Dokument-Nr. 2211
Pacelli, Eugenio an Gasparri, Pietro
München, 29. Oktober 1917

Regest
Pacelli nimmt gemäß Gasparris Weisung vom 13. Oktober 1917 Stellung zu den Erfolgschancen des Projekts, Elsass-Lothringen als autonomen Staat zu errichten, von dem der Metzer Bischofs Benzler berichtete. Elsass-Lothringen war nach der deutschen Okkupation als "Reichsland" in das Deutsche Reich integriert worden. Es wurde anfangs autokratisch verwaltet, seit 1874 gab es einen Landesausschuss mit konsultativem, seit 1877 mit legislativem Stimmrecht. Seit 1904 setzte sich das Zentrum dafür ein, dass die Provinz Vertreter in den Bundesrat entsenden konnte und ein unabhängiges, demokratisch gewähltes Parlament erhielt; beides wurde 1911 Wirklichkeit. Der Landtag besteht aus zwei Kammern. Dennoch ist es kein autonomer Staat wie die anderen Bundesstaaten, sondern bleibt Reichsprovinz, in der der Kaiser die Regierungsgewalt ausübt; und trotz der katholischen Bevölkerungsmehrheit sind die meisten Regierungsbeamten Protestanten aus Preußen. Die vage Rechtsfigur des "Reichslands" wird in Deutschland viel diskutiert. Um den Zustand zu ändern, könnte man auf zwei Wegen vorgehen, und zwar entweder in Richtung Eingliederung in einen Bundesstaat beziehungsweise eine Aufteilung der Provinz oder Errichtung als autonomen Bundesstaat. Eine Angliederung an Preußen scheint wegen des Widerstands der süddeutschen Staaten kaum möglich, eine Aufteilung, bei der das Niederelsass an Bayern und das Oberelsass an Baden käme, würde das konfessionelle Gleichgewicht durcheinanderbringen. Ein weiterer Vorschlag sah vor, ganz Elsass an Bayern und Lothringen an Preußen anzugliedern, was von Hertling und der bayerischen Regierung sehr begrüßt wurde; doch stoße dieser Vorschlag auf den Widerstand Württembergs und würde keine Einstimmigkeit im Bundesrat erreichen. Sozialisten, Fortschrittspartei, Polen, Elsässer und Welfen sind gegen eine Aufteilung Elsass-Lothringens, die Nationalliberalen sind uneins. Seit der Friedensresolution vom 19. Juli spricht man in parlamentarischen Kreisen auch von der Lösung einen autonomen Bundesstaat Elsass-Lothringen zu errichten, was die dortige Bevölkerung einer französischen Annexion vorziehe. So hoffe man, eine Brücke zu den gemäßigten Franzosen bauen zu können und die Friedensaussichten zu verbessern. Reichskanzler Michaelis weigerte sich jedoch, diesen Vorschlag der Reichstagsmehrheit dem Bundesrat vorzulegen; für den Dezember hat er eine definitive Klärung der Frage im Reichstag zugesagt. Hertling erklärte zuletzt, diese Frage bedürfe trotz des Wunsches der Reichstagsmehrheit mehr Zeit; eine schnelle Proklamation würde in Frankreich keinen Eindruck erzielen und mit dem Heiligen Stuhl müsse ein neues Konkordat ausgehandelt werden. Die Mehrheit der Elsässer und die Sozialisten wünschten eine republikanische Regierungsform, während die Mehrheitsparteien ein erbliches Großherzogtum anstrebten, was auch die Sozialisten akzeptieren würden. Hierfür werden vor allem katholische süddeutsche Dynastien gehandelt, so das Haus Wittelsbach mit Prinz Adalbert, das Haus Württemberg mit dem Herzog Wilhelm von Urach und das Haus Hohenzollern mit dem allerdings bei den Franzosen unbeliebten Prinzen Wilhelm. Wohl chancenlos sind der Zentrumspolitiker Löwenstein oder Fürst Albert von Thurn und Taxis. Der künftige Herrscher soll angeblich jährlich eine Million Mark erhalten.
Betreff
Progetto di autonomia dell'Alsazia-Lorena
Eminenza Reverendissima,
Col venerato Dispaccio N°. 45728 in data del 13 corrente l'Eminenza Vostra Reverendissima, nel trasmettermi copia di una lettera di Monsignor Benzler, Vescovo di Metz, sul progetto dell'autonomia dell'Alsazia-Lorena, mi ordinava di informarmi se detta proposta abbia probabilità di successo e, nel caso affermativo, quali siano le dinastie che potrebbero aspirare alla sovranità del futuro Stato autonomo. In esecuzione pertanto di tali ordini, e dopo aver assunto da varie fonti le opportune notizie, ho l'onore di riferire a Vostra Eminenza quanto segue:
I) Breve cenno sui precedenti storici della Costituzione dell'Alsazia-Lorena.
