Document no. 9313
Schioppa, Lorenzo to Gasparri, Pietro
Munich, 14 July 1918
Summary
Schioppa berichtet für Pacelli, dass dieser gemäß Gasparris Weisung Abt Ildefons Herwegen von Maria Laach zu sich gerufen und ihm den Inhalt von Gasparris Schreiben mitgeteilt habe. Herwegen erklärte, in Bezug auf Kardinal Mercier halte der Kaiser das, was der Heilige Stuhl unternommen hat, für unzureichend; wenn die Reichsregierung keine neuen Beschwerden beim Heiligen Stuhl eingereicht hat, dann nur, um die öffentliche Meinung in Deutschland nicht noch weiter erregen zu wollen, da die Protestanten eine gerichtliche Verfolgung des Kardinals gefordert hatten. Was die Kardinalsernennungen angeht, könne die Erklärung, die Ernennungen 1916 hätten keinen politischen Charakter gehabt, nicht zufrieden stellen, da unter den gegenwärtigen Umständen diese mittelbar doch eine politische Bedeutung hätten. Mag man 1916 deutsche Kardinäle nicht ernannt haben, weil man an ein baldiges Kriegsende glaubte, so falle dieser Grund nunmehr weg und der Kaiser habe erklärt, aus Rom habe er nur Worte gehört, aber keine Taten gesehen. Abt Herwegen ist überzeugt, dass sich der Kaiser mit der Veröffentlichung der Ernennung des Breslauer Fürstbischofs beruhigen würde, zumal so dem Einfluss kirchenfeindlicher Stimmen in der Umgebung des Kaisers begegnet werden könnte. Bei Ernennung des Breslauer Bischofs würde der Kaiser wohl auf die Ernennung des Bischofs von Paderborn verzichten. Was das "Te Deum" bei der Eroberung Jerusalems angeht, konnte Abt Herwegen den Kaiser nicht beruhigen, da die Feierlichkeit mit Zustimmung des Papstes geschehen sei. Der Kaiser ging in Bezug auf die fehlende Antwort der Entente auf die Päpstliche Friedensinitiative so weit zu erklären, dass vielleicht der englische Gesandte beim Heiligen Stuhl seinen Rücktritt einreichen werde. Auf die Bitte, ob Herwegen den Kaiser noch einmal besuchen könne, erklärte der Abt, dies sei schon wegen der öffentlichen Meinung unmöglich; er bat aber um die Autorisierung für ein Gespräch hierüber mit Reichskanzler Hertling, der auf den Kaiser Einfluss nehmen könne, was Pacelli auch tat. In den letzten Tagen besuchte die Prinzessin von Metternich-Oettingen den Kaiser, die berichtete, dass dieser sich nach Pacelli erkundigt habe und keine Kritik am Papst geübt habe.Subject
Ancora del colloquio del P. Abate di Maria Laach con S. M. l'Imperatore di
Germania
Appena mi pervenne l'ossequiato Dispaccio di Vostra Eminenza Reverendissima distinto dal N. 66746, in data del 24 giugno p. p., scrissi al Reverendissimo P. Abate di Maria Laach, pregandolo a favorire in Nunziatura il più presto possibile.
Ieri l'altro egli è infatti venuto a vedermi ed io, in conformità dei venerati ordini impartitimi da Vostra Eminenza nel sullodato Dispaccio, gli ho dato ampia comunicazione del contenuto del medesimo Dispaccio, aggiungendovi tutte le altre spiegazioni, che ero in grado di fornirgli in proposito.
Per ciò che riguarda il Cardinale Mercier ed i consigli di prudenza a lui ripetutamente dati dalla S.
