Subject
Visita a Berlino ed a Kreuznach
Appena
tTornato
stamane a Monaco, compio <subito>
senza indugio il dovere di dare
inviare a Vostra Eminenza Reverendissima una più comp
dettagliata relazione del mio viaggio a Berlino ed a Kreuznach, di cui ho già dato a
ho avuto l'onore di darLe già telegraficamente notizie coi miei rispettosi cifrati del 26 e
del 30 corrente.
Partii da Monaco,
qui, accompagnato da Mons. Schioppa, Uditore di questa Nunziatura,
la sera di Lunedì 25 Giugno p. p., giungendo a Berlino la mattina seguente alle ore
7.20. Alla stazione era a ricevermi il Signor Deputato Erzberger, il quale con un
uno splendido automobile militare, messo a mia completa disposizione durante tutta
o
la mia
il tempo della mia permanenza a Berlino dal Ministroero della Guerra, mi
accompagnò all'Hotel Continental, uno dei migliori della capitale, ove sono stato
alloggiato in un assai decoroso appartamento al primo piano, ospite del Governo Imperiale.
Dirò qui subito che al mio primo incontro col Sig. Erzberger 3v
gli rinnovai la preghiera, già fattagli per iscritto, di procurare cioè che la stampa non
parlasse affatto del mio viaggio, allo scopo di evitare eventuali commenti ostili alla
S. Sede da parte dei giornali dell'Intesa, i quali con ogni probabilità avrebbero
rappresentato la Santa Sede medesima come sempre più legata agli Imperi Centrali e premurosa
per
di cooperare con essi per il raggiungimento della cosiddetta pace
tedesca. Tale preghiera ottenne completo effetto.
, giacché i giornali furono impediti dalla Censura di fare qualsiasi cenno
della cosa.
Celebrata la S. Messa nella vicina chiesa cattolica di S. Edwige, ricevetti prima, alle
10, il Sig. Dr. Jordan, I. Segretario di Legazione, addetto dal Ministero degli Esteri alla
mia persona, e poi, alle 10 ¼, il Sig. Diego von Bergen, I. Ministro, che
già
da me già ben conosciuto, perché alcuni anni or sono fu già in Roma Segretario di cotesta Legazione di Prussia presso
la S. Sede, e dal quale ebbi vari utili ragguagli circa la mia udienza presso il Sig.
Cancelliere dell'Impero. Questa ebbe luogo alle ore 11 ½ e fu in
verità
invero
4r
improntata alla più rispettosa deferenza ed alla più sincera
cordialità. Dopo
Fatti i consueti complimenti, il Sig. Bethmann-Hollweg (il quale è uomo dalla figura imponente, dai tratti marcati, dall'aspetto
alquanto rude, ma franco e leale) s'informò premurosamente della preziosa salute
del S. Padre ed io, dopo avergli dato le richieste notizie, gli consegnai la copia
della Lettera che il Santo Padre
Sua Santità ha diretta a Sua Maestà
S. M. l'Imperatore. Egli la lesse per intiero colla massima
attenzione ed ebbe subito parole di ammirazione e di elogio per
l'attitudine e le intenzioni umanitarie di Sua Santità.