L'Alsazia-Lorena, dopo la sua occupazione fu incorporata alla Germania come una provincia dell'Impero appartenente in comune a tutti gli Stati confederati, e che perciò venne chiamata: "Reichsland". Nei primi anni dell'annessione fu governata ed amministrata piuttosto autocraticamente, sebbene fosse in seguito istituita, prima con voto consultivo (1874)
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poi con funzioni anche legislative (1877), una Commissione del paese ( Landesausschuss ), composta di notabili del luogo. Fin dal 1904 il partito del Centro nel Reichstag si studiò di migliorare la situazione di quelle provincie e di ottenere a tale scopo che l'Alsazia-Lorena avesse 1°) i suoi rappresentanti nel Consiglio federale o Bundesrat , 2°) una Dieta indipendente, da eleggersi mediante diritto di voto generale, eguale, diretto e segreto. Questi sforzi raggiunsero il loro effetto nel 1911. Infatti colla legge dell'Impero di quell'anno l'Alsazia-Lorena ottenne 1°) tre voti nel Consiglio Federale, i quali, però, non devono essere contati, se con essi una mozione della Prussia raggiungerebbe la maggioranza. La ragione di questa limitazione è perché i voti della Prussia nel Consiglio Federale vengono ispirati dal Re di Prussia e quelli dell'Alsazia-Lorena dall'Imperatore Germanico, ossia dalla medesima persona. 2°) l'istituzione della Dieta o Landtag, formata dalla prima e dalla seconda Camera. La prima Camera consta di rappresentanti delle Chiese (cattolica e protestante), delle città, delle corporazioni e dei ceti professionali e commerciali, e di membri nominati dall'Imperatore; la seconda di sessanta deputati scelti secondo la legge elettorale del Reichstag.
Sebbene la legge summenzionata del 1911 rappre-
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senti un passo assai importante nello svolgimento della Costituzione dell'Alsazia-Lorena, essa non importò tuttavia una completa autonomia. L'Alsazia-Lorena, infatti, non è ancora uno Stato autonomo, come gli altri Stati federati, ma costituisce sempre una provincia dell'Impero, sulla quale la sovranità è esercitata tuttora dall'Imperatore a nome dei principi confederati. Inoltre, sebbene essa sia prevalentemente cattolica, i funzionari governativi, come osserva giustamente il sullodato Vescovo di Metz nella citata sua lettera, vengono per la maggior parte scelti nella Prussia protestante. Da tutto ciò chiaramente apparisce che l'attuale stato di cose è provvisorio e presente una incerta ed indeterminata figura giuridica. – Anche nella dottrina la questione della natura giuridica del Reichsland è fra le più disputate del diritto pubblico moderno in Germania. Alcuni affermano, altri negano che l'Alsazia-Lorena sia uno Stato; altri infine giudicano <sostengono>1 che si tratti di una forma simile a quella di uno Stato; e nessuna di queste teorie è fondamentalmente del tutto vera o del tutto falsa. La soluzione teoretica della questione presenta tante difficoltà, perchè la prassi, non curante di tutte le preoccupazioni di ordine giuridico, ha trattato il Reichsland sempre più come uno Stato, oscurando in tal guisa la situazione di diritto, quale risulta in
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base alle leggi costituzionali. – Ora, per dare all'ordinamento politico dell'Alsazia-Lorena un carattere definitivo, sono stati presi in considerazione due modi: 1°) incorporazione dell'Alsazia-Lorena ad uno o più Stati della Confederazione; 2°) elevazione dell'Alsazia-Lorena al gradi di Stato autonomo (come la Baviera, il Württemberg, ecc.).
II °) Progetto d'incorporazione dell'Alsazia-Lorena ad uno o più Stati della Confederazione.
Come accenna anche lo stesso Mons. Benzler, non mancano uomini di Stato prussiani, i quali vorrebbero l'incorporazione dell'Alsazia-Lorena alla Prussia. Tale progetto, però, sembra inattuabile. Invero, gli Stati della Germania meridionale si oppongono ad un ingrandimento del primo Stato confederato, ed anche al Reichstag non sarebbe possibile di trovare la maggioranza necessaria.
