Dokument-Nr. 178
Pacelli, Eugenio an Gasparri, Pietro
München, 10. April 1924
Regest
Auf die Aufforderung Gasparris hin berichtet Pacelli über die gegen den Heiligen Stuhl gerichtete Stimmung in Deutschland. Er konstatiert, dass die Attacken Ludendorffs gegen den Heiligen Stuhl zunächst vielen Katholiken die Augen geöffnet haben hinsichtlich der wahren Ausrichtung der völkischen Bewegung. Aber durch die beständige Widerholung der Vorwürfe in der nationalistischen Presse kamen unter den Katholiken wie unter den der katholischen Kirche wohlgesonnenen Protestanten Zweifel an der Unparteilichkeit und dem Wohlwollen des Heiligen Stuhls auf. Dies bestätigte dem Nuntius etwa der Münchener Kirchengeschichtsprofessor Pfeilschifter, der gut in die national ausgerichteten Kreise vernetzt ist. Wenngleich die katholische Presse auf die Vorwürfe reagierte, hielt Pacelli eine ausführlichere Antwort für opportun, die 1) die Aktionen des Heiligen Stuhls zugunsten Deutschlands exakt zusammenfasst und 2) Berichte aus der Presse der Entente-Länder wiedergibt, in denen der Heilige Stuhl besonders während des Kriegs als germanophil gebrandmarkt wurde. Er wandte sich folglich an den Schriftleiter der "Stimmen der Zeit" Sierp, damit dieser einen geeigneten Pater mit der Aufgabe betraue. Sierp, der Pacellis Einschätzung teilte, wollte sich an Kardinal Ehrle in Rom wenden, um so das notwendige Material aus der ausländischen Presse zu erhalten.Der Nuntius fügt Ludendorffs Verteidigungsrede und einige Zeitungsberichte zum Thema bei und fasst die gegen den Heiligen Stuhl vorgebrachten Beschuldigungen in vierzehn Punkten zusammen. Er fügt hinzu, die "Großdeutsche Zeitung" habe nach Angaben einer italienischen Zeitung behauptet, dass er selbst 1920 die unnachgiebige Politik Frankreichs mit Blick auf die deutschen Reparationszahlungen befürwortet hätte. Dieser Behauptung widersprach der "Bayerische Kurier". Angesichts dieser Gesamtlage befürwortet Pacelli das von Gasparri telegraphisch referierte Vorhaben Kardinal Ehrles, päpstliche Akten zu veröffentlichen, welche die Unterstützung Deutschlands durch den Heiligen Stuhl herausstellen. Er rät jedoch von einer Publikation in den von Jesuiten verantworteten "Stimmen der Zeit" ab, weil dies bei den Lesern Argwohn erwecken und den gewünschten Effekt schmälern könnte. Welche Reaktionen eine solche Veröffentlichung in den Ländern der Entente, besonders in Frankreich, auslösen würde, vermag Pacelli nicht einzuschätzen.
Betreff
Sugli attacchi contro la S. Sede in Germania
In esecuzione dei venerati ordini impartitimi col telegramma cifrato N. 83 mi do premura di riferire all'Eminenza Vostra Reverendissima quanto appresso:
Mentre che il noto discorso del Generale Ludendorff (Rapporto N. 29934 del 3 Marzo scorso) coi suoi ingiuriosi attacchi aveva prodotto sul principio il vantaggio di aprire gli occhi di molti cattolici circa le vere tendenze del movimento da lui capitanato, tuttavia l'insistente ripetersi di simili accuse nella stampa ultra-nazionalista aveva finito col creare un pericolo per la venerazione ed il rispetto verso la S. Sede in Germania. Da varie parti, - ad esempio dal Sac. Pfeilschifter, Professore di storia ecclesiastica nella Università di Monaco, e che ha vaste relazioni nei circoli di sentimenti nazionali, -
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avevo appreso come non pochi, sia fra i cattolici che fra i
protestanti ben disposti verso la Chiesa, cominciavano a rimanerne impressionati e a
dubitare della imparzialità e della benevolenza della S. Sede. La stampa cattolica non
aveva certo mancato di ribattere gli infondati attacchi, (come può vedersi, ad esempio, nel
qui unito articolo del
Bayerischer Kurier
), ma sembrava opportuna una più esauriente risposta, nella quale 1°) fosse
esattamente riassunto quanto la S. Sede aveva fatto a favore della Germania e 2°)
venissero riprodotti i passi più notevoli dei giornali dell'Intesa, nei quali la
S. Sede medesima, massime durante la guerra, è stata accusata di germanofilia. Mi recai
a tale scopo dal Rev. P.