dell'Augusto Pontefice. Disse che la Germania desidera sinceramente
la fine di questa orribile guerra che essa non ha provocato, e ben lo dimostrò nel dicembre
scorso colla sua offerta di entrare di entrare cogli Stati nemici in trattative di
pace. Tale offerta, ispirata unicamente al desiderio di por fine ad una
carneficina senza alcuno scopo né utilità, fu male interpretata come un segno di
debolezza, giacché
mentre invece gl'Imperi centrali sono militarmente invincibili, né d'altra parte riuscirà all'Intesa soggiogarli col blocco della
fame, giacché poiché, sebbene siano innegabili le gravi
diffi-4v
coltà del vettogl vettovagliamento ed i penosi
sacrifici cui sono esposte le popolazioni civili, tuttavia, i viveri, grazie alla previdente
organizzazione, ed alla prossima raccolta che si prevede abbastanza buona,
se non ottima, possono ritenersi sufficienti. Aggiunse che a suo parere il momento
della pace di un'azione proficua in favore della pace non
è ancora arrivato, e ciò per la cattiva volontà dei nemici della Germania, come provano i
discorsi di Lloyd George, di Ribot e di Wilson. A questo punto, pur riconoscendo la
fondatezza di tale osservazione, gli feci notare rilevare al Sig. Cancelliere
tutta la necessità
somma utilità che il S. Padre fosse bene informato sulle vedute
dell'Impero Germanico in ordine ai principali problemi dell'attuale guerra, affinché Egli,
pienamente conscio della situazione ed in possesso di tutti gli elementi di fatto,
necessari per un sicuro giudizio, sugli avvenim, possa cogliere, appena si presenti,
il la propizia occasione per svolgere con efficacemente l'opera la Sua
benefica opera pacificatrice, ed avere
ndo per un così nobile intento una solida base. 5r
Avendo c
Ciò ben volontieri ammesso
ise il Signor von Bethmann-Hollweg, io passai con ogni prudente
cautela ad interrogarlo su ciascuna dei<lle> delicati<e> punti
in ed importantissime questioni, così acutamente indicati [sic] da Vostra Eminenza
nel Suo venerato Dispaccio N°. 34657 del 13 Giugno corr. p. p. e che mi parve
assai opportuno trattare anche col Sig. Cancelliere,
assicurandolo che quanto egli mi avrebbe confidato, sarebbe rimasto nel più stretto
segreto ed inviolabile segreto. Egli mi dichiarò che la Germania era
é dispostissima a trattare discutere la diminuzione degli
armamenti, naturalmente a condizione di recipro simultaneità; anzi sarebbe be
pronta a concludere anche convenzioni dirette a risolvere per mezzo dell'arbitrato i
conflitti internazionali. Anche quanto al Belgio, la Germania è disposta a restituirlo nella
sua piena indipendenza, esigendo però le giuste garanzie perché esso non cada sotto il
dominio la dominazione 5v
politica, militare ed
eco e finanziaria dell'Inghilterra e della Francia, le quali certamente se ne
servirebbero come di uno strumento ai danni della Germania. Per ciò, infine, che concerne
l'Alsazia-Lorena, avendogli io domandato se fosse possibile una correzione di frontiera (usai questo eufemismo per non adoperare la parola cessione)
in vista di considerazione d
nella parte francese di quelle provincie, il Sig. von Bethmann
Hollweg, pur non senza una certa esitazione, mi disse che una qualche minima
piccola rettifica di confini non sarebbe impossibile, a condizione
di reciprocità
compensi sulla frontiera frontiera medesima franco-germanica.
Una simile correzione di frontiera potrebbe pure essere
oggetto di trattative fra l'Italia e l'Austria nei loro rispettivi confini.
