Dokument-Nr. 56
Pacelli, Eugenio an Gasparri, Pietro
Berlin, 28. Juli 1926
Regest
Pacelli berichtet über seine Reise nach Paderborn vom 24. bis 26. Juli 1926 aus Anlass des Festes des heiligen Libori, des Patrons der Stadt und der ganzen Diözese Paderborn. Nuntiaturrat Centoz begleitete ihn auf der Reise. Am 24. Juli wurden sie am verkehrsgünstig gelegenen Bahnhof Bielefeld in der Nähe von Paderborn vom Paderborner Bischof Klein, dem Paderborner Bürgermeister Haerten, weiteren Honoratioren und einer Menschenmenge empfangen. Nach einstündiger Autofahrt erreichten sie Paderborn, an dessen Nordtor Pacelli und der Bischof in eine prächtige Kutsche wechselten. Viele Menschen säumten den geschmückten Weg zum Bischofspalast. Gemeinsam mit dem Bischof und dem Nuntiaturrat ging Pacelli zur ersten Vesper in den Dom, wo er vom Domkapitel und den Seminaristen erwartet wurde. Der Nuntius besuchte das Allerheiligste, legte das Pontifikalgewand an und holte die Reliquien des heiligen Liborius aus der Krypta, die während der ganzen Oktav auf dem Hochaltar ausgestellt sind. Der kostbare Reliquienschrein in Form eines Sarkophags wurde abwechselnd von 16 Männern durch den überfüllten Dom getragen. Die Vesper wurde im gregorianischen Choral abwechselnd vom Chor und der Domkapelle gesungen, wobei die päpstlichen Normen für die Sakralmusik umgesetzt wurden. Sowohl auf dem Weg zur als auch von der Kathedrale wurde der Nuntius mit Ovationen empfangen. Bei einem Spaziergang mit Bischof Klein durch die Stadt beindruckte Pacelli der Schmuck in den päpstlichen und lokalen Farben. Die Stadt Paderborn verdankt ihren fast vollständig katholischen Charakter in seinen Augen nicht nur dem Schutz des Himmels, sondern auch Fürstbischof Theodor von Fürstenberg, der dem starken Strom des Protestantismus in der Reformation widerstand. Am Abend fand auf dem Rathausplatz ein imposanter Fackelzug unter Beteiligung der katholischen Vereine statt. Bürgermeister Haerten dankte Pacelli für seinen Besuch, drückte seine kindliche Verehrung für den Papst aus und dankte dem Heiligen Stuhl für die Hilfe, um die Übel des Kriegs und seiner Folgen zu lindern. Der Nuntius bedankte sich seinerseits für die Einladung und den begeisterten Empfang. Er rief die Geschichte Paderborns in Erinnerung sowie die Tätigkeit des damaligen Paderborner Bischofs Schulte und seiner Mitarbeiter der kirchlichen Auskunfts- und Kriegshilfestelle für die Vermissten und Kriegsgefangenen. Schließlich ermahnte der Nuntius die Gläubigen zu Treue und Liebe zur Kirche und zum Papst. Anschließend kehrten Pacelli und seine Begleiter in den Bischofspalast zurück, wo er eine Stunde lang auf dem Balkon bleiben musste, um den jubelnden Fackelzug vorbeiziehen zu lassen.Am 25. Juli, dem Fest des heiligen Libori, besuchten viele Katholiken frühmorgens die Kirchen, um die Messe zu hören und die Sakramente zu empfangen. Pacelli feierte ein Pontifikalamt im vollbesetzten Dom vor dem ausgesetzten Allerheiligsten, wie es am Liborifest üblich ist. Ihm wurde gesagt, dass man nur selten so viele Menschen sieht, die mit beispielhafter Frömmigkeit dem heiligen Opfer folgen. Bischof Klein hielt die Predigt, in der er Gehorsam gegenüber dem und Verehrung für den Papst empfahl. Pacelli spendete den päpstlichen Segen und konnte den überfüllten Dom kaum verlassen. Das Mittagessen fand im Theologenkonvikt Collegium Leoninum statt. Am Abend besuchte Pacelli erneut das Theologenkonvikt, in dem über einhundert Studenten Philosophie und Theologie studieren. Die letzten drei Semester der Pastoraltheologie und die unmittelbare Vorbereitung auf das Priestertum absolvieren sie im Priesterseminar. Der Rektor der Paderborner Akademie Müller versicherte die Treue des Lehrkörpers zum Heiligen Stuhl. Pacelli betonte die Bedeutung des Studiums der Philosophie und der scholastischen Theologie nach der Methode des heiligen Thomas von Aquin sowie die Notwendigkeit einer soliden wissenschaftlichen und asketischen Ausbildung für die zukünftigen Priester. Der Nuntius besuchte anschließend kurz die Barmherzigen Schwestern vom heiligen Vinzenz von Paul und die Schwestern der Christlichen Liebe, abschließend das Priesterseminar und den Dom.
