Document no. 11864
Pacelli, Eugenio to Gasparri, Pietro
[München], 15 December 1919

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Visita ai prigionieri tedeschi rimpatriati ed a quelli russi
Cortesemente invitato dalla Sezione di Wuerzburg dellaAssociazione in favore dei prigionieri tedeschi che rimpatriano a visitare il campo di Hammelburg, dove i medesimi sono raggruppati per essere poi inviati alle [sic] ai loro rispettivi paesi, ho creduto bene accettare. Mi è sembrato, facendo così, sia di compiere un dovere di carità, seguendo i luminosi esempi del Santo Padre, siaed ancora di offrire un nuovo argomento della universaleimparzialitàcarità dell'Augusto Pontefice, il quale come ha inviati i suoi rappresentanti a visitare i prigionieri di altre nazioni così ora abbraccia nel suo cCuore paterno vincitori e vinti. Dopo i non pochi appelli fatti qui in Germania per invocare l'intervento del Santo Padre in favore dei prigionieri tedeschi ancora in Francia, mi sembravapareva poi questa un'ottima occasione per far conoscere anche più esplicitamente quanto Sua Santità ha già fatto a tale pietoso ed umanitario scopo.
Dalla breve narrazione che mi permetto fare della detta visita V. E. R. si convinceràrileverà infatti che taliescopi sonofineè statio completamente raggiuntio.
Partito da Monaco il giorno 10 corrente, alla stazione precedente Wuerzburg mi vennero incontro un rappresentante del locale Corpo d'armata (il quale si pose a mia disposizionepoi mi accompagnò fino alla finetermine del viaggio), un alto ufficiale rappresentante della lodata aAssociazione, un altro del clero, e quello della città. Alla stazione di Wuerzeburg, ornata a festa, fui ricevuto da tutte le Autorità civili, militari ed ecclesiastiche, nonché dal rappresentante del Governo. Il Sindaco di Wuerzeburg,
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Dr. Grieser, mi portò il saluto reverente della città e con parole di entusiasmo e di gratitudine parlò dell'opera del Santo Padre durante la guerra, ed invocò con accenti di filiale speranza l'intervento di Lui in favore dei prigionieri tedeschi. Con un breve discorso ugualmente devoto e grato verso il Sommo Pontefice mi salutò il Presidente della'Aassociazione universitaria cattolica, la quale si era recata in forma ufficiale, con i caratteristici costumi e bandiere, al ricevimento. Sulla strada una folla straordinaria di popolo acclamava calorosamente il rappresentante pontificio; mentre il concerto militare suonava la marcia papale. Anche le dame della Croce rossa mi presentarono il loro rispettoso omaggio.
TrminateilTerminato il ricevimento, mi recai alla Cattedrale, dove fuivenni accolto da Mgr. Vescovo e dall'intero capitolo, nonché dai rappresentanti degll clero e degli Ordini religiosi, scortato dai quali, mi recai a pregare dinanzi al SS. Sacramento, e poi dall'altare maggiore impartii la Benedizione.
Dal Duomo, sempre fra una fitta fila di popolo plaudente, salii al palazzo V Vescovile, dove sono stato alloggiato dal venerando Mgr. de Schloer, e dove ricevetti il capitolo e le principali personalità venute ad ossequiarmi.
La sera ebbe luogo una solennissima adunanza, alla quale presero parte tutte le autorità ecclesiastiche, civili, militari e politiche ed una folla di tremila persone di tutte le classi sociali. Lo scopo precipuo di tale Assemblea, come si rilevò dai vari discorsi, dagli inni suonati da eletta orchestra, dagli applausi della folla, fu quello di ringraziare il Santo Padre per quanto ha fatto
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di bene, di carità, di conforto, durante la guerra e per ottenere la pace. La parola "Gratitudine" fu ripetuta, fu gridata, mille e mille volte da tutti quei cuori con devozione ed entusiasmo veramente commovente. Fra scroscianti evviva al Papa ed al suo rappresentante feci un breve discorso, in cui soprattutto cercai di insinuare, che il miglior modo di mostrare la riconoscenza al Vicario di Gesù Cristo fosse quello di ascoltare la sua parola di verità, di seguire iobbedire ai suoi precetti di giustizia e di seguire i suoi consigli di amore. Non mancai di accennare con vivi colori a quanto il S. Padre ha fatto e sta facendo in favore dei prigionieri tedeschi. Infine impartii la Benedizione apostolica, ricevuta con edificante pietà, con commozione, e salutata da straordinariapplausiovazioni.
