Dokument-Nr. 4089
Pacelli, Eugenio an Gasparri, Pietro
Berlin, 06. März 1926
Regest
Pacelli erinnert an das Gespräch mit dem badischen Staatspräsidenten Trunk über die Beziehungen zwischen Kirche und Staat am 19. Februar, bei dem er den Eindruck gewonnen hatte, dass der Abschluss eines Konkordats nicht unwahrscheinlich ist. Der Freiburger Erzbischof Fritz erhielt einen Bericht über dieses Treffen durch den badischen Zentrumsvorsitzenden Schofer. Fritz bat daraufhin um ein Treffen mit dem Nuntius, das am Vortag stattfand. Dabei wiederholte der Erzbischof ausführlich seine Ausführungen aus seinem Schreiben vom 30. Januar. Den möglichen Abschluss eines Konkordats bezeichnete er offen als ohne Sinn und Ziel, vielmehr sei ein solcher eher schädlich als nützlich. Dank seiner Verhandlungen sei alles hervorragend mit der Regierung geregelt oder es werde gerade geregelt. Die Schulfrage könne unmöglich in einem Konkordat geordnet werden, so Fritz. Weiterhin sei es gefährlich, die Frage der Staatsleistungen zu diskutieren. Außerdem habe sich Rom bei den Verhandlungen um die Zirkumskriptionsbullen im 19. Jahrhundert täuschen lassen. Fritz fuhr fort, dass die Verwaltung des kirchlichen Vermögens derzeit durch ein neues Gesetz geregelt werde. Dessen Entwurf hatte Pacelli bereits an Gasparri übersandt. Nach Ansicht des Erzbischofs läuft die Vergabe der kirchlichen Ämter derzeit perfekt ab. Die Regierung mische sich nicht in die Wahl des Erzbischofs durch das Domkapitel ein und das Dekanat, die Kanonikate und Vikariate würden ohne Eingriff der Regierung gemäß der Bulle Ad dominici gregis von 1827 vergeben. Pacelli weist darauf hin, dass der Erzbischof ohne Rechtsgrundlage die Präsentation von Pfarrern durch einige Fürsten zuließ, obwohl der Staat auf das Patronatsrecht verzichtete. Nach Einschätzung des Nuntius zeigte Fritz in seiner Rede, dass er glaubt, in seiner Diözese der Papst zu sein. Dem Papst bliebe bei einem solchen Szenario, so Pacelli, nur noch die Aufgabe übrig, den Segen zu erteilen, Kreuze und andere Auszeichnungen zu vergeben und Bullen für die Ernennung von Erzbischöfen auszuhändigen, an dessen Wahl er keinen Anteil hatte. Der Nuntius disqualifiziert die Ausführungen des Erzbischofs als endlos und größtenteils nutzlos. Er sah sich gezwungen, Fritz höflich an die begrenzte bischöfliche Macht und die übergeordneten Rechte des Heiligen Stuhls zu erinnern. Pacelli unterstrich, dass es bei der vorliegenden Auseinandersetzung betreffend die Beziehungen zwischen Kirche und Staat um eine Grundrundsatzfrage handelt und dass der Abschluss von Konkordaten in der ausschließlichen Zuständigkeit des Heiligen Stuhls liegt. Er erklärte, dass Baden der deutsche Staat ist, in dem die Möglichkeit dafür, ein Konkordat abzuschließen, nach Bayern am größten ist, da die Zentrumspartei hier die stärkste Fraktion im Landtag stellt. Pacelli fügte hinzu, dass dem Heiligen Stuhl in dem Fall, dass die Regierung - und er hätte hinzufügen sollen: und der Erzbischof - nicht beabsichtigt, ein Konkordat abzuschließen, nichts anderes übrig bleibt, als das gemeine kirchliche Recht anzuwenden. Fritz konnte nicht leugnen, dass dadurch die finanziellen Leistungen des Staates für die Kirche nicht ernsthaft gefährdet wären. Pacelli sieht in dieser Aussage die Bestätigung für seine Vermutung, dass der Erzbischof diese angebliche Gefahr mehrfach nur als Vorwand heraufbeschwor, um das Domkapitelwahlrecht der Bischöfe und den alten Modus der Ernennung der Domherren beizubehalten. Fritz versicherte, dass er weiter über diese ernsten Angelegenheiten nachdenken wolle und er kündigte eine Denkschrift für den Papst an. Abschließend bedankte er sich für die Mitteilungen und versicherte, dass er sich - trotz allem, wie Pacelli anmerkt - dem Urteil des Heiligen Stuhls unterwerfen werde.Betreff
Rapporti fra Chiesa e Stato nel Baden
Col mio rispettoso Rapporto Nr. 34632 del 19 Febbraio p. p. mi feci un dovere di riferire all'Eminenza Vostra Reverendissima circa un colloquio da me avuto col Sig. Trunk, Presidente del Baden, relativamente ad un nuovo ordinamento dei rapporti fra Chiesa e Stato. Da esso avevo avuto l'impressione che non era improbabile la conclusione di un Concordato, il quale assicurasse in modo stabile e favorevole la situazione ecclesiastica in quel Paese. Di detto colloquio ebbe sentore il Revmo Mons. Fritz, Arcivescovo di Friburgo, il quale riuscì ad ottenerne una relazione – non so se del tutto esatta – per mezzo di Mons. Schofer, Capo del partito del Centro nel Baden, cui appartiene anche il summenzionato Presidente. In seguito a ciò il prelodato Arci-
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vescovo mi scrisse chiedendomi di avere meco una
