Dokument-Nr. 11867
Pacelli, Eugenio an Gasparri, Pietro
[München], 04. Januar 1920

Schreiber (Textgenese)
PacelliPacelli
Betreff
Viaggio a Berlino e Colonia
Tornato la scorsa notte dal viaggio a Berlino ed a Colonia compiuto per ordine dell'E. V. R., ho l'onore di riferire senza indugio sull'esito del medesimo.
Affine di poter avere al mio arrivo a Berlino una pronta risposta ai punti alle questioni, che l'E. V. mi aveva dato istruzione di trattare col Governo del Reich e con quello prussiano, stimai opportuno di farle conoscere in precedenza ai medesimi, le questioni anz per mezzo di due lettere da me indirizzate a questo Incaricato d'Affari di Prussia, Sig. Conte von Zech, rispettivamente in data del 19 e del 24 Dicembre p. p. e di cui compio il dovere d'inviare copia qui acclusa copia le questioni anzidette (Alleg. I e II). In tal modo le Autorità competenti (le quali, specialmente qui in Germania, prima di prendere una decisione sopra una materia importante, sogliono sempre chiedere pareri giuridici, tenere riunioni, ecc.) avrebbero avuto tempo
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modo di esaminarle in antecedenza ed io non mi sarei esposto al pericolo di perdere inutilmente in Berlino un notevole tempo. Nella seconda di dette delle succitate lettere proposi, per ciò che concerneva la provvista della Sede Arcivescovile di Colonia, ambedue le soluzioni, a cui V. E. si era degnata autorizzarmi col venerato cifrato N. 209, e ciò perché in seguito a mie particolari informazioni prevedevo – e tale previsione divenne certezza al mio arrivo in Berlino – che, qualora si fosse voluto procedere questa volta alla nomina dell'Arcivescovo senza la elezione capitolare, il Governo avrebbe bensì aderito, essendo il Vescovo di Paderborn persona ad esso gratissima, ma con condizioni o riserve, che non avrei potuto accettare senza compromettere la tesi della S. Sede (1).
Giunto a Berlino la mattina del 29 Dicembre e ricevuto alla Stazione dal Sottosegretario del Ministero del Culto prussiano, Sacerdote Wildermann, e dal da un rappresentante del Ministero degli Esteri, mi fu subito annunziato che vi si trovava pure in quella Metropoli
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l'Emo Sig. Cardinale Bertram, tornato allora da Roma, il quale desiderava di parlarmi, prima che io m'incontrassi [cogli] coi personaggi del Governo. E difatti quella mattina stessa ebbi col sullodato Emo un colloquio, in cui egli mi manifestò il suo proposito di convocare quanto prima l'Episcopato germanico, tedesco, affine di fissare i punti, i quali, a parere dei Vescovi, dovrebbero costituire la base delle future relazioni fra Chiesa e Stato in Germania, e che egli mi avrebbe poi comunicato. All'una e mezzo pom. ebbe luogo una colazione offerta dal Ministro del Culto prussiano, Sig. Haenisch, finita la quale, si tenne una conferenza, alla q a cui intervennero erano presenti, presero parte, anche il oltre il sunnominato Ministro, il Cancelliere dell'Impero, Sig. Bauer, il Segretario di Stato per gli Affari Esteri, Sig. Müller, il Sottosegretario Sig. von Haniel, il Ministro dell'Interno del Reich, Sig. Koch, il Presidente del Ministero prussiano, Sig. Hirsch, il Ministro della Giustizia, Sig. Am Zehnhoff,
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il Sottosegretario Göhre, i Sottosegretari di Stato nel Ministero del Culto, Sac. Wildermann e Sig. Becker, il Ministro di Baviera a Berlino, Sig. von Präger, l'Incaricato d'Affari di Prussia a Monaco, Sig. Conte von Zech, nonché alcuni funzionari dello Stato. Il Sig. Haenisch, dopo alcune cortesi parole di complimento per la mia venuta a Berlino, mi lesse la risposta del Governo, ed io alla mia volta, pur trovandola in sostanza soddisfacente, chiesi ed ottenni che venisse modificata in qualche punto. Essa rimase quindi definitivamente così formulata:

(Testo tedesco)

(Traduzione italiana)
"1º) Il Governo prussiano, d'accordo col Governo del Reich, ritiene che anche dopo la promulgazione della nuova Costituzione germanica le Convenzioni concluse fra la S. Sede e la Prussia continuano ad essere provvisoriamente in vigore. Per mettere,
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in quanto ciò sia necessario, la legislazione particolare della Prussia in armonia colla Costituzione anzidetta, il Governo medesimo stima necessario di iniziare senza indugio trattative colla S. Sede.