Sierp S. J., Superiore della nota e benemerita Rivista
Stimmen der Zeit
, pregandolo di incaricare qualche Padre, versato nella
materia, della compilazione di detta risposta. Egli ne riconobbe pienamente la necessità e
soggiunse anzi di aver avuto lo stesso pensiero, ma rilevò come qui in Germania non si aveva
al riguardo se non un materiale incompleto e frammentario e mi promise perciò che avrebbe
scritto senza indugio in proposito all'Emo Sig.
Cardinale Ehrle in Roma, ove soltanto era possibile di attuare un
tale disegno.Ciò premesso, compio il dovere d'inviare qui acclu-
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si all'Eminenza Vostra sia il menzionato discorso del Generale Ludendorff nel suo testo autentico, come
alcuni giornali, in cui principalmente trovansi
riprodotte le assurde accuse mosse contro la S. Sede per la sua attitudine durante e
dopo la guerra. Esse sembra che possano ridursi in sostanza alle seguenti:1°) Il Vaticano ha tenuto durante la guerra una condotta non neutrale, ma ostile alla Germania e favorevole alla Francia (Discorso del Generale Ludendorff, pag. 14).
2°) Pio X, secondo il telegramma del Sig. Barone von Ritter, Ministro di Baviera presso la S. Sede, incitò l'Austria alla guerra contro la Serbia.
3°) Nel Concistoro del 4 Dicembre [sic] 1916 furono creati sette Cardinali italiani e tre francesi, ma nessuno di lingua tedesca, mentre si attendeva la elevazione alla Porpora dei titolari delle tre Sedi storiche di Breslavia, di Salisburgo e di Praga, ed il S. Padre asserì di voler dare con ciò una prova della Sua benevolenza verso la Francia, aggiungendo l'augurio "Utinam renoventur gesta Dei per Francos!" (Osservatore Rom., N. 338, 7 Dicembre 1916).
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Allorché poi furono nel 1921 nominati
Cardinali gli Eminentissimi Faulhaber e Schulte, essi vennero designati da Sua Santità soprattutto come "preti della
Chiesa Romana" (Osservatore Rom. N. 58 del 10 Marzo 1921), mentre nulla di
simile è stato mai detto nella creazione dei Cardinali francesi.1
4°) Benedetto XV non si è mai pronunziato contro le Potenze dell'Intesa, ma sempre contro la Germania (ad es. colla condanna della occupazione del Belgio).
5°) La S. Sede non ha riprovato il blocco della fame, a causa del quale, sia durante che dopo la guerra, perivano vecchi, donne e fanciulli.
6°) Il Sig. von Stein, già Ministro della guerra in Germania, nel suo libro "Erlebnisse und Betrachtungen aus der Zeit des Weltkrieges, Leipzig 1919" narra che la S. Sede spesso ricorse al Governo tedesco per francesi, italiani, ed anche inglesi ed americani, mentre che egli non sa di alcuno speciale intervento a favore di tedeschi.
