Dokument-Nr. 4270
Pacelli, Eugenio an Gasparri, Pietro
[München], 22. September 1917

Schreiber (Textgenese)
PacelliPacelliTorricella
Betreff
Sulla Nota di risposta del Governo Imperiale all'Appello Pontificio per la pace
Stamane, come era stato già annunziato, i giornali della Germania hanno pubblicano to il testo ufficiale della Nota di risposta del Governo Imperiale alla Nota all'Appello pontificio per la pace. Secondo che ebbi già ad annunziare il dispiacere di significare all'E. V. R. col mio mio cifrato di ieri, nonostante gl'incessanti miei sforzi da me tentati in questi nei giorni scorsi in obbedienza alle di Lei venerate istruzioni, è stato impossibile di ottenere, sia sia la sospensio che fosse sospesa o differita la pubblicazione del documento anzidetto, sia che fosse venisse modificata la Nota nel senso voluto dalla S. Sede, sia che f fosse (almeno per ora) che fosse data ufficialmente la d richiesta dichiarazione delle parole: in conformità della manifestazione di pace del Reichstag. Mentre pertanto rimetto qui unit unisco, per ogni buon fine, al presente rispettoso Rapporto, per ogni buon fine, esattamente tradotte dal tedesco, copia di varie lettere da me dirette nell in questa occasione sia al S. E. il Sig. Cancelliere dell'Impero ed al Sig. von Bergen, Ministro Plenipotenziario e Capo-Sezione al Ministero degli Affari Esteri, specialmente
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incaricato degli affari concernenti la S. Sede, mi permetto di aggiungere rispettosamente alcune ulteriori alle spiegazioni intorno alle già date brevemente per telegrafo alcune ulteriori considerazioni intorno alle cause per cui il Go non è stato possibile indurre il Governo Imperiale a soddisfare i desideri della Santa Sede medesima.
Innanzi tutto, occorre tener presente che nelle attuali circostanze per qualsiasi importante decisione risoluzione sulle cose della guerra e della pace debbono essere interrogate in Germania interrogate e messe d'accordo numerose personalità, alcune delle quali trovansi anche lontane da Berlino; il che rende lunga e difficile la decisione, difficilissimo od anche impossibile un successivo e soprattutto rapido cambiamento. Deve esse Occorre cioè interrogare S. M. l'Imperatore, il quale va continuamente viaggiando da una fronte all'altra della guerra, ed anche e talvolta fuori dei confini stessi dell'Impero; lo Stato Maggiore generale, le cui rigide concezioni militariste non apportano certamente il miglior contributo alla moderazione ed all'intesa ed alla condiscendenza; all'occorrenza il i Governatori generali, pure militari, delle rispettive regioni interessate; il Consiglio
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federale dell'Impero; la Commissione parlamentare dei Sette, ecc. Di più Infine devono essere anche intesi altresì gli Alleati: l'Austria-Ungheria, la Bulgaria e la Turchia. "Molte autorità (così si espresse il Segretario di Stato per gli Affari Esteri, sig. von Kühlmann, nella seconda Seduta segreta della Commissione dei Sette tenutasi il 12 corrente per esaminare appunto il progetto di risposta all'Appello Pontifico) hanno dovuto essere interrogate previamente. La Germania infatti non conduce una guerra isolata, ma una guerra di coalizione; ed è quindi naturale che una manifestazione così fondamentalmente importante, come la Nota di risposta, debba essere in precedenza discussa con tutti gli Alleati. Particolarmente stretto è stato il contatto coll'Austria, la quale, anche come grande Potenza cattolica, ha uno speciale interesse nella cosa. Il testo della nostra risposta è un compromesso fra le varie tendenze. Occorre riflettere bene prima di proporre modificazioni e non entrare molto nei dettagli, anche perché altrimenti dovrebbero essere interrogati di nuovo gli Alleati. D'altra parte, l'intento della S. Sede è stato quello di creare un'atmosfera favorevole ad un riavvicinamento fra i vari Gabinetti.
