenza della cosa e dalla
difficoltà delle comunicazioni non fosse stato impedito di
gli fosse stato possibileegli avesse potuto
mettersi in rapporto con loro; il che però nonnon gli hanno permesso di fareè stato impossibile a causa dell'urgenza della cosa e
della difficoltà delle comunicazioni.
Risposi immediatamente al Cardinale von Hartmann che mi sarei fatto un
dovere di soddisfare il suosenza ritardoilla suoadesideriorichiesta. Intanto gli comunicavo che, avendo trasmesso alla
S. Sede la supplica di numerosi Vescovi della Germania che il S. Padre si degnasse intervenireporsi presso i Governi
dell'Intesa affine di 63r
ottenere una mitigazione delle
condizioni di pace, a loro avvisoparere inaccettabili ed ineseguibili, avevo ricevuto
dall'Eminenza Vostra la notizia, da me immediatamente partecipata ai Prelati suddetti, che
Sua Santità ha subito agito nel senso bramato. Oltre a ciò, significavo all'Emo aver ioavevo creduto di dover riferire alla S. Sede medesima che
comeche, per quanto a me constava, i
cattolici tedeschi attendono che l'Augusto Pontefice non solo intervenga in via dipl
diplomatica allao d scopo suindicato, ma elevi altresì la pubblicamente
la Sua voce, ricordando i principi di giustizia da Lui già proclamati durante la guerra. Al
Santo Padre è riservato di giudicare se e come convenga nelle attuali difficilissime
circostanze di appagare un tal desiderio. Stimo tuttavia subordinatamente che una lettera
dell'E. V. all'Arcivescovo di Colonia (la quale è da prevedere che sarebbe, come già varie altre, da lui resa di pubblica ragione) varrebbe
non poco a confortare ed a rassicurare i Vescovi ed i cattolici della Germania.
Dopo di
ciò , chinato umilmente al bacio della S. Porpora, con profondissimo
ossequio ho l'onore di confermarmi
Dell'Eminenza Vostra
Reverendissima
Recommended quotation
Pacelli, Eugenio to Gasparri, Pietro from 23 May 1919, in: 'Kritische Online-Edition der Nuntiaturberichte Eugenio Pacellis (1917-1929)', document no. 3795, URL: www.pacelli-edition.de/en/Document/3795. Last access: 06-01-2025.