Dokument-Nr. 6251
Pacelli, Eugenio an Pizzardo, Giuseppe
München, 10. Juli 1921

Regest
Anlässlich seiner Teilnahme am Konsistorium in Rom hat der Münchener Erzbischof Kardinal von Faulhaber kursierende Gerüchte über die Reise in die Schweiz, die Pacelli im November 1918 gemäß der Weisung Gasparris Nr. 154 vom 13. November 1918 unternommen hatte, gehört; diese entsprechen seiner Ansicht nach aber nicht der Wahrheit. Infolgedessen gab Faulhaber eine Denkschrift ab, die Pacelli Pizzardo beiliegend mit der Bitte zusendet, diese zu den entsprechenden Akten im Archiv des Staatssekretariats legen zu lassen. Der Nuntius gibt in groben Umrissen den Inhalt dieser Denkschrift wieder, in der Faulhaber darlegt, dass Pacelli sich von München habe entfernen müssen, um eine Begegnung mit dem neuen bayerischen Ministerpräsidenten, dem Juden Kurt Eisner zu verhindern, die der Legitimierung der Revolution gleichgekommen wäre und Verwirrung im Volk verursacht hätte. Pacelli hebt hervor, dass er nach seiner Rückkehr nach München im Januar 1919 nie von der ihm von Gasparri gewährten Möglichkeit Gebrauch machte, sich bei Gefahr wieder in die Schweiz zu begeben, selbst nicht als die Nuntiatur am 29. April 1919 von bewaffneten Soldaten überfallen wurde. Die entsprechende Passage aus der Denkschrift Faulhabers zitiert Pacelli wortwörtlich.
Betreff
L'Emo Cardinale Faulhaber ed il mio viaggio in Svizzera nel Novembre 1918
Eccellenza Reverendissima,
L'Emo Signor Cardinale Faulhaber, Arcivescovo di Monaco, durante la sua ultima permanenza in Roma per assistere al Sacro Concistoro, ebbe occasione di udire qualche eco delle voci "contrarie al vero" (come egli si esprime) diffuse già circa il mio viaggio in Svizzera nel Novembre 1918, viaggio da me compiuto in piena conformità colle istruzioni impartitemi dall'Emo Superiore nel cifrato N. 154  del 13 di quello stesso mese. Tornato a Monaco, il sullodato Cardinale Faulhaber, che "ha da vicino vissuto i singoli avvenimenti di quel tempo", ha voluto consegnare in una Esposizione scritta, da conservarsi nell'Archivio di questa Nunziatura, la narrazione veritiera degli avvenimenti medesimi, dei quali egli fu testimonio
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oculare. Di questa Esposizione, a cui la grandissima autorità dell'eminente Porporato dà particolare importanza, egli mi ha rimesso tre copie, tutte da lui sottoscritte, ed io compio il dovere di inviarne una qui acclusa all'Eccellenza Vostra Reverendissima colla preghiera di voler dare gli ordini opportuni perché essa venga unita alla relativa Posizione esistente nell'Archivio di cotesta Segreteria di Stato.
L'Emo Faulhaber comincia nella suddetta Esposizione col descrivere "il terrore rivoluzionario, che, in quei giorni di estrema tensione e di eccitazioni senza fine, prendeva un aspetto sempre più minaccioso contro la Chiesa." In tale situazione egli ritenne che "il Rappresentante del Santo Padre non dovesse essere esposto al pericolo di maltrattamenti e di oltraggi", e fu perciò che il 14 Novembre (allorché io, in esecuzione dell'ordine datomi dall'Emo Superiore col succitato cifrato N. 154, mi recai da Lui a prender consiglio) egli mi esortò nuovamente a lasciare Monaco ed a recarmi in Svizzera, indicandomi particolarmente Rorschach (o Menzingen) come luogo adatto per la mia temporanea dimora.