2º) Il Governo prussiano desidera una sollecita provvista della Sede arcivescovile di Colonia, rimasta vacante in seguito alla morte del Cardinale von Hartmann, per mezzo della elezione a norma della Bolla De salute animarum e del relativo Breve Quod de fidelium. Al tempo stesso il Governo medesimo è pronto a dichiarare, conformemente alla proposta del Nunzio Pacelli, che l'attuale elezione non dovrà essere considerata come un precedente per il futuro regolamento dei suoi rapporti colla S. Sede."
Il secondo dei surriferiti capoversi accetta espressamente la clausola da me apposta richiesta secondo le istruzioni di V. E. e non abbisogna di schiarimenti. – Il primo capoverso fissa invece autenticamente il modo di vedere del Governo di Berlino
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circa la questione della permanenza del Concordato. – Come V. E. ricorderà senza dubbio (cfr. Rapporto N. 14583 ) del 30 Ottobre 1919) , il Presidente del Consiglio dei Ministri di Baviera, Sig. Hoffmann, durante il colloquio del 30 Ottobre scorso, mi comunicò che in una Conferenza tenutasi poco prima al Ministero dell'Interno in Berlino, a cui egli stesso intervenne, erasi dichiarato che i Concordati, i quali vengono assimilati ai trattati internazionali, rimangono in vigore, in quanto però le loro disposizioni non trovansi in opposizione con quelle della Costituzione. Che anzi egli stesso fece l'applicazione pratica di questo principio, affermando espressamente, dietro mia domanda, che il capoverso 4 dell'articolo V del Concordato bavarese, relativo al diritto d'ispezione della Chiesa sulle scuole, doveva considerarsi come decaduto e non più vigente. Essendomi stata fatta ProvenendoProvenendo tale comunicazione dal Capo dello Stato, presso il quale unicamente io sono accreditato, stimai mio dovere di riferirla all'E. V.,
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come feci in realtà col mio rispettoso Rapporto N. 14583 di quello stesso giorno 30 Ottobre 1919. A Berlino però mi è stata negata l'esattezza della comunicazione medesima (che il Sig. Hoffmann fece fare partecipò, del resto, negli identici termini anche al Capo della Bayerischen Volkspartei o Centro bavarese, Sig. Held); ed avendo io ad essa alluso nella summenzionata mia lettera al Sig. Conte von Zech del 24 Dicembre, il Governo ha tenuto a rettificarla, consegnando il suo punto di vista nel primo capoverso del surriferito. Il quale ha pure per ciò importanza, che il Governo stesso si è in esso implicitamente impegnato a negoziare colla S. Sede lo svincolo delle prestazioni dello Stato alla Chiesa fissate nella Bolla De salute animarum. Da ciò segue altresì che (come già ebbi l'onore di accennare nel mio ossequioso cifrato N. 336), a differenza del Concordato bavarese (cfr. Rapporto N. 14369 del 6 Ottobre 1919), non si può dire che la suddetta Bolla sia col relativo Breve sia ri-
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masta sinora in alcun modo violata o denunziata colla promulgazione della nuova Costituzione germanica. Due soli punti, invero, se non erro, dovranno essere modificati, perché la Bolla medesima in discorso sia posta in armonia con questa: ossia l'intervento della Potestà civile nella provvista degli uffici ecclesiastici e le anzidette prestazioni. Ma per ciò che riguarda il primo punto, non si richiede se non la rinunzia dello Stato ad un suo d privilegio; e quanto al secondo, lo Stato medesimo si obbliga allo svincolo, il quale importa un adequato compenso e dovrà essere (come si è detto) effettuato d'accordo colla S. Sede. Ciò tuttavia non significa che la Chiesa (pur ottenendo praticamente innegabili vantaggi dalla nuova Costituzione – cfr. Rapporto Nr. 13822 del 18 Agosto 1919) non abbia a soffrire anche delle lesioni dei suoi diritti divini, come hanno indicato i Revmi Vescovi della Conferenza di Fulda nel loro Memorandum – protesta al Governo del Reich (cfr. Rapporto N. 14764 del 16 Novembre 1919),
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e su ciò appunto è fondata la formula di dichiarazione da me subordinatamente proposta (cfr. cifrato N. 336) e dall'E. V. benignamente approvata (cfr. cifrato N. 210); ma non si potrebbe con verità affermare che per la Prussia vi sia stata fino ad ora una violazione o denunzia degli obblighi concordatari stre propriamente detti.