Am nächsten Tag besuchte Pacelli um 9 Uhr eine Schule und er empfing den Bürgermeister. Um 11 Uhr verließ er den Bischofspalast, um zu Bahnhof zu gehen. Zu seiner Überraschung flankierten viele Menschen den Weg zum Bahnhof, um ein letztes Mal seinen Segen zu erhalten. Vor seiner Reise nach Paderborn war dem Nuntius von vielen Seiten angetragen worden, er solle sich angesichts des Charakters der Bevölkerung nicht wundern, sollte es nicht zu lautstarken Kundgebungen kommen wie in anderen Städten. Pacelli erfuhr allerdings den feierlichsten, herzlichsten und angenehmsten Empfang. Noch wichtiger war dem Nuntius dabei, dass er durch die ehrfürchtige und andächtige Haltung der Paderborner erbaut wurde. Er hofft, dazu beigetragen zu haben, beim Klerus und beim Volk eine immer stärkere Bindung an den Apostolischen Stuhl und eine kindlichere Liebe zum Papst zu wecken.
Betreff
Viaggio a Paderborn
Accogliendo il cortese invito, ripetutamente rivoltomi dal Revmo Mons. G. Klein, Vescovo di Paderborn, sabato 24 corr. mese, accompagnato dal Consigliere della Nunziatura, mi recai in quella città per celebrarvi l'indomani la Messa Pontificale in occasione della festa di S. Liborio, patrono della città e dell'intera diocesi.
Si convenne, col sullodato Mons. Vescovo che, per maggior comodità di orario, sarei sceso a Bielefeld, stazione prossima a Paderborn, ove arrivai all'1 1/2 pomerid., ed ove gran folla erasi adunata.
Erano colà a ricevermi, oltre al Revmo Mons. Klein col suo segretario, il Preposto del Capitolo, Revmo Sig. Canonico Linneborn, deputato al Landtag prussiano, con due altri Canonici, il primo borgomastro di Paderborn, Sig. Haerten col primo Consigliere municipale, Sig. Peters, il Rev. parroco di Bielefeld ed i sacerdoti di
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quel decanato.In sei automobili il corteo si diresse verso Paderborn, giungendovi dopo un'ora all'incirca. Alla Porta Nord, presso la quale erano state erette per la circostanza dieci colonne, ornate dai colori pontifici, scesi dall'automobile, e con Mons. Vescovo presi posto in una magnifica carrozza tirata da quattro cavalli montati da valletti in livree rosse, e preceduta da due staffette a cavallo.
In mezzo a due fitte ali di popolo plaudente, dinanzi a cui stavano schierati lungo tutto il percorso i bambini, i ragazzi e le ragazze delle scuole, (recanti ciascuno un mazzo di fiori e reggenti delle ghirlande di verdura), gli studenti del ginnasio e delle altre scuole, si giunse, al suono delle campane, al palazzo Vescovile.
Indossata ivi la mozzetta, insieme con Mons. Vescovo e col Consigliere della Nunziatura, mi recai per i solenni primi Vespri al Duomo, ove erano ad attendermi i membri del Capitolo e gli alunni del Seminario. Fatta la visita al SSmo Sacramento, e rivestiti quindi nel Co-
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ro gli abiti pontificali, ai scese
processionalmente nella Cripta a prendervi le Reliquie di S. Liberio che vengono
esposte sull'Altare Maggiore durante tutto l'ottavario.Il grande, prezioso Reliquiario, in forma di sarcofago, di argento dorato, finemente cesellato, adorno di graziose figure di santi, è portato a spalle, mediante lunghe spranghe di legno, da sedici uomini (che si danno il turno) in ricchi manti di velluto rosso con nastri d'oro. Si fece quindi ritorno al Coro a traverso la navata centrale del vasto Duomo, gremito di fedeli, mentre un magnifico potente organo riempiva il sacro tempio delle note più armoniose.