Circa In Russia continua la situazione caotica e non si può pensare a concludere con
essa una pace separata, anche perché manca un Governo con cui
trattare , ed anche perché la Russia ha bisogno dell'aiuto finanziario
dell'Inghilterra, che ivi profonde ingenti a larga mano ingenti somme. È
escluso che la Russia possa, almeno per ora, iniziare un'offensiva militare generale sul suo
fronte, sebbene potrà esservi qualche offensiva locale, promossa dagli ufficiali inglesi e
francesi, probabilmente in Bucovina od in Galizia; però le posizioni
6r
degli Imperi Centrali, anche in quello
fronte,
scacchiere, sono dovunque forti e sicure. Mi chiese poi il Signor
Cancelliere che cosa pensavo sulle relazioni italo-austriache, ed io gli risposi
con risposi in modo strettamente confidenziale che qualche Ministro
influente e moderato del Governo italiano aveva fatto pervenire per vie indirette alla
S. Sede l'espressione del suo desiderio che il S. Padre si adoperasse per la pace
dietro compensi territoriali in favore dell'Italia, i quali corrisponderanno
ebbero più o meno al famoso "parecchio"; ma ed a tale
riguardo il Sig. von Bethmann Hollweg mi fece comprendere che sarebbe stata possibile una
rettifica dei confini austro-italiani, ma che l'Austria non intendeva
non poteva
assai difficilmente avrebbe potrebbe
parlarsi di una cessione del Trentino da parte dell'Austria. Mi disse pure aver saputo che i
rapporti fra il Governo Italiano e la S. Sede, specialmente al principio della guerra,
erano buoni e buoni; ed io gli esposi che
spiegai come
i rapporti fra
fra la S. Sede e l'Italia esiste sempre uno stato di guerra
6v
e che
gli confermai che
il S. Padre non potrà
può
mai dichiararsi soddisfatto della attuale Sua condizione, la
cui anormalità ed inaccettabilità è stata resa ancor più evidente dalla attu dalla
guerra, e che
gli confermai che in tale situazione è impossibile parlare di una
conciliazione od intesa fra i due Poteri; solamente, la forza stessa delle cose, massime al
momento in cui l'Italia entrò nel conflitto, impose inevitabilmente alcuni
degli scambi di vedute, sempre in via privata e non ufficiale, su
qualche punto particolare. Ebbe anche il Sig. Cancelliere una parola di
viva deplorazione per la condanna del suo amico Mons. Gerlach e mi passò in seguito a discorrere sull'
Mi accennò
poi anche
in seguito anche il Sig. Cancelliere all'attitudine del
Cardinale Mercier, il quale (osservò) suole rimanere tranquillo
ed in buoni re ed in pacifiche relazioni colle Autorità occupate
nti per qual alcun tempo, e poi all'improvviso vien fuori con
a
Atti che creano turbamenti ed imbarazzi alle autorità medesime;
aggiunse che il Governo Imperiale si rende conto della delicata situazione in cui si trova
l'Eminentissimo, ma che non gli darà la soddisfazione di divenire un martire, com'egli ben
desi-7r
dererebbe. Su questo argomento mi fece anche il giorno
seguente rimettere un Pro-Memoria
foglio, che mi onoro rimettere
inviare qui accluso in copia
all'Eminenza Vostra con preghiera di restituzione. Terminò il Sig. Bethmann Hollweg
Si interessò anche altresì vivamente il Sig.
von Bethmann Hollweg adell'influenza che la guerra aveva
avuto sul risveglio del sentimento religioso, nei vari paesi
belligeranti, interrogandomi fino a che punto essa si era manifestata nei vari
paesi belligeranti ed affermando con soddisfazione che in Germania tale risv
rinascimento era stato assai notevole. Terminò col rilevando
re come attualmente fra la S. Sede ed il Governo Imperiale non
vi é nessuna causa questione o causa di dissenso, ma che anzi l'una
e l'altro debbono insieme lavorare per combattere la
frammassoneria, colpevole della guerra, e per il mantenimento dell'ordine contro
la minacciante anarchia. Si dichiarò pienamente soddisfatto dell'attitudine della
S. Sede; ed io ne profittai per assicurarlo della perfetta imparzialità del
S. Padre e di Vostra Eminenza, esponendogli largamente e con opportuni esempi i
motivi la natura ed i motivi della linea di condotta tenuta dalla S. Sede
nell'attuale conflitto e le difficoltà che deve superare per mantenere tale
questo suo atteggiamento. Egli mi ringraziò con calore per tali
assicurazioni e m'incaricò ripetutamente di dire al S. Padre
S. Padre che conta molto sull'opera Sua, convinto che l'Augusto
Pontefice è chia
7v
chiamato
destinato a jouer un grand rôle quando sa suonerà
l'ora della sospirata pace.
Congedatomi colla massima
cordialità dal Sig. von Bethmann Hollweg, cui presentai l'Uditore di questa
Nunziatura, mi recai immediatamente dal Segretario di Stato per gli Affari Esteri, Signor
Zimmermann, uomo dalla faccia aperta, dalle maniere espansive
e dalla facile parola. Egli mi confermò quanto il Sig. Cancelliere mi aveva manifestato
circa la politica gen internazionale e la situazione militare.