Nella medesima Conferenza aggiunsi, per desiderio espressomi dall'Emo Bertram, circa il modus procedendi nelle trattative in discorso che l'Episcopato della Germania, (come ho sopra accennato, ) mi avrebbe comunicato i suoi postulati, i quali io avrei alla mia volta trasmesso i alla S. Sede, onde ricevere da que Questa le istruzioni relativamente alle basi della futura Convenzione, che avrei allora senza indugio in base alle quali io avrei che mi darò allora [ein Wort unlesbar] che presenterò ei allora senza indugio al Governo.
Il Sig. Ministro del Culto prussiano mi significò il giorno dopo che, siccome riuscirebbe per me assai difficile di negoziare con ognuno dei gli ventitré Stati della Germania (oltre venti), si potrebbe conchiudere un'unica Convenzione per tutto il Reich. Io, pur prendendo atto
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di tale dichiarazione, che senza dubbio agevolerebbe molto immensamente la cosa, essendo per osservai che difficilmente la Baviera, la quale, come è di cui sono note o, tiene a trattare separatamente i suoi affari, le tendenze particolaristiche e che ha uno speciale Concordato, si adatterebbe a questo metodo; ma il Sig. Haenisch rispose che il Ministro di Baviera a Berlino, da lui interrogato, aveva dato la sua adesione al riguardo e che a tal fine egli riunirebbe quanto prima in Berlino una Conferenza dei rappresentanti degli Stati degli Governi Stati medesimi. – Malgrado questa assicurazione, è lecito di dubitare della riuscita di questo detto piano, anche perché molti degli Stati in discorso non avevano sinora nessun Concordato colla S. Sede e non è molto non sembra molto del tutto probabile che vogliano s'inducano ora a concluderlo.
Lo stesso Sig. Ministro m'incaricò anche di raccomandare vivamente alla S. Sede la conservazione degli Istituti tedeschi del Camposanto Teutonico e di S. M. dell'Anima; incarico che io mi permetto di adempiere co ne col presente rispettoso Rapporto.
