Document no. 3619
Gasparri, Pietro to Pacelli, Eugenio
Vatican, 14 April 1918
Summary
Gasparri informiert Pacelli, dass die internierten Geistlichen auch zu den Waffen gerufen werden, viele von ihnen gefallen sind oder sich in Lagern und in einem sehr schlechten Zustand befinden. Der Papst lobt den Einsatz des Nuntius für diese Geistlichen und ermutigt ihn, weiterhin einen solch guten Dienst zu leisten. Er wünscht, dass diese Geistlichen aus verschiedenen Gefangenenlagern an einem religiösen Ort oder Seminar zusammengeführt werden, unter der Leitung von kirchlichen Oberen, um ihre Studien weiterzuführen, wie sie es in ihrer Heimat machen könnten. Die Wahl des Ortes wird Pacelli in Absprache mit dem Militärordinarius überlassen. Der Papst ist zuversichtlich, dass die zuständigen Behörden dieser Bitte entsprechen werden. Eine Liste der Namen der internierten Geistlichen wird nachgereicht.[no subject]
Non isfugge alla carità della S. V. Illma e Rma come tra le più lagrimevoli vittime della guerra debbansi annoverare i purtroppo numerosi chierici che strappati alle amorevoli cure del seminario e lanciati sugli insanguinati campi di battaglia sono caduti prigionieri.
Poiché se nella prigionia i poveri chierici possano trovare un senso di sollievo nella sicurezza di non essere costretti a maneggiare le armi micidiali della guerra tanto contrarie alla loro vocazione ecclesiastica, questa peraltro corre gravissimi pericoli nello stesso continuo forzato ozio funestato da un ambiente sociale tutt'altro che adatto e spiritualmente non sano.
La penosa condizione di questi poveri e cari chierici prigionieri preoccupa profondamente la Chiesa, la quale, se è ma-
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dre solerte dei deboli e vigile
tutrice dei loro sacri diritti, non può non vedere con dolorosa trepidazione tanti teneri
virgulti di delicato olivo che dovevano crescere rigogliosi intorno all'altare di Dio per
diffondere poi nei fedeli frutti ubertosi di santificazione, condannati a intristire in
mezzo alle sofferenze di ogni genere e specialmente a quelle morali.Ma se grave è la condizione dei chierici prigionieri, l'Augusto Pontefice riconosce con piacere che particolarmente premurose e amorevoli sono state le cure che Ella ha saputo avere a loro riguardo e gliene tributa per mio mezzo una parola di solenne encomio e di vivissimo ringraziamento.
Tuttavia è espressa volontà del Santo Padre che, non rimettendo mai di lena in opera sì nobile e salutare, si intensifichino sempre le più insistenti premure per creare ai chierici stessi un ambiente non solo tollerabile, ma veramente adatto alla loro vocazione.
All'uopo il Santo Padre desidera che i chierici, ora forse ancora dispersi in vari campi di concentramento, vengano riuniti in un solo luogo che dovrebbe essere un istituto religioso o meglio ancora un Seminario, dove non abbiano contatto né coi prigionieri né coi secolari in genere, ma vivano sotto la disciplina di superiori ecclesiastici e attendano alla pietà e agli studi come richiede la loro vocazione, e come avrebbero continuato a fare in patria, qualora non li avesse incolti la duplice sventura della guerra e della prigionia.
L'Augusto Pontefice ritiene che coteste Autorità Governative e Militari, aggiungendo alle molteplici prove della loro deferenza verso il Papa un novello attestato di devota adesione a un nuovo vivissimo desiderio del cuore pontificio non avranno difficoltà di provvedere a così urgente bisogno, e di affidare alla competente Autorità Ecclesiastica la custodia e la cura dei chierici prigionieri di guerra, bene meritandosi della Chiesa non meno che della civile società.
Quanto poi alla scelta dei locali e dei superiori per i poveri seminaristi il Santo Padre ama rilasciare piena libertà alla S. V. Illma la quale d'intesa con l'Ordinario Castrense e con quei membri dell'Episcopato che Ella riterrà opportuno, provvederà nel modo che nella sua ben esperimentata prudenza giudicherà più conveniente.
Dietro preghiera della S. Congregazione dei Seminarii e delle Università degli Studi, che, come è naturale, prende assai a cuore questo impellentissimo problema, io mi reco a premura di farle tenere, per facilitazione delle pratiche, un primo elenco dei chierici, prigionieri in cotesto impero: in seguito non mancherò di segnalarle quegli ulteriori nomi che eventualmente mi venissero comunicati dalla detta Congregazione la quale per ordine del Santo Padre ha scritto all'uopo ai singoli Ordinari d'Italia.
Con sensi di ben distinta stima godo ripetermi
di V. S. Illma
Affmo per Servirla
P. Card. Gasparri