Dokument-Nr. 694

Dagli archivi belgi, in: Norddeutsche Allgemeine Zeitung, August 1915
La "Norddeutsche Allgemeine Zeitung" scrive:
Gli archivi del Governo belga hanno già messo alla luce diversi documenti di significato storico. Nuove ricerche hanno portato alla scoperta di nuovo materiale pregevole, e più precisamente ai rapporti mandati dagli ambasciatori belgi all'estero al loro Governo. Le istruzioni agli ambasciatori non si son potute trovare. Sembra che il Governo belga le abbia portate seco insieme ai fascicoli che si riferiscono alla neutralità belga. I rapporti trovati offrono uno straordinario interesse qual materiale-sorgente riferentesi all'antefatto della guerra. Il loro significato consiste nell'essere stati scritti dai rappresentanti di uno Stato che alla grande politica mondiale prendeva una parte indiretta, quasi da spettatore. Questi rapporti hanno quindi il diritto di esser considerati come un'esposizione diplomatica obbiettiva della politica internazionale prima dello scoppio della guerra. Se si considerano le simpatie per le potenze occidentali del popolo belga, ormai divenuto dominio dell'influsso francese, simpatie che trovarono la loro espressione nel contegno ostile della stampa belga verso la Germania, molto più considerevole è che i rapporti degli ambasciatori belgi contengano, contro la politica delle potenze dell'Intesa, un tale materiale d'accusa che più annientante non sarebbe stato possibile poterlo immaginare. Noi pubblicheremo di seguito un certo numero di rapporti degli ambasciatori belgi a Berlino, a Londra e a Parigi, che risalgono agli anni 1905 fino al 1914. Da questi rapporti resulta, nella forma più concisa e persuasiva, che è stata appunto la politica della Triplice Intesa, inaugurata nel 1904 dall'Inghilterra e rivolta contro la Germania, quella che ha provocato in Europa profonde scissure e che alla fine condusse alla guerra attuale. Il Governo inglese quale molla azionante e il Re Edoardo VII quale vessillifero delle intenzioni della Triplice Intesa, tendenti ad isolare la Germania, formano il tema incessante dei rapporti dei diplomatici belgi.
Con grandissima perspicacia gli ambasciatori riconobbero assai presto come la pace mondiale, assicurata e mantenuta da decenni dalla Triplice Alleanza, veniva messa in serio pericolo dalle aspirazioni e tendenze politiche della Triplice Intesa. Che l'ostilità inglese contro la Germania era da ricercarsi esclusivamente nella gelosia e nell'invidia inglese per lo sviluppo meraviglioso preso dalla Germania nei riguardi industriali e commerciali nonché al prosperare della flotta mercantile tedesca, trova la più completa conferma nei giudizi degli ambasciatori belgi. In essi la tracotanza inglese che pretende avocare a sé il monopolio del commercio mondiale e la padronanza dei mari, nonché le losche macchinazioni della stampa aizzatrice, vengono caratterizzate con tratti eloquenti. La insincerità della politica francese marocchina, le continue violazioni di accordi dinanzi alla Germania di cui si rese colpevole la Francia spalleggiata dall'Inghilterra nel Marocco, vengono definitivamente e irrefragabilmente assodate. I rapporti in parola richiamano l'attenzione sul minaccioso dilagare dello sciovinismo francese e sul ravvivamento dei contrasti tedesco-francesi qual resultato dell'intesa coll'Inghilterra. Riconoscono al contrario, e senza ambagi, l'amore per la pace dell'Imperatore tedesco, la tendenza pacifica della politica tedesca e la grande longanimità della Germania dinanzi alle provocazioni dell'Inghilterra e della Francia. Il signor Poincaré or non è molto ha accentuato in un discorso lo spirito pacifico della Francia e della politica francese e si è sforzato di rappresentare la Germania come la nazione che ha attentato alla pace d'Europa. Noi ci siamo già occupati delle affermazioni del signor Raimondo Poincaré. Oggi possiamo però completare le nostre osservazioni aggiungendovi il giudizio del rappresentante del Belgio a Parigi che ha ben diritto d'esser ritenuto quale imparziale osservatore. Il 16 gennaio 1914 l'ambasciatore Barone Guillaume mandò al suo Governo un rapporto nel quale si legge questo passo:
"J'ai déjà eu l'honneur de vous dire que ce sont MM. Poincaré, Delcassé, Millerand et leurs amis qui ont inventé et poursuivi la politique nationaliste, cocardière et chauvine dont nous avons constaté la renaissance. C'est un danger pour l'Europe – et la Belgique." (Traduzione: Ebbi già l' onore di com unicarL e che sono stati i signori Poincaré, Delcassé, Millerand e i loro amici quelli che han no inventato e seguito la politica nazionalista militarista e ch ovinista della quale noi abbiamo potuto costatare la rinascita. Essa forma un pericolo per l' Europa – e per il Belgio.)
Sembra proprio che il Barone Guillaume abbia subodorato gli avvenimenti che si avverarono un anno più tardi e che hanno avuto un contraccolpo così fatale per la sorte del Belgio.
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I.
Il 1905 fu l'anno della rivoluzione russa, della guerra russo-giapponese e della crisi marocchina provocata dall'avventurosa politica di Delcassé.
In tutte le questioni della grande politica, quest'anno venne a trovarsi sotto le conseguenze dell'accordo anglo-francese dell'8 aprile 1904 e che condusse al cosiddetto Entente cordiale dell'Inghilterra colla Francia. Fu l'anno della seconda alleanza anglo-giapponese sottoscritta, come quella dell'"Entente", dal Ministero Balfour-Landsdowne dimissionario poco prima della fine dell'anno ed al quale successe il gabinetto liberale Campbell Bannerman-Grey. La politica estera di entrambi i gabinetti fu quella del Re Edoardo VII, politica che si partì dal concetto di lanciare un ponte d'intesa russo-inglese dopo l'avvenuta distruzione della flotta russa, mediante l'alleato Giappone e cercando di sfruttare l'alleanza franco-russa. L'intento era quello di creare una grande combinazione antitedesca che, nel momento opportuno, avrebbe dovuto vigorosamente contribuire all'annientamento di tutte le vigorose energie della Germania.
Parallelamente a queste trame si sviluppava l'attività di una stampa tedescofoba avente sede centrale a Londra e sforzantesi di tener viva e rinfocolare continuamente nell'opinione pubblica inglese la nuova tendenza rivolta contro la Germania. Essa trovò eco in Francia e ben presto anche in Russia. Bisogna fare onore alla sua scaltrezza e dire che ha conosciuto tutte le arti per successivamente iniziare e quindi giustificare qual necessità nazionale tutte le mosse della politica del gabinetto inglese rivolta contro di noi.
Le apprensioni che dovevan provocare queste mene politiche dell'Inghilterra, sono state riconosciute subito dai rappresentanti del Belgio ed accuratamente segnalate. Il conte Lalaing, l'ambasciatore belga a Londra; il Barone Greindl, l'esimio rappresentante del Belgio a Berlino; il signor A. Leghait, che rappresentava a Parigi la corte di Bruxelles; tutti hanno richiamato l'attenzione, nei loro rapporti, sui pericoli che portava seco lo sviluppo delle nuove tendenze.
Il 7 febbraio Lalaing dice che l'inimicizia dell'Inghilterra deve ricercarsi nell'invidia e nella paura, e che l'agitazione della stampa e il minaccioso discorso dell'ammiraglio Lee ha trascinato il pubblico inglese ad emettere l'opinione chovinista che la Germania non abbia il diritto di aumentare la sua flotta. Pochi giorni dopo Greindl esprime lo stesso pensiero con frasi più nette e più forti. Egli richiama l'attenzione sul carattere difensivo della marina da guerra tedesca. Dice che la vera causa d'odio degli Inglesi contro la Germania deve ricercarsi nella gelosia provocata dallo straordinario sviluppo della flotta mercantile tedesca, del commercio e della industria germanica. Un motivo essenziale che ha indotto l'Inghilterra ad entrare nell'Entente colla Francia è stato il desiderio di avere libera mano contro la Germania. Nell'aprile e nel maggio, quando l'arrivo dell'Imperatore Guglielmo a Tangeri e la conseguente caduta di Delcassé provocò in Inghilterra una vera tempesta di sdegno, i rapporti belgi rivelano di comprendere profondamente il contegno della Germania nella questione del Marocco. Il signor Leghait richiama l'attenzione sul carattere dimostrativo del viaggio che il Re Edoardo VII fece a Parigi subito dopo la caduta di Delcassé. Gli intrighi tramati in ogni senso, tendenti ad impedire che la conferenza avesse luogo, vengono improvvisamente alla luce e inducono il signor Leghait alla conclusione caratteristica che si era voluto tentare di ascrivere intenzioni machiavelliche alla politica benevolente fatta dall'Inghilterra rispetto alla Francia. Egli dice chiaro e tondo in un dispaccio successivo, che è colpa di Delcassé essersi egli messo in testa di poter decidere sulla sorte del Marocco senza tener calcolo degli interessi della Germania.
Anche il Conte d'Ursel, che rappresentò il Barone Greindl a Berlino nel luglio e nell'agosto, richiama sull'ostilità della politica inglese. Egli dice che l'Inghilterra non lascia passare nessuna occasione senza erigere nuovi ostacoli alla Germania. Così, durante la sollevazione nell'Africa del sud-ovest, riconobbe gli Hereros qual potenza belligerante e proibì al Kap di inoltrarci vettovaglie e munizioni.
Il Barone Greindl segue con ansia la campagna della stampa e della finanza inglese, tendenti a guadagnarsi la Russia contro la Germania, e vede sorgere una combinazione che gli sembra pericolosa. Dice: "La Triplice Alleanza diretta dalla Germania ci ha dato 30 anni di pace europea. Adesso ques t'alleanza è indebolita a causa dello stato di disgregamento in cui si trova l' Austria-Ungheria. La nuova triplice Intesa Francia, Russia e Inghilterra non surrogherà lo spirito pacifico della Triplice Alleanza, ma sarà al contrario la causa di un continuo turbamento."
Prosegue osservando non essere stato impossibile l'avvicinamento della Russia all'Inghilterra, più improbabile invece un'intesa. Ma la Russia odia la Germania come il vicino la di cui alta civiltà infligge una grande umiliazione alla barbara superbia dei Russi. La guerra attuale offre la confutazione più persuasiva al giudizio del Barone Greindl relativo allo "stato di disgregamento" della nostra alleata Austria-Ungheria. Egli è caduto nel medesimo gravissimo errore nel quale sono caduti i nostri avversari che hanno architettato e provocato la guerra.
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Nell'ottobre egli pone la domanda, se quella gente che in Inghilterra fa finta di temere un'invasione tedesca – invasione impossibile – si esprime con sincerità. I suoi timori son questi: che gli Inglesi cerchino invece di provocare un conflitto per annientare la flotta da guerra e quella mercantile e con esse tutto quanto il commercio della Germania. Ciò corrisponderebbe completamente – scrive egli – alle tradizioni della politica inglese.
L'ultimo dispaccio di Greindl esce in questa interrogazione: "Io mi domando dove e quando mai la Germania si è messa attraverso alla politica inglese? Che siano stati ricordi del telegramma di Krüger all'Imperatore dopo che Jameson e i suoi compagni furon fatti prigionieri? Ma questo è ormai molto lontano nel tempo. E poi non si do vrebbe dimenticare a Londra che si trattava di una banda di briganti, organizzata è vero e messa sotto la guida del Governo inglese, ma ufficialmente non riconosciuta dal l' Inghilterra."