conferenza, che venne infatti fissata per ieri alle ore 11.Mons. Fritz cominciò col farmi per oltre un'ora ed un quarto una particolareggiata esposizione delle condizioni politico-ecclesiastiche nel Baden. Parlò della Costituzione di quello Stato, dei vari partiti nel Landtag , dell'attuale coalizione governativa, delle prestazioni finanziarie, del nuovo progetto di legge sull'amministrazione dei beni ecclesiastici, della questione scolastica, ecc., svolgendo più ampiamente quanto egli aveva già in sostanza riferito in altre occasioni, e soprattutto nella recente sua lettera del 30 Gennaio c. a., da me trasmessa all'Eminenza Vostra coll'ossequioso Rapporto N. 34579 del 9 Febbraio u. s. Accennando all'idea della conclusione di un Concordato, egli lo designò apertamente come senza oggetto nè scopo, ed anzi piuttosto dannoso che utile. Tutto è o sta per essere regolato ottimamente grazie alle sue premure ed alle sue trattative con quel Governo. Quanto alla questione scolastica è impossibile (affermò) di ordinarla in un Concordato. Il di-
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scutere i vari punti delle prestazioni finanziarie dello
Stato alla Chiesa solleverebbe pericolosi dibattiti e controversie. Del resto (aggiunse)
Roma si lasciò ingannare nelle trattative che precedettero le antiche Bolle
di circoscrizione; con questo, in verità non troppo riconoscente, rilievo egli
ripagò le incessanti cure della S. Sede, ed in particolare del grande Cardinale Consalvi, per il bene delle diocesi della provincia ecclesiastica del
Reno superiore in quel difficile periodo. – Ad assicurare la libera amministrazione dei beni
ecclesiastici (egli proseguì) provvederà la legge, il cui progetto, da lui negoziato col
Governo, trovavasi unito alla succitata lettera del 30 Gennaio. Finalmente anche la
provvista degli uffici ecclesiastici ha luogo attualmente,
sempre a parere di Mons. Fritz, in modo perfetto: il Governo non si ingerisce nella
elezione dell'Arcivescovo, che viene fatta dal Capitolo; il
Decanato, i Canonicati ed i Vicariati nella Chiesa metropolitana sono pacificamene e senza
intervento governativo1
conferiti a norma della Bolla Ad Dominici gregis
custodiam
dell'11 Aprile 1827.23v
Lo Stato ha rinunziato pure al
patronato delle parrocchie; Mons. Arcivescovo ha continuato tuttavia ad ammettere (non
so in virtù di quale autorizzazione), sebbene con cautele e riserve, la presentazione da
parte di alcuni Principi, quantunque sia dubbio il fondamento canonico del relativo
giuspatronato. Mons. Fritz in tutto il suo discorso mostrò quasi di credersi in certo
modo (sit venia verbo) il Papa nella sua archidiocesi: al Romano Pontefice rimarrebbe, si
può dire, soltanto di dare benedizioni, conferire croci ed altre onorificenze, spedire nei
modi d'uso le Bolle per la nomina dell'Arcivescovo, alla cui elezione Egli non ha avuto
alcuna parte.Dopo di aver pazientemente ascoltato la interminabile ed in gran parte inutile esposizione di Mons. Fritz, mi vidi nella ben penosa necessità di richiamarlo cortesemente ad una più chiara visione della limitata potestà vescovile e dei superiori diritti della S. Sede. Pur riconoscendo volentieri i vantaggi ottenuti, dissi che la presente vertenza è una questione di principio, che oltrepassa di gran lunga i confini del Baden, come appa-
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risce anche dalla recentissima Lettera di Sua Santità all'Eminenza Vostra
intorno alla legislazione ecclesiastica in Italia; che il regolamento dei rapporti fra
Chiesa e Stato è di esclusiva competenza della S. Sede; che, a mio umile avviso, la
conclusione di un Concordato col Baden sarebbe ben possibile, adoperando la dovuta
circospezione e le necessarie cautele nella formulazione dei relativi articoli; che anzi il
Baden è lo Stato in Germania, dopo la Baviera, ove tale possibilità è maggiore, per essere
il Centro il partito numericamente più forte in quel Landtag, quantunque (come, del
resto, anche il partito popolare bavarese) non abbia la maggioranza
assoluta. Aggiunsi che, se, nondimeno, il Governo (avrei dovuto dire più esattamente:
l'Arcivescovo) non intende di concludere un Concordato, non resterebbe alla S. Sede,
come mi constava altresì da istruzioni testè pervenutemi (cfr. cifrato N. 12 del 17 Febbraio p. p.), se non di dichiarare vigente
per la provvista degli offici ecclesiastici nell'Archidiocesi di Friburgo il diritto comune. Anche Mons. Fritz non ha potuto negare
che24v
tale provvedimento non metterebbe in serio pericolo le
prestazioni finanziarie dello Stato; ciò sembrami confermare che i timori, da lui più volte
espressi al riguardo, e ripetuti nella istanza indirizzata al S. Padre in data del
2 Dicembre 1925, non erano se non un puro pretesto per ottenere dalla S. Sede il
mantenimento del diritto della elezione capitolare dell'Arcivescovo e dell'antico modo di
provvista del Decanato, dei Canonicati e dei Vicariati.Mons. Fritz replicò che, trattandosi di argomento assai grave, desiderava di riflettervi ancora e che invierebbe poi al S. Padre un Esposto, di cui mi trasmetterebbe copia. Mi ringraziò infine delle comunicazioni fattegli e concluse – malgrado tutto – che si sarebbe sottomesso al giudizio della S. Sede.
Chinato umilmente, al bacio della Sacra Porpora, con sensi di profondissima venerazione ho l'onore di confermarmi
Di Vostra Eminenza Reverendissima
Umilissimo Devotissimo Obbligatissimo Servo
+ Eugenio Arcivescovo di Sardi
Nunzio Apostolico
1↑"e senza intervento governativo" hds. vom Verfasser
eingefügt.