Dokument-Nr. 246
Pacelli, Eugenio an Gasparri, Pietro
München, 10. April 1919
Regest
Pacelli lässt Gasparri einen Brief des Eichstätter Bischofs Leo von Mergel vom 31. März 1919 zukommen. In diesem berichtet Mergel dem Nuntius von der Idee der Gründung einer "Standesvereinigung der Geistlichen" mit eigener Zeitung. Die Idee entstand bereits vor dem Ausbruch der Revolution. Zweck des Vorhabens sei unter anderem gewesen, den Einfluss und die Bedeutung der katholischen Kirche im öffentlichen Leben sowie bei der Regierung des Landes zu erhöhen, so wie es zum Beispiel dem erfolgreichen Lehrerverein gelungen ist. Der erste Versuch einer solchen Vereinsgründung scheiterte schon 1901, weil eine diözesanübergreifende Organisation ohne Oberhaupt – obgleich der Klerus dem Bischof ohnehin unterstehen muss – kirchlich nicht gestattet sei. Die Sache wurde im Dezember 1918 bei der Bischofskonferenz in Freising beraten und mit der Schlussfolgerung gelöst, eine von Christus festgelegte Organisation des Klerus, die außerdem nach den Worten des Kanon 127 CIC in der Bindung an den Bischof bestehe und von der Kirche durch Dekanatseinteilungen ausgebaut wurde, existiere schon iure divino. Jetzt stellt der Eichstätter Bischof Pacelli die Frage, ob es kirchlich erlaubt sei, dass Priester eine Standesorganisation gründen und sich zugleich auch auf dieselbe Stufe mit den üblichen Ständen stellen dürfen. Bischof von Mergel erläutert die Gründe, warum er eine abschlägige Antwort erwartet. In Anbetracht dessen, dass mehrere Priester weiter auf der Zweckmäßigkeit eines solchen Vereins beharren und dass die Sache in der Zeitung "Pax-Correspondenz" auch öffentlich thematisiert wurde, erbittet Mergel vom Papst, er möge diesbezüglich ein "non licet" oder "non expedit" aussprechen. Pacelli fügt den Erläuterungen Mergels drei eigene Anmerkungen hinzu: 1. auf der Bischofskonferenz in Freising sei der Vorschlag einer solchen Standesorganisation, über die die Bischöfe ohne Einbeziehung des Heiligen Stuhls aus eigenem Recht (iure proprio) entscheiden durften, aufgrund der Ablehnung durch die Bamberger, Regensburger und Eichstätter Ordinarien gescheitert; 2. eine Standesorganisation des Klerus finde nach der Denkschrift des Priesters Josef Pichler, die Pacelli Gasparri beiliegend zukommen lässt, ihre Rechtfertigung in Zeiten der Not und der wachsenden Schwierigkeiten der Seelsorge. Die Organisation beabsichtige, durch Medien, Kurse und Vorträge für Priester, durch das Zusammenwirken mit den kirchlichen Oberen, durch Schutz und Förderung der Standesinteressen des Klerus, diesem und der Kirche Vorteile zu verschaffen. Unbegründet erscheint nach Pacellis Ansicht die Furcht des Eichstätter Bischofs, weniger gute Vertreter des Klerus könnten die Oberhand über die Initiative gewinnen; 3. Pacelli schließt auch die Behauptung Mergels aus, eine diözesanübergreifende Organisation könne nicht unabhängig von einem kirchlichen Oberhaupt erlaubt sein, weil er in diesem Fall eine analoge Rechtsanwendung der Kanones 492 und 495 CIC für möglich hält.Betreff
Sull'organizzazione del clero
Monsignor Vescovo di Eichstätt con lettera in data del 31 Marzo p. p. (di cui ho l'onore di accludere qui copia all'Eminenza Vostra Reverendissima – All. I ) mi comunicava che prima dello scoppio della rivoluzione sorse il pensiero di fondare per il clero una organizzazione di classe con un proprio periodico. I primi, che misero fuori tale idea, (scrive il sullodato Vescovo) non erano i migliori del clero; ma essa guadagnò ben presto anche i buoni sacerdoti, mossi senza dubbio dalle migliori intenzioni. Pensarono invero che, mercé l'unione degli ecclesiastici in una associazione, analoga a quelle delle altre classi, essi otterrebbero grande influenza nella vita pubblica, guadagnerebbero importanza nel difendere i loro diritti e nel respingere gli aggravi e le accuse contro il clero, e conseguirebbero anche maggior
