Dokument-Nr. 6
Pacelli, Eugenio an Gasparri, Pietro
Berlin, 19. März 1927
Regest
Pacelli übersendet eine Denkschrift des Ministerialdirektors im preußischen Kultusministerium Trendelenburg aus Anlass von Zeitungsmeldungen über Verhandlungen zwischen der Tschechoslowakei und dem Heiligen Stuhl. Darin heißt es, dass es dabei zum einen um die Diözesangrenzen und zum anderen um das kirchliche Eigentum in der Tschechoslowakei gehen soll. Nach Aussage des tschechoslowakischen Außenministers Beneš soll der Heilige Stuhl in der Frage der Diözesangrenzen sein Einverständnis gegeben haben. Allerdings sollen die Verhandlungen aufgrund bestimmter Bedingungen des Heiligen Stuhls dennoch ins Stocken geraten sein. Darüber hinaus gibt es nach Trendelenburg beunruhigende Nachrichten über die Parzellierungspläne des tschechoslowakischen Bodenamts. Nach Äußerungen des Prager Erzbischofs Kordač soll der Heilige Stuhl gegen die Bodenreform an sich nichts einzuwenden gehabt haben, lediglich gegen einige Modalitäten der Durchführung. Trendelenburg macht darauf aufmerksam, dass der Besitz der Mensalgüter des Fürstbistums Breslau urkundlich festgelegt ist, so dass Ansprüche Dritter weder nach bürgerlichem noch nach kirchlichem Recht in Betracht kommen können. Der Ministerialdirektor verweist auf einen entsprechenden Grundsatz, den der Heilige Stuhl in der Frage des Grundbesitzes der Breslauer Domkirche auf polnischem Territorium im Juli 1926 formulierte. Trendelenburg geht davon aus, dass dieser Grundsatz von der tschechoslowakischen Bodenreform, die darüber hinaus auch gegen international anerkannte Rechtsgrundsätze verstößt, nicht erschüttert werden kann. Entsprechende Forderungen von polnischer und tschechoslowakischer Seite widersprechen diesem Grundsatz, so der Ministerialdirektor. Preußen legt größten Wert darauf, dass die Breslauer Mensalgüter, der für die kirchliche Versorgung der Diözese Breslau unentbehrlich sind, unangetastet bleiben. Pacelli teilt mit, dass Trendelenburg mündlich darauf hinwies, dass ein Streit in dieser Frage schwerste Auswirkungen auf die laufenden Konkordatsverhandlungen haben könnte. Der Nuntius überlässt die Entscheidung in dieser Frage selbstverständlich Gasparri, rät aber dazu, jede Änderung des gegenwärtigen Status quo mit Blick auf die Diözesangrenzen und die Breslauer Mensalgüter zu vermeiden, um die ohnehin schon mühsamen Konkordatsverhandlungen nicht noch weiter zu erschweren. Er fürchtet im Fall einer Änderung die beunruhigendsten Folgen und Komplikationen.Betreff
La diocesi di Breslavia ed il Governo cecoslovacco
Il Direttore ministeriale nel Ministero del Culto prussiano, Sig. Trendelenburg , mi ha ieri consegnato, con preghiera di trasmetterlo alla S. Sede, l'accluso Esposto, nel quale si afferma che, secondo notizie ognor più diffuse degli organi della stampa cecoslovacca (ad es. la "Deutsche Presse" del 1, 3, 4, 5, Dicembre 1926, dell'8 Gennaio 1927, del 4, 5, 13, e 19 Febbraio corr. a.; la "Prager Presse" del 12 Febbraio 1927) sarebbero state da tempo iniziate e già condotte abbastanza avanti trattative fra la S. Sede ed il Governo cecoslovacco su questioni politico-ecclesiastiche. In questi negoziati si tratterebbe fra l'altro dei confini delle diocesi e della proprietà ecclesiastica nella Cecoslovacchia.
Circa la questione della circoscrizione delle diocesi, secondo una dichiarazione del Ministro degli
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Esteri
Dr.