Sono queste amarissime verità che vengono pronunciate contro l'Inghilterra dalla bocca di persone la di cui imparzialità è impossibile mettere in dubbio. Il fondamento del nostro buon diritto e del torto dei nostri avversari trova qui appoggi nuovi e solidissimi.
II.
La grande politica degli anni 1906 e 1907 ci mostra le macchinazioni inglesi, intente ad isolare e ad accerchiare la Germania di nemici, in continuo progresso. Anche ora, come nel passato, i rappresentanti belgi tengon dietro a questo sviluppo con diffidente attenzione.
Coll'anno 1906, dopo la lunga prevalenza del partito conservatore unionista, subentrò in Inghilterra il governo del partito liberale-radicale col ministero Campbell Bannerman, appoggiato dai nazionalisti irlandesi, le di cui pretese circa all'Homerul[e] rimasero da quel momento inseparabili col programma del Gabinetto salito al Governo. Questo doveva poi, logicamente, condurre prima o poi ad un conflitto colla Camera dei Pari ed ebbe infatti un periodo di lotte intestine quasi ininterrotte. Al contrario la politica estera inglese mantenne l'indirizzo che aveva. L'influsso del Re, sempre tenacemente aggrappato alla direttiva di politica estera inaugurata nel 1903, si fece valere ancor più vigorosamente che non nel gabinetto precedente. È vero che Edoardo VII si era curato poco dei dettagli della politica ma, nelle grandi questioni, o meglio ancora, nella sola grande predominante questione dinanzi alla quale tutto veniva posto in seconda linea, fece i suoi massimi sforzi, perché l'Inghilterra ufficiale non si scostasse dalla via che egli aveva tracciata. Il dettaglio di questa azione resulta però distintamente dai rapporti che pubblichiamo. Dobbiamo bensì premettere alcune parole atte a lumeggiare quei personaggi autorevoli che, in questo periodo, esercitavano il loro grande influsso nella politica della Francia e della Russia.
In Francia a Loubet era successo Fallières qual Presidente della Repubblica. Fallières non ha rappresentato in realtà una parte politica, ma si contentò della posizione decorativa alla quale si erano volontariamente limitati in Francia i Presidenti della Repubblica dai giorni di Grévy. Il vero maneggiatore della politica interna ed estera della Francia rimase Clemenceau che il 23 ottobre 1906 fu nominato presidente dei ministri e si mantenne al governo fino al 10 luglio 1909.
Clemenceau è stato sempre, assai più di Delcassé, un incondizionato satellite dell'Inghilterra e si trovò in rapporti intimissimi con Edoardo VII il quale, anche nell'ambasciata francese a Londra, aveva il signor Paul Cambon, un'altra colonna, del suo influsso in Francia.
Di intendimenti ultra Inglesi era anche il dirigente della stampa Georg[e] Villier il quale, sotto il nome di Tardieu, scriveva nel "Temps" gli articoli politici di fondo.
In Russia il 3 maggio 1906 fu nominato Presidente dei Ministri il già ministro delle finanze Witte, e il 21 luglio 1906 Iswolski successe nel dicastero degli esteri al conte Lamsdorff e vi si mantenne fino al 17 decembre 1910. Witte cadde il 21 luglio 1906, perché sembrava troppo liberale allo Zar. In sua vece fu nominato presidente dei ministri Stolypin che si era però quasi esclusivamente dedicato alle questioni interne e più precisamente alla lotta contro la rivoluzione e ad una politica agraria in grande stile, dimodoché la politica estera della Russia rimase completamente nelle mani di Iswolski.
L'anno 1906 venne a trovarsi dapprima completamente sotto le conseguenze della contromossa con cui la politica tedesca aveva risposto alla sfida di Delcassé nella questione marocchina. Da quale spirito fosse animata la nostra politica ce lo mostra un'espressione di Greindl. In un rapporto diretto al suo Capo, Barone Favereau, scrive (31 decembre 1905): "La più grande ambizione di sua Maestà l' Imperatore Guglielmo è che si mantenga la pace durante il suo regno." Ben presto si viene a vedere che a tutti quanti gli sforzi per comporre il conflitto franco-tedesco nella conferenza di Algesiras, vengono opposte difficoltà sopra difficoltà, in prima linea da parte inglese. La parte di disturbatore delle trattative fra la Germania e la Francia, tendenti a regolare definitivamente la questione marocchina, parte che, cinque anni più tardi fu assegnata al signor Lloyd George, veniva recitata allora da Sir Arthur Nicholson, fiero oppositore della Germania. Qual rappresentante inglese alla conferenza fece tutto il suo possibile per aizzare i Francesi e non evvi il menomo dubbio che egli perseguiva l'intento di mandare a monte la conferenza stessa.
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Anche il contegno di Sir E. Grey tendeva ad incoraggiare assolutamente la Francia nella sua opposizione. Come l'incaricato d'affari belga a Londra ebbe a riferire in data 14 gennaio, il ministro aveva dichiarato più volte agli ambasciatori accreditati a Londra che l'Inghilterra "si era assunti obblighi rispetto alla Francia nei riguardi del Marocco, obblighi ai quali avrebbe corrisposto fino all'ultimo, anche nel caso di una guerra tedesco-francese ed a rischio di qualsiasi pericolo".
L'impressione allarmante che produsse questa dichiarazione fu accresciuta dalla visita che il Re Edoardo VII fece a Parigi al principio di marzo e dall'onorificenza che, premeditatamente, conferì a Delcassé. Il Barone Greindl, nella massima apprensione, scrisse allora a tal riguardo che l'Inghilterra cercava assolutamente di avvelenare la situazione. L'Inghilterra fu secondata nei suoi intenti dalla Russia, perché l'ambasciatore russo a Parigi, contrariamente a qualsiasi usanza diplomatica, trovò il modo di pubblicare le istruzioni del delegato russo per la conferenza, istruzioni che erano sfavorevoli per la Germania.
Nell'aprile il Barone Greindl riferisce retrospettivamente che la stampa inglese aveva fatto di tutto per impedire che la conferenza avesse un esito favorevole e il delegato inglese non aveva fatto nulla per trovare una soluzione che fosse accettabile tanto alla Francia come alla Germania; che inoltre Edoardo VII (è assodato) aveva promesso a Delcassé nel 1905, senza nemmeno interrogare il Governo inglese, centomila uomini per uno sbarco nell'Holstein. Osserva quindi: "Se anche esistessero dubbi, questi sarebbero compl e tament e fugati dallo strano abboccamento del Co lonnello (inglese) Barnardiston col (capo dello stato maggiore belga) generale Ducarme."
Quest'osservazione dell'ambasciatore è di uno specialissimo interesse; essa dimostra che il Governo belga riconobbe subito il significato delle notificazioni del colonnello Barnardiston. Il rapporto con cui il capo dello stato maggiore belga riferiva al ministro della guerra relativamente al suo abboccamento segreto coll'addetto militare inglese, porta la data del 10 aprile 1906. Ma già il 5 aprile Greindl, nel suo rapporto, si riferisce a questi avvenimenti. Questo fatto smentisce dunque in modo categorico l'esposizione preferita del Governo belga e di parte inglese, la quale soltanto ora spiega essersi trattato semplicemente di uno scambio privato di vedute fra i due (Colonnello Barnardiston e Generale Ducarme). Ma il ripiego è troppo evidente perché se il Governo belga avesse, avuto davvero questo concetto sull'abboccamento in parola, avrebbe rinunciato di avvertirne immediatamente i suoi rappresentati all'estero.
Press'a poco contemporaneamente al tentativo di attirare anche il Belgio nella combinazione antitedesca, il "Russ" portò la notizia, oggi non ancora controllabile, che Edoardo VII aveva offerto alla Russia la sua alleanza in caso di guerra. La stampa inglese e francese domandava insistentemente tali piani, forse sotto l'incitamento diretto dei circoli ufficiali. Dai tentativi di certi avversari dell'agitazione, come quelli di Lord Avebury per ottenere un cambiamento in meglio nella situazione, gli osservatori belgi non si aspettavano alcun successo e molto meno se l'aspettavano da un incontro del Re coll'Imperatore Guglielmo, perché, grazie al contegno della stampa inglese, l'odio contro i rivali tedeschi era già divenuto un "sentimento popolare" che premeva fortemente sul contegno del Governo. Greindl chiama "il colmo della sfacciataggine" quel piano sorto in occasione delle trattative russo-inglesi e tendente ad equilibrare gli interessi dei due paesi a spese della Turchia e della ferrovia Bagdad. Il piano inglese di nuovi armamenti navali, quale preparazione per la conferenza dell'Aia, sembra agli ambasciatori belgi un tentativo ipocrita per rappresentare poi la Germania e gli Stati Uniti quali colpevoli del naufragio " delle idee umanitarie dell'Inghilterra e del suo nuovo apostolo di pace Sir Henry Campbell Bannermann".
Al principio del 1907 Re Edoardo giunse di nuovo a Parigi con generale sorpresa. L'intenzione di trarre la Francia nel seguito politico dell'Inghilterra resultò allora, grazie all'arrendevolezza di Clemenceau, in modo tanto evidente che, per scuotere questo giogo, cominciò a formarsi in Francia una reazione. Questa reazione è rimasta in vita fino allo scoppio della guerra, ma comprendeva un nucleo così esiguo di persone che non poteva in nessunissimo modo influenzare la politica ufficiale. La tattica del Re Edoardo domandava l'incessante aumento degli armamenti in Francia per mantenere il minacciato equilibrio in Europa. E fu proprio a questo scopo che ebbero luogo i viaggi del Re Edoardo VII nell'aprile 1907 a Cartagena e a Gaeta per farsi accoliti; mentre l'apparizione di una squadra russa a Portsmouth fu il primo sintomo pubblico che avvertiva come Iswolski, qual ministro russo degli esteri, intendeva mettere la politica dell'Impero moscovita in certe vie destinate ad avvicinarsi all'Inghilterra e al Giappone e a discostarsi dalla Germania. Si riconobbe ancora che la Russia era decisa a riprendere un'attivissima politica nel prossimo oriente. I nuovi moti in Macedonia ne furono la prova sicura. Con vero sdegno il Barone Greindl parla degli sforzi della Francia che approfitta di tutte le occasioni per schivare i concordati recentemente stabiliti ad Algesiras, e parla delle trattative che condussero nell'agosto 1907 a quell'accordo russo-inglese che stabilì la divisione della Persia in isfere di interessi inglesi e russi nonché la politica dei due paesi nell'Asia centrale.
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"Si tratta" – scrive egli – "del proseguimento della campagna che tende ad isol are la Germania, campagna abilmente, condotta che cominciò colla riconciliazione fra la Francia e l'Italia (1902) e con gli ac cordi che con quest' ultima potenza furono st retti anche da parte dell' Inghilterra nei riguardi del Mediterraneo". L'8 aprile 1907 egli richiama 1'attenzione sulla circostanza che la Francia, proprio come prima del 1870, pretende di voler aver voce in capitolo in questioni che non la riguardano affatto, come la ferrovia di Bagdad, ardirebbe porre il veto contro accordi contratti da potenze indipendenti. È evidente che il Barone Greindl cominciò già allora a preoccuparsi seriamente dell'avvenire della sua patria.
III.
L'atmosfera politica che, dopo la caratteristica visita del Re Edoardo a Parigi, diede agli avvenimenti svoltisi in Europa durante l'anno 1907 un colore speciale, si può paragonare a quell'oppressione nell'aria che precede sempre l'addensarsi di una tempesta della quale però non si può dire se e quando si scaricherà dall'orizzonte.
