Dokument-Nr. 8501
[Polnische Einwohner Kownos] an Dalbor, Edmund
Kowno, 22. Juni 1917

Eccellentissimo Monsignore Arcivescovo,
Noi Polacchi, abitanti della città di Kowno, gravemente pregiudicati dalla parte del nostro Vescovo, Mons. Karewicz, ci prostriamo con dolore e con lacrime ai piedi di Vostra Eccellenza Rev.ma ed imploriamo il Vostro ausilio.
Da tempi immemorabili l'ufficio divino supplementare si celebrava nella Chiesa Cattedrale di Kowno in lingua polacca. Soltanto nei tempi del fu Mons. Vescovo Cyrtowt, nell'anno 1912, è stata introdotta la lingua lituana nell'ufficio del mese di maggio, celebrato alle 6 di mattina. Nel mese di ottobre era recitato alla stessa ora in lingua lituana il rosario e cantato l'inno "sub tuum praesidium". Noi Polacchi dicevamo gli stessi uffici alle ore 5 pomeridiane. Nel tempo di quaresima l'ufficio di passione aveva luogo in lingua polacca alle ore 5 pom. Per i Lituani si celebrava questo ufficio nella Chiesa del Seminario, la quale è stata messa completamente alla loro disposizione, e dove tutti gli uffici supplementari dicevansi solamente in lingua lituana. Quando nei tempi di guerra la chiesa sopradetta è stata distrutta, l'ufficio di passione in lingua lituana fu trasferito alla Chiesa della SS. Trinità, cosicché l'ufficio dei mesi di maggio, di giugno e di ottobre si dice in questa chiesa ogni giorno alle ore 7 pom. Le domeniche ed i giorni festivi i Lituani hanno la cosiddetta (messa) primaria, durante la quale cantano le ore della Santa Vergine, le supplicazioni ed altri inni fin'alle 8. Dopo le 8 cominciano a cantare i Polacchi l'ufficio della SS. Trinità. Fin'adesso la pace e la concordia regnavano fra Polacchi e Lituani. Ora, dopo il suo ritorno dalla Russia, Mons. Vescovo ha cominciato di disseminare la discordia e cambia il vecchio ordine nella Cattedrale senza promulgare una disposizione. Il giorno di Natale, durante la prima messa, egli fece sostituire i canti polacchi per canti lituani. I Polacchi lo soffrono con
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silenzio e pazienza. Inoltre, Mons. Vescovo introdusse le domeniche ed i giorni festivi canti e prediche lituane durante la (messa) primaria alle 9 e la (messa) votiva alle 10. I Polacchi tacciono. Finalmente, il giorno delle ceneri, egli pubblica dal pulpito, che l'ufficio di passione si trasferisce dalla Cattedrale alla Chiesa della SS. Trinità, e che la Cattedrale si cede ai Lituani. Noi Polacchi mandiamo una delegazione dopo l'altra, pregandolo e domandando con lacrime in occhi e dimostrandoli come gli affari stavano da tempi remotissimi, dicendoli che la Chiesa della SS. Trinità, essendo troppo piccola per noi, non potrà bastarci. Mons. Vescovo risponde, che in questo caso ci destina la Chiesetta delle Suore Benedettine. Alla domanda nostra, perché ci disperde in due chiese, poiché noi Polacchi abbiamo la Cattedrale ed i Lituani la Chiesa della SS. Trinità, Mons. Vescovo da la risposta, che così gli piace, e siccome siamo in Lituania, la Chiesa Cattedrale deve essere lituana. Inoltre – dice – potrete dopo la guerra prendervi la Chiesa scismatica e pregare in essa. E quando noi Polacchi rispondiamo che non ci bisogna prendere la Chiesa scismatica, che siamo attaccati alla nostra Cattedrale, perché là, dove pregavano nostri avi, rimarremo anche noi, Mons. Vescovo cominciò di minacciarci della polizia e ci fece dare i nostri nomi. Tre giorni dopo si recano da Mons. Vescovo due signore (la sign. Satkiewicz e la sign. Pinajt), pregandolo e dimostrandogli l'impossibilita assoluta di cacciare i Polacchi dalla Cattedrale. Finalmente, Mons. Vescovo esaudì le loro preghiere e fece trasferire l'ufficio di passione dalle 5 pom. alle 3 ½, lasciando ai Lituani le ore 5. Benché questa ora ci fosse stata molto incomoda – essendo essa l'ora del pranzo – l'abbiamo accettata con umiltà e rassegnazione alla volontà divina. Quando venne l'ottava del Corpus Christi, senza una disposizione ufficiale, i Lituani cantano,