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prestigio presso il Governo, sia per sostenere i diritti
della Chiesa e del clero medesimo, che per combattere le tendenze avversarie. Si portò
particolarmente ad esempio l'associazione bavarese dei maestri (bayerischer
Lehrerverein) e si fece rilevare quanti successi i maestri stessi avevano
raggiunto mediante il loro aggruppamento in detto Verein, non solo sotto il riguardo
dei miglioramenti economici, ma anche nel campo della scuola. Indubbiamente il
Lehrerverein è una potenza. Anche il clero doveva divenirlo, e ciò sarebbe stato
possibile mercé l'organizzazione, tanto più che esso ha dietro di sé il popolo
cattolico.Così (continua nella sua lettera Monsignor de Mergel) l'idea di una organizzazione di classe si diffuse notevolmente nel clero bavarese. Già, or sono parecchi anni, si ebbe un tentativo, in forma ristretta, di tale società; ma la cosa venne allora soffocata. Ora sembra che essa voglia mettere più profonde radici.
Mentre però (così prosegue Monsignor Vescovo di Eichstätt) in alcune diocesi quell'iniziativa non incontrò dal principio nessuna contrarietà, anzi piuttosto favore, in altre invece si prese subito posizione contro simile organizzazione di classe. Nella diocesi di Eichstätt alcuni Canonici della Cattedrale tennero ovunque conferenze agli ecclesiastici per distoglierli
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da quel pensiero, mostrando loro che il clero è già
organizzato e strettamente unito sotto il Vescovo e che una organizzazione interdiocesana
non potrebbe essere ecclesiasticamente permessa.La questione venne discussa nella Conferenza dei Vescovi bavaresi lo scorso Dicembre 1918. Monsignor de Mergel (come egli stesso narra nella più volte menzionata lettera) nella sua relazione notò che esiste già iure divino una immutabile organizzazione del clero, stabilita da Gesù Cristo: l'unione col Vescovo, affermata anche nel Codex iuris canonici (can. 127). La Chiesa ha svolto ed ampliato tale organizzazione colla divisione delle diocesi in decanati. In questo ambito il clero deve adempiere tutti i doveri e risolvere tutti i problemi concernenti il suo ufficio e dentro quei limiti medesimi debbono mantenersi i conventus sacerdotum secondo l'Enciclica Pascendi , ai quali non è lecito trattare ciò che è di competenza della Santa Sede o dei Vescovi. In detti conventus inoltre non può essere ammesso alcun sacerdote di altra diocesi, a meno che abbia le lettere commendatizie del suo Vescovo. La Santa Sede non vuole lasciar rompere l'ordinamento diocesano da una associatio in-
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terdiocesana sacerdotum. Una simile
associazione non avrebbe sopra di sé alcun Vescovo; ora invece il clero deve sempre ed
intieramente sottostare al Vescovo. Esso può bensì eventualmente unirsi col consenso degli
Ordinari a scopo d'istruzione teorica e pratica in determinati campi, e difatti un esempio
di tale associazione si è avuto finora nel
Verein der bayerischen
Schulvorstände
, che ha fatto moltissimo bene per il clero e per la
scuola. Ma la nuova tendenza mira ad organizzare il clero della Baviera come classe,
a somiglianza delle altre. Ora (si domanda Monsignor Vescovo di Eichstätt) è permesso dal