La Russia sembrava totalmente compresa di cure per lo sviluppo della sua politica interna. Dopo che la prima Duma fu sciolta, si riunì il 3 marzo 1907 la seconda Duma. Anche questa dovette essere sciolta il 16 giugno del medesimo anno. Il 14 novembre, in base ad una nuova legge che regolava le votazioni, fu aperta una terza Duma a cui fu concessa vita più lunga, ma della quale non si poteva prevedere se si sarebbe messa a servizio della politica di Stolypin e fino a che punto avrebbe appoggiato la nuova politica estera inaugurata da Iswolski. L'accomodamento russo-inglese riguardante la Persia e l'Asia centrale era giunto a perfezione durante l'intermezzo fra la prima e la seconda Duma. Al principio del 1908 non v'era più alcun dubbio che l'azione combinata anglo-franco-russa ai danni della Germania era ormai un fatto compiuto.
Alla metà d'aprile ebbe luogo a Londra una conferenza del ministro inglese delle colonie, i di cui lavori però non fecero capire se essa avrebbe condotto ad un più grande influsso delle colonie nella politica dell'Impero o ad un più forte concorso dei grandi i dominî agli scopi della madre patria. Dal 15 giugno al 18 ottobre 1907 si svolse all'Aia la seconda conferenza per la pace, conferenza che perseguiva nobilissimi principi d'umanità, ma che in essenza condusse a cauti compromessi i quali fecero chiaramente capire a tutti coloro che tenevano dietro al giuoco dietro le quinte, come l'Inghilterra facesse tutti i suoi sforzi per riservarsi libera mano: in caso di politica aggressiva, mentre la Germania teneva a non lasciarsi togliere di mano il suo mezzo di difesa. Con questa formula si può benissimo riepilogare il nòcciolo delle trattative. In Francia la situazione era stata trovata favorevole per riprendere una politica tendente con ogni mezzo ad oltrepassare nel Marocco i limiti assegnati dalla conferenza di Algesiras e che ebbe infine come conseguenza il conflitto di Casablanca.
In Inghilterra il Re Edoardo continuava intanto la sua politica di isolamento e d'accerchiamento della Germania. La sua visita in Ispagna condusse alla stipulazione di contratti che se non tendevano a precludere completamente alle potenze della Triplice Alleanza il Mare Mediterraneo, ne restringevano di fatto la libertà. Le visite a Gaeta ed a Vienna non furono poi che assaggi al fine di stabilire quanto forti fossero i legami che tenevano unite l'Italia e l'Austria-Ungheria alla Germania. Sembra che il motivo per fare queste visite gli sia stato offerto dai continui disordini in Macedonia che creavano una situazione inquietante nei Balcani. Un intermezzo vien formato dalle visite dei giornalisti inglesi a Berlino e dell'Imperatore Guglielmo a Londra al principio del novembre del 1907. I rapporti degli ambasciatori belgi, da noi pubblicati e riferentisi a questo periodo di tempo, toccano soltanto una parte dei problemi da noi qui brevemente caratterizzati; sono però sintomaticissimi per il fatto che richiamano l'attenzione, in un modo sempre più netto e più sicuro, sulla politica di Edoardo VII che mette in pericolo la pace d'Europa e sopratutto l'esistenza del Belgio.
Il vero significato della visita inglese a Cartagena fu riconosciuto subito e contemporaneamente dai rappresentanti belgi a Londra e a Berlino. Non era che un altro passo nella via dell'isolamento della Germania. Molto giustamente osserva il Barone Greindl: lo zelo col quale l' Inghilterra induce ad unirsi potenze c he non sono minacciate da nessuno de v e essere ritenuto a buon diritto di per sé stesso sospettoso. Il signor Leghait a Parigi mette in guardia ed accenna ai grandi pericoli a cui si espone la Francia facendosi rimorchiare dal Governo inglese. "La Francia – egli spiega – si carica di un debito di riconoscenza che le parrà gravissimo il giorno in cui l'Inghilterra svelerà gli scopi per cui vuole oggi adoperare le forze piegate ai suoi fini." Come resulta dal rapporto al riguardo, non mancavano anche allora in Francia persone che prevedevano chiaramente come il loro paese avrebbe pagato un bel giorno le spese della politica britannica.
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In un rapporto del 30 maggio il Barone Greindl analizza l'essenza della visita in Germania dei giornalisti inglesi e dice esser ben poche le probabilità che essa possa condurre ad un miglioramento dei rapporti anglo-tedeschi. "Infatti – dice testualmente – l'Inghilterra è abituata a non aver rivali e ritiene ogni concorrenza come un attacco in un campo che le appartiene di dirit to. L' Inghilterra che da secoli non ha fatto altro che annientare le flotte altrui, fa le finte di aver oggi timore della f l otta tedesca, mentre in realtà è la Germania che ha tutto da temere dall'Inghilterra e che, ben lungi dal voler rendere acute le su e relazioni coll' Inghilterra, è sempre stata la prima a tentare l' avvicinamento." L'ambasciatore belga parla dettagliatamente del decorso della visita dei giornalisti e riferisce riguardo al magnifico discorso che tenne in quella circostanza il sottosegretario di stato von Mühlberg. Rileva ancora come Sir Edward Lascelles lavorasse da 12 anni per migliorare le relazioni fra le due nazioni; ma che tutte le fatiche però fallivano dinanzi alla politica personale del Re Edoardo e dinanzi alle perverse mene della stampa inglese la quale, come aveva già riferito il Conte Lalaing ambasciatore belga a Londra, avvelenava l'opinione pubblica di tutto quanto il popolo inglese e veniva incoraggiata ed aiutata dal Re stesso che aveva messo il suo influsso personale a servizio della politica tedescofoba e di isolamento. Lalaing richiama l'attenzione su Harmsworth – più tardi Lord Northcliffe – e bolla la mancanza di carattere di quella categoria subalterna dei moderni rappresentanti del giornalismo i di cui prototipi sono quelli del "Daily Mail" e "Daily Express".
Relativamente agli accordi franco-giapponese e russo-inglese, conclusi poco dopo (30 agosto 1907), il Greindl dice che sembrano stretti apposta, qualora non contengano clausule segrete, per escludere ancora una volta la Germania dalla regolazione degli interessi mondiali. "Queste precauzioni contro pericoli soltanto immaginari sono di natura tale che servono sol tanto a destare e tener viva l' opinione che la Germania sia la potenza aggressiva e che sia quindi necessario per gli altri popoli di unirsi per oppo r si alle sue mire di conquista." Mentre questi accordi venivano conclusi col pretesto che servivano alla causa della pace, in verità la mettevano in serio pericolo quali sintomi di un nuovo sistema politico.
Relativamente al bombardamento di Casablanca e alle intenzioni annesse e connesse che trasparirono evidentissime specialmente in un discorso sobbillatore di Detrasse, riferisce efficacemente da Londra l'incaricato belga d'affari de Cartier. Anche il Barone Greindl parla di questo discorso di Delcassé e, nella sua analisi, viene alla seguente conclusione storica e politica di straordinario valore: "La politica diretta dal Re Edoardo sotto il pretesto di salvaguardare l'Eu ropa da un immaginario pericolo tede sco, ha dato vita ad un vero e proprio pe ricolo francese che in prima linea minaccia noi (cioè il Belgio)."
IV.
Nel 1908 vennero a stringersi ancor più i legami che ormai univano Russia, Inghilterra e Francia. Già durante il marzo la stampa russa cominciò a parlare dell'inevitabilità di una guerra colla Germania e aumentarono gli indizi dinotanti che un'intesa fra l'Austria-Ungheria e la Russia relativamente ai Balcani urtava contro difficoltà insormontabili. Alla fine di maggio si ebbe la visita del Presidente della Repubblica francese in Inghilterra. Il signor Tardieu colse l'occasione per parlare nel "Temps" della coscrizione generale in Inghilterra. Il pretesto l'avevano offerto i brindisi che si erano scambiati nel Palazzo di Buckingham il Re e il Presidente. Il Re aveva parlato di "Entente permanente" e il Presidente di "Entente resserrée". La richiesta dal "Temps" fece l'impressione che la Francia mettesse una condizione perché il contenuto dei due discorsi potesse realizzarsi. Di altissimo significato fu anche la visita che Re Edoardo fece allo Zar davanti a Reval il giugno 1908. Questo viaggio tendeva ad escludere l'Austria-Ungheria dalle questioni balcaniche ed ebbe per conseguenza la sollevazione rivoluzionaria in Turchia.
Alla rivoluzione dei giovani turchi tenne dietro la proclamazione del Re Ferdinando di Bulgaria a Zar di tutti i Bulgari; l'Austria-Ungheria compié l'annessione della Bosnia-Erzegovina che diede immediatamente vita alla questione serbo-austrungarica e nella quale le potenze della triplice intesa presero posizione contro l'Austria-Ungheria. Già allora sembrò che una crisi mondiale fosse inevitabile. Se fu evitata lo si deve all'energica intromissione della Germania a favore dell'Austria-Ungheria e al fatto che la Russia non si sentiva ancora forte abbastanza per rappresentare la parte che le era affidata. Nel marzo del 1909 si poté ritenere il pericolo come scongiurato.
Il 9 febbraio 1909 si ebbe fra la Germania e la Francia un accordo, in cui la Germania riconobbe gli speciali interessi politici della Francia nel Marocco, mentre la Francia doveva assicurare l'attività economica della Germania nel medesimo paese.
È oltremodo istruttivo seguire il contegno tenuto in questo tempo dagli ambasciatori belgi.
L'auto-incensamento di Delcassé, colle sue allusioni che suonavano offesa alla Germania e che il Barone Greindl aveva già valutato magistralmente nella loro essenza, diede motivo al signor Legheit a Parigi di mettere sul tappeto la questione se il nuovo aggruppamento delle potenze non fosse il resultato di un programma d'accerchiamento scaltramente escogitato a Londra. Il 29 gennaio il Barone Greindl si esprime nel senso che il discorso di Delcassé era stato applaudito perché corrispondeva ai desideri segreti e alle velleità di rivincita dei francesi, confessate o no.
70r
Quando il Reichstag tedesco accettò unanimemente la proposta che riduceva da 25 a 20 anni la vita delle navi da guerra, il signor Greindl ne trasse la conseguenza che il popolo tedesco riconoscesse la serietà dell'ostilità inglese e si addossasse quindi, senza mormorare, le spese di questa riforma. "Nessuno – scrive egli – ha nutrito qui il pensiero assurdo e inattuabile di un attacco contro l'Inghilterra; tutti temono al contrario un attacco inglese."
Frattanto l'andazzo francese nel Marocco faceva continui progressi a forza di violazioni del concordato. Il Barone Greindl scruta, con meravigliosa chiaroveggenza, attraverso i metodi del procedimento francese. A proposito del libro bianco sul Marocco richiama l'attenzione sull'aperto contrasto dei discorsi umanitari francesi all'Aia e il bombardamento di una città aperta come Casablanca.
Colle seguenti parole condanna l'ipocrita politica di Pichons in questa occasione:
"Senza dubbio devono aver calcolato a Parigi che un modo di procedere così brutale avrebbe provocato un movimento contro gli stranieri e soprattutto francofobo non soltanto nel Marocco, ma in tutto quanto il mondo maomettano; movimento che avrebbe dovuto procacciare il tanto desiderato pretesto di un'occupazione ufficialmente qualificata transitoria, ma che in realtà avrebbe dovuto essere durevole. Al Quai d'Orsay si è ritornati alla politica di Delcassé, colla differenza che a questa politica sì è ora infilato il mantello dell'ipocrisia. Si comincia però a depositare anche questo mantello. "
In un rapporto del 13 maggio 1908, riguardo agli ambasciatori di Mulay Hafid giunti allora a Berlino con grande stizza del Governo francese, disse: "Subito al principio gli ambasciatori hanno dichiarato che Mulay Hafid aprirà il suo Stato a tutti gli europei che hanno i medesimi diritti. Io mi domando se questi ambasciatori conoscono così poco la politica europea per ignorare che la Francia appunto non vuole che tutti abbiano gli stessi diritti (noi l'abbiamo veduto a nostro danno nella nomina del direttore dei lavori pubblici) e teme, invece di desiderarlo, che il paese si tranquillizzi, perché in questo caso le toglierebbe il pretesto che cerca per poter realizzare i suoi piani di conquista."
