Document no. 2300
Pacelli, Eugenio to Gasparri, Pietro
Berlin, 01 October 1925
Summary
Pacelli teilt mit, dass er die vom Heiligen Stuhl approbierte Note über die Regelung der kirchlichen Situation in Russland umgehend an den sowjetischen Botschafter in Berlin Krestinskij sandte. Am Vorabend richtete Reichsaußenminister Stresemann ein Abendessen zu Ehren des sowjetischen Volkskommissars für Auswärtige Angelegenheiten Tschitscherin aus. Stresemann lud auch den Nuntius dazu ein, der Tschitscherin als einen Mann mit korrekten Umgangsformen beschreibt. Sie konnten sich eine beträchtliche Zeit unterhalten, wobei der Volkskommissar darauf hinwies, dass die Sowjetunion die Beziehung zu den anderen Kirchen bereits geregelt habe und sie nun eine Regelung mit der katholischen Kirche anstrebe. Tschitscherin wies darauf hin, dass der Religionsunterricht in der Note des Nuntius der schwierigste Punkte sei. Die anderen bezeichnete er als überwindbare Hindernisse - ohne sich endgültig festlegen zu wollen. Den Hinweis Pacellis, dass der Religionsunterricht außerhalb der Schule stattfinden solle, wiegelte der Volkskommissar ab, da dies nicht entscheidend sei. Der Nuntius insistierte und verwies auf die Bedeutung der katholischen Kirche und auf den großen Vorteil einer einvernehmlichen Regelung für das Wohl des russischen Volkes. Tschitscherin erinnerte daran, dass die Situation 1923 viel günstiger gewesen sei, als die Sowjetunion lediglich vom Deutschen Reich und den asiatischen Staaten anerkannt wurde. Seinerzeit hätte sie einen Nuntius in Moskau empfangen, doch mittlerweile habe sich die Situation verändert, wodurch es schwieriger sei, zu einer Einigung zu gelangen. Tschitscherin beschwerte sich daraufhin langwierig über den ehemaligen Leiter der päpstlichen Hilfsmission in Russland Walsh, der in schlechter Absicht eine Einigung verhindert habe. Der Nuntius verteidigte den Jesuitenpater und machte deutlich, dass es jetzt darum ginge, eine Einigung für die Zukunft zu finden. Der Volkskommissar fuhr allerdings mit seinen Beschwerden fort, nun über den ukrainischen Dekan in Mogiljow Biełohołowy, der im Auftrag des Heiligen Stuhls den orientalischen Ritus zu nationalen Zwecken missbrauche. Pacelli erwiderte, dass ihm dieser Fall unbekannt sei, dass aber zwischen der Nutzung des orientalischen Ritus nach den liturgischen Gesetzen auf der einen und der nationalistischen Agitation auf der anderen Seite, die niemals vom Heiligen Stuhl unterstützt wird, unterschieden werden müsse. Tschitscherin antwortete darauf nicht, doch zeigt seine Reaktion nach Auffassung des Nuntius die anhaltende Ablehnung der russischen Regierung gegenüber dem orientalischen Ritus. Der Volkskommissar beschwerte sich weiterhin darüber, dass die orthodoxen Priester, die zum Katholizismus konvertierten, erneut geweiht würden, was Pacelli leicht widerlegen konnte. Er legte dar, dass der Heilige Stuhl die Weihe der genannten Geistlichen als gültig erachte, dass eine erneute Weihe wäre nicht rechtmäßig sei, es sei denn es lägen im Einzelfall Zweifel vor, dass die ursprüngliche Weihe gültig gewesen sei. Pacelli zieht aus dem Gespräch das Fazit, dass die sowjetische Regierung die Verhandlungen fortsetzen und möglicherweise einige der Restriktionen aus ihrem Entwurf zur Regelung der Situation der katholischen Kirche in Russland abmildern wird.Subject
Sulle trattative per il regolamento della situazione della Chiesa cattolica in Russia –
Colloquio col Commissario del popolo per gli affari esteri Sig. Cicerin
Il venerato Dispaccio dell'Eminenza Vostra Reverendissima N. 45551 in data del 27 Agosto c. a., mi giunse regolarmente il 7 dello scorso mese di Settembre, ed in quel giorno stesso inviai al Sig. Krestinski, Ambasciatore dei Soviety in Berlino, la Nota approvata dalla S. Sede (Dispaccio N. 44948 del 12 Agosto p. p.).
Ieri sera, poi, questo Sig. Ministro degli Esteri Dr. Stresemann diede un pranzo ufficiale in onore del Commissario del popolo per gli affari esteri della Unione delle Repubbliche dei Soviety Sig. Cicerin, al quale presero parte, oltre predetto Ambasciatore con vari membri dell'Ambasciata dei Sovie-
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ty, l'ex-Cancelliere Principe
v. Bülow, di passaggio per Berlino, numerosi rappresentanti del Ministero
degli Esteri ed altri personaggi tedeschi. Il Dr. Stresemann volle invitare, con atto
di speciale cortesia, anche me, affine di darmi occasione d'incontrare il menzionato Sig.