Credo inoltre mio dovere di aggiungere che nei Nei due giorni della mia permanenza a Berlino, il Governo tenne a
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colmarmi di specialissime attenzioni. La sera di quello stesso giorno 29 Dicembre il Presidente del Reich, Sig. Ebert, diede in mio onore un pranzo, al quale intervennero il Cancelliere, vari Ministri, Sotto-Segretari e funzionari dello Stato. Il Sig. Ebert (cattolico di nascita) mi accolse colla più grande cordialità. Mi disse che le condizioni interne della Germania tenderebbero, sebbene assai lentamente, a migliorare, ma che le esigenze dell'Intesa possono ad ogni momento gettare di nuovo il Paese nell'anarchia. La questione, che sotto tale riguardo preoccupa in questo momento più immediatamente maggiormente il Governo, è – oltre la minacciata soppressione della guardia civica o Einwohnerwehr, la quale è riuscita finora a tenere a bada i comunisti – la cosiddetta Auslieferungsfrage, ossia la estradizione dei personaggi reclamati dall'Intesa. Essa potrà facilmente cagionare, a giudizio del Sig. Ebert, una rivolta militare, la quale provocherà alla sua una reazione dei partiti estremi di sinistra con incalcolabili conseguen-
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ze; al Governo non sarà più possibile di sostenersi e la Nazione cadrà nel caos. La Germania si è dichiarata pronta a far giudicare i colpevoli da tribunali tedeschi, ai quali potrebbero sarebbero ammessi a prendere parte nell'accusa anche rappresentanti dell'Intesa, ed è disposta in questo senso ad a a tutte le possibili concessioni. Avendogli io ricordato che la S. Sede aveva preso assai a cuore la questione, come dimostrarono altresì i magnifici articoli apparsi alcuni mesi fa sull'Unità Cattolica, il Sig. Presidente m'incaricò di pregare la S. Sede medesima a volere ancora adoperarsi alla scopo di scongiurare un così grande pericolo. – Egli Il Sig. Ebert mi parlò poi anche della progettata erezione di un'Ambasciata del Reich presso la S. Sede. Egli Egli mi confermò che già da tempo vi era tale proposta, ma che ora invece il Governo aveva una tale intenzione, ma che la proposta era rimasta sospesa, perché, volendo la Baviera mantenere la sua Legazione, anche la Prussia reclamò ava un eguale diritto, e sarebbe stato impossibile di avere tre rappresentanti
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della Germania pur p in Roma, ossia l'Ambasciatore del Reich, il Ministro di Prussia ed il Ministro di Baviera. Ora però è stato raggiunto l'accordo sulla seguente base, accettata già dal Sig. Hoffmann, d'intesa coi Capi dei partiti in Baviera: Capi dei vari partiti in Baviera: La suddetta Ambasciata, alle cui spese la Baviera stessa non contribuisce , è sarà direttamente ed immediatamente ed immediatamente a disposizione del Governo bavarese per la tutela dei suoi interessi e per le trattative colla S. Sede. A tal fine essa riceve direttamente dal Governo bavarese le relative istruzioni, che è sarà tenuta ad eseguire, a [tenere] un esclusione di qualsiasi intromissione del Ministero degli Esteri di Berlino, ed invia erà pure direttamente i relativi rapporti. Inoltre il Ministero medesimo darà ordine all'Ambasciata di trasmettere al Governo bavarese copia di quei rapporti indirizzati a Berlino, i quali concernono la situazione generale ovvero affari che hanno importanza altresì per la Baviera, come pure di far mandare al Governo anzidetto relazioni, anche non richieste, ogniqualvolta ciò sia richiesto voluto dalla tutela degli interessi bavaresi.
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Al Sig. Barone de Ritter, il quale cesserebbe così dalle sue funzioni di Ministro presso la S. Sede, sarà fatto un conveniente trattamento.
Il Sig. Presidente Ebert accennò anche alla correlativa isti al desiderio del Governo della correlativa istituzione di una Nunziatura Apostolica in Berlino; ma io, non conoscendo in alcun modo le intenzioni della S. Sede al riguardo, mi astenni da qualsiasi apprezzamento circa in proposito. – Gli raccomandai invece, per incarico del più volte prelodato Emo Bertram, che la Germania faccia essa pure passi energici per la restituzione dei beni della diocesi di Breslavia, occupati dai Czeco Ceco-Slovacchi.
Il giorno seguente 30 Dicembre mi fu offerta una colazione dal Sig. Cancelliere dell'Impero, egualmente alla quale furono egualmente invitati vari personaggi politici, e la sera stessa partii per Colonia, ove giunsi la mattina seguente verso le ore 9 ½.
