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Sulla Nota di risposta del Governo Imperiale all'Appello Pontificio per la pace
Stamane, come era stato già annunziato, i giornali della Germania pubblicano il testo ufficiale della Nota di risposta del Governo Imperiale alla Nota pontificio per la pace. Secondo che ebbi già ad annunziare all'E. V. R. col mio cifrato di ieri, nonostante gl'incessanti miei sforzi da me tentati in questi nei giorni scorsi in obbedienza alle di Lei venerate istruzioni, è stato impossibile di ottenere, sia sia la sospensio che fosse sospesa o differita la pubblicazione del documento anzidetto, sia che fosse modificata la Nota nel senso voluto dalla S. Sede, sia che f fosse (almeno per ora) che fosse data ufficialmente la d richiesta dichiarazione delle parole: in conformità della manifestazione di pace del Reichstag. Mentre pertanto rimetto qui unit unisco, al presente rispettoso Rapporto, copia di varie lettere da me dirette nell in questa occasione sia aS. E. il Sig. Cancelliere dell'Impero ed al Sig. von Bergen, Ministro Plenipotenziario e Capo-Sezione al Ministero degli Affari Esteri, specialmente 168v
incaricato degli affari concernenti la S. Sede, mi permetto di aggiungere rispettosamente alcune ulteriori spiegazioni intorno alle già date brevemente per telegrafo alcune ulteriori considerazioni intorno alle cause per cui il Go non è stato possibile indurre il Governo Imperiale a soddisfare i desideri della Santa Sede medesima.
Innanzi tutto, occorre tener presente che nelle attuali circostanze per qualsiasi importante decisione sulle cose della guerra e della pace debbono essere interrogate in Germania numerose personalità, alcune delle quali trovansi anche lontane da Berlino; il che rende lunga e difficile la decisione, difficilissimo un cambiamento. Deve esse Occorre cioè interrogare S. M. l'Imperatore, il quale va continuamente viaggiando da una fronte all'altra della guerra, ed anche fuori dei confini dell'Impero; lo Stato Maggiore generale, le cui rigide concezioni militariste non apportano certamente il miglior contributo alla moderazione ed all'intesa; all'occorrenza il Governatori generali, pure militari, delle rispettive regioni interessate; il Consiglio 169r
federale dell'Impero; la Commissione parlamentare dei Sette, ecc. Di più devono essere anche intesi gli Alleati: l'Austria-Ungheria, la Bulgaria e la Turchia. "Molte autorità (così si espresse nella seconda Seduta segreta della Commissione dei Sette tenutasi il 12 corrente per esaminare il progetto di risposta all'Appello Pontifico) hanno dovuto essere interrogate previamente. La Germania infatti non conduce una guerra isolata, ma una guerra di coalizione; ed è quindi naturale che una manifestazione così fondamentalmente importante, come la Nota di risposta, debba essere in precedenza discussa con tutti gli Alleati. Particolarmente stretto è stato il contatto coll'Austria, la quale, anche come grande Potenza cattolica, ha uno speciale interesse nella cosa. Il testo della nostra risposta è un compromesso fra le varie tendenze. Occorre riflettere bene prima di proporre modificazioni e non entrare molto nei dettagli, anche perché altrimenti dovrebbero essere interrogati di nuovo gli Alleati. D'altra parte, l'intento della S. Sede è stato quello di creare un'atmosfera favorevole ad un riavvicinamento fra i vari Gabinetti. 169v
Se la Germania si addentra maggiormente in un punto, i suoi Alleati vorranno farlo egualmente per un altro, ed allora sorgerebbero subito forti opposizioni; ciò che precisamente occorre evitare. Per questa ragione nella Nota non si è ancora trattata la questione del Belgio, sebbene nell'ultima seduta se ne sia mostrato vivo desiderio." La redazione della Nota fu preceduta anche da lunghe e laboriosissime conferenze fra il Governo ed i capi dei vari partiti, mentre, nella pubblica gli Alldeutschen o pangermanisti menavano una attivissima campagna contro qualsiasi concessione specialmente a riguardo del Belgio. Nella visita fattami cortesemente il 15 corrente alla Nunziatura (cui si riferiva il mio cifrato di quello stesso giorno), il Sig. von Kühlmann, il quale appariva assai soddisfatto dell'opera sua mi manifestò quanto gli era stato malagevole malagevole arduo contentare tutti: l'Imperatore, il Cancelliere, Erzberger, Scheidemann, Czernin, la Bulgaria, l' la Turchia, Ludendorff; sì, anche Ludendorff, giacché, sebbene sia inevitabile che i militari giudichino le cose differentemente dai diplomatici, non si può tuttavia non te-170r
ner conto anche di loro, che son quelli i quali conducono la guerra.
Un'altra fonte di difficoltà è l' la mancata la mancanza di un Nunzio residente stabilmente a Berlino. È cosa sommamente malagevole seguire gli avvenimenti ed agire a distanza. Né giova, in linea ordinaria, recarsi colà transitoriamente per qualche giorno; ché anzi ciò può essere inopportuno e dannoso, specialmente in alcuni momenti più gravi e delicati, giacché durante i quali un viaggio a Berlino solleverebbe infiniti commenti che metterebbero in imbarazzo lo stesso Governo ed accrescerebbero così le difficoltà. È perciò che, essendosi l'E. V. degnata di rimettere la cosa al mio giudizio, non mi valsi dell'autorizzazione, impartitami col cifrato del 17 corrente, di recarmi in quella Capitale. Fortunatamente, avendo fatto pers la conoscenza personale degli uomini di Stato di Berlino, posso corrispondere con essi per lettera; ma, oltre che, non essendo io accreditato presso il Governo Imperiale, tale corrispondenza ha carattere soltanto confidenziale e non ufficiale, essa 170v
non può mai sostituire l'efficacia del continuo contatto e della discussione orale. D'altra parte, le visite del Cancelliere e del Segretario di Stato per gli Affari Esteri, le quali hanno avuto luogo in occasione della loro nomina ai detti offici loro alti offici, non si ripeteranno in avvenire, salvo il caso di qualche nuova crisi.