Secondo notizie Aggiuntose che, secondo notizie
pervenute dalla Russia, sarebbe sembra possibile una
contro-rivoluzione, la quale condurrebbe non già al
ristabi ad una restaurazione della monarchia, ma ad una dittatura per il
ristabilimento dell'ordine. Interrogato da me sul futuro assetto della Polonia, mi
rispose che la Germania era risoluta
ha in animo di fa costituire la parte già soggetta alla
Russia in regno indi (quindi senza la Galizia né il territorio facente unito
ora alla Prussia) in regno indipendente con Sovrano cattolico. La guerra
dei sottomarini, che già dà così importanti successi, da con perdite minime da parte della per la Germania, diverrà sempre più intensa
ed efficace, anche perché se ne costruiscono ogni giorno nuovi tipi sempre più perfetti
ed in numero sempre maggiore (qualcuno afferma che potranno rimanere sino lontani
dalla base di rifornimento sino a quattro mesi). Ciò, se non ridurrà l'Inghilterra alla
fame, diminuirà talmente il suo tonnellaggio da minacciarne il predominio sui mari, ed e si spera di indurla così forse a propositi di pace. Quanto alla situazione interna della
Germania, mi assicurò che in generale le popolazioni si mantengono calme e non vi é nessun
pericolo di rivoluzione. Gli stessi partiti socialisti sono in fondo fedeli
8r
alla Monarchia e mantengono un atteggiamento patriottico,
sebbene insistano per ottenere il suffragio universale, che il Governo dovrà senza dubbio
concedere, soltanto però dopo la fine della guerra. Sorgeranno allora gravissime questioni
sociali di assai difficile soluzione, perché le Nazioni saranno finanziariamente stremate, i
viveri prezzi dei viveri rimarranno, almeno per un tempo considerevole, assai elevati e gli operai degli non vorranno consentire a
diminuzioni degli alti salari, di cui godono attualmente.
Profittai della bontà e della fiducia con cui mostrava di trattarmi il Sig. Zimmermann per
interrogarlo sulla possibilità di avere, pur senza essere ufficialmente accreditato presso
il Governo Imperiale, rapporti
relazioni dirette con Berlino. Come,
infatti, ebbi già
Come, infatti, ebbi già occasione di accennare all'Eminenza Vostra
nel mio rispettoso Rapporto N°. 137 del 7 Giugno p. p., le trattative col Governo di
B centrale per il tramite di questo Ministero degli Esteri di Baviera subiscono
ritardi lunghissimi
senza fine, di guisa che la Nunziatura rimane per lunghissimo tempo
8v
senza poter ottenere una
risposta
un qualsiasi riscontro
di alle sue Note. Per mezzo del
dell'attivissimo ed influente Sig. Erzberger, gli affari procedono
senza dubbio molto più speditamente; ma egli è persona privata, ed
inoltre troppo facile ed ottimista, le sue
, essendo per natura portato ad un eccessivo
ottimismo non avendo egli carattere ufficiale, le sue risposte
mentre
non costituiscono nessun impegno da parte del Governo, non danno nemmeno alcuna
sicurezza circa ed essendo inoltre per natura portato ad un eccessivo ottimismo,
sarebbe impru e sarebbe imprudente d non si può mai esser
pienamente sicuri dell'esattezza di quanto egli riferisce. D'altra parte, è necessario di aver riguardo all'estrema suscettibilità di questo Ministero degli
Esteri, il quale rimarrebbe offeso se fosse messo da parte nelle relazioni fra la Nunziatura
ed il Governo centrale. Proposi quindi al Sig. Zimmermann che, dato il carattere
straordinario ed urgente di molte questioni che
le quali vengono
solleva
te
ogni giorno della guerra
ora ogni giorno sollevate dalla guerra, io avrei per l'avvenire
regolarmente inviato, come per in addietro, la relativa Nota
ufficiale al Signor Conte de Hertling, ma che al tempo stesso, per gli
affari più importanti gravi ed urgenti, mi sarei
permesso di scrivere a lui personalmente
direttamente, sebbene in via privatamente, a lui od al sullodato Sig. von Bergen. Anche il Sig. Zimmermann annuì di
buon grado. In tal modo spero si possa avere
rimediata rimediare, in parte sebbene soltanto
in parte, alla inf infelice situazione di questa
Nunziatura. Trovasi essa assolutamente fuori di centro, in una morta gora ove è
sommamente difficile procurarsi le informazioni e curare gli affari, i quali riguardano
l'Impero e che nelle circostanze attuali hanno pur tanta importanza per la S. Sede.
