Dokument-Nr. 2165
Pacelli, Eugenio an Gasparri, Pietro
München, 23. Januar 1918
Regest
Pacelli verfügt noch immer über keine Nachrichten über den Oberleutnant Giuseppe Ciuffelli, berichtet bei dieser Gelegenheit aber über die enormen Schwierigkeiten, auf die sein Nachforschen stößt. Vom Kriegsministerium in Berlin erhält er weiter Listen mit italienischen Kriegsgefangenen. Das Ministerium zeigte sich aber wegen der ständigen und zunehmenden Anfragen nach Vermissten, die Pacelli weißungsgemäß an dieses richten sollte und die anfangs noch zumindest teilweise beantwortet wurden, gereizt, und erklärte, weitere Listen zu senden, zu anderen Auskünfte aber nicht mehr bereit zu sein. Die Korrespondenz mit den Leitern der Lager und mit Kriegsgefangenen ist ebenfalls sehr schwierig. Pacelli wendet sich an die Preußische Gesandtschaft in München, damit diese über das Außenministerium auf das Kriegsministerium und die Lagerkommandanten einwirke, doch höre man auch auf das Außenministerium in Militärkreisen wenig. Der Nuntius ist der Ansicht, solche Schwierigkeiten würden sich vermindern, wenn der Heilige Stuhl einen Nuntius in Berlin hätte, der sich direkt an das Außen- und das Kriegsministerium wenden könnte. Trotz seines guten Willens und seiner unaufhörlichen Bemühungen sei Erzberger nur ein Privatmann, der aufgrund seiner politischen Einstellung in Militärkreisen wenig Ansehen genieße. In diesen herrsche eine besondere Unzufriedenheit gegenüber dem Heiligen Stuhl aufgrund dessen jüngster Äußerungen bezüglich der englischen Besetzung Jerusalems, des Luftangriffs auf Padua und der Reden Lloyd Georges und Wilsons. Der Nuntius wird so weit wie möglich seine Arbeit mit Hilfe der Bischöfe, der Militärkapläne und des Paderborner Büros fortsetzen, jedoch muss er seine Entmutigung darüber eingestehen, trotz aller Anstrengungen nicht in der Lage zu sein, so mit dem Heiligen Stuhl korrespondieren zu können, wie dieser es zu Recht von der Nuntiatur erwarten kann.Betreff
Difficoltà nell'azione in favore dei prigionieri italiani
Mi è pervenuta ieri la venerata lettera dell'Eminenza Vostra Reverendissima in data del 16 corrente. Pur troppo, come mi son fatto un dovere di comunicarLe subito col mio rispettoso cifrato N. 112, non si ha finora alcuna notizia del tenente Giuseppe Ciuffelli; continuo però nelle ricerche e mi farò un dovere di parteciparne senza indugio il risultato per telegrafo.
In questa occasione mi permetto di riferire all'Eminenza Vostra le immense difficoltà che incontro nell'azione in favore dei prigionieri italiani. Potei ottenere (e fu senza dubbio un grande vantaggio) di avere con sollecitudine, man mano che sono compilate, dal Ministero della Guerra di Berlino le liste, che invio subito, come di dovere, alla Santa Sede, dopo aver tuttavia ogni volta con diligente premura ricercato se si trova in esse qualcuno dei numerosissimi dispersi, dei quali l'Eminenza Vostra mi ha ordinato di assumere informazioni, non mancando di partecipare immediatamente per telegrafo i nomi di quelli ritrovati. Una volta, però, spedite le liste,
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mi viene a mancare il mezzo più efficace per le nuove indagini che Vostra Eminenza successivamente mi comanda. Avevo quindi preso il sistema d'inviare i nuovi nomi dei dispersi al Ministero della Guerra di Berlino. Questo sul principio rispondeva lentamente, poco e male, dando talvolta come sconosciuti anche alcuni di coloro che io avevo già trovati nelle liste; poi, aumentando sempre più il numero delle mie domande (giacché io ero obbligato a trasmettere per le ricerche, corrispondentemente ai telegrammi ricevuti da Vostra Eminenza, oltre cento nomi al giorno), il Ministero stesso mi ha fatto comunicare in termini chiarissimi che era seccato di tali eccessive richieste, che mandava regolarmente le liste, ma non sapeva e non poteva dire di più. Eguali difficoltà s'incontrano nei Comandi dei singoli Campi, i quali rispondono, quando lo fanno, colla massima lentezza. Similmente per le numerose lettere e cartoline, che invio ai prigionieri, ho ricevuto risposta soltanto in proporzione di una su venti all'incirca, ed in ogni modo sempre col massimo ritardo: così, ad esempio, ho avuto ieri 22 corrente una lettera del Marchese Patrizi in data del 3 corrente. Dal tenente Nitti, a cui più volte ho scritto, ho spedito le lettere della famiglia giunte col corriere, ho inviato mille marchi, ecc., non ho ricevuto ancora alcun segno di vita!
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In vista di ciò, ho supplicato questa Legazione di Prussia, colla quale mi trovo in buoni rapporti, di ottenere che il Ministero degli Esteri in Berlino (con cui pure mi sono studiato sempre di mantenere le migliori relazioni) raccomandi al Ministero della Guerra ed ai Comandanti dei Campi di avere qualche riguardo verso la Nunziatura di Monaco nella sua azione in favore dei prigionieri; ma non so quale risultato ne otterrò, giacché le prepotenti Autorità militari non ascoltano troppo nemmeno il Ministero degli Esteri.
La difficile situazione è aggravata dalla mancanza di una Nunziatura a Berlino. Se la Santa Sede avesse colà un Nunzio od un Incaricato d'Affari officialmente accreditato, questi potrebbe recarsi al Ministero degli Esteri e della Guerra e reclamare una conveniente considerazione per le proprie domande. Ma pur troppo ciò non è in grado di fare la Nunziatura di Monaco, la quale inoltre trova assai scarsa utilità nell'appoggio stesso del Signor Deputato Erzberger, che, malgrado la sua ottima volontà ed instancabile attività, è persona privata e per di più assai mal visto negli ambienti militari a causa delle sue ben note tendenze politiche.
Si aggiunga a tutto ciò il vivissimo malcontento contro la Santa Sede dopo le recenti manifestazioni sulla presa di Geru-
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salemme, sui bombardamenti di Padova, sui discorsi di Lloyd George e di Wilson, assai diffuso nei medesimi ambienti militari, i quali sono perciò tanto meno disposti a favorire l'opera del Rappresentante Pontificio. Cercherò di aiutarmi, in quanto possibile, coi Vescovi, coi Cappellani militari, coll'Ufficio di Paderborn; ma non nascondo a Vostra Eminenza che sono preso da grande scoraggiamento nel constatare come, non ostante tutte le fatiche e tutti i sacrifici, non mi trovo in grado di corrispondere a quanto la Santa Sede avrebbe pieno diritto di attendersi da questa Nunziatura. Prevedo che difficoltà anche maggiori incontrerò, allorché si tratterà dei rimpatrii.
Nella fiducia che l'Eminenza Vostra vorrà perdonare e compatire le involontarie mie deficienze in un'azione che sta tanto giustamente e vivamente a cuore alla Santa Sede, m'inchino umilmente al bacio della Sacra Porpora e con sensi di profondissima venerazione ho l'onore di confermarmi
di Vostra Eminenza Reverendissima
Umilissimo Devotissimo Obbligatissimo Servo
+ Eugenio Arcivescovo di Sardi
Nunzio Apostolico