Dokument-Nr. 4745
Pacelli, Eugenio an Gasparri, Pietro
[München], 06. September 1917

Schreiber (Textgenese)
PacelliPacelliTorricella
Betreff
Sulla "parlamentarizzazione" e "democratizzazione" della Germania
Facendo seguito al mio rispettoso Rapporto N.  1013 in data del 14 agosto p. p., mi permetto di sottoporre aggiungere all'E. V. R. alcune brevi notizie di fatto ed alcune e riflessioni sulla que cosidetta [sic] "parlamentarizzazione" e "democratizzazione" della Germania.
I°) La Situazione attuale: Come è ben noto all'E. V.  R., gli organi del potere legislativo sono nell'Impero germanico il Bundesrat o (Consiglio federale) ed il Reichstag o (Dieta dell'Impero).
Il Bundesrat o Consiglio federale contò in origine cinquantotto cinquantotto membri; ma dal 1911, accordatasi una rappresentanza anche all'Alsazia-Lorena, i suoi componenti divennero sessantuno. Il numero dei voti assegnato ai singoli Stati confederati è proporzionato alla loro importanza: diciassette la Prussia, sei la Baviera, quattro il Württemberg, quattro la Sassonia, e così di seguito. Un membro del Consiglio federale non può essere al tempo stesso membro del Reichstag. Il Bundesrat, oltre le sue mansioni legislative, deve assolvere anche tutta una serie di compiti amministrativi.
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Il Reichstag si compone attualmente di 397 membri. I deputati vengono eletti a suffragio universale, eguale, segreto e diretto. Essi non possono essere vincolati né da istruzioni né da incarichi. Se un membro del Reichstag accetta un ufficio governativo retribuito oppure se un deputato funzionario è promosso ad un ufficio più alto, viene a perdere il suo mandato e deve sottoporsi ad una nuova elezione.
Queste disposizioni di legge spiegano perché un deputato al Reichstag non possa divenire al tempo stesso membro del Bundesrat. Il membro del Bundesrat non vota per sé, né secondo la sua convinzione, ma in conformità delle istruzioni ricevute dal rispettivo Governo. Invece il deputato al Reichstag non deve, (come si è detto, ), secondo la costituzione, essere vincolato nel suo voto . da incarichi ed istruzioni.
Sotto Durante il cancellierato del principe di Bismarck parecchi deputati furono chiamati a far parte del Governo e tutti deposero regolarmente il mandato. Sotto i successori di Bismarck le chiamate di deputati al Governo si fecero più rare. Gli è perciò che la trasformazione
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del Governo in senso parlamentare viene chiesta da molte parti con insistenza sempre maggiore. I soli a non volerne sapere sono i conservatori. I nazionali-liberali, i democratici-progressisti ed i socialisti ne sono i fautori più zelanti, mentre il Centro tiene una condotta di mezzo, d'attesa e di mediazione tra gli estremi. Esso domanda però energicamente che un maggior numero di suoi amici venga chiamato a far parte della direzione della cosa pubblica.
II°) Difficoltà contro la trasformazione " parlamentarizzazione " . Il sistema parlamentare o Governo parlamentare è diverso vario in ogni Stato, perché in ciascun paese è il risultato di un diverso svolgimento storico.
Negli Stati Uniti dell'America del Nord il Presidente eletto dal popolo ha maggiori diritti che l'Imperatore di Germania. Il Presidente Egli non non sceglie i suoi ministri nella maggioranza del Congresso; i ministri non non si dimettono, quando anche ricevano in pieno petto un voto contrario della Camera e del Senato. Non di rado i ministri, che sono esclusivamente gli uomini di fiducia del Presidente, appar-
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tengono ad un partito politico diverso da quello che ha la maggioranza nel Congresso. Il Governo parlamentare di Francia è differente dal Governo parlamentare d'Inghilterra, ed ambedue sono alla lor volta diversi dal Governo parlamentare d'Italia. – Per ciò che riguarda la Germania, occorre tener presenti queste considerazioni:
1°) La Germania è uno Stato confederato. I singoli Sovrani hanno costituito spontaneamente nel 1871 la Confederazione germanica (Impero germanico). Essi hanno rinunziato alla loro sovranità nella misura implicata determinata della c Costituzione dell'Impero. In tutte le questioni di politica interna (scuole, ferrovie, amministrazione, ecc.) sono rimasti pienamente liberi ed indipendenti e danno pure le istruzioni ai in ciò che concerne gli affari comuni dell'Impero agiscono per mezzo dei loro) rappresentanti nel Bundesrat. Del proprio suo contegno nel Bundesrat ogni Governo è responsabile verso il proprio Landtag, e difatti nel corso degli anni le d Diete dei singoli Stati hanno chiesto conto più volte ai rispettivi Governi di questo o quel voto dato nel Bundesrat.
Ora, com'è ben naturale, i singoli Stati confederati non vogliono lasciarsi diminuire indebolire questa loro influenza nelle cose dell'Impero
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Seite im ASV nicht nummeriert. e temono che ciò avverrebbe se il Governo si trasformasse in senso parlamentare, giacché allora mentre la potenza del Reichstag aumenterebbe, diminuirebbe e verrebbe meno la loro. Essi non D'altra parte, non desiderano neppure che i loro rappresentanti nel Bundesrat facciano parte del Reichstag, giacché vogliono liberamente disporre disporre, come loro meglio piace.