Dopo le prime vittorie della Germania nell'agosto 1914, molti circoli politici credettero che la Prussia avrebbe grandemente aumentato il suo territorio mediante annessioni così in oriente come in occidente; dal che sarebbe risultata una situazione difficile per tutti gli altri Stati della Confederazione. Si affacciò allora la seguente proposta di ripartizione dell'Alsazia-Lorena: la Lorena sarebbe stata riunita alla Prussia e l'Al-
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sazia divisa fra la Baviera ed il Baden, in guisa che la Baviera avrebbe avuto l'Alsazia inferiore confinante col Palatinato bavarese e il Baden l'Alsazia superiore. Contro questo progetto però sorsero varie difficoltà di carattere confessionale. Da una parte, infatti la debole maggioranza cattolica del Baden, avrebbe ricevuto, coll'annessione dell'Alsazia Superiore, un considerevole rinforzo; dall'altra, non si voleva affidare alla cattolica Baviera Strasburgo, il quale trovasi nell'Alsazia inferiore ed ha una Facoltà protestante. Il Governo del Baden rifiutò espressamente l'acquisto dell'Alsazia superiore cattolica. Allora venne innanzi quest'altro progetto: dare, cioè, tutta l'Alsazia alla Baviera ed incorporare la Lorena alla Prussia. Il Governo bavarese accolse con molta soddisfazione tale proposta; ed infatti il Signor Conte von Hertling me ne parlò con vivo interesse fin dalla prima volta che io ebbi a fargli visita qui a Monaco, come riferii all'Eminenza Vostra col mio rispettoso Rapporto N°. 18 in data del 27 maggio scorso. Che anzi, anche più recentemente, nel discorso tenuto al Landtag bavarese il 10 corrente, lo stesso Signor Ministro degli Esteri disse che non riterrebbe inopportuna una unione dell'Alsazia colla Germania del Sud, come pure risponderebbe forse alle circostanze la incorporazione della Lorena alla Prussia.
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Tuttavia sembra che la detta ripartizione dell'Alsazia-Lorena debba nel momento presente considerarsi come di assai difficile, per non dire impossibile, attuazione, e ciò non soltanto per ragioni di ordine internazionale, ma anche per motivi di politica interna. Innanzi tutto, infatti, contro un tale ingrandimento della Baviera il Württemberg solleva energiche proteste. In secondo luogo, tutti son d'accordo che un simile cambiamento non possa essere effettuato se non con deliberazione unanime del Consiglio Federale; e questa non pare possibile ottenere. Finalmente difficoltà non meno grandi s'incontrerebbero nel Reichstag. Invero, alla ripartizione dell'Alsazia-Lorena si oppongono oggi i seguenti partiti: il partito socialista con 110 voti, il partito democratico progressista con 46 voti, i Polacchi con 19 voti, gli Alsaziani con 9 voti e i Guelfi con 5: totale 189 voti. I liberali-nazionali non sono unanimi: una parte considerevole di voti è contro all'annessione dell'Alsazia alla Baviera. Ora, siccome la maggioranza del Reichstag deve avere per lo meno 199 voti, non vi è, oggi, speranza che possa essere accettato un relativo progetto di legge, anche se tutta la destra ed il Centro votassero compatti per la ripartizione; cosa pur questa niente affatto sicura, giacché nella frazione del Centro vi sono mol-
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ti deputati contrarissimi alla ripartizione suddetta. Sembra dunque impossibile raggiungere l'unanimità nel Consiglio Federale e la maggioranza nel Reichstag.
III) Progetto di elevazione dell'Alsazia-Lorena al grado di Stato confederato autonomo.
Votata il 19 luglio scorso dal Reichstag la "risoluzione di pace", si cominciò a parlare nei circoli parlamentari intorno ai passi che avrebbe dovuto e potuto fare il Reichstag medesimo per assicurare ad essa il più ampio successo, vale a dire per avvicinare la pace. La maggioranza parlamentare considerò la conformazione attuale dell'Alsazia-Lorena come un ostacolo a tale scopo, e stimò che, se l'Alsazia-Lorena divenisse uno Stato autonomo confederato, ciò avrebbe grandemente favorito l'avvento della pace sia nei riguardi della politica interna che nei rapporti internazionali. I desideri del popolo alsaziano-lorenese (si pensò) verrebbero così del tutto soddisfatti: la popolazione delle due provincie dichiarerebbe quindi di voler rimanere confederata all'Impero Germanico e respingerebbe da sé qualsiasi piano annessionista francese. D'altra parte si sperava di gettare in tal guisa un ponte agli elementi moderati della Francia, i quali avrebbero potuto proclamare la necessità di cessare finalmen-
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te lo spargimento di sangue, ora che le due provincie avevano raggiunto una completa autonomia. Molti si ripromettevano anche una ripercussione a favore della pace nelle file del Governo russo. La maggioranza del Reichstag (come già ebbi l'onore di significare all'Eminenza Vostra nel mio ossequioso Rapporto N°. 757 del 27 luglio scorso) comunicò senza indugio il suo pensiero al Cancelliere dell'Impero, Signor Michaelis, il quale dichiarò allora di condividere tale punto di vista; in realtà però <questi>2 tralasciò di fare nel Consiglio Federale le necessarie dichiarazioni e di provocare la relativa risoluzione. Il Reichstag continuò ad esercitare più volte pressioni sul Cancelliere, il quale diede finalmente la promessa che prima della riconvocazione del Reichstag medesimo in dicembre la questione sarebbe stata definitivamente chiarita.