È come se l'Ambasciata russa o francese presso il Governo d'I italiano, invece di risiedere a Roma, fosse stabilita in una città di
provincia, quale Firenze o Modena.
La sera il Sig. Cancelliere dell'Impero diede un in mio onore un pranzo
officiale, a cui fra gli altri presero parte, oltre la
cogna-9r
ta, la figlia ed il genero del Sig. Bethmann Hollweg,
il Segretario di Stato per gli Affari Esteri Sig. Zimmermann, il Segretario di Stato per
gl'Interni Dr. Helfferich, il Ministro dei Culti per la Prussia Sig.
de Chappuis
e dell'Istruzione Sig. von Trott zu Solz, il Ministro di Prussia a
Monaco Sig. von Treutler ed il Ministro di Monaco a Berlino Signor Conte de Lerchenfeld, i
quali tutti, dopo il pranzo, s'intrattennero meco a parlare sulle varie questioni cui
ciascuno di essi s'interessava. Senza entrare Credo che a Vostra Eminenza potrà
interessare, come contro
un piccolo contributo alla
per la storia retrospettiva sulle origini della guerra, e di sapere ciò che il Cancelliere raccontò famigliarmente circa l'ex-Ambasciatore di Francia a Berlino Sig. Jules Cambon.
Egli era molto ben disposto
Questi sinceramente si adoperava per appianare le difficoltà ed i
motivi di dissenso fra la Germania e la Francia e lavorava attivamente
con ogni cura, anche per un sentimento di amor proprio, al
riavvicinamento fra le due Nazioni. Solo, diceva l'Ambasciatore, è impossibile
risolvere comporre la questione dell'Alsazia-Lorena, la cui soluzione conviene
lasciare ai nostri nipoti.
Il Sig. Cambon insisteva anche molto, sempre allo scopo
suindicato, per un incontro 9v
del Cancelliere col Sig. Pichon.
Appena eletto alla presidenza della Repubblica il Sig. Poincaré, l'Ambasciatore, pur rimanendo personalmente ben disposto, mutò del tutto
affatto completamente il suo atteggiamento e non
disse più una parola di tutto ciò. Questo fatto mi sembra corrispondere a
perfettamente con quanto riferiva il Sig. mi disse sul Sig. Poincaré il Re di
Bulgaria (Rapporto N. 258 in data 178 giugno p. p.
e col Rapporto e con ciò che riferiva il nel 1913 l'Ambasciatore russo a
Londra Sig. Ben Conte Benckendorff (Rapporto N. 133 in data 6 giugno
p. p.)
Il giorno seguente io feci
mi venne offerta una colazione dal Sig. Segretario di Stato
per gli Affari Esteri Sig. Zimmermann, parimenti coll'intervento di alti personaggi politici
e diplomatici. È stato rilevato che a questa colazione venne fu invitato era presente anche il Deputato del Centro
Gisberts [sic], uno dei principali capi delle christlichen Gewerkschaften
(sindacati operai misti), nel che ed in ciò si è voluto
vedere un segno che il Governo vuol intende appoggiarsi
soprattutto sui partiti operai.