Il giorno dopo, in automobile, accompagnato da numeroso seguito, mi recai al campo di Hammelburg, dove fui ricevuto ed alloggiato dal Generale Comandante del campo medesimo, dagli ufficiali superiori, dal Clero, dalle autorità cittadine e da immenso popolo festante.
In questo campo, come ho accennato sono concentrati i prigionieri, che rimpatriano, e, prima di essere inviati ai loro paesi, sono confortati, intieramente vestiti, curati se ammalati, e provvisti di quanto abbisognano. LLa società, che si è dedicata a tale opera di carità, ha speso fino ad oggi già qualche milione, provenuto soltanto dalla beneficenza privata. I dormitori, le sale da pranzo, da lettura, i lazzaretti, le sale per la disinfezione, per i bagni ecc. sono tenuti con una accuratezza e proprietà davvero ammirevole. Anche qui non vi fu che un inno continuo alla carità del Papa verso i prigionieri.
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Nel medesimo campo di Hammelburg sonosi trovano tremila russi che volli visitare, passando attraverso le loro numerose baracche e perfino nelle cucine, saggiando anche la zuppa di rape che stavasi preparando per loro.
Che sieno trattati male no, ma vedere questi tremila giovani ammucchiati (è la parola) come montoni in quelle baracche, p sapere che da anni sono lontani dalla patria, e dai loro cari, dei quali parecchi da mesi e mesi non ricevono notizie, è tale uno spettacolo che agghiaccia il cuore! E pensare che di questi infelici ve ne sono ben 200.000 in tutta la Germania! Con commozione quasi infantile mi guardavano, mi riverivano, ascoltavano quanto io, per mezzo di un interperete, dicevo loro, della paterna bontà del Santo Padre anche per loro. Visitai pure il loro lazzaretto, dove sono assistiti amorevolmente.
Anche qui, in Hammelburg, durante la serata, vi fu una affollatissima riunione, nella quale vari oratori esposero l'opera del Sommo Pontefice pei prigionieri e parlarono con accenti di calda speranza nell'intervento del Papa per ilorodetenuti in Francia.

Non mancai di informarmi qui sulle ragioni per le quali i russi che sono in tutta la germania [sic] questi duecentomila russi sono trattenuti ancora prigionieri. Mi fu risposto che ciò dipende in parte da loro stessi, giacché non vogliono tornare in patria, temendo di essere reclutati nell'armata rossa ed in quella bianca, in parte dalle difficoltà di ordine tecnico circa il loro trasporto, perché nessun paese vuole farli transitare sul proprio territorio. E qui mi permetto domandaresottoporre all'illuminato giudizio di V. E. se, almeno a titolo di tentativo, la Santa Sede non potesse ottenere dal governo polacco questo permesso di transito per quegli infelici, na-
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turalmente con tutte le debite garanzie.
Ed anche in questa riunione presi la parola per esporre sinteticamente non soltanto l'opera del Santo Padre, ma l'amore paterno col quale egli compie la missione di carità in favore di tutti i colpiti dalla guerra, opera che continua anche poi prigionieri tedeschi e che ha avuta un'altra conferma colla colletta ordinata dal Papa pei fanciulli dell'Europa centrale. Fra nuove ovazioni al Sommo Pontefice ed al sSuo rappresentante si sciolse l'adunanza indimenticabile.
Pei prigionieri tedeschi e per quelli russi lasciai duemila marchi, prelevandoli da un residuo della notao fondo pei prigionieri di guerra;dallo stesso fondo ho pagate le spese del viaggio. Ai prigionieri tedeschi ed ad altre persone benemerite ndella menzionata opera di carità, offrii una medaglia, come ricordo dell'Augusto Pontefice. Questo doni furono accolti con immensa gioia e riconoscenza. L'indomani, dopo avere celebrata la Messa in una cappella improvvisata per contenere la gran folla, che si recò ad ascoltarla da tutti i paesi vicini, ritornai a Wuerzbeurg, sempre accompagnato dalle aAutorità ed ossequiato da gran numero di persone, acclamato, come all'andata, da molta folla, specialmente dai bambini delle scuole, schierati lungo tutta la strada, che gridavano festosi evviva edacclamanti ed agitantindo bandiere papali e rami di alberi.
Nel concludere posso senza tema di esagerare affermare che questo mio viaggio è stato come una vera missione per fare amare anche più il Sommo Potefice, apprezzare l'opera di Lui ed acquistargli riconoscenza e rispetto.
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Pacelli, Eugenio to Gasparri, Pietro from 15 December 1919, in: 'Kritische Online-Edition der Nuntiaturberichte Eugenio Pacellis (1917-1929)', document no. 11864, URL: www.pacelli-edition.de/en/Document/11864. Last access: 10-04-2025.
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