La posizione della politica tedesca dinanzi ad un modo così sleale di procedere da parte della Francia, vien caratterizzato dal Barone Greindl colle seguenti parole, mentre richiama l'attenzione sul Marocco tedesco: "Il libro bianco testimonia, dal principio fino alla fine, gli sforzi fatti dal Governo imp eriale tedesco per prestar fede alle inverosimili affermazioni del signor Pichon e dell'ambasciatore francese a Berlino, pur di non ritoccare la questione marocchina."
Nel giudizio della politica marocchina della Francia, il Barone Greindl fu più perspicace del suo collega di Parigi che, nel rapporto del 19 gennaio 1909, prende sul serio l'assicurazione del signor Pichon tendente a far credere che il Governo francese non desiderava né un protettorato né la conquista del Marocco (!!) ma solo l'osservanza dei concordati internazionali (!!) e i vantaggi ai quali la Francia aveva diritto.
Relativamente alla visita del Presidente Fallières in Inghilterra e il discorso col quale Sir E. Grey dichiarò assolutamente apolitica la visita che il Re Edoardo stava per fare in Russia, il Barone Greindl si espresse il 30 maggio come appresso:
"L a si chiami alleanza, entente o come si vuole, è un fatto che l' aggruppame nto personalmente inizia t o dal R e d'Inghilterra esiste, e se anche questo aggruppamento no n significa un pericolo diretto ed imminente per la Germania (ciò che sarebbe troppo de tt o) pur tuttavia risiede in esso una diminuzione della verità."
"Le tradizionali assicurazioni pacifiche, che indubbiamente debbono essere state ripetute anche a Reval, hanno un significato ben magro nella bocca di tre potenze che proprio ora, come la Russia e l'Inghilterra, se anche con successo diverso, per la sola brama e d'ingrandirsi e senza pretesto plausibile, hanno condotto la guerra nella Manciuria e nel Transvaal; o che, come la Francia sta appunto procedendo alla conquista del Marocco infrangendo solenni promesse e senza altri titoli di diritto che quelli trasmessile dall'Inghilterra ma che l'Inghilterra non possedeva. Sono le medesime potenze che d'accordo cogli Stati Uniti, appena uscit i dalla guerra di rapina contro la Spagna, si sono presen tate all'Aia colla faccia degli ultrapacificisti."
"La Triplice Alleanza ha assicurato per più di 30 anni la pace mondiale, perché seguiva le direttive detta Germania che era contenta della distribuzione politica d'Europa. Il nuovo aggruppamento la minaccia, perché è formato da potenze che tendono ad una revisione dello status quo; e tanto più la minaccia in quanto queste potenze, per poter realizzare il loro desiderio, si sono accordellate facendo tacere i loro reciproci sentimenti d'odio lunghi di secoli."
Che la politica tedesca non si ingannò sulla portata dei piani inglesi, ce lo dicono i rapporti del Greindl del 12 giugno e del 18 luglio. Del resto il segretario di stato von Schoen, parlando con Greindl non ne fece mistero alcuno e disse francamente che trovava sleale la politica inglese.
Il ritiro dell'ambasciatore inglese Sir Frank Lascelles, che nei suoi 15 anni di attività a Berlino si era guadagnata la fiducia dell'Imperatore e del Governo tedesco, viene spiegato dal Barone Greindl col fatto che a Londra si pensò bene di toglier di mezzo questo incomodissimo rappresentante di una politica d'avvicinamento fra la Germania e l'Inghilterra: Lo zelo – dice testualmente Greindl – che egli ha sviluppato per chiarire qualsiasi malinteso da lui ritenuto insano ed alt amente svantaggioso per i due Stati, non corrisponde alle vedute p olitiche del suo Sovrano."
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Ancor più acerbamente, con rapporto del 13 febbraio 1909, il Greindl giudica la politica inglese prendendo occasione dalla visita che il Re Edoardo si decise finalmente di fare a Berlino nell'inverno del 1909. Scrive in quest'occasione: "Il Re d'Inghilterra assicura che
il mantenimento della pace è sempre stato lo scopo delle sue fatiche; sono le medesime parole che ha sempre ripetuto fin dal principio della sua fortunosa campagna diplomatica che l'ha condotto ad isolare la Germania; in ogni modo a nessuno può sfuggire la realtà, che cioè
la pace del mondo non è stata mai messa in così serio pericolo come dal momento in cui il Re d'Inghilterra disse di volerla consolidare. –"
"La visita del Re d'Inghilterra si accorda col grandissimo aumento del bilancio della marina, colla costruzione di nuove corazzate del tipo delle Dreadnought e colla formazione della più formidabile squadra navale che abbia visto il mondo, la di cui stazione è rappresentata ap punto da quel porto del Mar del Nord più prossimo alle coste tedesche. Avviene questo forse per proteggersi contro un ipotetico attacco che la Germania non è assolutamente in grado di fare?"
Si può tener dietro al continuo e progressivo acutizzarsi dei contrasti leggendo tutti i rapporti che Greindl invia nella primavera del 1909.
Un parallelo fra le discussioni sulla marina nella Commissione del Bilancio al Reichstag e le discussioni nella Camera dei Comuni, lo conducono a questa conclusione: "Quando si odono gli oratori che a Londra hanno detto di come dovrebbero essere le forze navali inglesi per poter far fronte a qualsiasi pericolo, mi vien la voglia di osservare che dai loro discorsi si potrebbe credere esser la Germania l'unica potenza che, dopo la Gran Bretannia, possiede una marina da guerra. Si è parlato di essa come se le altre non esistessero e se ne è parlato un mese dopo la visita del Re d' I nghilterra a Berlino ove furono scambiati discorsi così cordiali. Questa grande paura unilaterale, questo caricato spavento ipnotico, dice ben più di quelle stereotipate gentilezze ufficiali, senza le quali, è vero, vi sarebbe ancor maggiore motivo d'apprensione, ma che di per sé stesse non hanno il menomo significato. Il presupposto avvicinamento fra i due paesi viene a trovarsi oggi come prima allo stadio di una profonda reciproca sfiducia."
Il 31 marzo scrive: "Lo stato degli animi in Inghilterra ricorda quello in Francia negli anni dal 1866 al 1870. Allora i Francesi si ritenevano in diritto di impedire che la Germania procedesse alla restaurazione della sua unità, perché in questa restaurazione intravedevano una minaccia del predominio che la Francia aveva esercitato fino allora nel continente. Egualmente si considera oggi a Londra come un atto non amichevole e come una minaccia della pace il rifiuto della Germania di obbligarsi contrattualmente a rimaner dipendente dalla buona grazia dell'Inghilterra."
Quando nell'ottobre del 1908 la stampa inglese e francese diede in escandescenze per 1'annessione della Bosnia e dell'Erzegovina, il signor Leghait era in pensiero che il piano di Iswolski, tendente a strappare il trattato di Berlino mediante una conferenza convocata ad hoc, potesse trovare l'appoggio della Francia e dell'Inghilterra.
Le ansie erano inutili ma il signor Leghait fu abbastanza avveduto per riconoscere da qual parte minacciasse il pericolo.
Anche un rapporto del Barone Greindl del 1.° aprile 1909 dimostra che egli attribuisce unicamente alla mancanza di preparazione militare da parte della Russia, se la guerra suscitata dalla politica inglese abortì. Effettivamente il Governo inglese, quando la crisi fu superata grazie all'intervento della Germania, fece serie rimostranze a Pietroburgo, perché la Russia aveva ascoltato l'ispira zione del gabinetto di Berlino c he tolse finalmente di mezzo la questione dell'annessione.
Il Barone Greindl scrive "Secondo la mia opinione non è indubbio che la Russia e la Francia sono animate dal desiderio sincero di evitare un incendio mondiale. La Russia non ha nulla di quello che è necessario per fare la guerra e per quel che riguarda la Francia finch é i suoi nuov i amici inglesi non saranno al caso di poterle recare aiuto sulla terra ferma, i Francesi son ben lontani dal ritenersi sicuri del successo.
Ma per quanto si desiderasse la pace, si sarebbe voluto vedere che essa fosse garantita in ben altro modo. Il progetto di una conferenza, elaborato dai signori Sir Edward Grey e Iswolski, i pouparlers per un passo collettivo da farsi a Vienna e tutto lo scambio d'idee fra Londra, Parigi e Pietroburgo, tendevano invariabilmente a costringere l'Austria-Ungheria ad una transazione simile in tutto e per tutto ad un'umiliazione."
In termini molto significativi è poi caratterizzata la parte che rappresentò l'Italia nellaTriplice Alleanza. (Rapporto del 17 aprile l909.)
"Da molto tempo né a Berlino né a Vienna si fanno illusioni di sorta relativamente all'eventuale concorso dell'Italia. Il Quirinale ha incontrato obblighi verso la Francia e l'Inghilterra e civetta continuamente con Londra e con Parigi. Ciò malgrado si attiene solidamente alla Triplice alleanza come garanzia per la fedeltà dei suoi nuovi amici che gli ispirano fiducia illimitata; si riserva da parte sua di schierarsi dalla parte del più forte, come ad Algesiras dove appoggiò la Francia l'Inghilterra, e come ultimamente nella questione d'oriente ove si unì finalmente alla Germania e all'Austria-Ungheria dopo aver tenuto un contegno equivoco fino al momento in cui riconobbe da qual parte si delineava il successo.
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La Germania e l'Austria-Ungheria mantengono o tollerano l'Italia nella Triplice, perché se ne uscisse ufficialmente ciò significherebbe una diminuzione del prestigio ed anche perché esiste così la possibilità di non averla avversaria in caso di conflitto. Questo però è tutto ciò che si spera dall'Italia."
L'abboccamento dell'Imperatore Guglielmo collo Zar, che ebbe luogo il 17 giugno nelle acque finlandesi, provocò evidente malumore a Parigi e specialmente a Londra.
Eppure Greindl osserva che a Berlino nessuno si fece illusioni sul resultato di questo abboccamento. Evidentemente lo sviluppo della crisi balcanica aveva dimostrato che la Triplice Intesa non offriva alla Russia appoggi sufficienti per permetterle di rinunciare a relazioni almeno normali colla Germania. Anche l'incontro dello Zar con Fallières a Cherbourg il 31 luglio 1909, ebbe luogo sotto la deprimente impressione risultata da quella situazione. Il rapporto di Archot, che suppliva allora a Parigi l'ambasciatore Leghait, non lascia alcun dubbio a questo riguardo. Egli ebbe 1'impressione che l'ebbrezza dell'affratellamento russo-francese fosse svanita in Francia. Era però un errore. Ogni nuova occasione di rinfrescare le speranze e le velleità sciovinistiche, doveva rianimare il fuoco covante sotto la cenere, affinché rimanesse almeno una scintilla capace, in ogni istante, di provocare l'incendio.
V.