Cicerin. Questi, uomo di forme corrette, ha l'aspetto piuttosto stanco; dicesi, infatti, che
sia gravemente malato di diabete. Dopo il pranzo, malgrado il numero degli invitati, potei
intrattenermi con lui per un tempo considerevole. Egli mi disse che il Governo dei Soviety
aveva già regolato la situazione delle altre "Chiese"; manca solo la
sistemazione della Chiesa cattolica, che esso desidera abbia pure
uno stato legale. Dietro mia domanda, mi assicurò aver egli ricevuto la succitata Nota, che
aveva passato per lo studio al Sig. Litvinoff. Il punto più
difficile, aggiunse, è quello concernente l'istruzione religiosa; gli altri, - egli disse,
pur senza volersi pronunciare definitivamente, - non presentano ostacoli insormontabili.
Avendo io fatto osservare che nella Nota si parla di istruzione religiosa al di fuori
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la scuola, il Sig. Cicerin replicò che l'impartire
tale insegnamento, anche in chiesa, se fatto in modo collettivo, è equiparato alla scuola.
Da parte mia, insistetti perché anche in simile questione il Governo di Mosca ammetta una
giusta soluzione; rilevai l'importanza della Chiesa cattolica nel mondo ed il grande
vantaggio che per il bene dello stesso popolo russo deriverebbe da una felice conclusione
delle attuali trattative. Il Sig. Commissario rispose allora che nel 1923 la situazione
era assai più favorevole, giacché in quell'epoca l'Unione delle Repubbliche dei Soviety era
stata riconosciuta soltanto dalla Germania e dagli Stati asiatici; allora il Governo di
Mosca avrebbe ben volentieri ricevuto un Nunzio; al presente invece tale condizione di cose
è cambiata e quindi riesce ben più ardua una intesa. Il Sig. Cicerin cominciò quindi a
rievocare con lunga narrazione i vieti lamenti contro il Rev. P. Walsh, il quale avrebbe, secondo lui, in mala fede impedito
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cordo. Naturalmente non mancai di prendere le difese
del sullodato Padre, soprattutto in ciò che riguarda la lealtà della sua condotta;
soggiunsi, del resto, che tutto ciò riguardava il passato, mentre ora in pratica importa
unicamente di trovare per il futuro una soddisfacente base d'accordo.Continuando nelle sue lamentanze, il Sig. Cicerin mi parlò di un sacerdote ucraino (?), Rev. Bieglowski [sic] (egli stesso però disse di non essere sicuro della esattezza di questo nome), che userebbe a scopi nazionalistici il rito orientale e la lingua nazionale nel culto, affermando di far ciò per incarico della S. Sede. Risposi che la cosa non era a me nota; - che, ad ogni modo, occorre distinguere tra l'uso del rito orientale a norma delle leggi liturgiche dalla agitazione nazionalistica; quest'ultima non è mai approvata dalla S. Sede, la quale, al di sopra di ogni nazionalità, abbraccia tutti i popoli con eguale
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affetto. Il Sig. Cicerin non replicò, ma quella sua querela prova, se non erro, la
persistente avversione del Governo dei Soviety contro l'esercizio del culto cattolico nel
rito orientale, cui riferivasi pure il § 7 dell'Appunto da me
già trasmesso coll'ossequioso Rapporto N. 32129 del 12 Febbraio
c. a.Lamentò altresì il Sig. Cicerin che i sacerdoti "ortodossi", i quali si convertono alla religione cattolica, vengano di nuovo ordinati; al che mi fu facile di rispondere non poter trattarsi che di un equivoco. Lo assicurai che la S. Sede considera come valide le ordinazioni dei detti ecclesiastici, e quindi non solo non è necessario, ma non è neppur lecito di reiterarle, a meno che non consti in qualche caso speciale essere stato l'ordine sacro conferito in modo invalido o dubbio.
L'impressione generale, che mi sembrò di poter ricavare dal surriferito colloquio, è che il Governo dei Soviety, malgrado tutto, intende di
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proseguire le
intraprese trattative e, forse, cercherà di mitigare in parte le asprezze e le restrizioni
del primo inammissibile progetto.Chinato umilmente al bacio della Sacra Porpora, con sensi di profondissima venerazione ho l'onore di confermarmi
Di Vostra Eminenza Reverendissima
Umilissimo Devotissimo Obbligatissimo Servo
+ Eugenio Pacelli Arcivescovo di Sardi
Nunzio Apostolico