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Se la Germania si addentra maggiormente in un punto, i suoi Alleati vorranno farlo egualmente per un altro, ed allora sorgerebbero subito forti opposizioni; ciò che precisamente occorre evitare. Per questa ragione nella Nota non si è ancora trattata la questione del Belgio, sebbene nell'ultima seduta se ne sia mostrato vivo desiderio." La redazione della Nota fu preceduta anche pure da lunghe e laboriosissime conferenze fra il Governo ed i capi dei vari partiti, mentre, ad accrescere ancora le difficoltà, nella pubblica stampa i conservatori e gli Alldeutschen o pangermanisti (fra i quali sono anche purtroppo da annoverarsi non pochi ecclesiastici e la cattolica Kölnische Volkszeitung) menavano una attivissima campagna contro qualsiasi concessione o rinunzia, specialmente a riguardo del Belgio. Nella visita fattami cortesemente il 15 corrente alla Nunziatura (cui si riferiva il mio cifrato di quello stesso giorno), il Sig. von Kühlmann, il quale appariva assai soddisfatto dell'opera sua nella compilazione della Nota, mi manifestò quanto gli era stato malagevole malagevole arduo contentare tutti: l'Imperatore, il Cancelliere, Erzberger, Scheidemann, Czernin, la Bulgaria, l' la Turchia, Ludendorff; sì, anche (diss'egli) anche Ludendorff, giacché, sebbene sia inevitabile che i militari giudichino le cose differentemente dai diplomatici, non si può tuttavia non te-
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ner conto anche di loro, che son quelli i quali conducono la guerra. Mi aggiunse (ed anche io ho potuto facilmente constatarlo) che l'opinione pubblica in Germania è ancora assai divisa circa la questione del Belgio, né si è ancora efficacemente agito per orientarla ed unirla. Il concetto delle famose garanzie per l'indipendenza di quello Stato è inteso nei sensi più diversi ed opposti, giacché alcuni, pur v vogliono che la Germania, affine di garantirsi con tutta sicurezza, si annetta almeno qualche parte del territorio, specialmente Anversa, altri domandano lo smantellamento delle fortezze, il disarmo, l'unione ferroviaria, la divisione amministrativa fra walloni e fiamminghi, ecc., altri finalmente infine si contentano più ragionevolmente di una neutralità garantita dalle Potenze.
Un'altra Una seconda fonte di difficoltà è l' la mancata stata ed è indubbiamente la mancanza di un Nunzio Rappresentante pontificio residente stabilmente a Berlino. È cosa sommamente malagevole seguire gli avvenimenti ed agire a distanza. Né giova, in linea ordinaria, recarsi andare colà transitoriamente soltanto per qualche giorno; ché anzi ciò può essere talvolta inopportuno e dannoso, specialmente in alcuni momenti più gravi e delicati, giacché durante i quali un viaggio del Nunzio il quale non è nemmeno accreditato di Monaco a Berlino solleverebbe infiniti commenti e sospetti, che metterebbero in imbarazzo lo stesso Governo ed accrescerebbero così le difficoltà gli imbarazzigli ostacoli. È perciò che, essendosi l'E. V. degnata di rimettere la cosa al mio modesto giudizio, non mi valsi dell'autorizzazione, impartitami col cifrato del 17 corrente, di recarmi in quella Capitale. Fortunatamente, avendo fatto pers la conoscenza personale degli dei principali uomini di Stato di Berlino, posso corrispondere con essi per lettera; ma, oltre che, non essendo io nemmeno accreditato presso il Governo Imperiale, tale corrispondenza ha carattere soltanto confidenziale e non ufficiale, essa
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non può mai sostituire l'efficacia del il continuo contatto e della la discussione orale. D'altra parte, le recenti visite a Monaco del Cancelliere e del Segretario di Stato per gli Affari Esteri, le quali hanno avuto luogo in occasione della loro nomina di essi ai detti offici loro alti offici, è da prevedere che non si ripeteranno fa facilmente in avvenire, salvo il caso di qualche nuova crisi.