La mia partenza da Berlino per il Gran Quartiere Generale a
Kreuznach avvenne la sera del Giovedì con
in un sontuoso vagone speciale imperiale,
ove presi posto insieme con Mons. Schioppa e col suddetto Sig. Jordan, incaricato
d'accompagnarmi. Giunto a Kreuznach alle ore 9 ½ la mattina del
Venerdì, festa dei SS. Apostoli Pietro e Paolo, – dopo aver celebrato nella
10r
Cappella di un grande Ospedale-lazzaretto (su cui
sventolava la bandiera pontificia) la S. Messa, alla quale assistettero anche i
Generali plenipotenziari austro-ungarico e bavarese, fui condotto con una automobile
imperiale alla residenza di Sua Maestà, ove un mi era stato preparato un elegante
appartamento. L'udienza imperiale ebbe luogo con solennità alle ore 12 ¾. Introdotto, dopo
la presentazione d'uso dei
dei dignitari della Casa civile e militare dell'Imperatore, alla
presenza di del Kaiser, nel rimettergli il venerato Autografo Pontificio, gli esposi,
in conformità delle ricevute istruzioni, le ansiose preoccupazioni del Santo Padre per il
prolungarsi della guerra, per l'accrescersi degli odi e l'accumularsi delle rovine materiali
e morali, che costituiscono
rappresentano il suicidio dell'Europa civile e fanno indietreggiare
di secoli il cammino dell'umanità. Aggiunsi che Sua Santità fa molto
grandissimo assegnamento sul suo
sull'animo generoso nella e sui sentimenti magnanimi di Lui
nella Sua grande opera di pacificazione
e non dubita che 10v
Egli vorrà
aiutarlo nella grande opera di pacificazione dell'umanità, anche se ciò dovesse importare il
sacrifizio di qualcuno degli scopi della guerra, perseguiti dalla Germania. Sua Maestà mi
ascoltava con rispettosa e grave attenzione. Dirò, però,
tuttavia, subito con ogni franchezza che nel
modo con
in cui fissa lungamente sul suo
interlocutore lo sguardo, senza calma nel gesto, nella voce, Egli sembra (non so se per natura od in seguito alle preoccupazioni di
questi tre lunghi ed angosciosi anni di guerra) sembra
come esaltato e non del tutto equilibrato.
normale. Mi rispose che la Germania non ha provocato questa guerra,
ma che è costretta a difendersi contro le mire di distruzione dell'Inghilterra, la cui
potenza offensiva (e qui l'Imperatore fece
diede col pugno stretto un vigoroso colpo nell'aria) deve essere
spezzata. Ricordò l'offerta di pace dello scorso dicembre, lamentando che il Santo Padre non
avesse allora parlato, mentre parlò
lo fece Wilson. Naturalmente
a questo punto
io [ein Wort unlesbar] allora
spiegai a Sua Maestà le ragioni di tale silenzio, che erano
le quali già si trovavano, del resto, brevemente ma chiaramente
accennate nella stessa Lettera Pontificia. Allora l'Imperatore mi parlò a lungo sui pericoli
che presenta l'azione in favore della
del socialismo internazionale per la pace del socialismo internazionale e insisté moltissimo sulla necessità che il Santo
Padre 11r
emani un Atto solenne, diretto non già ai Governi, ma
al clero ed ai fedeli di tutto il mondo, nel quale comandi e pres
loro la preghiera ed il lavoro concorde in favore della pace. Egli
non dubita dell'efficacia di tale prescrizione pontificia. Vi sono, egli disse, sulla
terra due organizzazioni potenti: la gerarchia cattolica e l'armata prussiana, a cui ora
però minaccia di aggiungersi il socialismo internazionale. Mi
discorse poi dell'attuale Re d'Italia, che egli disse ateo, odiatore
profondo
accanito di preti e di frati, e ch'egli
chiamò il "re traditore". Nel marzo 1914 Vittorio Emanuele III gli promise
espressamente che, presentandosi il caso, le forze
gli eserciti dell'Italia si sarebbero schierati a fianco della
Germania! È finito per sempre colla c
Casa di Savoia, aggiunse l'Imperatore, che dovrà scontare il suo
tradimento (e qui fece di nuovo col pugno stretto lo stesso gesto di prima). La situazione
del Papa e intollerabile; è necessario che a tutela della sua sovranità abbia un territorio
indipendente con una striscia sino al mare, la quale assicuri la libertà delle
comunicazioni. Mi parlò anche con simpatia 11v
di Mons.
