Dokument-Nr. 2040
Pacelli, Eugenio an [Pizzardo, Giuseppe]
[München], 10. August 1923
Regest
Pacelli vertraut Pizzardo seine Sorgen wegen seiner in der finanziell katastrophalen Lage Deutschlands nicht ausreichenden Vergütung sowie seine Absicht an, in der Berliner Nuntiatur nicht lang zu bleiben. Mit Blick auf die Vergütung hält Pacelli eine Rückkehr zu einer dem jeweiligen Rang der Nuntien entsprechenden Bezahlung für sinnvoll und will dies dem Kardinalstaatssekretär unterbreiten. Der Nuntius fürchtet, am Ende seiner Mission nicht über die finanziellen Mittel zu verfügen, um die mit dem Kardinalat verbundenen Kosten tragen zu können, und daher auf das Amt verzichten zu müssen, was Aufsehen und unangenehme Kommentare erregen würde. Er zeigt sich enttäuscht, dass Pizzardo ihn so wenig unterstützt. Ferner kündigt Pacelli die Übersendung eines Berichts zum Bayernkonkordat mit derselben Post an und kommt dann erneut auf seine Versetzung nach Berlin zu sprechen. Er erwartet, dass dies eine äußerst schwierige Mission wird, weshalb er versichert sein möchte, dass sie unvermeidlich ist. In diesem Anliegen hat er einen Brief an Gasparri geschrieben, den Pizarrdo auf Unangemessenes hin durchsehen soll. Falls seinem Wunsch nach Entbindung stattgegeben werden sollte, würde Pacelli sich gern zur Ruhe setzen oder aber in die Schweiz gehen oder eine kleine italienische Diözese übernehmen. Hierbei könnte Pizzardo ihn unterstützen. Ferner informiert sich Pacelli über den Gesundheitszustand des für die Berliner Nuntiatur designierten Auditors Centoz und teilt Pizzardo vertraulich mit, dass er sich für etwa zehn Tage in das Ordenshaus einer Schwesterngemeinschaft in der Nähe von München zurückziehen wird, um den sich häufenden Bittgesuchen eine Zeit entgehen zu können. Zum Schluss seines Briefes drückt Pacelli seine Überraschung über den Wunsch des Archimandriten Sergy Dabič um Aufnahme in den Episkopat aus und lässt ein gewisses Unverständnis für dieses Ansinnen erkennen.[Kein Betreff]
Mi perdoni se rispondo con qualche ritardo alla carma Sua del Luglio scorso. Mi duole di apprendere che Ella è stata indisposta e spero che ormai, malgrado la calda stagione, Ella sia sufficientemente ristabilita.
Le dirò sinceramente che io, nello scrivere la nota frase, non avevo, almeno principalmente, in vista la questione dello stipendio per Berlino. Su questo punto scrivo, come Le dirò, all'Emo. Io credo che anche ora si potrebbe benissimo tener conto del rango, come in passato, se si dicesse, ad es., che i Nunzi hanno tutte le spese pagate e di più un assegno personale fisso diverso secondo il rango. Ma lasciamo andare. Il fatto si è che, essendomi io trovato sempre con stipendio limitato e in un paese di valuta bassissima, allorché
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mi troverò alla fine della missione <(ed io non ho
nessuna intenzione di restare a lungo in Berlino)>1 non sarò nelle condizioni attuali, in grado di affrontare le spese
necessarie ai Cardinali. Mi troverò quindi nella necessità di rinunziare; il che
naturalmente non mancherà di sollevare clamori e commenti spiacevoli. Per evitare questa
penosa situazione, io avevo immaginato almeno vie di uscita e le avevo proposte a Lei
ripetutamente; ma Ella (mi perdoni) non ne ha fatto (che io sappia) assolutamente nulla,
mentre che per altri (e, torno a ripetere, ne godo con tutta l'anima) Ella si è
adoperata in cose simili od identiche, che ha invece scartato per me. Dopo di ciò, Ella
troverà che quella frase non era poi del tutto infondata.Ma passiamo ad altro. Con questo stesso corriere mando il Rapporto sulle trattative per il Concordato bavarese. L'u-
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nica
difficoltà rimasta, che può mandare tutto a monte, è quella della nomina
dei Vescovi. Ma insomma si avrà presto78v
veramente inevitabile, che è assoluta,
declinabile volontà di Dio; ciò mi sarà almeno di conforto e di calma; penserò così
doveva essere, così il Signore ha assolutamente voluto. Perciò ho scritto
all'Emo la lettera, che qui Le accludo; abbia la pazienza di
leggerla e, se non vi trova alcun inconveniente, di consegnarla. Qualora poi mi si
L'ottimo Mgr. Centoz mi ha inviato una cartolina da Saint-Pierre
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ove mi dice che la In questi ultimi tempi hanno ricominciato (sebbene in proporzioni minime che l'anno scorso) a
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ove mi si
porteranno regolarmente <e subito>22 lettere e telegrammi per poter lavorare con un poco più di
pace. Ho voluto darne a Lei avviso confidenzialmente e riservatamente.
Naturalmente, se si tratta di qualche visita importante ed urgente, o la faccio venire là o
vengo io a Monaco. Così fu lo scorso anno.Mi duole quanto Ella mi dice dell'Archimandrita. A me egli non parlò affatto dell'episcopato, ed anzi quando venne da me la prima volta per aprirmisi e manifestarmi la sua tendenza a convertirsi, non aveva ancora veduto <né conosceva>23 il P. d'Herbigny. Mostrava fervore e le migliori disposizioni onde io, avendo appreso il grandissimo interesse che il S. P. aveva alla cosa, lo incoraggiai ed accolsi col massimo affetto,
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il vero, anche a me Chiudo in fretta, mentre coi più affettuosi saluti me Le confermo
Sempre Suo Aff
+ Eugenio Pacelli
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