Celebrata la S. Messa nella Cappella del Seminario, in cui venni alloggiato, mi recai
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alle ore 11 ½ alla al Duomo, ove fui solennemente ricevuto dall'intiero Capitolo Metropolitano, e dopo aver pregato dinanzi all'Altare del SSmo Sacramento, mi portai<,> nella Sala Capitolare, sempre accompagnato dai Revmi Canonici, nella Sala Capitolare. Il Preposto Mons. Middendorf esordì con acconcie parole di saluto e di ossequio verso il Rappresentante del S. Padre; dopo di che , e quindi io pronunciai in tedesco il discorso, che qui accluso unito mi do premura d'inviare all'E. V. nella traduzione italiana (Alleg. I II). In esso, dopo aver reso il doveroso tributo di omaggio alla memoria del defunto Emo Sig. Cardinale von Hartmann, e spiegato delineata l'attuale stato di condizione dei rapporti fra Chiesa e Stato in Germania, spiegai al Capitolo come, essendo necessario di provvedere sollecitamente e nel miglior modo possibile alla p im a quella importantissima Sede Chiesa arcivescovile, la S. Sede aveva permesso che la elezione capitolare avesse luogo questa volta a norma della Bolla De salute animarum e del Breve Quod de fidelium, però colla
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espressa clausola, accettata già dal Governo di Berlino, che ciò non potrà costituire un precedente per il definitivo regolamento della questione, aggiungendo che la S. Sede medesima si riservava di sottoporre a benevolo esame il privilegio di elezione esercitato finora dal Capitolo stesso. Significai infine che assai gradito riuscirebbe al Santo Padre, se i voti dei Capitolari si portassero su Mons. Vescovo di Paderborn, Prelato accettissimo anche al Governo, e del quale tessei l'elogio. Mi sembrò opportuno per riguardo al Capitoloe riguardoso di esprimere in questa nella forma mite di un desiderio dell'Augusto Pontefice il comando l'ordine contenuto nel venerato cifrato N. 209, che cioè il Capitolo "questa volta postuli (od elegga) il Vescovo di Paderborn". Malgrado ciò, tale comunicazione sollevò una vivace discussione, durante la quale mi vidi costretto a far lasciar delicatamente comprendere che si trattava piuttosto di un ordine.durante la quale, in seguito alle domande ripetutamente rivoltemi, mi vidi costretto a lasciar delicatamente intendere che il suddetto desiderio aveva in sé la forza di un comando. I Canonici mossero difficoltà sia non solo di principio, in quanto che cioè la loro elezione, ristretta ad un sol nome, non sarebbe stata più libera, come pure ma altresì, e principalmente, contro la persona di Mons. Schulte, ad essi non gradita grata. Alle obbiezioni di principio risposi che l'adottato provvedimento
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corrispon era stato provocato dalle attuali straordinarie circostanze, le quali furono da me ampiamente descritte; – che la S. Sede, permettendo l'elezione, già aveva dato prova della sua benevolenza verso il Capitolo, al qu a cui, almeno nella maggioranza (come i Canonici stessi attestarono affermarono), sarebbe riuscita ancor meno gra gr accetta una nomina diretta della S. Sede medesima; – e che infine i Capitolari, aderendo liberamente, da figli devoti della Sede Apostolica, ad un Augusto desiderio di Sua Santità, liberamente eleggevano colui, che, essendo designato indicato dal Vicario di Gesù Cristo, potevano con tutta sicurezza ritenere in coscienza come il più degno ed atto per l'alto all'ufficio di Pastore della Chiesa illustre Archidiocesi di Colonia. Quanto alla persona di Mons. Vescovo di Paderborn, chiesi se vi fossero contro di lui serie serie e fondatie motivi eccezioni. In realtà però non furono manifestati che dei dubbi <1º)> sulla sua salute, sanità; ma io potei rispondere, avendolo appreso dall'Emo Bertram, che il Santo Padre [aveva] su ciò