Gerlach, che fu pure suo ospite al Gran Quartiere Generale sul fronte orientale. In Russia,
secondo le ultime notizie da lui ricevute, sarebbero in formazione ben trentasette R
repubbliche, vi sono
sarebbero stati due milioni di disertori e si presenta
erebbe come imminente la minaccia della fame. La rivoluzione russa,
provocata dall'oro
dal denaro inglese, sarebbe
avrebbe dovuto scoppiare, secondo i programmi dell'Inghilterra,
ancor prima. Era appunto questo lo scopo per cui Lord Kitchener col suo seguito e con
ingente quantità di oro si recava in Russia, ma la sua nave fu affondata da una mina. Quanto
alla Francia che a torto, secondo l'Imperatore, viene chiamata la fille ainée de
l'Eglise, verso la Pentecoste dello scorso anno vi furono delle serie trattative di pace
di pace con un partito pacifista; ma sennonché, quando
sembrava che la pace stesse per esser conclusa
i negoziati fossero sul punto di essere felicemente conchiusi, tutto
andò a monte. A proposito del Belgio, anche Sua Maestà mi parlò
dei fastid
accennò
de
agli imbarazzi che crea al Governo occupante il Cardinale
l'Emo Mercier: egli
il Cardinale (esclamò l'Imperatore) vuol essere un martire, ma io
non gli darò questa
una tale soddisfazione! A questo punto io colsi l'occasione per
12r
toccare con Sua Maestà la spinosa
questione delle deportazioni. In una conversazione,
un colloquio, infatti, avuta [sic] a Berlino col Dr. Kriege,
direttore della Sezione giudiziaria al Ministero degli Affari Esteri, acquistai la certezza
che esse avvengono almeno nella regione cosiddetta delle étapes, la quale, come é ben
noto all'Eminenza Vostra, comprende una parte del Belgio ed una parte dei territori <dei territori
francesi occupati. Essendo le dette étapes sotto una unica amministrazione militare,
questa si ritiene in diritto di trasportare gli operai belgi da un punto all'altro della
regione medesima, e quindi anche dal Belgio alla in Francia. Io pregai vivamente, a
nome del Santo Padre, Sua Maestà l'Imperatore, affinché, come aveva promesso alla Santa Sede
la cessazione delle deportazioni in Germania, così volesse estendere questo beneficio anche
al caso attuale, ordinando che gli operai belgi non fossero allontanati dal loro comune od
almeno fossero lasciati nel Belgio, e non mancai di fargli rilevare come ciò ridonderebbe
a
a tutto vantaggio del buon nome della Germania, giacché produrrebbe all'estero una profonda impressione e varrebbe
mirabilmente a smentire 12v
le accuse di crudeltà e di barbarie
che continuamente si muovono contro di essa. – L'Imperatore si espresse infine con parole di soddisfazione verso l'Episcopato tedesco; in modo
particolare, ebbe parole di vera stima per l'Emo Sig.