Finalmente ha molto nuociuto all'accettazione delle domande della Santa Sede l'ottimismo, che regna qui in questo momento al presentemente nelle sfere officiali e che faceva giudicare. Tale ottimismo riguarda non soltanto le condizioni interne e la situazione militare della Germania , che si considera ottima, specialmente dopo l'efficace resistenza sostenuta nella [sic] fronte orientale e le vittorie sulla Russia colla celebratissima occupazione presa di Riga, ma anche la probabilità di una prossima pace. La e mia e ripetuta e e categoriche affermazione i, che cioè la mancanza di un'accettazione esplicita dei punti terzo e quarto della proposta Pontificia provocherebbe immediatamente da parte dell'Intesa un rifiuto assoluto, il quale chiuderebbe la via ad ogni ulteriore trattativa, erano sono state considerate come espr eccessivamente pessimistiche. Per tacere di altre manifestazioni pur assai chiare, G già il Sig. von Kühlmann nella sedu summenzionata Seduta segreta della Commissione dei Sette aveva detto: "Per ciò che riguarda l'Inghilterra, si può
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trarre con sicurezza la conseguenza che il passo della Santa Sede non ha avuto luogo contro la volontà di essa. Vi sono anche indizi che i circoli influenti della Gran Bretagna oggi hanno di fronte alla guerra un'attitudine diversa da quella di qualche tempo fa; gruppi notevoli sono là per una pace di mediazione. L'aumento accrescimento delle voci favorevoli alla pace in Inghilterra è manifesto. In Francia l'amore della pace è meno potente, ma questa Nazione ha ora una importanza secondaria". Anche nella visita già suacc suaccennata il Sig. Segretario di Stato per gli Affari Esteri mi disse manifestò espressamente che non bisognav esser egli era più ottimista della S. Sede. Senza parlare della Russia, la quale è ora fuori di combattimento, le notizie da che a lui ricevute giuntegono riservatamente dall'Inghilterra (ove rimase prima della o guerra scoppio del conflitto per sei anni come Consigliere dell'Ambasciata di Germania e conta quindi numerose conoscenze), provano un costante aumento del desiderio di pace; specialmente poi si nota colà un progressivo senso di stanchezza contro l'invadenza degli Stati Uniti e si dice: abbiamo cercato di divenire i padroni della Germania
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e diventiamo invece i sudditi degli Stati Uniti.
Mercoledì scorso, in una durante una visita conversazione da me fatta avuta al col Sig. Conte de Hertling per raccomandare anche a lui al Suo autorevole intervento le domande della Santa Sede, mi accorsi che il tale ottimismo era diviso pure da lui; tutti questi indizi mi fecero sospettare che mi si e siccome esso non corrispondeva in realtà un poco assai affattoin niun modo alle informazioni comunicatemi dall'E. V. particolarmente nel col cifrato del 14 corrente, sospettai che vi fosse sotto l'esistenza di qualche occulto elemento di fatto occulto, il quale ne fosse la causa e la spiegazione. E perciò ieri, durante la visita fattami dal del prelodato Sig. Conte per consegnarmi la Lettera di S. M. il Re di Baviera (trasmessa all'E. V. al S. Padre (come ho avuto l'onore di riferire col mio rispettoso Rapporto N.  1516), lo misi alle strette con domande incalzanti e suggestive, gli feci confessare ed egli finì per confidarmi sotto il più stretto assoluto segreto (tanto che non mi autorizzò nemmeno a comunicarlo in modo chiaro alla S. Sede) che l'Intesa, ed in particolare l'Inghilterra, ha fatto comprendere alla Germania la sua intenzione di trattare
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segretamente la pace e che anzi a Berlino si attende un negoziatore (il quale forse sarà un neutrale). Il Sig. Conte non sapeva di più, ma la notizia (egli asserì) era certa e confermatagli anche dal dallo stesso Sig. von Kühlmann e dal Ministro di Prussia a Monaco..