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aveva già assunto informazioni al riguardo ed era risultato trattarsi piuttosto di salute alquanto delicata, anziché di che di vera malattia; 2º) sul suo favore per il Volksverein e ed le [vari] i sindacati intercon; ma io potei replicai che il sullodato Vescovo è di sicura dottrina ortodossa ed attaccatissimo alla S. Sede (il che tutti [ein Wort unlesbar] ammisero), ed avrebbe quindi senza dubbio tenuto di fronte alla detta Associazione, come anche verso i sindacati interconfessionali, l' un'attitudine rispondente alle direzioni pontificie ed alla sua dignità di Arcivescovo. Ad ogni modo dissi ai Canonici, che essi avreb per dar loro il tempo e la calma necessaria, che avrebbero potuto ancora riflettere sul grave argomento e che si sarebbe tenuta all'indomani una nuova adunanza; il proposta che venne accolta con soddisfazione. Però Sennonché già la sera stessa vennero da me il summenzionato Preposto ed il Vicario Capitolare Mons. Vogt, per comunicarmi ufficialmente a nome del Capitolo che l'elezione di Mons. Schulte era assicurata in omaggio al desiderio pontificio (giacché altrimenti egli non sarebbe stato certamente eletto), aveva
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e che del resto gli elettori si erano potuti convincere che non vi era in realtà contro tale scelta alcuna seria obbi difficoltà. Mons. Middendorf mi significò altresì che il 7 corrente si terrebbe la prima riunione preparatoria dell'elezione, alla quale debbono essere convocati anche alcuni Canonici onorari residenti fuori di Colonia ed aventi diritto al voto. In essa, affine di conservare tutte le formalità esteriori dell'elezione, sarà compilata la consueta lista, a capo con a capo in cui sarà verrà posto come primo il Vescovo di Paderborn. L'elezione stessa avrà luogo alcuni giorni dopo (forse otto o dieci) (1). Su domanda del sullodato Preposto ed iIn conformità delle istruzioni dell'E. V. (Dispaccio N. 99630), dis dissi al Mons. Middendorf sullodato Preposto che il Capitolo non aveva bisogno di presentare la lista al Governo né di fare compiere alcun altro passo presso di questo. Alla domanda dello stesso Mons. Middendorf, se l'Intesa avrà fatto avrebbe fatto opposizione contro la scelta di Mons. Schulte, risposi che io non lo credevo probabile, tanto più che egli è stimato anche all'estero per la sua opera a favore dei prigionieri, ma che ad ogni modo avrei comunicato questo dubbio alla S. Sede, la quale, in caso affermativo, avrebbe preso la misura del caso avuto senza dubbio cura di prendere i necessari provvedimenti del caso.
La mattina seguente, primo dell'anno, 1º corrente, tutti i Capitolari vennero il Capitolo venne ad offrirmi i suoi auguri per il nuovo anno ed io profittai dell'occasione per non mancai di esprimere la mia soddisfazione in seguito alla presa decisione, il [ein Wort unlesbar] il mio compiacimento per ta il felice esito dell'affare, assicurando che il S. Padre avrebbe provato viva soddisfazione nell'apprendere la filiale e piena devozione di , dimostrata da quell'illustre Capitolo verso la Sua Persona. I Cap Canonici mi pregarono chiesero di trasmettere a Sua Santità, insieme ai sensi del loro fedele attaccamento, la calda preghiera che l'Augusto Pontefice si degni di conservare al Capitolo stesso loro al Capitolo stesso l'antichissimo privilegio della elezione dell'Arcivescovo.
La sera, pre dietro invito del più volte menzionato Capitolo, presiedetti una funzione solenne nel Duomo gremito di fedeli ed impartii la benedizione col Santissimo; dopo di che ebbe luogo un pranzo offertomi dal Capitolo stesso medesimo, il quale
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che volle così nuovamente manifestare il suo ossequio e la sua riconoscenza.
La mattina seguente, appresso,seguente, due corrente, corr., ripartii alle ore 7.30 per Francoforte alla volta di Monaco, ove però sono giunto, atteseo le attuali cattive l'attuale stato delle comunicazioni ferroviarie, soltanto alle ore 4 antim. di oggi.
Chinato umilmente

[Fol. 45v] (1) Tali riserve consistevano in ciò che "quella nomina non avrebbe dovuto costituire un precedente né in special particolar modo pregiudicare il diritto di elezione del Capitolo di Paderborn nella scelta del nuovo Vescovo".
[Fol. 54r] (1) Apprendo ora che essa è stata fissata per il 15 corrente.
Empfohlene Zitierweise
Pacelli, Eugenio an Gasparri, Pietro vom 04. Januar 1920, in: 'Kritische Online-Edition der Nuntiaturberichte Eugenio Pacellis (1917-1929)', Dokument Nr. 11867, URL: www.pacelli-edition.de/Dokument/11867. Letzter Zugriff am: 27.04.2024.
Online seit 25.03.2013, letzte Änderung am 10.03.2014.