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Sede, il P. Abate dice di averli
<già>1 fatti presenti,
durante il noto colloquio, a Sua Maestà l'Imperatore, il Quale
subito ripigliò testualmente: "Ma con ciò Roma non può finire". L'Imperatore conosce
che è stata esercitata un'influenza della Santa Sede sul Cardinale Mercier. Se poi nuove
lagnanze – afferma l'Abate – non sono state presentate dal Governo
tedesco alla Santa Sede, la ragione deve cercarsi nel fatto che, quantunque da
varie inchieste del Consiglio di guerra siano stati scoperti atti ostili da parte del
Cardinale Mercier, pure si è sospeso il proseguimento delle medesime indagini per riguardo
all'opinione pubblica in Germania, giacché i protestanti avrebbero reclamato una inchiesta
giudiziaria e la condanna del Cardinale. Non si volle arrivare a ciò per deferenza verso la
Santa Sede. Relativamente alle nomine dei Cardinali, l'Abate crede che la ragione addotta, che cioè quella dei Cardinali francesi nel 1916 non aveva alcun scopo politico, non potrebbe soddisfare, giacché, a parere dell'Abate, almeno per accidens, in tempi come gli attuali, la nomina dei Cardinali assume un carattere politico. Ed egli aggiunge che se nel 1916, per riguardo alla Santa Sede e nella speranza della prossima fine della Guerra, si poteva rinunziare alla nomina dei Cardinali tedeschi, oggi non lo si può. In ogni caso egli è convinto che principalmente alla creazione di Cardinali si riferì la seguente frase dell'Imperatore nel noto colloquio con lui: "Da Roma io ho delle parole, ma non
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dei fatti".Sono persuaso, conclude a questo punto l'Abate, che tutte le lagnanze dell'Imperatore tacerebbero e che Egli sarebbe tranquillizzato circa la benevolenza di Sua Santità, se il Principe Vescovo di Breslavia, che è riservato in pectore, al più presto possibile fosse pubblicato Cardinale. Non essendo possibile ora un viaggio del medesimo a Roma, si potrebbe trovare la maniera di eseguire la creazione di lui al Cardinalato, giustificandola con le circostanze della Guerra.
Con questa creazione, prosegue l'Abate, sarebbe anche spezzata la punta a certi influssi nocivi alla Chiesa Cattolica che esercitano persone le quali circondano l'Imperatore.
In quanto alla partenza da Roma dei Rappresentanti Diplomatici degli Imperi Centrali, l'Abate ricorda che l'Imperatore s'indugiò sulla forza e resistenza della guarnigione del Vaticano. Sua Maestà, soggiunge l'Abate, andò fino al punto da esclamare: "Come Cristo Signore è morto per la Sua convinzione, così il Santo Padre deve essere pronto, quando ve n ' è bisogno, a morire per la Sua convinzione" e continuò l'Imperatore raccontando al P. Abate che nel salutare Mons. Gerlach, gli domandò: "Ora, Gerlach, dove sono dunque
<Relativamente all'>2 elevazione alla Sacra Porpora del Vescovo di Paderborn l'Abate afferma che l'Imperatore non insisterebbe, se fosse soddisfatto il suo desiderio per Breslavia.
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Circa il Te Deum cantato a Roma per la conquista di
Gerusalemme, all'osservazione del P. Abate, che la Corte Pontificia non vi
aveva preso parte, il Kaiser rispose che però vi era stato il consenso del Papa a quella
solennità. Per la mancata risposta dell'Intesa alla Nota Pontificia per la pace, l'Imperatore, come racconta l'Abate, andò tanto oltre da segnalare la eventuale dimissione del Ministro Inglese presso la Santa Sede.
L'Imperatore, continua l'Abate, si sente in tutto pregiudicato dalla Santa Sede di fronte all'Intesa e va nella sua collera per i singoli fatti troppo avanti. Ma, io ripeto, – dice l'Abate – che la creazione del Principe Vescovo di Breslavia a Cardinale muterebbe il suo cuore. Essa varrebbe come la vera prova dell'interesse di Sua Santità per la Germania.
Infine alla mia esortazione a procurarsi una nuova udienza dall'Imperatore, onde sottomettergli i rilievi e le osservazioni, che io avevo esposto circa le singole questioni di cui sopra, l'Abate mi rispose che ciò non era possibile, anche perché un'altra sua visita al Kaiser potrebbe sorprendere l'opinione pubblica. Invece egli mi domandava che io lo autorizzassi a parlare della cosa confidenzialmente al Signor Cancelliere dell'Impero, il quale vede spesso Sua Maestà e potrebbe trovare l'occasione di fargli presenti le osservazioni relative alle varie questioni. Io ho creduto di concedergli tale autorizzazione, co-
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noscendo l'amore del Conte Hertling per la Santa Sede e
pel Sommo Pontefice e la stima che di lui ha l'Imperatore. Intanto nei giorni passati Sua Maestà ha ricevuto la Signora Principessa Sofia Oettingen-Metternich, alla quale, come Essa stessa mi ha raccontato, l'Imperatore si è degnato domandare di me e non solamente non ha avuto alcuna parola di risentimento verso il Santo Padre, ma ha tenuto a far rilevare che attualmente a capo del Governo vi è un cattolico, come il Conte Hertling.
Dopo di ciò, chinato umilmente al bacio della Sacra Porpora, con sensi di profondissima venerazione ho l'onore di confermarmi
di Vostra Eminenza Reverendissima
Per Mgr. Nunzio
Obblmo devmo umilmo servo
Lorenzo Schioppa
Uditore
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