La seconda metà dell'anno 1909 e l'anno 1910 fu, veduto dal punto di vista belga, un anno senza risorse politiche, ciò che spiega come i telegrammi belgi di quest'epoca, che abbiamo dinanzi, sieno di poco significato. Ci limitiamo a riprodurre un rapporto del Baron Greindl di questo tempo, rapporto dedicato all'incontro di S. M. l'Imperatore collo Zar a Potsdam.
In verità però l'anno 1910 fu senza nessun significato politico per la Germania, perché ravvicinamento politico della Russia è dell'Inghilterra in Oriente sigillato a Reval, cominciava a portare i medesimi frutti che aveva portato nel Marocco l'intesa fra la Francia e l'Inghilterra. Qui e là si vide chiaramente la grande premura delle potenze della Triplice Intesa di ostacolare in tutto e per tutto il libero sviluppo economico della Germania. In primavera il Governo inglese fece sapere a quello tedesco che era pronto a discutere la questione relativa alla ferrovia di Bagdad e della Persia. Da parte della Germania si desiderava di giungere ad un accordo tanto coll'Inghilterra quanto colla Russia, accordo che, tenendo conto degli interessi speciali di queste due nazioni in Persia, doveva assicura[re] al capitale tedesco di poter prender parte alla penetrazione economica del paese. L'offerta inglese offrì dunque al Governo imperiale una eccellente occasione d'esporre a Sir E. Grey il suo punto di vista nella questione della ferrovia di Bagdad e della Persia. Sennonché il Governo imperiale apprese poco dopo che il Governo inglese aveva tentato d'ottenere dal Governo turco la concessione d'una linea ferroviaria che avrebbe dovuto fare concorrenza alla ferrovia di Bagdad, e che l'Inghilterra e la Russia avevano preteso dal Governo persiano che in futuro avesse fatto dipendere dal placet delle due potenze le concessioni di ferrovie, strade, telegrafi, porti e linee di navigazione che si trovassero nella sfera degli interessi delle due potenze stesse. Fu necessario muovere energiche rimostranze a Londra e a Pietroburgo per determinare i due Governi a rinunciare ad una risposta del Governo persiano relativamente alla nota colla quale avevano formulato le loro esigenze.
Il primo sintomo che nel 1911 una tempesta avrebbe minacciato all'ovest venne da una serie di articoli dell'ex-addetto militare inglese all'Aia ed a Bruxelles, Repington, pubblicati nel "Times" a proposito delle nuove fortificazioni progettate a Vlissingen (Flessingue) e che affermavano essere in pericolo la neutralità del Belgio e la sicurezza dell'Olanda. Questi articoli produssero un grande scalpore perché furono assecondati dal can-can della stampa francese e russa. I rapporti degli ambasciatori belgi dimostrano che i governi francese
e russo erano quelli che tiravano i fili perché avesse luogo e continuasse la campagna. Ma un sintomo assai più grave di imminente pericolo della pace europea fu l'ingresso dei Francesi a Fez, annunciato alla fine d'aprile ed operato nel maggio.
La convenzione marocchina, tedesco-francese del 9 febbraio 1909 doveva servir di prova per vedere se la Francia aveva davvero l'intenzione seria di osservare l'accordo di Algesiras, concedere cioè al Marocco l'eguaglianza del diritto economico. Un periodo di minor tensione seguì alla sottoscrizione dell'accordo. Ma non andò a lungo che apparve evidente come le autorità Francesi al Marocco non si potevano risolvere a trattare i Tedeschi in base all'eguaglianza economica stipulata. Le proteste dei commercianti tedeschi alle dogane si succedevano senza interruzione. Un'altra cosa contribuì ad irritar ancora più i nostri compatriotti, che cioè le autorità francesi e gli impiegati del sultano, dipendenti però dai Francesi, in tutte le contestazioni di proprietà fondiaria sorte fra Tedeschi e Francesi prendevano sempre più l'abitudine di risolverle a danno dei Tedeschi.
I soli introiti sicuri del paese erano formati allora dalle dogane portuali, ma queste erano state impegnate dal Governo marocchino per diversi prestiti. Il tesoro dello Stato era vuoto. Il Sultano, obbligato dalla necessità, dovette fare il tentativo di ricorrere ad energiche misure per assicurare l'affluire delle tasse nell'interno del paese. Questo era soltanto possibile col concorso di truppe sicure, capaci di ispirare rispetto alle tribù.
73r
La situazione fu abilmente sfruttata dal capo della missione francese a Fez. Questi seppe far capire al Governo marocchino quali fossero i grandi vantaggi di possedere anche poche truppe, ma sicure e bene istruite. Le sue proposte furono finalmente accettate.
Le tribù, nel timore di perdere la loro indipendenza e poco inclini a pagare le imposte, seguivano gli avvenimenti a Fez con la più grande sfiducia. A poco a poco si produsse un movimento insurrezionale fra le tribù che abitavano intorno alla città. Circostanze fortuite contribuirono ad aumentarlo e condussero a quelle battaglie che sono nel ricordo di tutti.
Così stavano le cose quando nella primavera del 1911 l'acuirsi della situazione a Fez fornì ai fanatici colonizzatori di Francia, sotto il pretesto di salvare la missione militare francese e soprattutto la vita degli europei, l'occasione di indurre il gabinetto Monis a ristabilire l'ordine servendosi di nerbi di forze di grande importanza.
Si era creata in tal modo una situazione che il Governo tedesco non poteva vedere con occhio tranquillo molto più che, perdurando questo stato anormale, si doveva contare con una sollevazione generale in tutto il Marocco a causa della passione popolare sovraccitata. Il sedicente pericolo degli europei a Fez poteva divenire un pericolo reale per tutti gli stranieri in molte parti del Marocco. Ma non ovunque trovavansi pronte truppe francesi per proteggere gli europei. Se il Governo imperiale tedesco non avesse voluto lasciare senza soccorso tutti i Tedeschi stabilitisi al sud del paese, ove possedevano ingenti interessi economici, doveva dunque ricorrere a mezzi energici. La missione fu affidata alla nave da guerra "Panther".
La nomina di Delcassé a ministro della marina, induce il barone Greindl ad osservare che Delcassé s'è vantato d'avere organizzato una lega aggressiva contro la Germania. In un rapporto del 4 marzo 1911 il barone Guillaume dice che in Germania, lungo la frontiera francese, vien fatta un a continua e reg olare propaganda per indurre i soldati a disertare dalle file te desche ed arruolarsi in quelli francesi. Il discorso sulla politica estera,pronunciato il 13 marzo da Sir Edward Grey e nel quale anche egli tocca i rapporti tedesco-inglesi, forma il soggetto di un nuovo rapporto del barone Greindl. Nel quale si legge che il discorso era stato accolto in Germania con grande diffidenza. Aggiungeva esser ciò molto comprensibile, molto più perché il Governo inglese aveva partecipato ultimamente agli intrighi di Vlissingen (Flessingue). "Ne abbiamo avuta la prova – dice testualmente – nel passo che Sir A. Hardinge (allora ministro inglese a Bruxelles) fece presso di Lei (cioè il ministro belga degli esteri) per tentar e di implicare anche noi nella f accenda."E più avanti: "Con questo rapporto non voglio dire che io con sideri già avvenuto od imminente un avvicinamento fra l'Inghilterra e la Germania, avvicinamento che io invoco con tutto il cuore perche costituirebbe un grandissimo accrescimento della sicurezza per il Belgio."
Ma il ministro del Belgio a Berlino doveva richiamar nuovamente l'attenzione del suo Governo sulle nuove complicazioni che si presentavano come una minaccia. Era la questione marocchina, che tornava risorgere. Il signor Cambon insisté a Berlino sulla necessità per la Francia d'intervenire a favore di Mulay Hafid. "Senza dubbio – dice Greindl – si tratta di progetti di annessione, imperocché la Francia ha sottoscritto l'atto di Algesiras colla ferma intenzione di non osservarlo. La Germania non permetterà che si venga ad una guerra a causa del Marocco. La Germania volle provare solo a suo tempo al Re d'Inghilterra e al signor Delcassé che non si lasciava trattare come quantità trascurabile. Il linguaggio corretto del signor Pichon è stato sempre invariabilmente in disaccordo coi suoi atti. Sei il Governo francese vuol davvero evitare il conflitto, è lui che deve condursi con prudenza e con moderazione per non forzare la Germania ad uscire dall'inazione."
Fu appunto questo, quello che la Francia non fece. Il 1°maggio il barone Greindl non credeva ancora che la Francia avesse davvero l'intenzione di occupare Fez, perché l'indipendenza del sultano era il punto essenziale dell'atto d'Algesiras. Ma la situazione rimaneva estremamente delicata.
Anche il conte Lalaing, il 9 maggio, richiama ai medesimi pericoli che l'occupazione di Fez avrebbe provocati. Egli dice letteralmente: "Un'occupazione di Fez che ri vestisse per esempio un aspetto troppo definitivo , questo urtare contro lo spirito, se non contro la Iettera degli obblighi assunti ad Algesiras, potrebb e offrire a Berlino l'occasione d'intervenire."
Le truppe francesi entrarono a Fez alla fine di maggio e a Mekines alla metà di giugno. Quest'azione della Francia e la conseguente l'occupazione [sic] di Larasch e di Elkazar da parte degli spagnoli, ci fece assistere all'interessante spettacolo d'un ambasciatore francese in Ispagna che suda quattro camicie per mettere male la Spagna agli occhi della Germania.
La prima impressione provata dagli ambasciatori belgi per l'invio della corazzata "Panther" risale al 2 luglio. Anche questa volta il signor Guillaume prende le parti della Germania. Egli scrive: "Per quelli che ammettono esser la Francia andata a Fez senza averne seri motivi, è chiaro ancora che ne andrà via difficilmente o che si vedrà obbligata di ritornarci e che in tal modo viola lo spirito dell'atto d'Algesiras. Se la Germania, davanti a questi fatti, reclama un compenso, ciò non significa che essa abbia l'intenzione di costringere la Francia a ritirarsi e nemmeno che essa stessa voglia stabilirsi ad Agadir. Stima però che il Governo della Repubblica abbia rotto il pattuito equilibrio delle forze e domanda quindi la sua parte." (Parigi 24 luglio 1911.)
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In un modo più chiaro e più conciso non poteva certo essere espresso il punto di vista tedesco. Orbene, mentre il diplomatico belga, semplice spettatore degli avvenimenti, emetteva un giudizio sì chiaro e sì giusto, il Governo inglese credeva opportuno far dare un avvertimento pubblico alla Germania per bocca di Sir Lloyd George; avvertimento che costituisce una minaccia ed una provocazione ad un'altra potenza, senza esempio nella storia.
Da Parigi il Barone Guillaume riconobbe con altrettanta giustezza che le probabilità della Francia d'intendersi colla Germania sarebbero grandemente diminuite qualora l'Inghilterra avesse preso parte alla conversazione. Egli sa bene che è stata l'Inghilterra a voler gettare olio sul fuoco inviando navi da guerra ad Agadir.
Interessante è la conferma che riceviamo dal conte Lalaing relativa ai preparativi guerreschi dell'Inghilterra, tante volte negati dal Governo inglese. "M'è pervenuto" – scrive l'ambasciatore in data 18 novembre – "da sorgente sicura, che g li ufficiali dell'esercito attiv o furono richiamati allora improvvisamente dal loro congedo, che ebbero luogo acquisti straordinari di cavalli per la cavalleria e che la squadra navale del Mare del Nord era stata messa momentaneamente in piede di guerra."