2°) La Germania sotto l'aspetto politico è assai divisa divisa. Non vi sono in Germania due grandi partiti, come in altri paesi, ma un partito di destra, il Centro, due partiti liberali ed infine una forte sinistra socialista. Nessuno di questi gruppi può sperare di costituire in un prossimo avvenire la maggioranza. In Germania dunque (così almeno qui si pensa) non si potrebbe aver mai una vera maggioranza monocroma e compatta, ma si dovrebbero formare sempre Ministeri di coalizione. Non si sono mai avute al Reichstag dal 1870 maggioranze durature, ma solo occasionali, per determinati scopi, come ora, ad esempio, per la mozione della pace. Al sorgere di nuove questioni si formano nuove maggioranze. Tale configurazione politica
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corrisponde al carattere particolare della Germania, ove si ritiene perciò che non sarebbe possibile trapiantare senz'altro le istituzioni degli altri popoli.
III°) La " democratizzazione " della Germania. Nonostante queste difficoltà, è tuttavia indubitato che i partiti ed il Reichstag i Parlamenti e le Camere ed i Parlamenti (Reichstag e Landtag) otterranno un'influenza sempre maggiore non soltanto riguardo alla legislazione, nell'esercizio del potere legislativo, ma altresì nell'amministrazione e nella composizione dei Ministeri. Il Centro esige fermamente eguaglianza di trattamento nell'assegnazione dei pubblici offici, ed e lo stesso domandano anche altri partiti. Un più intimo contatto fra Parlamento e il Reichstag ed il Governo sarà necessario non soltanto durante la guerra, ma anche dopo la conclusione della pace, e farà sì che un numero sempre maggiore di deputati venga verrà chiamato a far parte de al Governo; d'altra parte, si troverà modo di risolvere il problema in guisa che a questi deputati sia lecito di conservare il loro mandato. Così la trasformazione politica in senso parlamentare sarà attuata in conformità del diritto germanico e della particolare evoluzione storica della Nazione.
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Il passo più importante sulla via dell'orientamento democratico è l'introduzione del suffragio universale, eguale, diretto e segreto in Prussia, come il m Messaggio di Pasqua dell'Imperatore ed il rescritto del 17 dello scorso Luglio hanno promesso e stabilito. Fra l'Impero e la Prussia si otterrà così una piena omogeneità. L' Attualmente l'Impero ha, da molti anni, una maggioranza di sinistra; invece la Camera dei deputati e la Camera dei Signori prussiane hanno una maggioranza spiccatamente conservatrice. E siccome la direzione del Governo [ein Wort unlesbar] trovasi quasi interamente nelle mani dei Ministri prussiani, ne ne è seguito necessariamente che essa ha dovuto necessariamente battere una via tortuosa, piegante do ora a sinistra ed ora a destra. Quando invece il diritto elettorale vigente per l'Impero sarà esteso, come si è detto, anche alla Prussia, allora entrambi i rispettivi Parlamenti, ossia il Reichstag ed il Landtag, avranno un carattere uniforme, ed una politica orientata verso sinistra sarà l'inevitabile conseguenza del nuovo ordine di cose.
Inoltre si ritiene da molti per certo che, dopo la guerra, l'articolo della Costituzione, secon-
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do il quale l'Imperatore soltanto ha la facoltà di dichiarare la guerra (in alcuni casi (all'occorrenza coll'approvazione del Bundesrat), sarà verrà modificato nel senso che sia necessaria l'approvazione del Reichstag. Non si pensa di attuare fin da ora una tale simile riforma, affine di non suscitare all'estero l'impressione che il popolo germanico la voglia, perché persuaso che l'Imperatore sia responsabile dello scoppio della guerra attuale. Ma, chiuse le ostilità, essa sarà chiesta ed ottenuta per considerazioni generali d'indole democratica.
È probabile, poi, che il Reichstag esiga presto la presentazione di un disegno di legge sulla responsabilità del Cancelliere; mi è stato anzi recentemente assicurato che un tale disegno di legge verrà presentato fra non molto. Così si compie in Germania il riordinamento interno in senso liberale e democratico, gradualmente e non sulla falsariga degli Stati unitari. Ciò che è naturale e facile in Italia, in Inghilterra, in Francia, è invece difficile in uno Stato confederato come la Germania. Anche la Svizzera, la quale è una Confederazione,
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non ha il regime parlamentare che ha vige, per esempio, in Italia.
Ben a ragione quindi V. E. conchiudeva testé le sue dichiarazioni al corrispondente romano della "United Press" con quelle parole profondamente saggie [sic] e previdenti: "Il Papa non ha detto nulla circa la democratizzazione di Governi esistenti, perché la storia insegna che una forma di Governo imposta colle armi non dura e non può durare. Il Papa pensa che bisogna rispettare la libera volontà dei popoli, i quali, avendo il suffragio universale, possono scegliere la forma di Governo che a loro piaccia. Del resto, la democrazia riceverà dalla guerra tale impulso, che occorre piuttosto adoperarsi con prudenza per impedire che degeneri in una forma eccessiva, quale è, ad esempio, l'anarchia".
Ed in realtà, per non parlare che della Germania, vi sono già alcuni i quali dalla surricordata riforma elettorale in Prussia temono gravi conseguenze per la causa cattolica e per la scuola confessionale. Ma di ciò mi propongo di trattare eventualmente in un distinto Rapporto.
Intanto chinato ecc.
Empfohlene Zitierweise
Pacelli, Eugenio an Gasparri, Pietro vom 06. September 1917, in: 'Kritische Online-Edition der Nuntiaturberichte Eugenio Pacellis (1917-1929)', Dokument Nr. 4745, URL: www.pacelli-edition.de/Dokument/4745. Letzter Zugriff am: 02.05.2024.
Online seit 24.03.2010.