Document no. 676

Dichiarazioni del Cancelliere dell'Impero sulle rivelazioni del processo Suchomlinoff. Berlin, 04 September 1917

Sua Eccellenza il Cancelliere dell'Impero ha avuto la gentilezza di concedere un'intervista al direttore dell'Agenzia telegrafica " Wolff", signor Dr. Mantler. Interrogato sulla sua opinione riguardo alle rivelazioni del processo Suchomlinoff, il Cancelliere ha riposto come appresso:
"Le dichiarazioni dell'ex-ministro russo della Guerra e capo di Stato maggiore, Suchomlinoff, sono del più grande significato. Esse bastano a distruggere completamente la leggenda avversaria della colpa della Germania alla guerra, e costringeranno l'opinione pubblica d'Europa e d'America, posto che quest'opinione pubblica venga messa a cognizione delle recenti rivelazioni, a correggere profondamente il suo giudizio sulla Germania. Il momento in cui queste rivelazioni sono avvenute, è tanto più favorevole in quanto che coincide colla risposta americana, – da noi in questo momento ricevuta, – alla Lettera Pontificia incitante alla pace. Nella Nota di Lansing il Governo tedesco vien presentato come "un Governo irresponsabile il quale aveva concepito in segreto di conquistare il mondo; il quale scelse il momento che meglio gli conveniva per la guerra, e menò il suo colpo feroce e improvviso; che non si arrestò a nessuna barriera nè di legge nè di pietà, ma travolse un intero continente in un'onda di sangue non dei soli soldati, ma di innocenti, donne, fanciulli e derelitti". Evidentemente il Governo americano, quando fece sue le accuse tolte dalla officina di calunnie dell' Intesa, non era ancora venuto a cognizione dell'andamento del processo contro Suchomlinoff; perchè se ne avesse avuto sentore avrebbe finito col giudicare ben diversamente da quello che ha fatto. Oggi, finalmente, è assodato, una volta per sempre, chi è che scelse il momento per scatenare la guerra. Non la Germania, ma un partito militare
che aveva attorniato lo Zar; un partito militare in completa balia della Francia e dell'Inghilterra. L'Imperatore tedesco, che in tempo di pace non tralasciò mai occasione per esprimere, specialmente dinanzi alla Russia, la sua ferma volontà e la volontà del popolo tedesco di mantenere la pace, fu – come è noto – sorpreso dagli avvenimenti, mentre si trovava in un viaggio per salute nei paesi nordici. Fino all'estremo momento egli procedette a tentativi seri ed energici, col suo scambio di telegrammi collo Zar e col Re d'Inghilterra, perché la pace fosse mantenuta. Il punto di gravità delle nuove rivelazioni consiste in questo: che lo Zar, arbitro fra la guerra e la pace, si era in realtà convinto, in virtù degli evidenti sforzi dell'Imperatore Guglielmo, che la Germania non voleva la guerra. Conseguenza di questa persuasione fu il suo ordine impegnativo di annullare la mobilitazione russa. Sennonché , un sinedrio di malfattori imbrogliarono lo stesso Zar, si risero dell'ordine ricevuto e ne attraversarono l'esecuzione. Un'altra conseguenza dei buoni uffici dell'Imperatore germanico fu l'istruzione dello Zar al generale Januschkewic, perchè assicurasse l'ambasciatore tedesco, conte Pourtalès, che anche la Russia desiderava mantenere la pace. Ma anche l'esecuzione di quest'ordine fu controminata, e lo fu, in modo speciale, dal signor Sasonoff, il quale, evidentemente, temeva che l'ambasciatore tedesco – benemerito in materia di mantenimento della pace – avrebbe fatto anche altri passi efficaci per evitare la minacciante guerra.
Ora, io domando: chi, dunque, si nascondeva dietro tutta questa gente, la quale, evidentemente, non avrebbe potuto fare molto da sola? Chi, dunque, voleva spingere la grande Potenza russa, e, con essa, l'Europa e il mondo intiero, in una guerra atrocissima?
Non ho bisogno di ricordare qui le relazioni che passavano fra Suchomlinoff e il gruppo degli sciovinisti francesi capitanati dal signor Poincaré e compagnia bella. È noto che già l'elezione di Poincaré ebbe luogo sotto il segnacolo di una guerra d'aggressione russo-francese contro la Germania; e che Suchomlinoff fu inviato allora con grande solennità a Parigi, perchè la direzione della Repubblica francese passasse abilmente nelle mani di Poincaré. Suchomlinoff fece a Parigi in quel tempo una dichiarazione sulla forza offensiva dell'armata russa e del cambiamento dei piani di mobilitazioni russi: dichiarazione che ripetette, poco prima scoppiasse la guerra, nei noti articoli provocanti del "Birzewija Wjedomosti" sui compiuti preparativi bellici della Russia. I piani d'attacco contro la Germania erano stati, ormai e già da lungo tempo, preparati da un influente gruppo politico in Francia, in Inghilterra e in Russia.