Il Signor Conte von Hertling, da me recentemente interrogato in proposito, ha anch'egli ammesso che la maggioranza del Reichstag è favorevole all'autonomia; ha aggiunto però esser questione assai complessa, la quale richiederà notevole tempo per la sua soluzione. Questa opinione egli manifestò anche nel menzionato suo discorso del 10 corrente al Landtag bavarese: il pensiero di fare all'Alsazia-Lorena (Reichsland) uno
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Stato confederato autonomo (così egli si espresse) non esser nuovo; stimar egli tuttavia un grave errore di dare sin da ora pubblicità all'esame di tale argomento, tanto più (ed in questo il Signor Ministro degli Esteri di Baviera aveva perfettamente ragione) che con ciò non si produrrebbe sulla Francia alcuna impressione; ad ogni modo non essere stata ancor presa nessuna decisione sulla futura sorte dell'Alsazia-Lorena, né doversi essa attendere da oggi a domani, giacché anche uno Stato confederato autonomo non può crearsi con una schioppettata. – Il sullodato Conte mi ha detto anche <pure>3 che, in vista di tale progetto, aveva già richiamato l'attenzione del Cancelliere sulla necessità di trattare eventualmente colla Santa Sede per regolare le materie ecclesiastiche, non potendosi, a suo giudizio, mantenere le disposizioni dell' antico Concordato francese.
In quanto alla forma di governo, che avrebbe il futuro Stato autonomo, mi è stato riferito che, specialmente nell'Alsazia, numerosi circoli (anche per un certo senso di affinità colla Francia) preferirebbero la Repubblica, verso la quale inclinerebbero anche i socialisti del Reichstag. Tuttavia i partiti della maggioranza del Reichstag medesimo sono concordi nel proposito di fare dell'Alsazia-Lorena una monarchia (Granducato)
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ereditaria, ed i socialisti hanno dichiarato di non opporvisi. Nel Consiglio Federale, poi, la forma di Monarchia ereditaria sarebbe una condizione assoluta per l'approvazione del progetto.
Infine, relativamente alla questione: quali sarebbero le dinastie sin da ora meglio quotate per aspirare alla sovranità di un tale Stato autonomo, sembra esservi in tutti i partiti del Reichstag completo accordo che la scelta debba cadere su di un principe cattolico, preferibilmente della Germania del Sud. Le dinastie, che possono essere prese in considerazione al riguardo, sarebbero le seguenti:
1°.) La Casa Wittelsbach di Baviera.
Considerato che, durante il corso della guerra, sono sorte (secondo quanto si è già detto) in Baviera speranze di annessione dell'Alsazia, si ritiene, specialmente dalla frazione del Centro, come una soluzione favorevole, e quasi come un compenso, la nomina di un principe bavarese al trono di Strasburgo. Si crede che anche gli altri partiti l'accetterebbero senza difficoltà. –
Fra i membri della Casa Wittelsbach sembra che probabilmente verrebbe designato il principe Adalberto (Cfr. citato Rapporto N. 757); ma naturalmente nulla vi è ancora di determinato in proposito.
2°) Il Duca Guglielmo d'Urach di Württemberg
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figlio della Principessa Florestine di Monaco.
3) Il Principe Guglielmo d'Hohenzollern . Questa candidatura però, non è molto probabile, perché l'insediamento di un Hohenzollern, sebbene cattolico, a Strasburgo sarebbe mal visto dal popolo francese. Esisterebbero anche difficoltà di carattere personale.
Da alcuni si è pensato pure a qualche principe mediatizzato, come il principe Aloys von Löwenstein ed il principe von Thurn e Taxis; ma tali proposte non sembra abbiano probabilità alcuna di successo.
Si dice poi che la lista civile del futuro monarca dovrà ascendere ad un milione di marchi.
Dopo di ciò, chinato al bacio della S. Porpora, con sensi di profondissima venerazione ho l'onore di rassegnarmi
dell'Eminenza Vostra Reverendissima
Umilissimo Devotissimo Obbligatissimo Servo
+ Eugenio Arcivescovo di Sardi
Nunzio Apostolico
1Hds. gestrichen und eingefügt von Pacelli.
2Hds. eingefügt von Pacelli.
3Hds. gestrichen und eingefügt von Pacelli.
Empfohlene Zitierweise
Pacelli, Eugenio an Gasparri, Pietro vom 29. Oktober 1917, in: 'Kritische Online-Edition der Nuntiaturberichte Eugenio Pacellis (1917-1929)', Dokument Nr. 2211, URL: www.pacelli-edition.de/Dokument/2211. Letzter Zugriff am: 28.03.2024.
Online seit 24.03.2010, letzte Änderung am 20.01.2020.