punto di vista ecclesiastico che i sacerdoti creino una simile organizzazione e si pongano
così sullo stesso piede delle altre classi? Mons. de Mergel risponde negativamente, giacché
la condizione del sacerdote è ben diversa da quella di un Impiegato, di un maestro, di un
operaio, ecc. Il sacerdote deve lavorare per tutte le classi e con tutte avere buoni
rapporti; non può quindi prender posizione con una organizzazione di classe, di fronte alle
altre, giacché ciò lo farebbe apparire quale uomo di partito e danneggerebbe il suo
ministero spirituale. Inoltre i seimila sacerdoti della Baviera non potrebbero intraprendere
alcuna attività separatamente od in opposi-37r
zione coi loro
Vescovi. Il Governo dovrebbe contare con due fattori: i Vescovi e l'associazione dei
sacerdoti (Priesterverein). Gli impiegati ed i maestri si trovano in tutt'altra
condizione; essi sono indipendenti e possono regolare da sé i loro affari. I sacerdoti
invece dipendono dai Vescovi, di cui sono i cooperatori. Infine, specialmente ai nostri
tempi in cui una forte corrente di democrazia e di lotta contro ogni autorità attraversa il
mondo, gli elementi più radicali finirebbero col prendere il sopravvento nell'associazione,
la quale verrebbe così ad esser rivolta contro gli Ordinari. – La Conferenza dei Vescovi di
Frisinga (così Monsignor de Mergel conclude questo punto) deliberò che la organizzazione in
discorso non poteva permettersi, ritenne invece conveniente che i sacerdoti delegati dei
decanati vengano più spesso radunati in conferenze, nelle quali essi abbiano la possibilità
di esprimere e di discutere i loro desideri e le loro proposte.Poiché, tuttavia, malgrado ciò la questione (come si è accennato più sopra) non è finita, ed an-
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che buoni e pii sacerdoti opinano che una tale società,
specialmente mediante la fondazione di un periodico quale organo della medesima, riuscirebbe
di grande utilità per tutto il clero bavarese, Monsignor Vescovo di Eichstätt desidera che
di tutto sia informato il Santo Padre, e stima che sarebbe assai
opportuno se Sua Santità volesse pronunciare al riguardo un non licet o non
expedit. Egli sottomette perciò alla Santa Sede i due seguenti quesiti: "Utrum
liceat, ut omnes sacerdotes alicuius regni associationem ineant interdioecesanam uti alii
status regni organizati sunt, et libellum periodicum condant, in quo ea quae ad statum
sacerdotalem pertinent (Standesinteressen) ex. gr. iura sacerdotum, defensio status contra
oppugnantes, tractantur? Et si affirmative, sub cuius iurisdictione et directione talis
associatio sacerdotum interdioecesana esset?"Monsignor de Mergel aggiunge che già nella suddetta Conferenza egli propose di chiedere una decisione del Santo Padre. Poiché però tutti i Prelati (così egli afferma) si accordarono contro lo stabilir-
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si della menzionata organizzazione, si rinunciò a
quel progetto. Inoltre (egli prosegue) Monsignor Arcivescovo di
Monaco espresse anche il timore che una simile domanda avrebbe potuto essere
interpretata come se i Vescovi volessero riversare sul Santo Padre l'odiosità di un non
licet. Ma (osserva Monsignor de Mergel) la risposta di Sua Santità potrebbe essere
generale, senza fare alcuna esplicita allusione alla Baviera. L'idea della organizzazione di
classe del clero si diffonde dappertutto. Anche la "Pax-Correspondenz" della Germania del Nord ha nel Nr. 1/2 1919 un articolo a
tale riguardo. Sarebbe perciò conveniente che fosse conosciuta la mente del Santo Padre in
proposito.1