I Vespri furono cantati in gregoriano alternativamente dal Coro e dalla Cappella della Cattedrale, assai bene formata dal Revmo Can. Müller, direttore generale della Società di S. Cecilia in Germania, il quale si è molto adoperato e si adopera tuttora con zelo affinché siano attuate le sapienti norme Pontificie per
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la Musica
Sacra.Tanto nell'andata come nel ritorno dal Duomo fui fatto segno a vive ovazioni.
Avendomi quindi Mons. Vescovo accompagnato per una passeggiata in città, mi fu dato di constatare come tutte le vie, gli edifici pubblici e le singole case, quelle specialmente degli Istituti religiosi fossero imbandierate con colori pontifici e locali, ornate di festoni, di ghirlande e di fiori.
Paderborn è una graziosa città di poco più di 30.000 abitanti, senza fabbriche e senza grandi industrie, che ha la sorte di essere quasi interamente cattolica, ciò che devesi, oltre ad una manifesta protezione del Cielo, allo zelo dei suoi Pastori e particolarmente alla fermezza del Vescovo – principe Teodoro von Fürstenberg, il quale, al tempo della cosiddetta Riforma, seppe fortemente resistere al torrente invasore del protestantesimo. Un grandioso monumento eretto nella Cattedrale, ne conserva le spoglie mortali e ne perpetua la memoria benedetta.
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Alle
ore 9 1/4 ebbe luogo sulla piazza del Municipio una imponente riuscitissima
fiaccolata, cui parteciparono tutte le associazioni cattoliche maschili, le organizzazioni operaie cattoliche ed una immensa folla. Con Mons. Vescovo,
col Vescovo Ausiliare, Mons. G. Hillebrand, tornato da una
visita pastorale, col primo borgomastro ed il Consigliere della Nunziatura, salii in una
tribuna appositamente eretta, mentre un'altra era riservata al Clero ed al Consiglio
municipale, ed a altri personaggi.Dopo il canto del "Tu es Petrus", eseguito dai Seminaristi, prese la parola il borgomastro, dandomi il benvenuto a nome della città e ringraziandomi dell'onore che avevo voluto tributarle con la mia visita. Da ottimo cattolico qual'è, egli ebbe elevate espressioni di venerazione filiale per il Papa, disse dell'attaccamento del popolo alla Sua augusta amata Persona, aggiungendo parole di profonda gratitudine per quanto la S. Sede fece al fine di lenire i mali della guerra e le sue dolorose conseguenze.
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Mi alzai quindi a parlare ringraziando per il
cortese invito del zelante Vescovo e per l'entusiastica cordialissima accoglienza ricevuta.
Rievocai brevemente, nello svolgimento storico risalente sino ai tempi di Carlomagno, le principali memorie della diocesi e ciò che alcuni fra i più
insigni Pastori fecero per il bene delle anime, ricordando altresì la salutare attività
spiegata durante l'ultima spaventosa guerra dall'Emo Schulte, allora Vescovo di Paderborn, e dai suoi collaboratori
mediante il noto ufficio ecclesiastico di assistenza, ottimamente
organizzato, per i militari al fronte e di informazioni per i dispersi ed i prigionieri di
guerra. Esortai infine il popolo a perseverare ed a crescere nella fedeltà e nell'amore alla
Chiesa ed al Suo Capo supremo, il Romano Pontefice.Subito dopo si ritornò al palazzo Vescovile, dinanzi al quale doveva sfilare il corteo con le fiaccole. Fui costretto a trattenermi al balcone per circa un'ora, onde dare soddisfazione a quella moltitudine che non cessava passando di acclamare.
