Dokument-Nr. 4088
Pacelli, Eugenio an Gasparri, Pietro
Berlin, 19. Februar 1926
Regest
Pacelli dankt für ein verschlüsselte Telegramm Gasparris, das es ihm ermöglichte, mit der nötigen Sicherheit und Energie in das Gespräch mit dem badischen Staatspräsidenten Trunk zu gehen, der ihn am Vormittag in Begleitung eines namentlich nicht genannten Ministerialrats aufsuchte. Trunk erläuterte in Analogie zum Freiburger Erzbischof Fritz, dass er es nicht für aussichtsreich halte, in der gegenwärtigen politischen Lagen mit dem großen Einfluss des Liberalismus ein Konkordat abzuschließen. Daraufhin legte Pacelli ihm höflich, aber bestimmt, das bestehende Dilemma dar: entweder es werde ein Konkordat abgeschlossen, wozu der Heilige Stuhl bereit sei, oder das gemeine kirchliche Recht trete in Kraft; eine andere Lösung gebe es nicht. Der Nuntius machte deutlich, dass es unmöglich sei, den gegenwärtigen provisorischen Zustand zu verlängern. Das sei in der ungewissen Zeit nach der Revolution möglich gewesen, aber nach sieben Jahren sei die politische Situation gefestigt, weshalb es keinen Sinn mache, länger zu warten. Trunk erinnerte an die finanziellen Leistungen des Staats an die Kirche, doch Pacelli verwies auf die bereits in seinem vorherigen Nuntiaturbericht aufgezählten Gründe, weshalb diese auch dann erhalten bleiben müssten, wenn das ius commune eingeführt würde. Trunk stimmte dieser Argumentation voll und ganz zu. Daraus schlussfolgert Pacelli, dass die diesbezüglichen Befürchtungen Fritz' nichts anderes waren, als ein Druckmittel, um den Heiligen Stuhl dazu zu veranlassen, das Domkapitelwahlrecht der Bischöfe und den alten Modus der Ernennung der Domherren beizubehalten. Trunk, der seine Äußerung ausschließlich als Mitglied der Zentrumspartei und nicht als Regierungschef tätigte, sicherte seine Bemühungen für eine günstige Lösung zu und kündigte einen entsprechenden Bericht an. Pacelli bezeichnet das Ergebnis des Gesprächs als zufriedenstellend: Entweder wird ein Konkordat abgeschlossen, das hoffentlich ohne staatliche Einmischung auskommt, oder das gemeine kirchliche Recht wird in Baden in Kraft treten. Letzteres würde dem Heiligen Stuhl volle Handlungsfreiheit bei der Ernennung des Freiburger Erzbischofs geben, was als heilsames Beispiel und wirksames Druckmittel gegenüber Preußen dienen würde.Betreff
Rapporti fra Chiesa e Stato nel Baden
Ringrazio profondamente l'Eminenza Vostra Reverendissima per il venerato telegramma cifrato Nr. 12, il quale mi ha permesso di agire colla necessaria sicurezza ed energia nel colloquio avuto stamane col Sig. Trunk, Presidente dello Stato del Baden, venuto a visitarmi accompagnato da un Consigliere ministeriale.
Egli mi ha esposto, analogamente a quanto aveva già fatto Mons. Fritz, Arcivescovo di Friburgo (cfr. Rapporto N. 34579 dell'8 corrente), la situazione dei partiti nel Baden, ritenuta, a causa della potenza del liberalismo, come sfavorevole, almeno per ora, all'inizio di trattative concordatarie. Da parte mia, gli ho posto con cortese fermezza il dilemma: o Concordato o diritto comune, escludendo qualsiasi possibilità di altra soluzione. Ho detto che la S. Sede è disposta
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trattare per una nuova Convenzione con spirito di benevolenza e tenendo conto delle speciali
condizioni del Baden, senza dubbio differenti da quelle della
Baviera, ma ho fatto pure apertamente comprendere che, se il Governo, il quale ha sinora proceduto ignorando del tutto la S. Sede, non
può o non vuole addivenire ad un simile accordo, non resta se non l'applicazione pura e
semplice del ius commune. Ho soggiunto essere impossibile di prolungare più oltre
l'attuale stato provvisorio, durante il quale la S. Sede ha
accordato, volta per volta, colla clausola pro hac vice et sine praeiudicio futuri
temporis, la provvista degli uffici ecclesiastici secondo
l'uso antico; ciò poteva comprendersi nella incertezza dei primi tempi dopo la rivoluzione; ma adesso, trascorsi oltre sette anni, la situazione
politica si è chiarita e consolidata, e non si vede perciò a che cosa gioverebbe l'attendere
ancora.Tanto il Sig. Trunk quanto il menzionato Consigliere ministeriale hanno allora accennato alle prestazioni finanziarie dello Stato alla Chiesa; ma, dal canto mio, ho risposto che per molteplici motivi (già
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indicati nel succitato Rapporto) esse dovrebbero
continuare anche se la S. Sede riducesse la nomina agli uffici ecclesiastici nei
termini del diritto comune. I miei interlocutori hanno finito per ammettere pienamente
questo punto di vista; il che (pur riconoscendo avere gli obblighi finanziari fissati in un
Concordato carattere di ancor maggiore stabilità) sembrami confermare che i timori espressi
al riguardo dal sunnominato Mons. Fritz non sono se non un espediente per indurre la
S. Sede a mantenere il diritto della elezione capitolare
dell'Arcivescovo e l'antico modo di provvista del Decanato, dei
Canonicati e dei Vicariati nella Chiesa metropolitana.Il Sig. Trunk, il quale ha tenuto a dichiarare che aveva parlato non come Capo del Governo, ma come membro del Centro, mi ha vivamente ringraziato per le spiegazioni avute; mi ha assicurato che farà quanto è in suo potere per giungere ad una conveniente soluzione; ha aggiunto che si metterà subito in rapporto colle persone competenti nella materia e mi darà poi comunicazione del risultato delle sue premure.
Impostata così la questione, parmi, se pur
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non m'inganno, che essa avrà in ogni ipotesi un esito
soddisfacente. Infatti, o si giungerà ad un Concordato, ed esso riuscirà diverso bensì da
quello bavarese, ma del tutto buono nel suo genere, giacché non conterrà, per quanto si può
sperare, alcuna traccia di ingerenza governativa nelle cose ecclesiastiche. Ovvero sarà
dichiarato vigente nel Baden il diritto comune, e ciò, mentre assicurerà alla S. Sede
piena libertà di azione, massime nella nomina dell'Arcivescovo, servirà di salutare esempio
e di mezzo efficace di pressione nei riguardi della
Prussia.Chinato umilmente al bacio della Sacra Porpora, con sensi di profondissima venerazione ho l'onore di confermarmi
Di Vostra Eminenza Reverendissima
Umilissimo Devotissimo Obbligatissimo Servo
+ Eugenio Arcivescovo di Sardi
Nunzio Apostolico