Gli ambasciatori belgi segnalano egualmente la pretensione inglese di voler decidere chi deve e chi non deve stabilirsi sulla costa atlantica del Marocco. Il conte Lalaing scrive: "Il pensiero che Agadir possa divenire eventualmente una base d'operazioni per la flotta tedesca è adattatissimo per tenere inquieto il Governo dei Regni Uniti."
"La stampa ricorda che la Gran Bretannia si disinteressò della questione marocchina in favore della Francia, perché la repubblica da parte sua lasciò libera mano all'Inghilterra in Egitto; però l'Inghilterra non ha mai menomamente pensato di permettere alla Germania di prender piede nel Marocco."
Nel suo rapporto del 28 novembre 1911 il conte Lalaing prende in considerazione le due versioni tedesca ed inglese; e le deduzioni che ne fa sono interessantissime. La pretensione sulla quale il signor Grey motiva più tardi la sua condotta, dicendo che non era stato informato delle intenzioni della Germania, vien confutata da lui con quest'osservazione: "Sembra che Sir E. Grey non abbia compreso che la nave trovasi ad Agadir solo temporaneamente."
Quando Lord Lansdowne nel mese di novembre prese la parola nella Camera dei Lords, per parlare sulla situazione nella sua qualità di fondatore dell'Intesa del 1904, dovette rispondere agli amari rimproveri che Lord Courtney rivolse contro la politica dannosissima dell'isolamento della Germania e disse che la condiscendenza cieca dell'Inghilterra, dinanzi alle intenzioni francesi, era la causa dell'ultima crisi. Il conte Lalaing osservò a questo riguardo: "Tali spiacevoli verità non andavano al gusto della Camera dei Lords."
Nel suo rapporto del 6 decembre, il barone Greindl parla del discorso del cancelliere Bethmann Hollweg, nel quale l'oratore aveva detto che, risolte finalmente le questioni del Marocco, sembrava giunto il momento per avviare una nuova èra di buone relazioni fra Inghilterra e la Germania.
La risposta di Grey fu molto ambigua. Egli pretese di essersi rallegrato per l'avvenuto accordo fra la Francia e la Germania ed indicò persino il terreno nel quale avrebbe potuto esercitarsi l'azione coloniale tedesca in Africa, ciò che indusse il Greindl alla seguente amara riflessione: "Sono forse le nostre colonie quelle che egli intende trafficare secondo i principi del nuovo diritto internazionale, come viene praticato a Londra e, disgraziatamente, anche altrove: nel Marocco a Tripoli e nella Persia?" Relativamente all'affermazione di Grey che tra la Francia e l'Inghilterra non esistessero convenzioni segrete, il Greindl scrive: "L'Entente cordiale non è stata fondata sulla base positiva della difesa degli interessi comuni, ma sulla base negativa de ll'odio contro l'Impero tedesco ... L' Entente cordiale è stat a quella che ha risvegliato in Francia l' idea della rivincita quasi sopita. È da essa che deriva lo stato d' inquietudine e di malessere nel quale l'Europa si dib atte da sett' anni."
E riferendosi poi agli ultimi avvenimenti conclude:
"Al signor E. Grey non è riuscito di dimostrare che il discorso del signor Lloyd Georges nella Mansion House non è stato né una provocazione né una minaccia."
La situazione al Marocco aveva contribuito evidentemente ad aumentare ancora la sfiducia del barone Greindl. Il suo telegramma del 9 decembre è oltremodo pessimista: "Malgrado l'espressione stereotipata di ' desiderare di renderle più cordiali', le relazioni son ben lungi dall'essere migliorate. Quello che resulta più chiaramente dal discorso di Sir E. Grey è che egli vuole continuare la politica della triplice intesa nello spirito in cui l'ha condotta fin qui, cioè a dire ostile alla Germa ni a…
Non vi è nessun accordo né tra i due popoli né fra i due Governi. Gli inglesi continuano a guardare con invidi occhi l'espansione della Germania. I tedeschi, che sei mesi fa non erano assolutamente nemici degli Inglesi, cominciano ad esserlo adesso."
Non si poteva caratterizzare con maggiore giustezza il resultato prodotto dal contegno dell'Inghilterra nella questione d'Agadir.
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VI.
L'enorme rumore fatto dalle potenze dell'intesa durante la questione d'Agadir e il resultato negativo della loro azione a grande orchestra – basta ricordarsi specialmente delle rivelazioni del capitano Faber sulle misure della flotta inglese – condussero naturalmente ad un raffreddamento in Inghilterra e ad una crisi ministeriale in Francia. Monsieur Poincaré rimpiazzò Caillaux alla Presidenza del Consiglio, ed anche in Inghilterra sembrò si volesse levar di mezzo Sir Edward Grey al quale veniva addossata non solo la responsabilità dell'inasprimento delle relazioni anglo-tedesche, ma altresì la politica persiana che si diceva essere stata di nocumento agli interessi dell'Inghilterra. Questi attacchi nei più importanti giornali inglesi, presero un carattere così serio che il gabinetto inglese si vide obbligato di dimostrare davanti alla Germania una certa arrendevolezza. Sorse così la missione Haldane a Berlino, fallita poscia per l'ostinazione del Governo inglese che non si voleva decidere a cambiare la direzione fondamentale della sua politica. Di fatto la visita di Haldane fu il segnale d'una détente delle relazioni anglo-tedesche. Ma il corso della politica inglese rimase sempre lo stesso.
Gli ambasciatori belgi hanno costatato questo fatto ed hanno preveduto le loro conseguenze. Tutti quanti, il conte Lalaing a Londra, il barone Guillaume a Parigi, il barone Greindl e il suo successore il barone Beyens a Berlino, s'accordano unanimi nei loro rapporti per caratterizzare la nomina di Poincaré a Presidente del consiglio come il segnale della ripresa dello sciovinismo in Francia e la tendenza politica di E. Grey come un pericolo grandissimo per la pace. La politica dell'intesa quand même fu continuato ed ebbe per naturale conseguenza un aumento della tensione generale. Nell'ultimo dei suoi rapporti da noi pubblicati il barone Greindl fa rimarcare l'unanimità colla quale il Reichstag ha votato il progetto di rinforzare 1'armata e la flotta, indotto a ciò dalle minacce di guerra inglesi nell'estate del 1911, e si esprime come appresso: "Questa unanimità è la causa perché il dibattito nel Reichstag è stato assai fiacco. Nel suo discorso d'apertura il cancelliere sì è sforzato di dimostrare che l'iniziativa del Governo non era ispirata da un pensiero di provocazione o d'aggressione verso chicchessia. Tutti gli oratori seguirono l'esempio del signor Bethmann Hollweg. Essi hanno parlato del tèma ed hanno sfiorato appena la vera ragione che obbliga la Germania ad aumentare ancora i suoi giganti preparativi militari, cioè a dire: lo stato allarmante delle relazioni fra le grandi potenze proveniente dal rancore fra i popoli; lo spensierato giuoco dell'Italia e il fermento negli stati balcanici."
Alcuni dispacci ulteriori specificano più esattamente ciò che Greindl intende dire per lo stato allarmante delle relazioni delle grandi potenze. In una conversazione col barone Beyens (che in primavera aveva preso il posto del Greindl), Sir Edward Goschen dichiarò insolubile la questione della limitazione della flotta tedesca. Ma il diplomatico belga osserva con grande perspicacia: "Sir Edward Grey ha passato sotto silenzio un'altra causa forse più profonda dell'avversione della nazione inglese contro la nazione germanica: ha passato sotto silenzio cioè la rivalità nel campo industriale e commerciale, l'Inghilterra vede con occhio gravido d'invidia e di gelosia come un popolo europeo, nella libera gara dei mercati mondiali, guadagni ogni anno terreno e minacci la supremazia che Inghilterra si è assicurata."
Quando poi cominciò l'unione balcanica creata cogli intrighi russi, ed il suo carattere di crociata contro la Turchia, anche il Signor Jules Cambon cominciò a provare una certa inquietudine.
"L'ambasciatore francese – scrive il 24 ottobre 1912 il barone Beyens che deve avere speciali ragioni per parlare così – m'ha ripetuto a più riprese che il più grande pericolo per il mantenimento della pace europea consiste nell'indisciplinatezza e nella politica personale dei rappresentanti russi all'estro. Essi sono quasi tutti ardentissimi panslavisti ed è ad essi che va imputata una grandissima parte di responsabilità per gli avvenimenti attuali. Senza dubbio essi si faranno gli istigatori segreti d'un intervento del loro paese nel conflitto balcanico."
Malgrado al Governo francese fossero dunque noti i pericoli per la pace che gli intrighi dei panslavisti russi nascondevano in sé, il Capo dell'ammiragliato russo, durante l'estate, si recò a Parigi per annodare certi negoziati relativi ad una convenzione navale. Nel medesimo tempo un'attiva campagna della stampa, sostenuta dai compari d'oltre Manica, s'ingaggiò a Pietroburgo e a Parigi per non lasciare alcun dubbio sull'importanza della convenzione progettata e sulla sua punta rivolta contro la Germania. Monsieur Poincaré arrivò a Pietroburgo il 10 d'agosto. La sua visita diede luogo ad altre polemiche nella stampa antitedesca. La parte passiva, osservata in questo caso dal Governo russo, fu spiegata allora colla necessità per la Russia di non scontentare le sfere governative e l'opinione pubblica francese a la vigilia di un nuovo e grande prestito in Francia in via di negoziazione.
Alcune settimane dopo la visita di Poincaré in Russia, il Granduca Nicola Nicolajewice, seguendo un invito del Governo francese, si recò in Francia per assistere alle grandi manovre francesi. Tutti si ricordano ancora come questo viaggio del Granduca servisse alle dimostrazioni antitedesche. Finite le grandi manovre il Granduca, accompagnato dalla sua signora, figlia del Re del Montenegro, andò
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a visitare le fortificazioni della frontiera dell'est ed i giornali raccontarono con grande enfasi e fatturata emozione come la Granduchessa, scorgendo col suo binocolo da uno dei forti la torre della cattedrale di Metz, non aveva potuto trattenere le lacrime.
Frattanto l'orizzonte politico europeo si andava coprendo sempre più di nuvole nere. E nuvole nere si addensavano minacciose nella penisola balcanica. Il signor Sasonow, che alla fine di settembre aveva visitato il Re Giorgio al Balmoral, andò subito a Parigi dove, d'accordo col gabinetto di Londra, fu convenuta la famosa formola che stabiliva il mantenimento dello statu s quo in caso di guerra fra gli stati balcanici e la Turchia. Il 4 novembre la Turchia, apparentemente colpita a morte, sollecitò l'intromissione pacifica delle potenze e il 7 decembre 1912 la proposta di Sir Edward Grey, per la riunione a Londra di una conferenza degli ambasciatori delle grandi potenze, fu da queste accettata.
Durante questo criticissimo periodo il barone Beyens rileva quanto grande fosse in Germania e nel Governo tedesco l'amore e il desiderio di pace. Egli scrive: "Non evvi dubbio alcuno che l'Imperatore, il Cancelliere e il Segretario di Stato degli affari esteri, sono accoliti appassionati della pace. Qualunque sieno i progetti del signor von Kiderlen-Waechter, che ha sempre grandi idee per conciliare al suo paese le simpatie delle giovani potenze balcaniche, un fatto è assolutamente certo, che cioè egli è fermamente deciso a voler evitare un incendio mondiale." Insiste poi nel rilevare in modo espresso le esitazioni del signor Sasonow: "Alla fine della settimana passata corse voce nelle cancellerie d'Europa che il signor Sasonow rinunciava a lottare contro il partito di Corte che vuole indurre la Russia ad una guerra, sebbene il suolo dell'Impero russo sia minato dalla rivoluzione e insufficienti sieno i suoi preparativi militari. Ma da due giorni... un'impressione di fiducia è succeduta all'agitazione della settimana passata. Il signor Sasonow sembra si sia rassegnato, e rappresenta attivamente presso la Corte di Belgrado la medesima parte che la diplomazia tedesca rappresenta alla Corte di Vienna."