Benesch
, la S. Sede avrebbe già dato il suo consenso, sebbene a tale riguardo siano
state poste anche alcune condizioni, a causa delle quali le trattative sarebbero rimaste
interrotte ("Prager Presse", N. 42
12 Febbraio c. a.).Contemporaneamente circolano, sempre secondo il summenzionato Esposto, notizie allarmanti intorno ai noti progetti di frazionamento delle terre da parte dell'Ufficio cecoslovacco, detto Bodenamt. A tale proposito ha fatto pure impressione una asserita dichiarazione dell'Arcivescovo di Praga, secondo la quale nemmeno la S. Sede avrebbe nulla da obiettare contro il principio della riforma agraria, vale a dire che i grandi latifondi vengano ceduti ai nulla abbienti, sebbene solamente per quanto lo richiede la ragione di Stato; non vi sarebbe nulla da opporre contro alcune modalità della sua esecuzione. ("Deutsche Presse" N. 7 dell'11 Gennaio 1927).
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In
queste notizie ed in queste voci, continua l'Esposto, non è soltanto questione della
circoscrizione della diocesi prussiana di Breslavia, ma eziandio dell'antica proprietà della Mensa vescovile di questa diocesi.Tale proprietà della Mensa vescovile di Breslavia, sita nella Cecoslovacchia, è fondata, come è noto alla S. Sede, su documenti così certi, che le pretese di terzi non possono in alcun modo essere prese in considerazione né secondo il diritto civile, né secondo il diritto canonico. Dal punto di vista del diritto ecclesiastico, la cosa è così chiara che per essa senza alcun dubbio deve avere la sua applicazione quel principio, che la S. Sede recentemente ancora nello scambio di note col Governo prussiano circa i beni del Capitolo di Breslavia situati in Polonia ha riconosciuto come sempre da Essa sostenuto (Pro memoria della S. Sede con Nota di accompagno del Nunzio Apostolico al Ministro Presidente
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di Prussia del 7 Luglio 1926 N. 35547).Questo principio non può in alcun modo essere infirmato da disposizioni della legislazione cecoslovacca circa la riforma agraria, tanto più che questa legislazione contraddice alle massime di diritto, internazionalmente riconosciute, della inviolabilità della proprietà.
Così pure si violerebbe direttamente il summenzionato principio della proprietà ecclesiastica, se, in relazione con la questione dei confini delle diocesi, Autorità ecclesiastiche non prussiane sollevassero pretese su questi beni, come sembra sia già avvenuto da parte polacca e vi è da temere che possa pure accadere da parte cecoslovacca.
La Prussia, conclude l'Esposto, deve – come fin da tempo antico – annettere la massima importanza a ciò che le assicurazioni, le quali sono contenute a tale riguardo a favore della diocesi di Breslavia nelle Convenzioni esistenti colla S. Sede, rimangono intatte, e che
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sopratutto la proprietà stessa dei
beni in discorso, indispensabile al mantenimento della diocesi di Breslavia e dei vasti
territori da essa dipendenti, rimanga assolutamente garantita contro qualsiasi terzo.Il Sig. Trendelenburg, nel consegnarmi il detto Foglio, mi ha aggiunto a voce che una simile vertenza potrebbe avere le più gravi ripercussioni sui pendenti negoziati per un Concordato colla Prussia.
L'alta saggezza dell'Eminenza Vostra Reverendissima prenderà certamente in questo importante argomento quella decisione, che maggiormente risponda ai superiori e generali interessi della S. Chiesa. Da parte mia mi limiterò ad osservare, nei riguardi della Prussia, umilmente e rispettosamente che, qualora fosse possibile di evitare qualsiasi modificazione nello statu quo attuale, per ciò che concerne sia la circoscrizione diocesana come soprattutto il possesso dei beni anzidetti, ciò costituirebbe una essenziale facilitazione nelle già
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tanto spinose ed ardue trattative concordatarie,
mentre che un contrario provvedimento, massime nella questione dei beni, potrebbe cagionare
(quantunque a torto) le più preoccupanti conseguenze e complicazioni.Chinato umilmente al bacio della Sacra Porpora, con sensi di profondissima venerazione ho l'onore di confermarmi
Di Vostra Eminenza Reverendissima Umilissimo Devotissimo Obbligatissimo Servo
+ Eugenio Pacelli Arcivescovo di Sardi
Nunzio Apostolico