Ill.mo e Rev.mo Signore,
Ben conoscendo l'Augusto Pontefice
il di lei vivo desiderio di corrispondere nel miglior modo alla fiducia che in Lei ripone,
nonché la di Lei competenza ed abilità nelle trattative diplomatiche, si è degnato affidarLe
il delicato ed importante incarico di mettersi in rapporto col Rappresentante
della Repubblica dei Sovieti
in Germania
(appena sarà ritornato a Berlino) affine di trattare sulla situazione
ecclesiastica in Russia
.
Accluso al presente Ella troverà tutto il materiale che può illuminarla sulla situazione anzidetta, e sulle
pratiche già intercedute al riguardo. Mi limiterò quindi alle indicazioni seguenti:
I
rapporti personali tra il Signor Vorovski
e questa Segreteria di Stato
riguardarono l'invio della Missione di
soccorso in Russia
, e solo di passaggio la situazione ecclesiastica, colà creata
dalla persecuzione. Per ovviare alle conseguenze della nazionalizzazione di tutte le
proprietà delle Chiese cattoliche, il Padre Walsh
aveva trattato col
Commissario del popolo Krassikow
e collo
3v
stesso Signor Cicerin
per ottenere che
la formula di contratto con cui gruppi di fedeli cattolici nei vari luoghi potevano ricevere
l'uso della Chiesa, venisse resa meno contraria alle leggi canoniche. Ma sopravvenuta una
grave crisi nei rapporti tra il Signor Cicerin ed il P. Walsh; ed avendo questi dovuto
abbandonare la Russia, i Soviet fecero sapere che il Signor Jordanski
, Capo della Delegazione Commerciale russa
a Roma,
era incaricato di trattare colla Segreteria di Stato le questioni ecclesiastiche. E poco
dopo si veniva a sapere che tali trattative avrebbero dovuto aver come conclusione anche il
riconoscimento de iure dell'Unione, da parte della Santa Sede. Al Padre Tacchi Venturi
(conosciuto a Roma come personaggio cui si erano
affidate dalla Santa Sede importanti incarichi) erasi anzi presentato un Inviato
del Governo russo
il quale asseriva che, in
corrispettivo del riconoscimento de iure da parte della Santa Sede, i Sovieti
avrebbero dato 1) libertà ai condannati del processo di Marzo
; 2)
libertà d'insegnamento religioso; 3) libertà di coscienza e di culto. Queste notizie,
insieme a quelle gravissime che provenivano dalla Russia circa le sistematiche persecuzioni
dei cattolici, non poteva<no> non preoccupare gravemente la Santa Sede. Perciò si preparò in
fretta una Ponenza
a stampa sulla Russia e si sottopose all'Adunanza
degli E. mi Sigg. Cardinali il 17 Dicembre 1923.
4r
Il dubbio proposto era il seguente "Se e come possa
accogliersi la richiesta del Governo Russo di avere relazioni dirette e
diplomatiche colla Santa Sede
". I pareri espressi dagli E.mi Signori Cardinali si
possono riassumere come appresso: Non si esclude che si possa venire, con certe e
determinate condizioni, al riconoscimento de iure, al quale per evitare scandalo
dovrebbesi per<re>mettere davanti la pubblica opinione una
sufficiente ed adeguata spiegazione sulla sua portata e sulle ragioni che l'hanno provocato.
Tale riconoscimento, peraltro, è attualmente prematuro e si dovrebbe anzitutto sperimentare
la buona volontà da parte dei Sovieti di riconoscere le esigenze imprescindibili della
Chiesa cattolica in Russia. Si potrebbe pertanto fare tale esperimento coll'invio di un
Delegato Apostolico
con carattere Vescovile, il quale non solo
avrebbe tutte le facoltà
spirituali per provvedere ai bisogni di quei
fedeli, ma avrebbe anche il compito di trattare gli affari occorrenti con le Autorità delle
Repubbliche federate dei Sovieti. A tale invio occorrerebbe precedesse qualche segno di
buona volontà da parte dei Sovieti stessi, come sarebbe la liberazione degli Ecclesiastici
incarcerati in seguito al processo di Marzo 1923. Dovrebbe naturalmente essere assicurato al
Delegato stesso il 4v
libero esercizio in tutta la Russia, del
suo ufficio spirituale presso i fedeli, e la libera comunicazione di lui colla Santa Sede.
Ed occorrerebbe pure almeno un inizio di sistemazione della situazione ecclesiastica per ciò
che concerne l'uso delle Chiese cattoliche e l'insegnamento religioso in dette Chiese ai
fanciulli al di sotto dei 18 anni.