Tutte le Corti europee riconobbero generalmente come il pericolo di guerra esistesse nella megalomania serba, ed egualmente riconobbero come il partito panslavista russo si affaccendasse a versare olio sul fuoco e il signor Hartwig, l'ambasciatore russo a Belgrado, secondasse la manovra. Anche egli apparteneva a quegli uomini politici che, secondo l'espressione del barone Beyens, avevano rappresentato una parte militare nella politica estera dei loro paesi, come i signori Tittoni ed Iswolski. Ma l'azione di questi diplomatici è ben lungi dall'essere così nefasta come quella del nuovo Presidente della Repubblica francese, signor Raimondo Poincaré, entrato all'Eliseo il 18 febbraio 1913. La sua elezione era stata preceduta da una mostruosa reclame; sembrava dover essere il capo designato per prossime decisioni d'una importanza suprema. Il barone Guillaume, a cui la sua posizione a Parigi permetteva di scoprire esattamente le tendenze francesi, si mostra pieno di sfiducia già fin dal principio. Relativamente a quell'elezione dice: "Questa popolarità del presidente è fatta di diversi elementi; la sua elezione è stata abilmente preparata; si è grati a lui d'avere, nel corso del suo ministero, manovrato assai abilmente per mettere la Francia in evidenza nel con certo europeo; egli ha avuto qualche felicissima espressione che ha fatto grande impressione. Ma occorre in prima linea scorgere in questi elementi una manifestazione di quel vecchio sciovinismo francese che si era assolutamente eclissato per lunghi anni ma che ha ripreso forza dopo gli incidenti di Agadir.
Monsieur Poincaré è un lorenese e non lascia nessuna occasione per rammentarlo; egli era stato il collaboratore e l'istigatore della politica militaristica del signor Millerand."
L'agitazione a favore del servizio militare di tre anni non era dunque una risposta alla legge militare tedesca, ma una misura preparata da lunga mano, come il rappresentante del Belgio a Parigi lo dichiara senza esitazione: "I giornali, parlando dei progetti del Governo della Repubblica, hanno torto di presentarli come una risposta alle misure prese dalla Germania. La maggior parte di essi non sono che il resultato di studi avviati da tanto tempo."
Nel mese di marzo, quando la pericolosa tensione delle relazioni austro-russe subì una détente mediante la diminuzione reciproca delle truppe concentrate da entrambi le parti alle frontiere, il barone von Schön espresse al barone Guillaume la sua inquietudine dinanzi al continuo crescere dello sciovinismo in Francia. "Costato ogni giorno" – scrive a questo proposito il ministro del Belgio a Parigi – "come il sentimento pubblico in Francia divenga sempre più diffidente e sciovinista. Non si rincontrano altro che persone le quali assicurano che una prossima guerra colla Germania è certa, fatale. Anche Pichon è della stessa opinione. Certo è che l'attitudine equivoca della Russia ha essenzialmente contribuito a questo resultato."
Anche il barone Beyens era a conoscenza di qualche cosa. Scrive infatti: "In questo momento d'espansione, l'ambasciatore francese a Berlino non mi ha nascosto come sia difficile contare sullo spirito brillante ma incostante degli uomini politici che dirigono l'Impero alleato della Francia, perché giocarono ancora con questa un giuoco doppio. Monsieur Cambon si è lamentato specialmente a più riprese dell'influenza conservata dal signor Iswolski, il quale vuole vendicarsi personalmente dell'Austria-Ungheria e si sforza di mandare a monte le carte quando s'accorge che gli altri stanno per vincere la partita."
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Il barone Beyens riconobbe egualmente con giustezza che la parte che Iswolski recitava a Parigi, veniva rappresentata da Hartwig, l'ambasciatore russo a Belgrado, dinanzi alla Serbia; l'incaricato d'affari serbo a Berlino gli aveva apertamente dichiarato che la Serbia non sarebbe andata avanti più di sei mesi senza tener conto delle minaccie austriache, se non fosse stata incoraggiata dal ministro della Russia, signor Hartwig, un diplomatico della scuola d'Iswolski. Anche Sazonof [sic] è troppo debole per resistere all'influenza da parte della corte e dei panslavisti; ne deriva la sua politica piena di contraddizioni che provoca il malumore in Francia e si è mostrata soprattutto nella questione montenegrina a proposito di Scutari: "Non v'è dubbio che a Parigi sono stanchi di queste tergiversazioni, ma si subiscono – pur maledicendo – le conseguenze dell'alleanza e ci si lascia incamminare in una via che può condurre ad una guerra generale."
Seguirono gli incidenti di Nancy, provocati dal pericoloso giuoco della rappresentazione di opere teatrali scioviniste. Il barone Guillaume, i di cui rapporti testimoniano una crescente ansia, scrive a questo proposito: "Ma questi fatti dimostreranno senza dubbio – come ho avuto più volte onore di riferire – che lo spirito pubblico in Francia diviene di pi ù in più sciovinistico ed imprudente. Bisognerebbe prendere misure per arrestare qu e sta corrente che il Governo ha davvero incoraggiato cogli incidenti di Agadir e la costituzione d'un ministro Poincaré-Millerand-Delcassé."
Quando nel mese di giugno 1913 la legge militare fu posta all'ordine del giorno dal ministero Briand, il barone Guillaume termina il suo rapporto con una riflessione che fa onore alla sua perspicacia è al suo buon senso: "È dunque un fatto certo che nella legislazione francese saranno introdotte disposizioni che il paese non potrà probabilmente sopportare per un tempo lungo. I carichi della nuova legge saranno talmente gravi per la popolazione, le spese che porta seco saranno così esorbitanti che il paese protesterà ben presto e la Francia si troverà allora davanti al dilemma: o un'abdicazione, che non pot rà certo approvare, o la guerra a breve scadenza. Per quelli che hanno messo il popolo in questa situazione la responsabilità è orrenda … La propaganda a favore della legge dei tre anni di servizio militare, destinata a provocare un risveglio di sciovinismo, è stata magnificamente preparata e meglio condotta; cominciò a chiedere l'elezione del signor Poincaré a presidente della Repubblica. Oggi questa propaganda continua la sua opera deleteria senza curarsi dei pericoli che fa nascere. Il malessere è grande in tutto il paese."
VII.
La serie dei dispacci dei diplomatici belgi qui pubblicati, abbraccia il periodo che va dal 7 novembre 1913 al 2 luglio 1914. Comincia con una caratteristica del programma politico di Sir Edward Grey e termina colla speranza che la Russia non prenderà mai le parti degli assassini di Serajewo [sic]. Lo spazio di tempo intermedio fra queste date è riempito cogli sforzi della Triplice intesa per compiere l'accerchiamento della Germania e della Sua alleata l'Austria-Ungheria, per attirare le potenze di second'ordine nell'orbita della Triplice intesa e per assicurare per terra e per mare la superiorità dinanzi alle potenze dell'Europa centrale.
Nell'estate del 1913, dietro invito del Governo russo, una deputazione numerosissima di ufficiali francesi di tutte le armi e di tutti i gradi, sotto la guida del capo dello stato maggiore francese Joffre, si recò a Pietroburgo coll'evidente missione d'esaminare e controllare lo stato di preparazione dell'armata russa. Poco tempo dopo questa visita, si apprese che, da parte francese, erano stati espressi certi desideri precisi, concernenti l'aumento della forza offensiva della potenza militare russa; dalla realizzazione di questi desideri doveva dipendere l'emissione di un nuovo prestito russo a Parigi. Si trattava in primo luogo della costruzione in Polonia d'una rete di linee ferroviarie strategiche alle quali la Francia annetteva una grande importanza. Oltre a ciò lo stato maggiore francese insistette tanto presso l'alto comando militare russo che ottenne che la linea di dislocamento delle forze russe, in caso di guerra colla Germania, linea spostata nell'estate del 1910 verso l'est, fosse nuovamente portata più ad ovest, e che la guarnigione della Polonia fosse accresciuta. Nel mese di novembre il signor Kokowzew recossi a Parigi ove concluse il prestito, segno manifesto dell'accettazione delle condizioni imposte dalla Francia.
Il signor Kokowzew, fermatosi a Berlino al ritorno per restituire al Cancelliere Bethmann Hollweg la visita che questi gli aveva fatta a Pietroburgo nel 1912, venne a trovarsi nella capitale tedesca proprio mentre giungeva da Pietroburgo la notizia dello scontento prodotto in quella città dalla nomina del generale Liman von Sanders a comandante del 1.° corpo d'armata turca. Le spiegazioni date al Presidente del consiglio di Russia a Berlino sembrarono tranquillizzarlo. Ma a Pietroburgo si pretendeva che questo comando attivo, dato a Costantinopoli a un generale tedesco, assicurasse alla Germania un'influenza preponderante in Turchia. Il dibattito ingaggiato a proposito della missione militare tedesca in Turchia non tardò a prendere un carattere inquietante, perché la stampa russa, che per mezzo di indiscrezioni era stata messa al corrente di certi particolari confidenziali delle conversazioni cogli uomini di stato russi, ne approfittò per aizzare nel modo più volgare l'opinione pubblica contro la Germania. L'attitudine del Governo russo dovette produrre m Germania un'impressione tanto più penosa in considerazione che il Governo turco aveva affidato la riorganizzazione della sua flotta ad un ammiraglio inglese il quale, estendendosi la sua autorità non solo alla flotta turca ma ancora e soprattutto alle istituzioni navali della Turchia, godeva per lo meno della medesima influenza politica del generale tedesco, capo di un corpo d'armata. Ma questa circostanza non impedì al signor E. Grey di appoggiare le proteste russe presso la Sublime Porta.
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Verso la fine del gennaio 1914 il conflitto Liman si poteva considerare come fuori causa, ma aveva però fornito l'esperienza comprovante l'incapacità della Russia ufficiale a resistere all'ossessione della stampa panslavista e dei partiti che volevano già allora la guerra. La tempesta sollevata dalla missione militare sembrava appena calmata, allorché un deputato della Duma, Schingarew, si permise di fare davanti alla commissione del bilancio un'insinuazione impudente, accusando la Germania d'aver suscitato nel 1904 difficoltà internazionali alla Russia alfine d'ottenere migliori condizioni nel trattato di commercio. Nessun rappresentante del Governo russo sentì il bisogno di rilevare questa sfacciata impostura e falsificazione dei fatti, e le "condizioni umilianti del trattato di commercio colla Germania" fornirono un nuovo alimento alla sfrenata agitazione dei nazionalisti. Ai quali riuscì avvelenar sempre più l'atmosfera fra la Russia e la Germania ed a preparare la rottura con quest'ultima.
In un discorso pronunciato il 23 maggio a Parigi per esporre il suo programma politico, Sasonow fa sapere ufficialmente al mondo per la prima volta che la politica estera dell'Inghilterra, della Russia e della Francia, seguiva una direttiva uniforme, ispirata dalle deliberazioni di Sir Edward Grey cogli ambasciatori delle altre due potenze dell'intesa. La quale intesa, in virtù di ciò, si era trasformata in una sorta di confederazione.