Finalmente ha molto nuociuto all'accettazione delle domande della Santa Sede l'ottimismo, che regna qui in questo momento nelle sfere officiali e che faceva giudicare. Tale ottimismo riguarda non soltanto la situazione militare della Germania ma anche la probabilità di una prossima pace. La mia ripetuta affermazione, che la mancanza di un'accettazione esplicita dei punti terzo e quarto della proposta Pontificia provocherebbe immediatamente da parte dell'Intesa un rifiuto assoluto, il quale chiuderebbe la via ad ogni ulteriore trattativa, erano considerate come espr eccessivamente pessimistiche. , Già il Sig. von Kühlmann nella sedu summenzionata Seduta segreta della Commissione dei Sette aveva detto: "Per ciò che riguarda l'Inghilterra, si può 171r
trarre con sicurezza la conseguenza che il passo della Santa Sede non ha avuto luogo contro la volontà di essa. Vi sono anche indizi che i circoli influenti della Gran Bretagna oggi hanno di fronte alla guerra un'attitudine diversa da quella di qualche tempo fa; gruppi notevoli sono là per una pace di mediazione. L'aumento delle voci favorevoli alla pace in Inghilterra è manifesto. In Francia l'amore della pace è meno potente, ma questa Nazione ha ora una importanza secondaria". Anche nella visita già suacc suaccennata il Sig. Segretario di Stato per gli Affari Esteri mi disse espressamente che
non bisognav egli era più ottimista della S. Sede. Senza parlare della Russia, la quale è ora fuori di combattimento, le notizie da lui ricevute dall'Inghilterra (ove rimase prima dellaguerra per sei anni come Consigliere dell'Ambasciata di Germania ), provano un costante aumento del desiderio di pace; specialmente poi si nota colà un progressivo senso di stanchezza contro l'invadenza degli Stati Uniti e si dice: abbiamo cercato di divenire i padroni della Germania 171v
e diventiamo invece i sudditi degli Stati Uniti.
Mercoledì scorso, in una durante una visita da me fattaal Sig. Conte de Hertling per raccomandare anche a lui le domande della Santa Sede, mi accorsi che il tale ottimismo era diviso pure da lui; tutti questi indizi mi fecero sospettare che mi si e siccome esso corrispondeva in realtà un poco alle informazioni comunicatemi dall'E. V. particolarmente nel cifrato del 14 corrente, sospettai che vi fosse sotto qualche elemento di fatto occulto, il quale ne fosse la causa e la spiegazione. E perciò ieri, durante la visita fattami dal prelodato Sig. Conte per consegnarmi la Lettera di S. M. il Re di Baviera (trasmessa all'E. V.col mio rispettoso Rapporto N. ), lo misi alle strette con domande incalzanti e suggestive, gli feci confessare ed egli finì per confidarmi sotto il più stretto segreto (tanto che non mi autorizzò nemmeno a comunicarlo in modo chiaro alla S. Sede) che l'Intesa, ed in particolare l'Inghilterra, ha fatto comprendere alla Germania la sua intenzione di trattare 172r
segretamente la pace e che anzi a Berlino si attende un negoziatore . Il Sig. Conte non sapeva di più, ma la notizia era certa e confermatagli anche dal Sig. von Kühlmann .
Ora io non so È difficile prevedere quale È difficile prevedere quale esito avranno tali negoziati segreti, i quali, se non vorranno condannarsi all'insuccesso, dovranno necessariamente coincidere colle sapientissime proposte Pontificie. Ad ogni modo, mi sembra che ciò spiega come la Germania non voglia ora p ancora pronunziarsi aper chiaramente sulla questione del Belgio e compromettere così le sue posizioni. "Il Belgio (così si espresse il Sig. von Kühlmann nella più volte ricordata Seduta della Commissione dei Sette) ha per noi come pegno un alto valore, che sarebbe perduto, se si mettessero apertamente le proprie carte sul tavolo, specialmente allorché le pretese del nemico sono ancora molto elevate. Una così forte arma diplomatica non deve cadere dalle mani precisamente ora che ci avviciniamo al momento delle trattative officiali di pace". Per ciò egli 172v
Tali sono, a mio umile avviso, le principali cause che hanno impedito una più soddisfacente solu risposta più soddisfacente e quale la S. Sede aveva Suo diritto di esigere. Il Governo Imperiale, del resto, è rimasto sorpreso e crede di aver concesso moltissimo come primo passo e chela sua Nota apr lasci la via aperta ad ulteriori trattative; Quanto alla pubblicazione del documento, essendo stata già fissata coll'Imperatore e cogli Alleati la data di oggi ed essendo già ed avendoe data la promessaai partiti, ed alla sp stampa ed alla pubblica opinione che ansiosamente l'attendeva, il Governo medesimo non ha creduto di poterla differirepiù oltre.
Chinato ecc.
Recommended quotation
Pacelli, Eugenio to Gasparri, Pietro from 22 September 1917, in: 'Kritische Online-Edition der Nuntiaturberichte Eugenio Pacellis (1917-1929)', document no. 4270, URL: www.pacelli-edition.de/en/Document/4270. Last access: 21-12-2024.