Passò intanto qualche tempo senza che l'Inviato
russo si presentasse al P. Tacchi Venturi, il quale, da parte sua, non voleva aver
l'aria di spingere a fondo la cosa, per poter meglio far comprendere le riserve della Santa
Sede circa il richiesto riconoscimento de iure, colle conseguenti relazioni
diplomatiche. Questo infatti era il punto a cui miravano costantemente i Sovieti, come
veniva confermato anche da un colloquio che il Cav. Belardo
aveva il 5 Gennaio coll'Inviato anzidetto, Signor Mihkailoff, nominato
1º Segretario alla Delegazione Commerciale Russa. Essendosi questo presentato il
17 Gennaio al P. Tacchi Venturi per aver una precisa indicazione della volontà
della Santa Sede, circa tale riconoscimento, il sullodato Religioso rispondeva <in un
successivo colloquio> mostrandogli una lettera indirizzatagli dal Card. Gasparri in
cui si diceva che "l'invio di un Nunzio in Russia sembra per il momento prematuro. Però,
considerando quello che i Delegati Apostolici fanno negli 5r
Stati Uniti d'America
, nella Cina
, in Giappone
, nella Turchia
ecc., la Santa Sede
crede dovere anche in questo caso della Russia attenersi alla prassi seguita colle predette
Nazioni, affidando cioè ad un Delegato Apostolico il compito di trattare gli affari
occorrenti con le Autorità delle Repubbliche federate dei Sovieti."
Le insistenze per il
riconoscimento de iure furono nuovamente fatte in un colloquio del Mihkailoff col
P. Tacchi Venturi, colloquio che, attesa la morte di Lenin
,
poté aversi soltanto il 20 Febbraio; – e solo nel colloquio del 22 s. m. alla
precisa dichiarazione che la Santa Sede giudicava prematuro tale riconoscimento, il Signor
Mihkailoff dichiarava che i Sovieti erano pronti a cominciare le trattative anche senza il
riconoscimento de iure, ma che in tal caso era meglio astenersi dall'invio di un
Rappresentante della Santa Sede (Delegato Apostolico). Le cose si complicarono collo
stabilimento di relazioni diplomatiche tra l'Italia ed i Sovieti
,
perché agli altri motivi che rendevano perplessa la Santa Sede (cioè continuazione della
sistematica persecuzione dei cattolici in Russia, ben poca fiducia che si sarebbe ottenuto
il libero esercizio di culto nelle Chiese cattoliche coll'insegnamento religioso ai
fanciulli sotto i 18 anni) si veniva ad aggiungere la questione
5v
di protocollo, cioè di trattare i più gravi interessi della
Chiesa cattolica in Russia attraverso l'Ambasciata dei Sovieti presso il Quirinale.
Per eliminare questa difficoltà, e per conoscere più chiaramente l'opinione dei
Sovieti, il Santo Padre è venuto nella determinazione di affidar le trattative alla
S. V. la quale per la sua consumata esperienza in questi affari potrà far entrare la
delicata questione in una nuova fase.
La Santa Sede insiste ancora nel suo primitivo
punto di vista, cioè che il riconoscimento de iure colle consuete relazioni
normali sono premature, che occorre prima fare un esperimento mediante l'invio di un
Delegato Apostolico, cui sia assicurato il libero esercizio del suo Ufficio e la libera
comunicazione colla Santa Sede, che tale Delegato Apostolico avrà la facoltà di trattare coi
Sovieti la sistemazione della questione ecclesiastica in Russia, ma che anche prima di tale
invio la Santa Sede desidera di essere assicurata che nelle Chiese cattoliche sia accordato
il libero esercizio del culto, compreso l'insegnamento religioso ai fanciulli sotto
18 anni.
Nell'accluderle altresì un foglio con
cui Ella possa introdursi presso l'Ambasciatore dei Sovieti a Berlino e nel
felicitar-6r
la per questo nuovo attestato di fiducia da parte
del Santo Padre, profitto dell'occasione per raffermarmi con sensi di distinta e sincera
stima
di V. S. Ill.ma e Rev.ma
Servitore
P. Card. Gasparri
Empfohlene Zitierweise:
Gasparri, Pietro an Pacelli, Eugenio vom
13. Mai 1924
, in: 'Kritische Online-Edition der Nuntiaturberichte Eugenio Pacellis (1917-1929)', Dokument Nr. 10693, URL: www.pacelli-edition.de/Dokument/10693.
Letzter Zugriff am: 07.12.2019.
Online seit 18.09.2015, letzte Änderung am 23.02.2017