Anche i viaggi dei monarchi, durante questo periodo di tempo, rivestirono un importante carattere politico. Il 21 aprile il Re Giorgio V e la Regina d'Inghilterra arrivarono a Parigi. Erano accompagnati da Sir Edward Grey il quale, trattenendosi con Doumergue, decise seco lui di attenersi al principio di completare le convenzioni militari e politiche esistenti fra la Russia e la Francia con convenzioni corrispondenti fra la Russia e l'Inghilterra. Queste convenzioni esistevano già fra l'Inghilterra e la Francia.
Il 14 giugno lo Zar restituì la visita al Re di Romania al quale aveva inviato precedentemente il titolo di feldmaresciallo russo, coll'intenzione manifesta di guadagnare la Romania alla politica della triplice intesa. Più significante ancora fu la visita del Presidente della Repubblica a Pietroburgo il 20 luglio. Monsieur Poincaré era accompagnato da monsieur Viviani Presidente del consiglio, da Margerie capo della cancelleria politica, dal vice-ammiraglio le Bris e dal generale Beaudemaulin capo del gabinetto militare. I brindisi scambiati in questa occasione proclamavano a parole il mantenimento dell'equilibrio europeo e a fatti l'abbassamento della Germania.
Occorre rammentare che appunto in quest'epoca l'Inghilterra, la Francia e la Russia, stavano attraversando gravi crisi interne. Ma in ognuno dei tre paesi l'opposizione non rifiutò ai respettivi governi le somme enormi necessarie all'aumento degli armamenti. Era dappertutto la medesima discordia interna ma anche la medesima coesione per tutto quello che riguardava i preparativi per una prossima guerra. I diplomatici belgi hanno seguito tutti questi avvenimenti con una crescente ansietà.
Il conte Lalaing non lascia alcun dubbio sul pericolo che il programma politico di Grey fa correre ai piccoli stati; riconosce l'inquietudine con la quale l'Inghilterra tien dietro all'impopolarità del servizio militare dei tre anni; ma costata che, dopo la caduta di Barthous, il suo successore Doumergue ha immediatamente ripreso il programma che lui stesso aveva prima aspramente combattuto, promettendo di lavorare per lo sviluppo dell'intesa cordiale e il rinforzo dell'alleanza franco-russa.
Il barone Guillaume scrive nel medesimo senso il 16 gennaio 1914 a proposito dell'agitazione del gruppo Ribot a favore del servizio dei tre anni: "Mi sembra certo che noi avremmo più interesse a vedere il successo della politica del signor Caillaux – dei radicali e dei radicali socialisti. Ebbi già l'onore di dirLe che sono appunto questi signori Poincaré, Delcassé, Millerand e i loro amici, che hanno inventato e seguito la politica nazional-militaristica e coccardiera di cui abbiamo veduto la rinascita. Questa politica rappresenta un grandissimo pericolo e per l'Europa e … per il Belgio. Io scorgo il più grande pericolo che minaccia oggi la pace d'Europa, non perché abbia il diritto di supporre nel Governo della Repubblica l'intensione di turbarla di deliberato proposito – sono semmai propenso a credere il contrario – ma perché l'attitudine che ha preso il Gabinetto Barthou è, secondo me, la causa determinante di nuove tendenze militaristi che in Germania …"
Il 10 marzo il barone Guillaume scrive ancora:
"Non è un segreto per nessuno che la caduta del Gabinetto Barthou è stata molto p enosa al Presidente della Repubblica. Egli ha perfettamente compreso che era in giuoco la sua stessa personalità. La circostanza che egli si vide obbligato, per la caduta di uomini sui quali credeva di poter contare, ad affidare il potere al signor Caillaux, mentre nominalmente l'affidava al signor Doumergue, lo ha profondamente contrariato … Egli ha visto in ciò un insuccesso della politica militare e nazionalista che ha sistematicamente perseguito dal giorno in cui fu messo a capo del Governo quale presidente dei ministri.
"Insieme ai signori Delcassé, Millerand e qualche altro, predica continuamente il risveglio politico e militare della Francia, combinato con relazioni più strette e più fiduciose colla Russia. Egli andò a Pietroburgo come Presidente del Consiglio e fra qualche mese vi ritornerà in qualità di Presidente della Repubblica.
"Egli vi mandò ultimamente Delcassé al quale aveva affidato la missione di cercare con tutti i mezzi di esaltare i benefici de ll'alleanza franco-russa e ad indurre il grande Impero ad accentuare i suoi preparativi militari."
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La visita della coppia reale inglese a Parigi, suggerisce al barone Beyens, in un dispaccio da Berlino in data 24 aprile, la dichiarazione che l'influenza d'Iswolski sulla politica francese è divenuta insopportabile allo stesso ambasciatore francese Cambon, il quale esprime la speranza di vedere l'intrigante diplomatico andar ben presto a rappresentare lo Zar a Londra. Del massimo interesse poi è un osservazione nel rapporto, destinata alla questione se, nel caso di una guerra tedesco-francese, l'Inghilterra si sarebbe schierata a fianco della Francia. A questo proposito scrive: "Noi abbiamo avuto la prova che una cooperazione dell'armata inglese e l'invio d'un corpo di spedizione sul continente era stato progettato dalle autorità militari dei due paesi. Sarebbe lo stesso oggi? Avremmo ancora da temere la marcia nel Belgio di soldati inglesi per aiutarci a difendere la nostra neutralità incominciando col comprometterla?"
È impossibile esprimere in modo più esplicito la certezza del Governo belga che lo sbarco nel Belgio di truppe inglesi, concertato fra gli stati maggiori inglese e francese per proteggere, come dicevano, la neutralità belga, non era che un puro pretesto. Questa confessione nella bocca del barone Beyens, non manca di un certo sapore comico che giunge proprio nel momento in cui l'attuale ministro degli affari esteri nel Belgio ha appena pubblicato nella sua "Revue des Deux Mondes" un articolo traboccante d'attacchi e d'insinuazioni odiose in riguardo della neutralità del Belgio per dimostrare l'innocenza del suo Governo.
Interessantissimo è anche il rapporto dell'8 maggio: Il barone Guillaume descrive meravigliosamente lo stato di spirito che tre mesi più tardi doveva determinare la guerra. Egli telegrafa fra l'altro: "È incontestabile che la nazione francese, durante questi ultimi mesi, è divenuta più sciovinista e più fidente in sé stessa. Quegli stessi uomini autorizzati e competenti che, due anni fa, esprimevano vivi timori al solo menzionare le possibili difficoltà fra la Francia e la Germania, hanno cambiato adesso di tono; essi diconsi certi della vittoria; fanno un grande rumore ed esagerano gli altri progressi veramente esistenti nell'esercito, e pretendono essere sicuri di poter tenere in i scacco l'esercito tedesco almeno per quel tanto di tempo necessario alla Russia per mobilitare tutta quanta la sua potenza armata, per concentrare le sue truppe e per lanciarsi quindi addosso al suo vicino d'occident e…
Un diplomatico esperiente e d'alta posizione mi disse l'altro giorno: " Se uno di questi giorni scoppiasse improvvisamente un incidente grave fra la Francia e la Germania, gli uomini di stato dei due paesi dovranno sforzarsi di risolverlo pacificamente dentro tre giorni perché un più lungo indugio significherebbe la guerra."
Uno degli elementi più pericolosi della situazione attuale è il ritorno della Francia alla legge dei tre anni di servizio militare; la qual legge è stata imposta con grande leggerezza dal partito militar e ed il paese non può sopportarla. Prima di due anni o si rinuncerà alla legge o si farà la guerra."
Il 9 giugno il barone Guillaume, a proposito dell'agitazione d'Iswolski a favore del servizio di tre anni, si domanda: "È vero che il Gabinetto di P ietroburgo ha imposto al paese l'adozione della legge dei tre anni ed eserciterà oggi tutta quanta la sua influenza e farà uso di tutto il suo peso per mantenerla? Non mi è ancora riuscito di ottenere spiegazioni relative a questo punto delicato, ma sarebbe tanto più grave in quanto che gli uomini che dirigono i destini del l'Impero dello Zar non possono ignorare che lo sforzo domandato dalla nazione francese è eccessivo e non potrà essere sostenuto lungamente. L'attitudine del Gabinetto di Pietroburgo è dunque basata sulla convinzione che sieno assai prossimi gli avvenimenti e che si può servire dello strumento che intende mettere nelle mani della sua alleata?"
Nel medesimo tempo il barone Beyens s'espresse assai categoricamente nel senso che la caduta della legge dei tre anni doveva esser considerata come un buon augurio dal punto di vista belga. "Ciò contribuirà più che tutto il resto" – scrive egli – "a tener lontani dalle nostre frontiere i pericoli di una guerra della quale noi dobbiamo temere le conseguenze qualunque sia il resultato della medesima, e contribuirà a ristabilire nell'Europa occidentale una situazione più durevole."
L'ultimo dispaccio di Beyens, che chiude la serie dei documenti diplomatici da noi pubblicati, data dal 2 luglio e concerne le domande dell'Austria-Ungheria alla Serbia nell'occasione dell'assassinio dell'Arciduca ereditario. Il rappresentante belga non dubita della complicità del Gabinetto serbo "che chiuse gli occhi per non vedere il focolare di propaganda anarchica esistente a Belgrado" teme però un conflitto in caso di rifiuto da parte della Serbia di darle soddisfazioni domandate.
Egli aggiunge: "A Berlino si dice che la Serbia manderà tanto avanti le cose solo se si saprà appoggiata dalla Russia, ma il Governo dello Zar non la sosterrà perché indubbiamente parteciperà all'orrore destato dall'eccidio di Serajewo."
Ma non tutti a Berlino la pensavano così. Ormai troppi erano abituati veder Pietroburgo pattuire cogli assassini politici fuori della Russia. L'idea monarchica non aveva più nulla che dire nella politica russa, perché la passione panslavista l'aveva completamente reietta e spinta in terza linea. È questo che ha reso inevitabile la guerra mondiale che strazia adesso l'Europa. La Francia e l'Inghilterra dovevano poi far causa comune coi regicidi serbi. Questo era il resultato della politica da essi praticata per diecine d'anni nel loro odio contro la Germania.
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Se si ripassa ancora una volta in ispirito la lunga serie dei documenti belgi, essi ci forniranno la prova evidente che questi diplomatici, osservatori a mente fredda, si sono fatti un'idea esatta dei gravi danni che una guerra europea avrebbe fatto correre al loro paese; che la Germania ha fatto tutto per impedire questa guerra; che il popolo francese non l'ha voluta, ma che le sue passioni scioviniste sono state sfruttate da uomini politici ambiziosi e senza scrupoli e spinte ad un parossismo che escludeva qualsiasi riflessione; che in Russia l'ambizione e il rancore d'Iswolski nonché la stampa panslavista germanofoba hanno preparato il conflitto; e che finalmente la politica inaugurata dal Re Edoardo VII e continuata da Sir E. Grey hanno provocato le complicazioni che hanno poi servito loro d'appoggio.
È stata una grande sventura per il Belgio che queste voci dei suoi diplomatici rimanessero disgraziatamente inascoltate, e che il paese non abbia più tardi stretta la mano che la Germania gli stendeva; quella mano che era pronta ed aveva la forza di assicurare al Belgio la pace e l'avvenire, anche in mezzo al turbinio della guerra mondiale.
64r, rechter oberer Seitenrand masch. Hinzugefügt, vermutlich von einem Nuntiaturarbeiter: "Agosto 1915".
Empfohlene Zitierweise
Anlage vom August 1915, Anlage, in: 'Kritische Online-Edition der Nuntiaturberichte Eugenio Pacellis (1917-1929)', Dokument Nr. 694, URL: www.pacelli-edition.de/Dokument/694. Letzter Zugriff am: 06.05.2024.
Online seit 24.03.2010, letzte Änderung am 08.10.2012.