A complemento della esposizione di Monsignor Vescovo di Eichstätt mi permetto di aggiungere quanto appresso:
1.) Per ciò che riguarda i Vescovi della Baviera, Monsignor Arcivescovo di Monaco mi ha significato che nella menzionata Conferenza di Frisinga tre Prelati si dichiararono contrari all'organizzazione
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in
discorso, e cioè l'Arcivescovo di Bamberga ed i Vescovi di Regensburg e di Eichstätt. In seguito a ciò, non essendovi l'accordo di
tutti gli Ordinari, si rinunziò alla costituzione di un'associazione interdiocesana per la
Baviera. È vero pure che Monsignor de Mergel avrebbe voluto chiedere la decisione del Santo
Padre; ma il prelodato Monsignor de Faulhaber fece notare che, trattandosi di materia nella
quale i Vescovi potevano procedere iure proprio, sarebbe stato inutile ed inopportuno
molestare la Santa Sede e far ricadere eventualmente su di Essa l'odiosità di una risposta
negativa.2.) Come lo stesso Monsignor de Mergel espressamente riconosce, è certo che molti ottimi sacerdoti sono assai favorevoli all'organizzazione in discorso, reclamata, a loro avviso, dai bisogni e dalle crescenti difficoltà dei tempi attuali, secondo che Vostra Eminenza potrà rilevare altresì dal qui accluso parere dell'egregio Monsignor Pichler di Monaco ( Alleg. II ). L'organizzazione medesima dovrebbe raggiungere il suo fine mediante la istituzione di
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corsi e di conferenze, la pubblicazione di un apposito
periodico e di altri scritti e comunicazioni riguardanti l'associazione, lo scambio di
riviste e giornali ecclesiastici, la tutela giuridica degli interessi del clero, la
creazione di istituti di beneficenza, come casse di risparmio e di prestito, stabilimenti
per sacerdoti convalescenti e vecchi, ecc. ecc. Il desiderio di tale organizzazione e stato
reso ancor più vivo dal fatto che il clero si e inteso finora piuttosto abbandonato od
almeno non sufficientemente protetto e difeso dai propri Ordinari; ma è pure indubitato che
tutti i buoni sacerdoti non solo non vogliono recare colla progettata associazione alcun
pregiudizio alla esistente organizzazione ecclesiastica (diocesi, decanati), ma intendono
altresì fermamente di svolgere la loro attività sotto la piena dipendenza dai rispettivi
Superiori ecclesiastici. D'altra parte, il timore espresso da Monsignor Vescovo di
Eichstätt, che cioè gli elementi meno sani prenderebbero il sopravvento, sembra eccessivo,
anche a giudizio di qualche saggio ed esperimentato religioso da me interrogato
sull'argomento. 39v
3.) Non pare nemmeno fondata l'asserzione di Monsignor de Mergel, che cioè un'associazione interdiocesana di sacerdoti non potrebbe essere ecclesiasticamente permessa, perché non avrebbe sopra di sé alcun Vescovo. Analogamente infatti alle Congregazioni religiose iuris dioecesani, diffuse in più diocesi (cfr. can. 492 e 495), è evidente che una simile associazione rimarrebbe sempre Ordinariorum iurisdictioni ad normam iuris plane subiecta e non potrebbe propagarsi in altre diocesi senza il consenso altresì dell'Ordinario del luogo, mentre che gli Ordinari delle varie diocesi, ove si trovasse costituita, dovrebbero mettersi d'accordo per i mutamenti da introdursi eventualmente nel regime della medesima.
Dopo di ciò, chinato umilmente al bacio della Sacra Porpora, con sensi di profondissima venerazione ho l'onore di confermarmi
Di Vostra Eminenza Reverendissima
Umilissimo Devotissimo Obbligatissimo Servo
+ Eugenio Arcivescovo di Sardi
Nunzio Apostolico
1↑Hds. verbessert aus: al riguardo.