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durante la processione di mattina e di sera, in lingua lituana. I Polacchi non li disturbano. Dopo il vespro i Polacchi intonano, come al solito, un canto polacco, senza essere anche loro incomodati dai Lituani. Subito, il terzo giorno della ottava, sentiamo che il sacerdote lituano intona sul coro il canto "sia lodato il SS. Sacramento" in lingua lituana. Noi Polacchi non abbiamo ceduto, cantando l'inno nostro, e così regnò nella Cattedrale, gli ultimi giorni dell'ottava, uno strepito terribile, siccome cantavano Polacchi e Lituani, ciascheduna nazione per sé. Mons. Vescovo, dalla banca sua, guardava con un sorriso questo spettacolo. I Lituani cominciarono di minacciare i Polacchi con pugni e di sputare su essi. Ma non bastava questo ancora. Per una disposizione di Mons. Vescovo, un sacerdote lituano rimproverò dopo l'ottava tutti i Polacchi dal pulpito. Sappia del resto Vostra Eccellenza Rev.ma, che tutti i Lituani i quali provocano il disordine nelle chiese nostre, non sono assolutamente dalla nostra diocesi di Samogizia, ma che sono quasi tutti dalla diocesi di Sejny (parrocchia di Godlewo), poiché i Lituani della città di Kowno formano soltanto quasi la sesta parte della popolazione.
Ora il Santo Padre mandò danari per i poveri della Lituania senza distinzione di nazione. Questi sussidi essi presero per sé e non vogliono dare nulla ai Polacchi, pretendendo che il Santo Padre mandò i sussidi solamente per i Lituani. Quando, dopo l'arrivo dei danari essi celebrarono un ufficio di ringraziamento, la lettera del Santo Padre e del Cardinale fu letta soltanto in lingua lituana. Essi hanno un comitato, dove da tutti i paesi si mandano sussidi per i poveri, ma quando un povero viene da loro e domanda una sovvenzione, il sacerdote lituano interroga, se il supplicante sia Polacco oppure Lituano, se abbia figli, e che scuola frequentino
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essi. Quando si risponde che i figli vanno in scuole polacche, egli dice di far mandarli in scuole lituane e soggiunge: "se tu farai andare i tuoi figli in una scuola o in un istituto lituano, riceverai, tu ed i tuoi figli, dei sussidi;" se qualcheduno non consente, egli li mostra la porta.
Dunque, noi Polacchi, gravemente pregiudicati dal nostro Pastore e dal tutto clero lituano in cose spirituali e materiali, ci prostriamo ai piedi di Vostra Eccellenza Rev.ma, implorando umilissimamente la Vostra protezione ed il Vostro aiuto per noi Polacchi, abitanti della città di Kowno.
Baciamo i Vostri piedi, Eccellentissimo Mons. Arcivescovo.
In nome della verità noi diamo alcune firme:
Antonio Pietrowski, Antonio Apalański, Giuseppe Jatkowski, Skorulska, Emilia Apalańska, Kuskiewiczowa, Stefania Sierszpińska, Vittoria Bogin, Carlo Giaro, Francesco Bacewicz, Jurkiewicz, Longino Wanckowicz, Venceslao Staniewicz.
Empfohlene Zitierweise
[Polnische Einwohner Kownos] an Dalbor, Edmund vom 22. Juni 1917, Anlage, in: 'Kritische Online-Edition der Nuntiaturberichte Eugenio Pacellis (1917-1929)', Dokument Nr. 8501, URL: www.pacelli-edition.de/Dokument/8501. Letzter Zugriff am: 28.04.2024.
Online seit 17.06.2011.