Dokument-Nr. 20242
Pacelli, Eugenio an Bisleti, Gaetano
Berlin, 28. Oktober 1928
Regest
Pacelli erinnert den Präfekten der Studienkongregation Bisleti an seinen Bericht über die Klerus- und Theologieprofessorenausbildung im Deutschen Reich. Bisleti wiederum sandte dem Nuntius eine einschlägige Denkschrift des Jesuiten Bea, der er nichts hinzuzufügen hat. Er möchte allerdings darauf hinweisen, dass es darin heißt, der römische Doktortitel habe im Deutschen Reich und in Österreich keine Bedeutung für die Universitätskarriere. Diese Aussage könnte zur Annahme führen, dass diejenigen, die einen solchen römischen Doktortitel haben, anschließend einen deutschen Doktortitel erwerben müssen oder zumindest die sogenannte "Nostrifizierung" des römischen Doktortitels erlangen müssen. Dies widerspricht jedoch der Praxis zumindest in Bayern, da Artikel 13 des Konkordats mit Bayern das Studium an einer päpstlichen Hochschule dem an einer deutschen gleichstellt. Als Pacelli noch als Nuntius in München amtierte, wurde dann auch Landgraf, der seinen Doktortitel an der Gregoriana erworben hatte, auf Empfehlung Pacellis zum Dogmatikprofessor in Bamberg ernannt und nicht der zweite Kandidat, der seinen Doktortitel in Würzburg erworben hatte. Auf die beiden Lehrstühle der bayerischen Universitäten in Würzburg und München werden in der Regel Geistliche berufen, die bereits als Professoren an einer staatlichen oder bischöflichen Hochschule oder als Dozenten an einer Theologischen Fakultät an einer staatlichen Universitäten tätig sind und die sich darüber hinaus durch wissenschaftliche Publikationen ausgezeichnet haben. Für Preußen wird man erst nach Abschluss der schwierigen Konkordatsverhandlungen sagen können, welchen Wert der römische Doktortitel haben wird. Pacellis Meinung nach würde es das Ansehen des römischen Doktortitels erhöhen, wenn nach dem Theologiestudium eine seriöse wissenschaftliche Publikation für den Abschluss an den Päpstlichen Instituten in Rom erforderlich wäre. Inwiefern eine solche Reform durchführbar wäre, entzieht sich allerdings seiner Kenntnis.Betreff
Circa la formazione dei professori di teologia in Germania
Col rispettoso Foglio N. 39023 in data del 29 Febbraio u.s. mi permisi di trasmettere all'Eminenza Vostra Reverendissima alcune modeste osservazioni intorno ad un Pro-Memoria umiliato al S. Padre circa la formazione dei professori di teologia in Germania. Vostra Eminenza si degnò alla sua volta di rimettermi copia di un voto del Revmo P. Bea sullo stesso argomento. Poiché
Mi sia tuttavia lecito di rilevare ancora un punto
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una Università. Ora ciò non
corrisponde alla prassi seguita almeno in Baviera, ove l'articolo 13 § 1 c del Concordato,
pur non parlando esplicitamente della laurea dottorale, mette alla pari gli studi compiuti
in un'alta scuola germanica con quelli fatti in un'alta scuola pontificia in Roma. Allorché
il sottoscritto era ancora Nunzio in Baviera, venne nominato
professore di teologia dommatica nell'alta scuola dello Stato in Bamberga il Sac.
Dr. Arturo Landgraf, che lo scrivente raccomandò vivamente al Sig.
Dr. Matt, allora Ministro dell'Istruzione pubblica e del Culto
in Monaco, ed il quale aveva conseguito la laurea presso la Pontificia
Università Gregoriana, e ciò sebbene l'altro concorrente fosse un ecclesiastico
di Bamberga, che aveva ottenuto il dottorato presso la Facoltà teologica
della Università di Würzburg con ottima votazione. - Ordinariamente alle cattedre
di sacra teologia nelle due Università bavaresi di Monaco e di
Würzburg vengono assunti ecclesiastici, i quali sono già professori in un'alta scuola dello
Stato o vescovile ovvero liberi docenti in una Facoltà teologica universitaria, ed inoltre
(e ciò ha speciale importanza) si sono segnalati con pubblicazioni scientifiche.Quanto alla Prussia, soltanto dopo la conclusione delle ancora pendenti ed assai ardue trattative concordatarie potrà de-
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terminarsi con certezza il valore di fronte allo Stato del
corso filosofico-teologico compiuto in Roma.È noto come nelle Facoltà teologiche della Germania quasi mai accade che uno studente di teologia ottenga la laurea alla fine del corso ordinario. La ragione è perché si richiede a tal uopo come principale condizione che il candidato scriva un lavoro scientifico, per la cui preparazione occorrono spesso vari anni. Ciò spiega la minore considerazione, in cui è tenuto in Germania il dottorato romano. Ad aumentare il prestigio del medesimo gioverebbe quindi, a mio umile avviso, se per il conseguimento della laurea presso gli Istituti Pontifici in Roma si esigessero oltre il consueto quadriennio teologico, ulteriori studi di perfezionamento e soprattutto una seria pubblicazione scientifica. Se tuttavia una siffatta riforma sia in realtà attuabile, sfugge alla mia conoscenza.
Chinato umilmente al bacio della Sacra Porpora, con sensi di profondissima venerazione ho l'onore di confermarmi
Di Vostra Eminenza Reverendissima
Umilissimo Devotissimo Obbligatissimo Servo
+ Eugenio Pacelli Arcivescovo di Sardi
Nunzio Apostolico
1↑Seitenzählung von den Editoren eingefügt.
2↑Masch. estrichen.