Cardinale von Hartmann, per Mons. Faulhaber, nuovo Arcivescovo di Monaco e
Frisinga, per Mons. Bertram, Vescovo di Breslavia, e per Mons. Schulte, Vescovo di
Paderborn, manifestando apertamente il suo vivo desiderio che questi tre Prelati vengano dal
Santo Padre elevati all'onore della Sacra Porpora. Al termine della conversazione, Sua Maestà
l'Imperatore, che aveva già fatto tenere a Mons. Uditore la Commenda
con placca dell'Ordine della Corona di Prussia, volle consegnarmi colle sue mani le insegne
della Gran Croce dell'Aquila Rossa e nell'invitarmi a colazione con lui, mi disse
espressamente che aveva tenuto a trattarmi con tutti gli onori. A detta colazione, cui
presero parte anche il Principe Enrico di Prussia, fratello dell'Imperatore, col figlio
Principe Valdemaro e tutti gli addetti alla Casa civile e militare del Sovrano, io sedevo a
destra e Mons. Schioppa a sinistra di 13r
Sua Maestà, che si
mostrò per tutto il tempo sommamente cordiale e di ottimo umore.
Nel pomeriggio,
una automobile imperiale ci condusse lungo le incantevoli rive del Reno fino a
Magonza, ove ci attendeva il vagone imperiale, col quale stava abbiamo fatto ritorno
a Monaco. Giungendo qui, infatti, stas questa sera stasera
S. M. l'Imperatore d'Austria, che si tratterrà soltanto cinque ore (ossia dalle sei
alle undici) ed ammetterà alla sua presenza il Corpo Diplomatico, ho creduto conveniente
rimandare a tempo più opportuno il già fisso viaggio a
Colonia; del di che ho dato com' era mio dovere avviso
telegrafico al sullodato Eminentissimo Signor Cardinale von Hartmann.
Concludendo, credo
dover dire secondo ogni verità che ho riportato la migliore impressione dell'accoglienza
avuta
ricevuta e delle disposizioni dimostrate dagli uomini politici di
Berlino. Oltre al Sig. Cancelliere ed al Sig. Zimmermann, merita di essere particolarmente
ricordato per la sua bontà e gentilezza manifestatami il summenzionato Sig. Dr. von Berg Diego von
Ber-13v
gen, Ministro Pleni Direttore della Sezione
politica degli Affari Esteri, il quale è incaricato degli affari relativi
ai rapporti fra la Santa Sede ed e il Governo Imperiale
ed essendo Segretario di Legazione, ebbe l'onore di conoscere in Roma il Santo
Padre, Cui umilia per mio mezzo i più devoti omaggi. Men favorevole impressione mi produsse
il Dr. già nominato Dr. Kriege, il quale pur troppo, come specialista in diritto
internazionale, si occupa di tutti gli affari concernenti lo scambio dei prigionieri, le
deportazioni, ecc. È egli il tipo ( mi perdoni Vostra Eminenza l'espressione ) del
professore boche, duro, intollerante, teorico, incapace di penetrare il lato pratico
e politico delle questioni, pieno di presunzione per la sua pretesa scienza e
Kultur
per la sua decantata Kultur. Cercai di trattarlo colla maggior possibile
cortesia e di prenderlo colle buone per averlo favorevole; ma confesso che sembrami non vi sia
si possa molto da sperare da un simile
uomo. – Uno speciale elogio va ancor dato
poi al Sig. Erzberger, il quale ha messo a servigio del Rappresentante Pontificio tutta
la sua operosità e tutta la sua influenza.
Dopo di ciò chinato ecc. Debbo finalmente riferire a Vostra Eminenza che ho
aver avuto incarico dal Ministero degli Esteri di Berlino di far
conoscere a Roma che, qualora dovrebb
ssero 14r
iniziarsi delle comunicazioni
dei pourparlers
fra la Germania e l'Italia, il Governo Imperiale vorrebbe che da parte del Governo
Italiano fossero delegati a tale scopo l'ex-Ambasciatore a Berlino Sen. Bollati e
l'ex-Consigliere d'Ambasciata Chiaramonte-Bordonaro.
Dopo di ciò, chinato ecc.
Recommended quotation
Pacelli, Eugenio to Gasparri, Pietro from 30 June 1917, in: 'Kritische Online-Edition der Nuntiaturberichte Eugenio Pacellis (1917-1929)', document no. 4498, URL: www.pacelli-edition.de/en/Document/4498. Last access: 04-10-2024.
Online since 24-03-2010, last modification 23-02-2017.