15r
In quanto all'influsso britannico a Pietroburgo durante i critici giorni del 29 e 30 luglio, mi basta richiamare l'attenzione sui dispacci del corrispondente dell'agenzia "Reuter" da Pietroburgo e sulla nota relazione dell'incaricato d'affari belga, signor L'Escaille; risultando da tutto ciò, chiaro come la luce del sole, che fu proprio la certezza dell'appoggio inglese quella che rinforzò i governanti russi nella loro risoluzione di scatenare il conflitto.
Mentre la Russia avviava in tal modo la guerra d'aggressione, e già andava mobilitando non solo contro l'Austria-Ungheria, ma, principalmente, contro la Germania; si tentò a menar a bada e di ingannar la Germania per guadagnar tempo e poter dislocare ai confini tedeschi grandi masse di truppe. La falsa parola d'onore data dal signor Januschkevic rimarrà incancellabile nella storia.
Come mi telegrafa in questo momento il maggiore von Eggeling, in quel tempo addetto militare a Pietroburgo, la parola d'onore del capo di Stato maggiore russo si riferì espressamente anche alla circostanza che nelle ore pomeridiane del 29 luglio non era stato emanato ancora nessun ordine di mobilitazione. Januschkewic assicurò l'addetto militare tedesco che le tranquillanti dichiarazioni di Suchomlinoff del 27, relativi ad eventuali intenzioni di mobilitazione della Russia, corrispondevano completamente, come per lo passato, alla verità. E si pensi che il signor Januschkewic, mentre parlava così, teneva in tasca, già pronto, l'ordine di mobilitazione!
Si trattava, ora, di menare alquanto tempo la Germania per il naso mediante proposte sul tribunale arbitrario dell'Aia: questo mentre la Russia lavorava febbrilmente per mettere in piede di guerra le sue armate e per lanciarle, poscia, al progettato attacco. Che significato riveste dunque, di fronte a questi fatti, il telegramma dello Zar all'Imperatore tedesco, spedito il 30 luglio alle ore 1 e 20 pomeridiane, e tendente a mantenere, come per lo addietro, l'illusione che la mobilitazione generale della Russia, – quella mobilitazione che, secondo il noto ukase del 1912, significava "guerra alla Germania", – fosse stata ordinata esclusivamente per motivi di difesa contro i preparativi dell'Austria-Ungheria? Nel dispaccio dello Zar si prospettava anche l'invio del general Tatitscheff con una missiva all'Imperatore tedesco. Dove rimase questo signor Tatitscheff? Non si sentì dire più nulla del suo magno viaggio. Che Suchomlinoff, Januschkewic e congiurati gli abbiano, forse, impedito di partire? O non piuttosto, l'annuncio della sua missione doveva servire a trarre in inganno la Germania, affinché si cullasse nel sogno di una sicurezza fittizia?
La Germania dovette entrare nella terribile guerra di difesa per la sua esistenza, perché minacciata dai suoi vicini avidi di bottino e di potenza, Francia e Russia, che la volevano distruggere; e perché il Regno insulare al di la della Manica era d'opinione trattarsi qui della lotta per l'egemonia dell'Europa, come si era espresso altra volta anche Sir Edward Grey. L'Inghilterra non voleva che alcuno le contrastasse l'egemonia che essa, ormai, vedeva in pericolo. Per questo appoggiò i vicini nemici della Germania, nella loro politica diretta alla guerra. Né il Governo né il popolo tedesco, devoti al loro Imperatore in fedeltà reciproca indistruttibile, furono all'ora, né lo furono mai, animati da desideri di potenza e di conquista, che oggi ascrivono loro i nemici. Se fosse verità il contrario, la Germania avrebbe potuto cominciare la lotta in condizioni più favorevoli nei 43 anni che vanno dalla fine dell'ultima guerra colla Francia allo scoppio della guerra mondiale presente. Non furono certo le occasioni a mancarle. In questi 43 anni della storia d'Europa vi sono state epoche in cui la Francia poteva dirsi pressoché impotente; vi sono stati ancora tempi nei quali, ora l'Inghilterra, ora la Russia, erano impegnatissime fuori d'Europa. Ciò non ostante la nostra mano non brandì la spada: quella spada che la nostra situazione di paese situato nel cuor dell'Europa e per giunta minacciato – come ebbe a confessare una volta lo stesso Lloyd George – ci costringeva di mantenere sempre affilata.
Nient'altro che la criminosa volontà di sobillatori delinquenti dei paesi avversari, ci ha cacciati nella sanguinosa lotta per la difesa della nostra vita e della nostra libertà. La verità storica, confermata oggi ancora una volta dagli stessi Suchomlinoff e Januschkewic, non può esser intorbidata da nessuna nota americana. E molto meno una nota americana potrà scuotere la salda volontà di giungere combattendo fino al nostro intento di guerra, in fedele unione colla Corona, col Governo e col popolo; intento per il quale i nostri eroi combattono e sanguinano ormai da più di tre anni: la difesa del nostro santo diritto di veder la Germania intangibile e di saperla libera e sicura nel suo ulteriore e pacifico sviluppo. "
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Anlage from 04 September 1917, attachment, in: 'Kritische Online-Edition der Nuntiaturberichte Eugenio Pacellis (1917-1929)', document no. 676, URL: www.pacelli-edition.de/en/Document/676. Last access: 28-09-2024.
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