7°) L'Emo Card. Gasparri nella lettera del 10 Settembre 1917 al Revmo Vescovo di Valence, - la quale venne designata come una autorevole interpretazione della Nota pontificia per la pace -, e poi con altra al Revmo Arcivescovo
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di Sens, affermò che detta Nota era a favore del Belgio e
della Francia. Lo stesso ripetè in termini ancor più forti la
Civiltà cattolica
(4 Maggio 1918).8°) L'Osservatore Romano N. 138 (17.968) del 24 Maggio 1919 dichiarò che "l'azione della S. Sede durante la guerra si svolse costantemente a favore delle Potenze dell'Intesa, ed in modo particolare del Belgio, dell'Italia e della Francia".
9°) Bendetto [sic] XV il 6 Aprile 1919, allorché si preparava la pace di Versailles, nel discorso pronunziato in risposta all'Indirizzo di Mons. Vescovo di Orléans, disse: "Nous regrettons de n'être français que par le coeur. Mais la sincérité, avec laquelle Nous sommes français de coeur, est telle, qu'en ce jour Nous faisons notre la joie ressentie par les français de naissance ..... Nous demandons qu'on en fasse aussi part à celui qui sans être né en France, veut être appelé l'ami de la France". (Osservatore Romano N. 97 (17929) del 7 Aprile 1919).
10°) Benedetto XV nella Lettera all'Emo Card. Amette elogiò la pace di Versailles come "opus prudentiae humanae" ( Acta Apostolicae Sedis , ann. 1919 pag. 414).
11°) L'Emo Card. Gasquet in un discorso tenuto in
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Londra nel 1921 affermò di avere colla sua azione
distrutto l'influenza dei tedeschi nel Vaticano.12°) Bendetto XV nel suo discorso del 14 Agosto 1921 chiamò la Francia "madre di Santi". (Osservatore Rom. N. 193 del 15-17 Agosto 1921).
13°) Il S. P. Pio XI non ha riprovato la ingiusta invasione del territorio della Ruhr, mentre che ha condannato la legittima difesa opposta dai tedeschi mediante gli atti di sabotaggio.
14°) Lo stesso Sommo Pontefice nell'Allocuzione del 23 Maggio 1923 ha eccitato i cattolici della Germania alla "contro-riforma". Tale è la tendenziosa interpretazione data dalla Grossdeutsche Zeitung alle parole: "...vel ex illa Germania catholica, quae lugendum ab Ecclesia Romana discidium, abhine quatuor saeculis factum, studio tam acri, tamque solida et apta vitae christianae disciplina, in medio ipso furore belli compensavit, atque etiam in praesenti discrimine compensat" (Osservatore Rom. N. 118 del 24 Maggio 1923).
Mi sia lecito di aggiungere a complemento di quanto sopra come l'organo nazionalista Grossdeutsche Zeitung nei suoi attacchi contro la S. Sede ha pubblicato pure che,
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secondo un giornale italiano, io avrei "sostenuto nel
1920 la politica intransigente della Francia nella questione delle
riparazioni".- Il Bayerischer Kurier ha già risposto nel N. 94 del
3 corrente non essersi il Nunzio mai immischiato in affari politici, che non lo
riguardano, e quindi nemmeno in siffatte questioni di riparazioni.In vista di tutto ciò, sembrerebbe assai opportuna, per ciò che concerne la Germania, la pubblicazione degli Atti Pontifici, cui l'Eminenza Vostra alludeva nell'ossequiato telegramma cifrato N. 85, giuntomi stamane, sebbene sarebbe, a mio subordinato avviso, nel caso presente men consigliabile che essa apparisse nelle sullodate Stimmen der Zeit, edite dai Padri della Compagnia di Gesù, potendo ciò destare sospetti nel pubblico e rendere quindi meno largo ed efficace l'effetto che se ne attende. Quale ripercussione, poi, una tale pubblicazione potrebbe avere nei Paesi dell'Intesa, massime in Francia, non è a me agevole di giudicare.
Chinato umilmente al bacio della Sacra Porpora, con sensi di profondissima venerazione ho l'onore di confermarmi
Di Vostra Eminenza Reverendissima
Umilissimo Devotissimo Obbligatissimo Servo
+ Eugenio Pacelli Arcivescovo di Sardi
Nunzio Apostolico