Ora io non so È difficile prevedere quale È difficile prevedere quale esito avranno tali negoziati potranno avere queste eventuali trattative segreti e, i le quali, se non vorranno condannarsi all'insuccesso, dovranno necessariamente coincidere colle sapientissime proposte Pontificie. Ad ogni modo, mi sembra che ciò ad ogni modo, checché si voglia pensare di tali negoziati, è indubitato che ad essi si dà qui importanza e ciò mi sembra spiegare come la Germania non voglia ora p ancora pronunziarsi aper chiaramente sulla questione del Belgio e compromettere così in tal modoper conseguenza le sue posizioni. "Il Belgio (così si espresse il Sig. von Kühlmann nella più volte ricordata Seduta della Commissione dei Sette) ha per noi come pegno un alto valore, che sarebbe perduto, se si mettessero apertamente le proprie carte sul tavolo, specialmente allorché le pretese del nemico sono ancora molto elevate. Una così forte arma diplomatica non deve cadere dalle mani precisamente ora che ci avviciniamo al momento delle trattative officiali di pace". Per ciò questo egli sconsigliò vivamente di nominare il Belgio nella Nota. "Il Belgio, aggiunse, è senza dubbio il ponte verso la pace, ma la diplomazia deve avere in ciò una piena libertà di movimenti". E la Commissione, la quale nella prima Seduta si era dichiarata così favorevole ad una quasi all'unanimità pronunziata in favore di una espressa dichiarazione sul Belgio nella risposta all'Appello pontificio (cfr. Rapporto N.  1213 in data del 30 corrente Agosto p. p. , aderì allora ora invece, per ragioni di tattica, al parere del Segretario di Stato per gli Affari Esteri. Fu tuttavia convenuto che si sarebbe menzionata la risoluzione manifestazione per la pace del Reichstag, come in realtà si è fatto. nella quale è implicitamente inclusa la soluzione favorevole della questione del Belgio, come mi permisi di osservare nel mio ossequioso Rapporto N. 1406 del 14 corrente; e così in realtà fu fatto.
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Tali sono, a mio umile avviso, le principali cause che hanno impedito una più soddisfacente solu più soddisfacente migliore risposta più soddisfacente e quale la S. Sede aveva Suo diritto di esigere. Il Governo Imperiale, del resto, è rimasto sorpreso e crede di aver concesso moltissimo come primo passo (specialmente se si paragona coll'attitudine dell'Intesa) e che ritiene che la sua Nota apr lasci la via aperta ad ulteriori trattative; ho saputo anzi dal questo già menzionato Sig. Ministro di Prussia a Monaco che il Sig. von Kühlmann è rimasto assai sorpreso e deluso della mancata soddisfazione della S. Sede. Quanto alla pubblicazione del documento, essendo stata già fissata coll'Imperatore e cogli Alleati la data giornata data di oggi ed essendo già ed avendo e data la promessa ed avendola il Governo già promessa per questo giorno ai partiti, ed alla sp stampa ed alla pubblica opinione che ansiosamente l'attendeva, il Governo medesimo non ha creduto di poterla non si è assolutamente stimato possibile differire la più oltre.
Chinato ecc.
Empfohlene Zitierweise
Pacelli, Eugenio an Gasparri, Pietro vom 22. September 1917, in: 'Kritische Online-Edition der Nuntiaturberichte Eugenio Pacellis (1917-1929)', Dokument Nr. 4270, URL: www.pacelli-edition.de/Dokument/4270. Letzter Zugriff am: 27.04.2024.
Online seit 24.03.2010.