Ma non fu quella la sola ragione che, a di lui parere, rese necessario il mio viaggio. L'ebreo Kurt Eisner, – prosegue l'Eminentissimo Faulhaber, –" affine di consolidare
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la sua ancora incerta posizione, cambiando tattica, il 20 Novembre cercò per mezzo del Consigliere di Stato Lössl di entrare in rapporti personali con Mons. Pacelli, per dare così agli occhi della popolazione cattolica l'apparenza che il Nunzio Apostolico avesse riconosciuto il suo Governo e legittimato la rivoluzione". Il Cardinale Faulhaber afferma che "in quei giorni un incontro del Nunzio col Ministro Presidente Eisner non avrebbe potuto aver luogo, senza sconvolgere completamente le idee nel popolo" e che per conseguenza "il Nunzio doveva allontanarsi da Monaco, affine di togliere qualsiasi occasione di incontrarsi con Eisner". Allorché poi, avvenuta la mia partenza, l'Uditore della Nunziatura Mons.  Schioppa il 18 Gennaio seguente 1919 gli chiese (per mio incarico) se, a suo avviso, il Nunzio poteva allora tornare a Monaco, egli "dovette rispondere che, allo stato delle cose, il Ministro Presidente Eisner avrebbe in tal caso di nuovo cercato di entrare in rapporti ufficiali con Mons. Pacelli, ed i Vescovi bavaresi avrebbero veduto in ciò un riconoscimento del Governo rivoluzionario ed uno scandalo per l'intiero Paese… Per la situazione politico-religiosa in Baviera sarebbe stato allora fatale anche la semplice apparenza di relazioni ufficiali fra il Ministero degli Esteri e la Nunziatura".
Per le circostanze note all'Eccellenza Vostra, il 31 di quello stesso mese di Gennaio 1919 feci ritorno a Monaco, né in seguito mi valsi, pur in quei turbolentissimi tempi, delle ripetu-
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te autorizzazioni ed istruzioni di recarmi, in caso di pericolo, in Svizzera col personale della Nunziatura, comunicatemi dall'Emo Superiore coi cifrati N. 182  del 22 Febbraio 1919 (dopo l'uccisione di Kurt Eisner) e N. 187  del 9 Aprile 1919 (dopo la proclamazione della Repubblica dei Consigli), nonché con lettera "personale" del giorno seguente 10 Aprile. L'Emo Faulhaber ricorda a tale riguardo l'attentato a mano armata contro la Nunziatura e contro la mia stessa persona avvenuto il 29 del detto mese di Aprile a Monaco, e soggiunge (mi sia permesso, malgrado il tenore delle sue parole, di riprodurle, testualmente tradotte, in questo riassunto della summenzionata Esposizione): "In modo energico e dignitoso il Nunzio protestò contro quella violazione del diritto internazionale e diede una prova di personale intrepidezza, di cui può farsi un'idea soltanto chi ha vissuto quei giorni del più brutale arbitrio e del terrore più crudele, e non già chi si trova in altri paesi ed in tempi tranquilli". Ed in fine, dopo altre simili considerazioni, conclude: "L'intiero Episcopato bavarese ritiene con me che la condotta del nostro veneratissimo Nunzio Apostolico Mons. Pacelli fu guidata unicamente dalle più elevate vedute ecclesiastiche".
Con sensi di profondo ossequio ho l'onore di rassegnarmi
Dell'Eccellenza Vostra Reverendissima
Umilissimo Devotissimo Servo
+ Eugenio Pacelli Arcivescovo di Sardi
Nunzio Apostolico
297r, hds. am oberen Seitenrand von unbekannter Hand in roter Farbe notiert: "Metterlo in Archivio a suo posto".
Empfohlene Zitierweise
Pacelli, Eugenio an Pizzardo, Giuseppe vom 10. Juli 1921, in: 'Kritische Online-Edition der Nuntiaturberichte Eugenio Pacellis (1917-1929)', Dokument Nr. 6251, URL: www.pacelli-edition.de/Dokument/6251. Letzter Zugriff am: 17.04.2024.
Online seit 14.05.2013, letzte Änderung am 10.03.2014.