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L'indomani,
25 Luglio, festa di S. Liborio, di buon ora, come mi fu riferito, i fedeli
riempirono le chiese per ascoltare la S. Messa ed accostarsi in gran numero ai
SS. Sacramenti.Alle ore 9, allo stesso modo come per i primi Vespri, si andò al Duomo per il Pontificale. Cantata Nona, incominciai la Messa dinanzi al SSmo Sacramento esposto, come usasi generalmente nella solennità di S. Liborio. La Cattedrale era gremitissima: rare volte, mi fu detto, si vide tanta gente, la quale assistette al S. Sacrifizio con raccoglimento e pietà esemplare. La "Schola cantorum" eseguì scelta musica. Quindi il Vescovo salì sul pulpito per pronunziare una predica, nella quale raccomandò vivamente l'ubbidienza, la devozione al Capo visibile della Chiesa. Infine, valendomi della facoltà concessa ai Nunzi, diedi in forma solenne la Benedizione Papale con Indulgenza Plenaria. A stento si poté uscire per la gran ressa.
All'1 1/2 ebbe luogo nel Convitto Teologico un pranzo, cui intervennero le Autorità civili, il
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Capitolo cattedrale, tutti Professori dell'Accademia teologia e distinte personalità laiche. Mons. Vescovo disse
sentite parole all'indirizzo del S. Padre e del Nunzio in Germania.Alle ore 5 1/2 era stata fissata la visita al suddetto Convitto Teologico (Collegium Leoninum), ampio recente edificio, con magnifiche sale, frequentato da oltre un centinaio di alunni che ivi studiano la Filosofia e la S. Teologia; compiendo gli ultimi tre semestri di Teologia pastorale e di immediata preparazione al sacerdozio nel Seminario propriamente detto, il "Priesterseminar", come qui vien denominato.
Si principiò con un breve trattenimento musicale; quindi il Rettore dell'Accademia teologica, Sac. Prof. Müller, pronunziò un discorso, in cui a nome del Corpo insegnante fece professioni di fedeltà alla S. Sede Romana. Risposi ringraziando ed insistendo specialmente sullo studio della Filosofia e della Teologia scolastica secondo il metodo di S. Tommaso, e sulla necessità di una solida formazione scientifica ed ascetica, affin-
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ché i giovani chierici siano più tardi in grado di
esercitare con frutto il sublime ministero sacerdotale. Visitai poscia la biblioteca, assai
ricca, l'ampio orto e giardino annesso, mentre prima avevo già visitato la bella
cappella.Mi recai anche per pochi istanti dalle Figlie della Carità, quindi dalle Suore dette della Carità Cristiana, fiorente Istituto diocesano, che ha numerose Case nelle Americhe. Si terminò colla visita al "Priesterseminar" ed al Duomo.
L'indomani alle ore 9 l/2 visitai ancora un Collegio diretto da Suore, che hanno oltre seicento alunne, con scuole elementari, ginnasiali e tecniche.
Alle ore 11, dopo aver ricevuto la visita del primo borgomastro, lasciai il palazzo vescovile per recarmi alla stazione e impartire per Berlino. Contro mia aspettativa gran folla erasi portata sulle vie che dovevo attraversare, desiderosa di ricevere un'ultima volta la benedizione del Nunzio Apostolico. Anche per un lungo tratto della ferrovia molta gente si era schierata,
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agitando fazzoletti ed acclamando.Mi era stato detto da persone [sic] autorevole prima della mia partenza per Paderborn, di non meravigliarmi se, dato il carattere di quella popolazione, non sarei fatto segno a quelle clamorose manifestazioni che altre città avrebbero date al Rappresentante del Santo Padre. Posso invece attestare di avervi ricevuto la più festosa, cordiale e simpatica accoglienza. Ma ciò che maggiormente importa, debbo dichiarare con mio vero conforto di essere stato edificato dal contegno riverente e devoto di quelle buone popolazioni, mentre spero di avere, colla grazia del Signore, in qualche modo contribuito ad infondere sia nel Clero, – soprattutto nei leviti del Santuario –, come nei fedeli un attaccamento sempre più forte alla Sede Apostolica ed un amore più filiale verso l'Augusta Persona del Vicario di Gesù Cristo.
Chinato umilmente al bacio della Sacra Porpora, con sensi di profondissima venerazione ho l'onore di confermarmi
Di Vostra Eminenza Reverendissima
Umilissimo Devotissimo Obbligatissimo Servo
+ Eugenio Pacelli Arcivescovo di Sardi
Nunzio Apostolico